Articoli marcati con tag ‘globalizzazione’
Non vogliamo sentire parole come “Nuovo ordine mondiale” o “Nuova Normalità” o “Grande Reset“ o “depopolazione” o “governance mondiale” o ” èlite dei miliardari” o “totalitarismo incipiente” o “asservimento e impoverimento delle masse” o ” manipolazione dell’umanità” o “transumanesimo” Leggi il resto di questo articolo »
Beh, se lo dice lui, tristo figuro dell’aristocrazia finanziario-usuraia ( ed uno dei più importanti: leggi l’introduzione e l’articolo che trovi QUI) che dirige il progetto criminale globale chiamato Grande Reset, potete starne certi: il futuro del “money“, del denaro sarà digitale e i poveri, vecchi, arcaici, vetusti contanti spariranno. Leggi il resto di questo articolo »
Chi comanda nel mondo? Chi ha deciso, autoelettosi dio, di svuotarci con protervia delle nostre identità ( leggi QUI) e di ciò che possediamo ( leggi QUI) ?
Chi comanda, chi decide, all’interno delle oscure budella del deep state globale ( leggi QUI), delle nostre vite e del nostro futuro mentre molti, troppi di noi sono “i come se niente fosse” e Leggi il resto di questo articolo »
Il progetto criminale globale chiamato Grande Reset ( vedi i tanti articoli QUI) è un verminaio che affonda i suoi luridi piedi in un verminaio ancora più grande: il deep state (rileggi assolutamente QUI). Leggi il resto di questo articolo »
Povera ex-italia, nulla di buono al tuo orizzonte. Un orizzonte coperto dalle nuvole oscure e temporalesche del progetto criminale globale chiamato Grande Reset ( leggi i tanti articoli QUI).
Un orizzonte coperto dalla fuliggine e dalla caligine pesante di milioni di esseri dediti al servilismo e al covidiotismo più osceno ( leggi QUI). Leggi il resto di questo articolo »
1 E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi e sulle teste nomi di bestemmia.
4 E adorarono il dragone che aveva dato l’autorità alla bestia e adorarono la bestia dicendo: «Chi è simile alla bestia, e chi può combattere con lei?».
8 E l’adoreranno tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell’Agnello, Leggi il resto di questo articolo »
Triste la storia di questi tempi in cui l’autoritarismo fascista risorge sotto le mentite spoglie della presunta tutela della salute con pseudo-vaccini sperimentali e micidiali mascherine-guinzaglio come soluzione a tutti i problemi che invece non dovranno mai risolversi.
Triste la storia dei nostri tempi in cui l’imbecillità di cui parla Dumas trionfa dappertutto e si materializza in masse di covidioti proni alle follie pseudo-sanitar-emergenziali dei governucoli legati al progetto criminale globale chiamato Grande Reset Leggi il resto di questo articolo »
In questi giorni il progetto criminale del Grande Reset è in piena attività. Dal 25 al 29 gennaio di quest’anno è in corso il WORLD ECONOMIC FORUM che non si svolge a Davos ( in Svizzera) come è solito ma on-line a causa della cosiddetta pandemia. Proponiamo la presentazione “asettica” di Wikipedia del WEF: Leggi il resto di questo articolo »
Il mondo è minacciato molto seriamente da Big Money, Big Pharma, Big Tech, Big Agricolture, Warp Speed e Media alleati tra di loro ( e denominati Mr Global) per il folle progetto di stravolgimento del mondo e dell’umanità chiamato Grande Reset coperto, per ora, dal virus e dalla paura indotta: questo ci dice l’importante articolo che segue e che propone riflessioni urgentissime di una grande esperta americana di economia finanziaria.
Questo articolo è un grande contributo alla comprensione ( per chi ha conservato il senso critico e il pensiero) del diabolico progetto d’ingegneria umana e sociale veicolato attraverso un virus normale presentato ad hoc come la peste nera del XXI secolo. Virus che pochissimo ha a che fare con veri problemi sanitari ma è piuttosto un “magico” virus politico e soprattutto economico-finanziario. Leggi il resto di questo articolo »
Povera ex-sinistra, che fine ha fatto! I membri del PD, LEU e Italia Viva ( cioè, in qualche modo, gli eredi del vecchio Partito Comunista Italiano e del vecchio Partito Socialista Italiano) sono oggi al governo i peggiori rappresentanti del regime sanitario instaurato in Italia e legato al progetto criminale mondiale del Grande Reset.
I ministri di questa compagine ex-sinistrina sono i più duri, i più vessatori, i più decisi a eliminare diritti civili, libertà, diritti costituzionali. Anche più di quegli altri al governo, i pentastellati, i giacobini del periodo del Terrore (1793-94) durante la Rivoluzione Francese aggiornati ad oggi. Leggi il resto di questo articolo »
Questo fondamentale articolo sul progetto di dominio globale chiamato Grande Reset e “nascosto” dietro l’emergenza del virus va collegato a questo articolo: Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (6). Ingegneria sociale e impoverimento., a questo: Il Grande Reset. La Grande Risistemazione. (2) e a questo: Il Grande Reset. La Grande Risistemazione. (1).
E’ un articolo lungo, certo, e per questo occorre leggerlo con calma e attenzione ma permetterà di fare un ulteriore passo nella comprensione del progetto criminale e fascista che si dispiega dietro il paravento del virus. Per il covidiota tutto questo è negazionismo e complottismo: lui è mascherato, tamponato e, fra poco, vaccinato ed è contento così. Carne da macello pronta per il Grande Reset. Leggi il resto di questo articolo »
Prima di leggere e “vedere” questo articolo è bene rileggere questi articoli:
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (5). Ma cos'è?
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione. (4).
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione. (2)
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione. (1)
Se non siamo ripiegati nella paura ( come vogliono) occorre prendere coscienza di cosa si muove, cosa si progetta e si trama dietro lo schermo del virus e che il vero problema non sono soltanto gli ometti/donnette del nostro governetto ( anche se pericolosi nell’instaurare la dittatura sanitaria) ma chi muove le fila di un “Grande Reset” dietro le quinte a cui il nostro governetto è collegato. Leggi il resto di questo articolo »
Questo importantissimo articolo è strettamente collegato agli articoli:
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (7). Klaus Schwab e il suo Grande Reset fascista.
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (5). Ma cos'è?
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione. (1),
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione. (3)
Considerazioni al tempo del regime sanitario (2). Voce dal sen fuggita... e all’articolo:
Non è fantascienza, è realtà in: “Siamo tutti in pericolo!“.
Ve ne raccomandiamo la lettura o la ri-lettura.
Se non siamo ripiegati nella paura ( come vogliono) occorre prendere coscienza di cosa si muove, cosa si progetta e si trama dietro lo schermo del virus e che il vero problema non sono soltanto gli ometti/donnette del nostro governetto ( anche se pericolosi nell’instaurare la dittatura sanitaria) ma chi muove le fila di un “Grande Reset” dietro le quinte a cui il nostro governetto è collegato. Leggi il resto di questo articolo »
Prima di leggere questo importantissimo articolo e il PDF seguente consigliamo di rileggere l’articolo Non è fantascienza, è realtà in: "Siamo tutti in pericolo!". Si, perchè purtroppo non è fantascienza ciò che Koenig ci presenta, non è una sconclusionata tesi di “complottisti- negazionisti” come piace raccontare ai media ufficiali. Anche, per esempio, Giordano Bruno fu accusato di essere un pazzo visionario quando denunciava la follia fondamentalista dell’inquisizione e delle chiese. Oggi sappiamo quanto avesse ragione. Almeno proviamo a ragionare prima di essere… resettati. (GLR)
COVID-19: IL GRANDE RESET – RIVISITATO. MINACCE SPAVENTOSE, PREMI PER L’OBBEDIENZA… Leggi il resto di questo articolo »
Le psicosi da contagio sono spesso più epidemiche dell’epidemia stessa, come dimostra ampiamente una ormai lunga esperienza medica e mediatica. Certo la forma mentale cosiddetta sovranista, molto in auge nei bar come nei Palazzi, non aiuta a neutralizzare i fantasmi, e anzi li rifornisce di nuove armi. Leggi il resto di questo articolo »
Care Amiche ed Amici,
ricorre oggi il trentesimo anniversario dell’apertura del muro di Berlino, e i giornali ne sono pieni. Quello che non viene detto è che l’Occidente sbagliò del tutto la lettura di quell’evento e perse un’occasione storica straordinaria per richiamare in servizio i suoi ideali perduti e dar mano a una nuova costruzione del mondo. Leggi il resto di questo articolo »
Pubblichiamo un estratto del nuovo libro di Maurizio Viroli, “Nazionalisti e patrioti”, in uscita oggi per Laterza.
Perché il nazionalismo è pericoloso e va combattuto con assoluta intransigenza? Perché non nasce come un linguaggio che esalta la libertà, ma come un linguaggio che esalta l’omogeneità culturale o etnica: non insegna il rispetto per la persona umana, ma giustifica il disprezzo per chi non appartiene alla nostra nazione. Leggi il resto di questo articolo »
Un itinerario di letture sul passato presente. Il ritorno della narrazione collettiva in chiave magica e infatiloide è un fattore di cui il fascismo storico prima, e oggi i populismi, si nutrono evitando la condivisione delle decisioni.
La discussione sulla radice di questa lunga stagione populista, che da tempo ci accompagna e della quale il cosiddetto «sovranismo» è solo una variante intervenuta recentemente, non finirà di certo in tempi brevi. Posto che il populismo sia essenzialmente rappresentanza senza regole di garanzia, ovvero in assenza di Costituzione, così come il sovranismo raccolga l’esigenza di confini simbolici in un’epoca tanto globale quanto agorafobica, la riflessione sul loro manifestarsi ha come radice comune l’interrogativo della fine della politica in età moderna. Leggi il resto di questo articolo »
Alle origini del populismo
Molti giovani d’oggi, e non solo negli Stati Uniti, guardano alla democrazia sotto la luce delle identità. Non si considerano cittadini democratici, ma individui, ciascuno con una propria identità che li rende diversi dagli altri. Oggi molti giovani negli Stati Uniti circoscrivono il proprio impegno politico ai problemi sociali che ritengono facciano riferimento alla loro identità. Leggi il resto di questo articolo »
Votare. In un sistema nel quale si potesse rispondere unicamente con un Si o con un No, sarebbero le domande delle “èlite” a contare più delle risposte del “popolo”.
Sono sempre più numerosi quanti in Italia affermano che la democrazia rappresentativa è in crisi. Tale crisi viene equata con la crisi dei partiti tradizionali e considerata come ormai irreversibile. A questa superficiale diagnosi si accompagna sempre più spesso l’indicazione dei meriti della democrazia diretta, ove il credo democratico dell’one man-one vote sarebbe sarebbe finalmente pienamente realizzato senza l’intervento distorsivo di organizzazioni intermedie e di elites tali non per maggiore competenza ma per effetto di oscure manipolazioni (i “poteri forti”), e che con la loro stessa esistenza contraddirebbero l’eguaglianza assunta a principio unico della democrazia. Leggi il resto di questo articolo »
I leader dell’attuale governo italiano sono orgogliosi di definirsi “populisti”. Non sono gli unici a rivendicare quel titolo. Il populismo è in ascesa ovunque. Nel 2017, il Cambridge Dictionary lo definì la parola dell’anno. Eppure non c’è un consenso sulle cause che lo hanno generato e diffuso.
Per alcuni, il populismo ha dato voce all’ansia economica prodotta dal processo di globalizzazione in settori della popolazione penalizzati da quest’ultima. Per altri, è stato la reazione alla messa in discussione delle identità culturali tradizionali da parte delle innovazioni indotte dal processo di globalizzazione. Per altri ancora, è nato dalla frustrazione di una globalizzazione che ha reso i governi nazionali responsabili verso i mercati internazionali piuttosto che verso i loro elettorati domestici. Leggi il resto di questo articolo »
” A cosa servono oggi i partiti, quando ogni singolo è esso stesso un partito, quando le ideologie che una volta costituivano un orizzonte politico si disgregano in un’infinità di opinioni personali? Fino a che punto la democrazia è pensabile senza discorso?”
Byang-Chul Han, in Nello Sciame, 2015
“Io, apocalittico contro gli integrati di internet”
Il filosofo tedesco-sud coreano sugli eccessi della Rete: “Quando tutto diventa così aperto anche la politica e la rappresentanza si riducono a chiacchiericcio”
LA folla che tante conquiste ha ottenuto in passato oggi è soltanto uno sterile sciame. Il mondo virtuale ha perso ogni distanza e quindi rispetto. L’anonimato e la trasparenza sul web sono un male assoluto. La cultura della “condivisione” è la commercializzazione radicale della nostra vita. Internet non unisce, ma divide. Genera un venefico narcisismo digitale. La sua estrema personalizzazione restringe, paradossalmente, i nostri orizzonti. E divora le fondamenta stesse della democrazia rappresentativa. Leggi il resto di questo articolo »
Prendetevi tutti i canti popolari di identificazione e di orgoglio che hanno a che fare con la solidarietà. Il popolo è sempre uno. Quale popolo? È il popolo di cui fai parte tu e di cui facciamo parte tutti. L’umanità è una sola. Persino se ci sono confini (nella mente di alcuni le condizioni del mondo sono ancora arretrate), la gente di là è la stessa della gente di qua. È il popolo, che vuole pace, giustizia e – quando c’è un po’ di smobilitazione dalla celebrazione del popolo in quanto luogo giusto per proteggere ed essere protetti – fare l’amore. Leggi il resto di questo articolo »
S come Silicolonizzazione. Parola che indica come il modello della Silicon Valley rappresenti la nuova forma del capitalismo globale neoliberista per conquistare. in modo felpato, nuovi spazi. ( dalla copertina del libro).
Un sensodi infinita espansione” è la frase che racchiude ciò che questo libro vuole comunicare: la Silicon Valley, come concetto e non più solo come luogo fisico, trasmette un “senso di infinita espansione” che non sembra poter essere arginato e che porta Èric Sadin, scrittore e filosofo che si occupa di temi digitali, a battezzare il termine “silicolonizzazione del mondo”.
La Silicon Valley incarna un successo industriale “insolente”, la patria di una “frenesia innovatrice” che vuole ridefinire ogni aspetto dell’esistenza per fini privati dichiarando però di voler agire per il bene dell’umanità. Leggi il resto di questo articolo »
Nel 1994, quando Berlusconi arrivò in politica e vinse, con lui era sceso in campo il ceto medio, il mondo delle partite Iva, la piccola imprenditoria, vogliosi di mettersi in proprio e di costruirsi una loro proiezione pubblica, diventando protagonisti. Era una specie di istinto di classe (difensivo e aggressivo nello stesso tempo) che si faceva partito, prendendo forma politica e cambiando il paesaggio dell’intero sistema. Ventiquattro anni dopo non c’è un blocco sociale che porta i suoi interessi dentro il gioco istituzionale, non c’è un ceto che aspira alla guida della cosa pubblica. Quella che è in atto è una cosa diversa: una grande sostituzione. Leggi il resto di questo articolo »
Oggi nessuno vuole più rispondere di nulla ma chi scarica sugli altri ogni fardello nei fatti si dichiara sostituibile e superfluo
«Non ne rispondo io — mi spiace». «Che si assuma la responsabilità chi di dovere!». «Sarà il caso di passare la palla ad altri». Quante volte al giorno capita di ascoltare frasi del genere? O persino di pronunciarle? Sfuggire alla responsabilità è una prassi diffusa nella vita privata come nella sfera pubblica.
Dai piccoli gesti della quotidianità ai rapporti affettivi, dai legami sociali all’agire politico: non c’è ambito che non sia pervaso da una rinuncia sistematica alle risposte che ciascuno è chiamato a dare. E la rinuncia finisce per volgersi in vera abdicazione là dove le responsabilità aumentano. Leggi il resto di questo articolo »
Confesso che dopo Macerata 1 (la scoperta dell’orrenda uccisione di Pamela), dopo Macerata 2 (la dettagliata accusa contro l’assassino nigeriano), dopo Macerata 3 (la sparatoria di un militante fascista contro tutti i neri della città), dopo Macerata 4 (il silenzio, in alcuni casi esplicitamente e autorevolmente richiesto, di tutti i gruppi politici), dopo Macerata 5 (la proibizione di dire l’indignazione per la tentata strage di nigeriani, dopo Macerata 6 (l’annuncio che l’assassino nigeriano contro cui si è mobilitato tutto il mondo civile italiano non è l’assassino) ho avuto la forte tentazione di recensire un libro che non c’è. Leggi il resto di questo articolo »
HO LETTO una massima sul video di un taxi: “Ogni movimento comincia con un’idea”. E, si potrebbe aggiungere, “declina insieme al declino dell’idea”. Questa massima sembra perfetta per illustrare il fallimento del partito socialdemocratico alle elezioni tedesche, un partito che ha smarrito l’idea che lo qualificava e lo rendeva riconoscibile a chi è anziano come a chi è giovane, perché sedimentata abbastanza da essere memoria condivisa: l’idea di eguaglianza e di giustizia nella libertà. Leggi il resto di questo articolo »
Gli ideali scaturiti dalla storia e dalla cultura del continente sembrano essersi inariditi. Oggi dominano i «Trattati», i mercati e la logica della globalizzazione
«I parafulmini devono essere saldamente infissi nel terreno. Anche le idee più speculative devono essere ancorate nella realtà, nella materia delle cose. Che dire allora dell’idea di Europa?». Con queste parole comincia un saggio, straordinario per profondità ed eloquenza, in cui George Steiner ha messo sul tavolo Una certa idea di Europa. Questa sua idea si distende in cinque parametri, esposti con gusto narrativo e forza metaforica. L’Europa è prima di tutto il luogo dove regna il caffé, «luogo degli appuntamenti e delle cospirazioni, del dibattito intellettuale e del pettegolezzo». Leggi il resto di questo articolo »
«La globalizzazione è la condizione economica in cui un esercito di schiavi produce per un esercito di disoccupati». La formula di Marine Le Pen in poche parole coglie una delle contraddizioni del tempo che viviamo. Il giudizio è ovviamente impietoso. La globalizzazione non ha fatto solo disastri: ha ridotto la distanza tra le diverse parti del mondo, migliorando le condizioni di vita di milioni di persone. E tuttavia, questo slogan, al di là delle intenzioni, tocca questioni vere.
In realtà, per molti anni le magagne della crescita sono state nascoste da una finanziarizzazione in grado di sostenere consumi a debito. Ma dopo il 2008 il gioco non ha più funzionato. Quello che le élite non hanno capito è che, nelle nuove condizioni in cui ci troviamo a vivere, la «globalizzazione» viene letta come un modello che avvantaggia solo pochi a danno di molti (a cui si chiede di portare pazienza). É questo il disagio che i sistemi politici registrano. I temi su cui i populisti prosperano sono, infatti, tutti reali. Leggi il resto di questo articolo »
Signor direttore,
le accuse di populismo vanno nella giusta direzione, qualcuno non ama il popolo, ed ecco svelata la verità del perché siamo orgogliosi di essere populisti. Perché siamo il popolo sovrano e la sovranità appartiene al popolo, siamo populisti perché amiamo la nostra Costituzione e la vogliamo cambiare togliendo immunità e privilegi incompatibili con la giustizia sociale, siamo populisti perché in Italia devono nascere aziende italiane non multinazionali anonime (…) in mano a banche straniere, siamo populisti perché vogliamo tornare a votare e non vogliamo essere governati dalla JP Morgan o dalla Philippe Morris o da Amazon, siamo populisti perché le tasse le devono pagare tutti compresa la Fiat che fattasi grande con il Made in Italy se ne va nei paradisi fiscali e lascia agli italiani il solo onere di pagare le tasse al suo posto (…), Leggi il resto di questo articolo »
Da dieci anni non passa giorno senza che qualcuno invochi l’esigenza di una nuova classe dirigente. Eppure quasi nessuno sembra accorgersi che, se tale espressione suona ormai logora all’orecchio dei più, non è per l’inettitudine o la disonestà dei singoli, ma anche e soprattutto perché l’età globale ha inesorabilmente compromesso le condizioni d’esistenza di una classe dirigente in senso proprio. Le oligarchie si sono sgretolate, dunque, in una società liquida e trasparente? Nient’affatto. Il nostro è il tempo opaco dei gruppi di interesse privato, che premono sui decisori pubblici in vista di un tornaconto particolare. Che cosa resta, quindi, della democrazia? Finché si ignorerà che le élites politiche sono essenziali per una democrazia libera e pluralistica, partecipata e consapevole, i partiti soccomberanno ai movimenti e il potere scivolerà indisturbato nelle mani di pochi giganti transnazionali. (IBS)
Il libro: Giulio Azzolini, Dopo le classi dirigenti. Le metamorfosi delle oligarchie nell’età globale, ed. Laterza 2017, € 20,00 Leggi il resto di questo articolo »
Un’infinita possibilità di connessione e di informazione ci rende veramente soggetti liberi? Partendo da questo interrogativo, Han tratteggia la nuova società del controllo psicopolitico, che non si impone con divieti e non ci obbliga al silenzio: ci invita invece di continuo a comunicare, a condividere, a esprimere opinioni e desideri, a raccontare la nostra vita. Ci seduce con un volto amichevole, mappa la nostra psiche e la quantifica attraverso i big data, ci stimola all’uso di dispositivi di automonitoraggio. Leggi il resto di questo articolo »
Sigmund Bauman ha segnato la fase conclusiva del secolo delle Ideologie e della fine delle «grandi narrazioni» (Jean Francois Lyotard). Un’epoca, quasi un’era, in cui la rivoluzione tecnologica, la crisi dell’industria fordista, la globalizzazione degli uomini e della merci hanno posto in crisi, fino a sbriciolarli, i fondamenti del «canone occidentale», fondato sul primato dello Stato Nazione e della Ragione ordinatrice. Con lutti i suoi corollari. A lui si deve la demarcazione tra Politica e Potere: «Il potere evapora nello spazio dei flussi, la politica nello spazio dei luoghi. Potere come possibilità di fare e politica come possibilità di potere fare». Leggi il resto di questo articolo »
Intervista a Zygmunt Bauman (1925- 2017) sociologo e filosofo polacco
«Lo stato sociale è finito, è ora di costruire il “Pianeta Sociale”». Solo così, spiega Zygmunt Baumann, si potrà uscire dalla crisi globale che il mondo contemporaneo sta vivendo. La politica deve avere la forza di reinventarsi su scala planetaria per affrontare l’emergenza ambientale o il divario crescente tra ricchi e poveri. Altrimenti è condannata alla marginalità in una dimensione locale, con strumenti obsoleti adatti a un mondo che non esiste più. L’inventore della “società liquida” non crede in una capacità di auto-riforma della politica, «meglio costruire un’opinione pubblica globale e affidarsi a organizzazioni cosmopolite, extraterritoriali e non governative».
Discorso tenuto il 16/09/2016 a Messina nel Salone delle bandiere del Comune in un’assemblea sul referendum costituzionale promossa dall’ANPI e dai Cattolici del NO e il 17/09/2016 a Siracusa in un dibattito con il prof. Salvo Adorno del Partito Democratico, sostenitore delle ragioni del Sì.
Cari amici,
poichè ho 85 anni devo dirvi come sono andate le cose. Non sarebbe necessario essere qui per dirvi come sono andate le cose, se noi ci trovassimo in una situazione normale. Ma se guardiamo quello che accade intorno a noi, vediamo che la situazione non è affatto normale. Che cosa infatti sta succedendo? Succede che undici persone al giorno muoiono annegate o asfissiate nelle stive dei barconi nel Mediterraneo, davanti alle meravigliose coste di Lampedusa, di Pozzallo o di Siracusa dove noi facciamo bagni e pesca subacquea. Sessantadue milioni di profughi, di scartati, di perseguitati sono fuggiaschi, gettati nel mondo alla ricerca di una nuova vita, che molti non troveranno. Qualcuno dice che nel 2050 i trasmigranti saranno 250 milioni. Leggi il resto di questo articolo »
L’uomo occidentale sembra aver perso “un centro di gravità permanente” (e forse anche istantaneo). E’ una sorta di spappolamento generale. Gli individui hanno smarrito qualsiasi punto di riferimento che non sia la loro frustrazione e la ricerca di compensarla in un modo o nell’altro, in qualsiasi modo. In Occidente avvengono stragi, singoli omicidi, suicidi che non trovano altra giustificazione che in uno stato di depressione profonda e generalizzata. Leggi il resto di questo articolo »
BREXIT ci ha catapultato indietro di svariati decenni, quando scrittori e uomini di cultura teorizzavano il dispregio per la “democrazia”, a tutti gli effetti ancora il nome di un pessimo governo perché governo degli ignoranti, di chi non sapeva capire il “vero” interesse del paese perché non aveva beni da difendere o carriere da coltivare. Così pensava per esempio François Guizot, un ministro liberale francese di metà Ottocento, che ebbe il nostro Mazzini come oppositore e con lui tutti i fautori del suffragio universale. Dopo il referendum britannico per l’uscita dall’Unione europea, sembra di assistere a un refrain di simili posizioni. Leggi il resto di questo articolo »
Teoria critica della società. Per il filosofo tedesco Habermas i processi decisionali sono stati svuotati dal prevalere dei meccanismi di mercato
Testo pubblicato dall’ultimo numero della rivista «Vita e pensiero» , tratto da un’intervista di Michaël Foessel a Jürgen Habermas.
Il capitalismo finanziario globalizzato e autonomo, da parte sua, si sottrae ampiamente all’intervento del politico nella nostra società globalizzata e sempre più interdipendente, che però resta frammentata in Stati nazionali. Dietro il paravento della democrazia, le élite politiche mettono in opera in maniera tecnocratica gli imperativi dei mercati senza offrire praticamente alcuna resistenza. Chiuse nelle loro prospettive di Stati nazionali, non hanno altra scelta. Preferiscono così sconnettere i processi politici decisionali dallo spazio pubblico moribondo le cui infrastrutture si sfaldano. Leggi il resto di questo articolo »