Articoli marcati con tag ‘Occidente’

 

 

Sono passati due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, che continua a seminare lutti e disperazione. Un nuovo conflitto è sorto in Medio Oriente, come conseguenza della mancata soluzione alla questione palestinese che si trascina da più di un secolo. Leggi il resto di questo articolo »

 

GLR – CONSIDERAZIONI   (60)

ANNO V DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate  QUI

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Anche se non ci piacciono e non c’interessano i film di Fantozzi/Fracchia, gli impiegati servili, pavidi e striscianti interpretati da Paolo Villaggio, forse è bene vedere questo breve brano preso dal film ”Fracchia la belva umana” del 1981: Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Ma ti ricordi Gaza? Almeno una volta al giorno, non dico mica tanto, ti ricordi di cosa sta succedendo a Gaza?  Dovresti farlo, se non lo fai. Dovremmo. Leggi il resto di questo articolo »

 

 

La Giornata della Memoria del 27 gennaio è ormai da tempo diventata una giornata della “memoria corta”, anzi cortissima, anzi inesistente. Come, d’altra parte, accade nel resto dell’anno dove memoria storica, ricordo, studio, approfondimento e comprensione dell’attualità sono diventati reperti archeologici. Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Oggi, 6 gennaio 2024, la nostra introduzione è un invito a ri-leggere gli articoli che trovate QUI insieme all’ottimo articolo che vi proponiamo. Leggi il resto di questo articolo »

 

“Il terrorismo di Hamas, o qualsivoglia violenza contro gli esseri umani non è in alcun modo giustificabile. Al contempo non bisogna dimenticare le radici belliche del sionismo e l’ennesima pulizia etnica in atto. Leggi il resto di questo articolo »

 

“I miseri” di Quentin Massys, pittore fiammingo (1466-1530)

 

Allargate l’immagine appena sopra e vedrete le faccie di chi compone l’aristocrazia finanziario-usuraia, i pluri-miliardari ideatori e gestori ( attraverso il World Economic Forum e mille altri think tank ( leggi QUI e QUI) ) del progetto criminale globale in corso chiamato Grande Reset. Leggi il resto di questo articolo »

 

 

 

La guerra in Medio Oriente è una tragedia (ne parliamo approfonditamente in questi importanti articoli: QUIQUIQUI e mostriamo la protesta nei confronti d’israele di milioni di persone in tutto il mondo QUI ).  La guerra in ucraina è una tragedia Leggi il resto di questo articolo »

 

Drammaturgo e scrittore statunitense (1911-1983)

 

Questo articolo complessivo è la seconda parte dell’articolo che trovate QUI e a cui vi rimandiamo assolutamente.

Noi, come altri siti liberi, stiamo cercando di sfondare ” il coro unanime a senso unico” con cui viene narrata la tragedia del medio oriente. Un “coro unanime a senso unico”  che abbiamo già sperimentato ( e ancora sperimentiamo) per la guerra in Ucraina Leggi il resto di questo articolo »

 

GLR – CONSIDERAZIONI   (52)

ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate  QUI

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Paura e colpa per noi, scimmiette ammaestrate o da ammaestrare.

Ci offendiamo? E perchè? Pensate forse che la gestrice diabolica del progetto criminale globale chiamato Grande Reset, cioè l’aristocrazia fianziario-usuraia ( l’èlite degli stra-miliardari che hanno il VERO POTERE nel mondo, leggi QUI) ci consideri diversamente da scimmiette da ammaestrare Leggi il resto di questo articolo »

 

 

C’è un legame inscindibile tra questa guerra russo-ucraina e il progetto criminale globale chiamato Grande Reset, con le sue dittature sanitarie, ecologiche e digitali, con le sue pseudo-emergenze continue, con il suo violare continuamente diritti e libertà e gestito dall’aristocrazia finanziario-usuraia: Leggi il resto di questo articolo »

 

 

1  E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi e sulle teste nomi di bestemmia.

4  E adorarono il dragone che aveva dato l’autorità alla bestia e adorarono la bestia dicendo: «Chi è simile alla bestia, e chi può combattere con lei?».

8  E l’adoreranno tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell’Agnello, Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non ne hanno” scrisse Voltaire. A chi di noi, finalmente, viene o è venuto il dubbio che questo impiastro velenoso di virus, guerra, emergenza, paura, crisi sia il prodotto di un progetto malefico, malvagio, criminale chiamato Grande Reset e preparato da tempo? Leggi il resto di questo articolo »

 

CONSIDERAZIONI (33)

ANNO III DEL REGIME SANITARIO-DIGITALE Leggi il resto di questo articolo »

CONSIDERAZIONI (31)

ANNO III DEL REGIME SANITARIO-DIGITALE Leggi il resto di questo articolo »

 

Non ci stancheremo mai, noi del GLR insieme con tanti altri, di avvertire del progetto criminale globale chiamato Grande Reset che, dietro lo schermo e la paura di un virus furbescamente manipolato mediaticamente, sta cercando d’imporre a tutti noi una “nuova tragica normalità” con conseguenze catastrofiche dal punto di vista sociale, personale ed economico.

Non ci stancheremo mai, a fronte degli “ipocondriaci egoisti” ( i covidioti) indicati da Ilaria Bifarini nel testo qui sopra, di dire che ” il Grande Reset” non è un’invenzione giornalistica o uno slogan di quei soggetti strani chiamati negazionisti/complottisti ma è un termine ed un progetto usati chiaramente nel Word Economic Forum che si è riunito a Davos (Svizzera) nel gennaio del 2021 ed è il titolo (ben chiaro) del libro pubblicato da Klaus Schwab ( direttore del WEF) nel 2020 ” Covid-19. The Great Reset” e considerato il “manuale” di questo progetto criminale. E all’inizio dell’ articolo sottostante “2021 e oltre” c’è una sua affermazione pubblica ben chiara! Leggi il resto di questo articolo »

Il libro: Lévy Bernard-Henri, Il virus che rende folli, ed.la nave di Teseo 2020, € 10


La pandemia che ha travolto le nostre vite dalla fine di febbraio non ha messo a repentaglio solo la nostra salute, né solo la nostra economia. A differenza delle altre epidemie della storia, ha travolto anche la nostra testa, portandoci a una specie di follia collettiva in cui si sono perse priorità, chiarezza di sguardo, obiettivi e capacità di giudizio. Leggi il resto di questo articolo »

Non ancora una dottrina, semmai un mix fra improvvisazione e attrazione per i regimi autoritari, Cina in testa. Con i Governi Conte, l’Italia si sta allontanando dai pilastri di 70 anni di politica estera. E ora arriva la prova del 5G.

 

I due Governi Conte, sia quello della versione “Conte-Avvocato del Popolo” che quello della versione “Conte-Riferimento di tutti i Progressisti” hanno progressivamente allontanato l’Italia dai suoi tradizionali ancoraggi in Europa e oltre oceano, trasformando il nostro paese in uno degli “anelli deboli” dell’Occidente: uno strano laboratorio nel quale populisti e sovranisti l’hanno reso sempre più “contendibile”, sempre meno “occidentale” e pronto a prestare il fianco alle autocrazie russa e cinese. Leggi il resto di questo articolo »

Kasparov: Putin usa la pandemia contro l’Occidente

L’ex campione di scacchi Kasparov: le dittature si vantano di gestire le crisi meglio delle democrazie. Garry Kasparov, ex campione mondiale di scacchi, è ora a capo di un gruppo di opposizione a Vladimir Putin

Garry Kasparov, 57 anni, è stato uno dei più grandi scacchisti di tutti i tempi, vincendo praticamente tutte le competizioni mondiali fra il 1986 e il 2005. Da quando si è ritirato dalle competizioni scacchistiche, ha dedicato tutto il suo tempo all’impegno politico e alla scrittura. Nel 2008 gli è stato impedito di candidarsi alla presidenza per sfidare Vladimir Putin ed è stato a lungo uno dei leader dell’opposizione liberale e democratica in Russia. Leggi il resto di questo articolo »

Proviamo ad immaginare una storia di fantapolitica (che non abbia alcun riferimento con la realtà).

Ecco la trama. Lo scenario internazionale è destabilizzato; la lotta per l’egemonia vede in campo il vincitore della Guerra fredda, gli Usa, e un nuovo protagonista, la Cina, che da “fabbrica del mondo” si è rapidamente trasformata in una grande potenza finanziaria, economica e tecnologica che estende la sua area di influenza sull’Asia, l’Africa, sulla stessa Europa (la Nuova Via della Seta è il filo rosso di questo disegno egemonico basato su di un ampio programma di infrastrutture e di reti di comunicazione in grado di interconnettere anche fisicamente la parte più importante della società globalizzata).

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L’eguaglianza è il principio su cui si fonda l’Occidente. Ma se questo concetto è messo in discussione che cosa resta della nostra identità? Una riflessione a partire dal nuovo saggio di Aldo Schiavone

Di quanta eguaglianza ha bisogno una democrazia per mantenere le sue promesse? Una misura non c’è, salvo quella inventata dal buonsenso pratico degli antichi, secondo cui la dimensione ideale della città democratica doveva consentire ad ogni cittadino da muoversi da casa non prima dell’alba, per partecipare all’assemblea, e di poter ritornare dalla sua famiglia non dopo il tramonto. Leggi il resto di questo articolo »

Care Amiche ed Amici,

ricorre oggi il trentesimo anniversario dell’apertura del muro di Berlino, e i giornali ne sono pieni. Quello che non viene detto è che l’Occidente sbagliò del tutto la lettura di quell’evento e perse un’occasione storica straordinaria per richiamare in servizio i suoi ideali perduti e dar mano a una nuova costruzione del mondo. Leggi il resto di questo articolo »

È finita – Un altro sintomo del nostro disfacimento: meglio marcire del tutto prima di ricominciare

Si moltiplicano gli episodi di studenti, in genere delle prime classi, cioè adolescenti o preadolescenti, che offendono, minacciano, picchiano, umiliano i loro professori. Ma anche di genitori che aggrediscono i docenti. Sono solo le manifestazioni più appariscenti di una questione che solo apparentemente riguarda la scuola e i giovani, o in particolare l’Italia, ma si innesta nella profonda decadenza del mondo occidentale, il suo lento e inesorabile marcire. Dove tout se tient. Leggi il resto di questo articolo »

Il  testo è tratto da Diritti e democrazia, di Stefano Rodotà, in La filosofia e le sue storie – L’età contemporanea, a cura di Umberto Eco e Riccardo Fedriga, ed. Laterza, 2015

“L’età dei diritti”, come l’ha definita Norberto Bobbio, trova nel Novecento una stagione particolarmente intensa, nel corso della quale sono proprio i diritti fondamentali a dare il tono ai mutamenti costituzionali. Ma il Novecento stesso è pure il tempo della loro terribile convivenza con la radicale negazione non solo d’ogni diritto, ma della stessa umanità delle persone, che ha segnato il “secolo breve” (…) e le dittature che l’hanno accompagnato. La reazione è stata affidata alle parole che, non a caso, aprono nel 1949 la costituzione tedesca, “la dignità umana è inviolabile”, le stesse che ritroviamo all’inizio della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. E questa linea di pieno recupero dell’umanità di ciascuno trova la sua manifestazione più incisiva nella frase che conclude l’articolo 32 della Costituzione italiana del 1948: “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

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Un tempo non era permesso a nessuno di pensare liberamente. Ora sarebbe permesso, ma nessuno ne è più capace. Ora la gente vuole pensare ciò che si suppone debba pensare. E questo lo considera libertà.

Oswald Spengler (1880- 1936), filosofo e storico tedesco, da ” Il tramonto dell’Occidente” (1923)

 

vedi:  La lunga marcia all'indietro del sovranismo

Il muro e il pensiero

Pensiero Urgente n.242)

Pensiero Urgente n.225)

Pensiero Urgente n.248)

I bulli a scuola e l’occidente


«Il razzismo è principalmente un prodotto dell’Occidente. La sua logica è stata pienamente sviluppata, scrupolosamente attuata e portata fino alle estreme conseguenze, proprio nel contesto che presupponeva l’uguaglianza fra gli uomini».

QUESTE PAROLE sono di George Fredrickson (1934-2008), professore di storia degli Stati Uniti e condirettore dell’Istituto di ricerca per gli studi comparativi su razza e identità, fra i massimi esperti d’oltreoceano di razzismo. Poiché il fanatismo ha visto e prodotto forme di discriminazione anche in Oriente (il conflitto tra cinesi e giapponesi ha generato una notevole letteratura a proposito) e rintraccia come vittima, a volte, anche l’uomo bianco, tale giudizio sembrerebbe avventato. In realtà la dichiarazione è netta e precisa, ed esprime il nucleo centrale del libro appena riproposto da Donzelli, Breve Storia del razzismo (pp. 186, euro 18), e cioè che l’esclusione su base genetica nasce inscindibilmente con il capitalismo del XIV-XV sec., e in contrasto con quella mentalità democratica ritenuta inviolabile per i dominanti bianchi. Fredrickson stabilisce un confine chiaro tra cosa significhi razzismo e cosa sia invece l’antisemitismo, l’antigiudaismo e la schiavitù dei neri. Leggi il resto di questo articolo »

Siamo in una situazione molto simile a quella in cui dovettero trovarsi i Romani nei decenni che precedettero il crollo dell’Impero. C’è nell’aria un sensus finis, un’assenza di speranze, collettive e individuali, uno sfinimento, uno sfibramento, una mancanza di vitalità, un sentimento di impotenza: classici segni di un mondo in decadenza. I “barbari” sono alle porte, molti già dentro le mura, premono, come ai tempi dell’Impero, ai nostri confini.

I Goti, i Burgundi, i Franchi, i Vandali poterono averla vinta sulle ben più potenti e organizzate armate romane, fino a conquistarne la Capitale, riducendola ai tempi dei Lanzichenecchi a 37 mila abitanti, perché nei secoli precedenti l’Impero e le sue strutture istituzionali e mentali erano state corrose da un tarlo chiamato cristianesimo. Invano gli imperatori, da Diocleziano in poi fino all’ultimo e disperato tentativo di Giuliano l’Apostata, avevano cercato di estirpare, con la repressione e la violenza, questo tarlo. Il mondo pagano, corrotto fino al midollo proprio a cagione della propria potenza, verrebbe da dire della Superpotenza, non poté nulla contro un’ideologia che portava in sé valori fortissimi e nuovi (almeno parzialmente, perché originavano dal giudaismo). Leggi il resto di questo articolo »

Molti della mia generazione non pensavano e altri non vogliono rassegnarsi all’idea che a cinquant’anni si debba lottare per riaffermare principi, affrontare questioni che sembravano risolte per sempre quando eravamo ragazzi. La scuola pubblica, l’aborto, un salario decente, i diritti dei lavoratori, il ripudio della guerra, i pregiudizi razziali e tanto altro. Leggi il resto di questo articolo »

Riflettori puntati sull’affermazione di leader forti. Sostenuta senza mezzi termini da Grillo, è incarnata nell’attualità dal decisionista Trump e da Marine Le Pen, candidata-presidente a donna forte francese che sfida Europa e Nato. Secondo “La Politica” di Aristotele, che si può considerare un testo evangelico per le democrazie moderne, la debolezza delle classi medie è la causa dell’ascesa di capi demagoghi- tiranni al tempo, “uomini forti” oggi. Accade quando in un Paese i ricchi diventano sempre più ricchi e potenti e, al contempo, aumenta il disagio sociale tra la maggioranza della popolazione. Leggi il resto di questo articolo »

Nel luglio del 1511 Francisco Serrano, capitano di una delle tante flotte portoghesi che stanno saccheggiando i mari d’oriente, amico fraterno di Fernando Magalhanes, alias Magellano, il grande navigatore che qualche anno dopo proverà a fare il giro del globo via mare per dimostrare in modo concreto che la terra non è piatta ma è una sfera, come avevano ipotizzato i greci già nel III secolo a.C., ma che in quel momento è solo un modesto sobresaliente, cioè un soldato semplice, approda per primo alle mitiche “isole delle spezie”, oggi isole della Sonda, ancora vergini e non intaccate dalle conquiste europee e maomettane. Leggi il resto di questo articolo »

Discorso tenuto il 16/09/2016 a Messina nel Salone delle bandiere del Comune in un’assemblea sul referendum costituzionale promossa dall’ANPI e dai Cattolici del NO e il 17/09/2016 a Siracusa in un dibattito con il prof. Salvo Adorno del Partito Democratico, sostenitore delle ragioni del Sì.

Cari amici,

poichè ho 85 anni devo dirvi come sono andate le cose. Non sarebbe necessario  essere qui per dirvi come sono andate le cose, se noi ci trovassimo in una situazione normale. Ma se guardiamo quello che accade intorno a noi, vediamo che la situazione non è affatto normale. Che cosa infatti sta succedendo? Succede che undici persone al giorno muoiono annegate o asfissiate nelle stive dei barconi nel Mediterraneo, davanti alle meravigliose coste di Lampedusa, di Pozzallo o di Siracusa dove noi facciamo bagni e pesca subacquea. Sessantadue milioni di profughi, di scartati, di perseguitati sono fuggiaschi, gettati nel mondo alla ricerca di una nuova vita, che molti non troveranno. Qualcuno dice che nel 2050 i trasmigranti saranno 250 milioni. Leggi il resto di questo articolo »

Ken Loach a ottant’anni compiuti.  ”Ken il rosso” ritorna all’attacco, dalle food bank per i poveri al silenziatore dei media.

 

Censura, fame e rabbia. Al Festival di Locarno Ken Loach presenta il suo ultimo film, vincitore della Palma d’oro a Cannes e ieri sera osannato in Piazza Grande. I, Daniel Blake è il nuovo contributo dell’80 enne “Ken il Rosso” alla causa di quella “working class without work” sempre in lotta per sopravvivere. Uscirà nelle sale britanniche il 21 ottobre.

Da Cannes l’impatto del film è stato potente, ma al cinema ormai vanno in pochi. Perché non ha pensato di realizzare questa pellicola per la tv, come faceva negli anni Settanta, portando l’opinione pubblica su temi caldi come l’aborto e i senzatetto?

Sarebbe stato bello ma nella Gran Bretagna odierna la televisione applica la censura preventiva. Se negli anni Settanta regnava una sorta di disorganizzazione nel management della Bbc e quindi sono riuscito a realizzare film di protesta socio-politica come Up the Junction e Cathy Come Home, oggi l’organizzazione impenetrabile dei canali televisivi non mi avrebbe fatto fare un prodotto come I, Daniel Blake. È triste da affermare ma funziona così: una volta ti censuravano dopo, oggi ti censurano prima ancora che apri bocca. Leggi il resto di questo articolo »

L’uomo occidentale sembra aver perso “un centro di gravità permanente” (e forse anche istantaneo). E’ una sorta di spappolamento generale. Gli individui hanno smarrito qualsiasi punto di riferimento che non sia la loro frustrazione e la ricerca di compensarla in un modo o nell’altro, in qualsiasi modo. In Occidente avvengono stragi, singoli omicidi, suicidi che non trovano altra giustificazione che in uno stato di depressione profonda e generalizzata. Leggi il resto di questo articolo »

CARO COLOMBO, a parte il buon senso del Papa, stiamo ascoltando le più violente e indignate esortazioni a combattere (e se possibile a ucciderli tutti) contro i barbari islamici che sono arrivati al punto di uccidere un prete in chiesa. Per una settimana abbiamo descritto quel delitto come se un simile gesto crudele e tragico non fosse mai avvenuto prima e fosse tipicamente dei folli seguaci di Allah. Possibile che la memoria sia andata perduta per così tanta gente, anche colta, riflessiva e autorevole?

ROBERTO Leggi il resto di questo articolo »

Saint Denis, il blitz della polizia francese nel quartiere a nord di Parigi il 18 novembre

Daesh, l’Is, è la malattia autoimmune dell’Occidente. È la reazione imprevedibile ma fisiologica dentro il copro di un Occidente cosiddetto civilizzato. Dal corpo umano, d’altra parte, si impara quasi tutto, ad avere voglia di studiarne il funzionamento. Perché il corpo altro non è che il dispositivo che sta dietro ogni azione dell’uomo. Prima delle sue parole, prima di qualsiasi apparato ideologico con cui l’umanità intera cerca di impacchettare il mondo. Se la retorica del nemico, dell’altro da noi, è l’ordinaria procedura retorica d’emergenza, è dentro il corpo dell’Occidente capitalistico che varrebbe la pena dare un’occhiata. A interrogarlo, risulterebbe evidente che è il nostro sistema immunitario — cioè il sistema con cui pervicacemente ci difendiamo — a produrre la propria, apparentemente incontrollabile, minaccia. Leggi il resto di questo articolo »

Da anni, ormai, si sa che cosa bisogna fare per fermare l’Isis e i suoi complici. Ma non abbiamo fatto nulla, e sono arrivate, oltre alle stragi in Siria e Iraq, anche quelle dell’aereo russo, del mercato di Beirut e di Parigi. La nostra specialità: pontificare sui giornali. E’ inevitabile, ma non per questo meno insopportabile, che dopo tragedie come quella di Parigi si sollevi una nuvola di facili sentenze destinate, in genere, a essere smentite dopo pochi giorni, se non ore, e utili soprattutto a confondere le idee ai lettori. E’ la nebbia di cui approfittano i politicanti da quattro soldi, i loro fiancheggiatori nei giornali, gli sciocchi che intasano i social network. Con i corpi dei morti ancora caldi, tutti sanno già tutto: anche se gli stessi inquirenti francesi ancora non si pronunciano, visto che l’unico dei terroristi finora identificato, Omar Ismail Mostefai, 29 anni, francese, è stato “riconosciuto” dall’impronta presa da un dito, l’unica parte del corpo rimasta intatta dopo l’esplosione della cintura da kamikaze che indossava. Leggi il resto di questo articolo »

di  Serge Latouche

Il Passaparola di Serge Latouche, economista e filosofo francese. È uno degli animatori della Revue du MAUSS, presidente dell’associazione «La ligne d’horizon», è professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi XI e all’Institut d’études du developpement économique et social (IEDES) di Parigi.

“Siamo arrivati a un punto che non si può più continuare su questa strada! Tutti parlano di crisi è un po’ paradossale perché di crisi ne ho sentito sempre parlare dal ’68 quando c’era una crisi culturale, poi nel 1972 si parla, con il primo rapporto di Roma, di una crisi ecologica, poi con la controrivoluzione neoliberista di Margaret Thatcher e Reagan c’è la crisi sociale e ora la crisi finanziaria e la crisi economica dopo il crollo di Lehmann Brothers. Finalmente tutte queste crisi si mescolano e siamo di fronte a una crisi di civiltà, una crisi antropologica. A questo punto il sistema non è più riformabile, dobbiamo uscire da questo paradigma e qual è questo paradigma?

È il paradigma di una società di crescita. La nostra società è stata poco a poco fagocitata dall’economia fondata sulla crescita, non la crescita per soddisfare i bisogni che sarebbe una cosa bella, ma la crescita per la crescita e questo naturalmente porta alla distruzione del pianeta perché una crescita infinita è incompatibile con un pianeta finito. Leggi il resto di questo articolo »

Tra politica ed economia il capitalismo è una fisarmonica
Pubblicato per la prima volta in Italia il saggio di Jean Baechler sulle origini del libero mercato nello spazio unificato della cultura europea

Spiegare per quale ragione a un certo punto della storia l’Occidente sia «decollato», ossia perché in una vicenda umana fatta di «società stazionarie» sia nato un piccolo nucleo di «società progressive» – per riprendere le parole del grande giurista inglese Henry Maine –, resta per storici, sociologi ed economisti una delle sfide intellettuali più importanti e affascinanti. Oltre ad avere uno straordinario rilievo storico, poi, a seconda di come la si scioglie la questione può anche cambiare il modo in cui affrontiamo i molti nodi oscuri del nostro tempo. Se sia inevitabile, possibile, o desiderabile, che il modello occidentale sia esportato in tutto il mondo. E, se è inevitabile o possibile e desiderabile, in quale modo se ne possano ammortizzare i costi enormi. Se il passaggio dalle società stazionarie alle progressive sia irreversibile – o se non ci sia invece il rischio che il progresso divori infine se stesso, creando un’instabilità tale da richiedere che si torni alla stasi. Leggi il resto di questo articolo »

Possiamo evitare un’altra Lepanto?
La società occidentale è stretta tra i suoi principi democratici e l’insofferenza per le idee diverse dell’Islam.
La scelta dovrà essere tra la reciprocità o la soppressione dell’altro.
La nostra idea di Stato, centralizzato e dotato di solidi confini è del tutto diversa da quella di umma islamica, comunità senza confini.

La storia politica internazionale aveva conosciuto una delle sue svolte più significative nel 1989, con la fine del bipolarismo. Allora tutti pensarono che il mondo fosse migliorato e tutto sarebbe diventato più facile. Ma nel 2001 si dovette ammettere che le cose non erano andate così bene, e anzi da allora abbiamo avuto due guerre (Afghanistan e Iraq), limitate ma devastanti, mentre di una terza che avanza non abbiamo compreso i connotati, e una gravissima crisi finanziaria internazionale. Molti ne hanno dedotto che quella profezia, in sé infondata e anche provocatoria, lanciata da Samuel Huntington, che la diversità delle culture dominanti (ora che, apparentemente, le ideologie politiche sarebbero morte — ma questo è un punto sul quale la riflessione dovrebbe essere molto più attenta) avrebbe finito per causare lo scontro tra l’Occidente e l’altro maggiore raggruppamento identitario al mondo, l’Islam. Leggi il resto di questo articolo »

Scrivevo in agosto: “E’ evidente che se i caccia americani e i droni continueranno a bombardare i guerriglieri dell’Isis, sottraendogli una vittoria che si stanno conquistando legittimamente sul campo di battaglia, intromettendosi così in una guerra civile senza averne alcun titolo, essendone anzi la causa originaria per la sciagurata aggressione all’Iraq del 2003, l’Isis porterà la guerra in Occidente. Con le armi che, in questo caso, ha a disposizione: il terrorismo” (Il Gazzettino, 29/08/2014). Leggi il resto di questo articolo »

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