Articoli marcati con tag ‘Occidente’
C’è un legame inscindibile tra questa guerra russo-ucraina e il progetto criminale globale chiamato Grande Reset, con le sue dittature sanitarie, ecologiche e digitali, con le sue pseudo-emergenze continue, con il suo violare continuamente diritti e libertà e gestito dall’aristocrazia finanziario-usuraia: Leggi il resto di questo articolo »
1 E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi e sulle teste nomi di bestemmia.
4 E adorarono il dragone che aveva dato l’autorità alla bestia e adorarono la bestia dicendo: «Chi è simile alla bestia, e chi può combattere con lei?».
8 E l’adoreranno tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell’Agnello, Leggi il resto di questo articolo »
“Il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non ne hanno” scrisse Voltaire. A chi di noi, finalmente, viene o è venuto il dubbio che questo impiastro velenoso di virus, guerra, emergenza, paura, crisi sia il prodotto di un progetto malefico, malvagio, criminale chiamato Grande Reset e preparato da tempo? Leggi il resto di questo articolo »
Non ci stancheremo mai, noi del GLR insieme con tanti altri, di avvertire del progetto criminale globale chiamato Grande Reset che, dietro lo schermo e la paura di un virus furbescamente manipolato mediaticamente, sta cercando d’imporre a tutti noi una “nuova tragica normalità” con conseguenze catastrofiche dal punto di vista sociale, personale ed economico.
Non ci stancheremo mai, a fronte degli “ipocondriaci egoisti” ( i covidioti) indicati da Ilaria Bifarini nel testo qui sopra, di dire che ” il Grande Reset” non è un’invenzione giornalistica o uno slogan di quei soggetti strani chiamati negazionisti/complottisti ma è un termine ed un progetto usati chiaramente nel Word Economic Forum che si è riunito a Davos (Svizzera) nel gennaio del 2021 ed è il titolo (ben chiaro) del libro pubblicato da Klaus Schwab ( direttore del WEF) nel 2020 ” Covid-19. The Great Reset” e considerato il “manuale” di questo progetto criminale. E all’inizio dell’ articolo sottostante “2021 e oltre” c’è una sua affermazione pubblica ben chiara! Leggi il resto di questo articolo »
Il libro: Lévy Bernard-Henri, Il virus che rende folli, ed.la nave di Teseo 2020, € 10
La pandemia che ha travolto le nostre vite dalla fine di febbraio non ha messo a repentaglio solo la nostra salute, né solo la nostra economia. A differenza delle altre epidemie della storia, ha travolto anche la nostra testa, portandoci a una specie di follia collettiva in cui si sono perse priorità, chiarezza di sguardo, obiettivi e capacità di giudizio. Leggi il resto di questo articolo »
Non ancora una dottrina, semmai un mix fra improvvisazione e attrazione per i regimi autoritari, Cina in testa. Con i Governi Conte, l’Italia si sta allontanando dai pilastri di 70 anni di politica estera. E ora arriva la prova del 5G.
I due Governi Conte, sia quello della versione “Conte-Avvocato del Popolo” che quello della versione “Conte-Riferimento di tutti i Progressisti” hanno progressivamente allontanato l’Italia dai suoi tradizionali ancoraggi in Europa e oltre oceano, trasformando il nostro paese in uno degli “anelli deboli” dell’Occidente: uno strano laboratorio nel quale populisti e sovranisti l’hanno reso sempre più “contendibile”, sempre meno “occidentale” e pronto a prestare il fianco alle autocrazie russa e cinese. Leggi il resto di questo articolo »
Kasparov: Putin usa la pandemia contro l’Occidente
L’ex campione di scacchi Kasparov: le dittature si vantano di gestire le crisi meglio delle democrazie. Garry Kasparov, ex campione mondiale di scacchi, è ora a capo di un gruppo di opposizione a Vladimir Putin
Garry Kasparov, 57 anni, è stato uno dei più grandi scacchisti di tutti i tempi, vincendo praticamente tutte le competizioni mondiali fra il 1986 e il 2005. Da quando si è ritirato dalle competizioni scacchistiche, ha dedicato tutto il suo tempo all’impegno politico e alla scrittura. Nel 2008 gli è stato impedito di candidarsi alla presidenza per sfidare Vladimir Putin ed è stato a lungo uno dei leader dell’opposizione liberale e democratica in Russia. Leggi il resto di questo articolo »
Proviamo ad immaginare una storia di fantapolitica (che non abbia alcun riferimento con la realtà).
Ecco la trama. Lo scenario internazionale è destabilizzato; la lotta per l’egemonia vede in campo il vincitore della Guerra fredda, gli Usa, e un nuovo protagonista, la Cina, che da “fabbrica del mondo” si è rapidamente trasformata in una grande potenza finanziaria, economica e tecnologica che estende la sua area di influenza sull’Asia, l’Africa, sulla stessa Europa (la Nuova Via della Seta è il filo rosso di questo disegno egemonico basato su di un ampio programma di infrastrutture e di reti di comunicazione in grado di interconnettere anche fisicamente la parte più importante della società globalizzata).
L’eguaglianza è il principio su cui si fonda l’Occidente. Ma se questo concetto è messo in discussione che cosa resta della nostra identità? Una riflessione a partire dal nuovo saggio di Aldo Schiavone
Di quanta eguaglianza ha bisogno una democrazia per mantenere le sue promesse? Una misura non c’è, salvo quella inventata dal buonsenso pratico degli antichi, secondo cui la dimensione ideale della città democratica doveva consentire ad ogni cittadino da muoversi da casa non prima dell’alba, per partecipare all’assemblea, e di poter ritornare dalla sua famiglia non dopo il tramonto. Leggi il resto di questo articolo »
Care Amiche ed Amici,
ricorre oggi il trentesimo anniversario dell’apertura del muro di Berlino, e i giornali ne sono pieni. Quello che non viene detto è che l’Occidente sbagliò del tutto la lettura di quell’evento e perse un’occasione storica straordinaria per richiamare in servizio i suoi ideali perduti e dar mano a una nuova costruzione del mondo. Leggi il resto di questo articolo »
È finita – Un altro sintomo del nostro disfacimento: meglio marcire del tutto prima di ricominciare
Si moltiplicano gli episodi di studenti, in genere delle prime classi, cioè adolescenti o preadolescenti, che offendono, minacciano, picchiano, umiliano i loro professori. Ma anche di genitori che aggrediscono i docenti. Sono solo le manifestazioni più appariscenti di una questione che solo apparentemente riguarda la scuola e i giovani, o in particolare l’Italia, ma si innesta nella profonda decadenza del mondo occidentale, il suo lento e inesorabile marcire. Dove tout se tient. Leggi il resto di questo articolo »
Il testo è tratto da Diritti e democrazia, di Stefano Rodotà, in La filosofia e le sue storie – L’età contemporanea, a cura di Umberto Eco e Riccardo Fedriga, ed. Laterza, 2015
Un tempo non era permesso a nessuno di pensare liberamente. Ora sarebbe permesso, ma nessuno ne è più capace. Ora la gente vuole pensare ciò che si suppone debba pensare. E questo lo considera libertà.
Oswald Spengler (1880- 1936), filosofo e storico tedesco, da ” Il tramonto dell’Occidente” (1923)
vedi: La lunga marcia all'indietro del sovranismo
I bulli a scuola e l’occidente
«Il razzismo è principalmente un prodotto dell’Occidente. La sua logica è stata pienamente sviluppata, scrupolosamente attuata e portata fino alle estreme conseguenze, proprio nel contesto che presupponeva l’uguaglianza fra gli uomini».
QUESTE PAROLE sono di George Fredrickson (1934-2008), professore di storia degli Stati Uniti e condirettore dell’Istituto di ricerca per gli studi comparativi su razza e identità, fra i massimi esperti d’oltreoceano di razzismo. Poiché il fanatismo ha visto e prodotto forme di discriminazione anche in Oriente (il conflitto tra cinesi e giapponesi ha generato una notevole letteratura a proposito) e rintraccia come vittima, a volte, anche l’uomo bianco, tale giudizio sembrerebbe avventato. In realtà la dichiarazione è netta e precisa, ed esprime il nucleo centrale del libro appena riproposto da Donzelli, Breve Storia del razzismo (pp. 186, euro 18), e cioè che l’esclusione su base genetica nasce inscindibilmente con il capitalismo del XIV-XV sec., e in contrasto con quella mentalità democratica ritenuta inviolabile per i dominanti bianchi. Fredrickson stabilisce un confine chiaro tra cosa significhi razzismo e cosa sia invece l’antisemitismo, l’antigiudaismo e la schiavitù dei neri. Leggi il resto di questo articolo »
Siamo in una situazione molto simile a quella in cui dovettero trovarsi i Romani nei decenni che precedettero il crollo dell’Impero. C’è nell’aria un sensus finis, un’assenza di speranze, collettive e individuali, uno sfinimento, uno sfibramento, una mancanza di vitalità, un sentimento di impotenza: classici segni di un mondo in decadenza. I “barbari” sono alle porte, molti già dentro le mura, premono, come ai tempi dell’Impero, ai nostri confini.
I Goti, i Burgundi, i Franchi, i Vandali poterono averla vinta sulle ben più potenti e organizzate armate romane, fino a conquistarne la Capitale, riducendola ai tempi dei Lanzichenecchi a 37 mila abitanti, perché nei secoli precedenti l’Impero e le sue strutture istituzionali e mentali erano state corrose da un tarlo chiamato cristianesimo. Invano gli imperatori, da Diocleziano in poi fino all’ultimo e disperato tentativo di Giuliano l’Apostata, avevano cercato di estirpare, con la repressione e la violenza, questo tarlo. Il mondo pagano, corrotto fino al midollo proprio a cagione della propria potenza, verrebbe da dire della Superpotenza, non poté nulla contro un’ideologia che portava in sé valori fortissimi e nuovi (almeno parzialmente, perché originavano dal giudaismo). Leggi il resto di questo articolo »
Molti della mia generazione non pensavano e altri non vogliono rassegnarsi all’idea che a cinquant’anni si debba lottare per riaffermare principi, affrontare questioni che sembravano risolte per sempre quando eravamo ragazzi. La scuola pubblica, l’aborto, un salario decente, i diritti dei lavoratori, il ripudio della guerra, i pregiudizi razziali e tanto altro. Leggi il resto di questo articolo »
Riflettori puntati sull’affermazione di leader forti. Sostenuta senza mezzi termini da Grillo, è incarnata nell’attualità dal decisionista Trump e da Marine Le Pen, candidata-presidente a donna forte francese che sfida Europa e Nato. Secondo “La Politica” di Aristotele, che si può considerare un testo evangelico per le democrazie moderne, la debolezza delle classi medie è la causa dell’ascesa di capi demagoghi- tiranni al tempo, “uomini forti” oggi. Accade quando in un Paese i ricchi diventano sempre più ricchi e potenti e, al contempo, aumenta il disagio sociale tra la maggioranza della popolazione. Leggi il resto di questo articolo »
Nel luglio del 1511 Francisco Serrano, capitano di una delle tante flotte portoghesi che stanno saccheggiando i mari d’oriente, amico fraterno di Fernando Magalhanes, alias Magellano, il grande navigatore che qualche anno dopo proverà a fare il giro del globo via mare per dimostrare in modo concreto che la terra non è piatta ma è una sfera, come avevano ipotizzato i greci già nel III secolo a.C., ma che in quel momento è solo un modesto sobresaliente, cioè un soldato semplice, approda per primo alle mitiche “isole delle spezie”, oggi isole della Sonda, ancora vergini e non intaccate dalle conquiste europee e maomettane. Leggi il resto di questo articolo »
Discorso tenuto il 16/09/2016 a Messina nel Salone delle bandiere del Comune in un’assemblea sul referendum costituzionale promossa dall’ANPI e dai Cattolici del NO e il 17/09/2016 a Siracusa in un dibattito con il prof. Salvo Adorno del Partito Democratico, sostenitore delle ragioni del Sì.
Cari amici,
poichè ho 85 anni devo dirvi come sono andate le cose. Non sarebbe necessario essere qui per dirvi come sono andate le cose, se noi ci trovassimo in una situazione normale. Ma se guardiamo quello che accade intorno a noi, vediamo che la situazione non è affatto normale. Che cosa infatti sta succedendo? Succede che undici persone al giorno muoiono annegate o asfissiate nelle stive dei barconi nel Mediterraneo, davanti alle meravigliose coste di Lampedusa, di Pozzallo o di Siracusa dove noi facciamo bagni e pesca subacquea. Sessantadue milioni di profughi, di scartati, di perseguitati sono fuggiaschi, gettati nel mondo alla ricerca di una nuova vita, che molti non troveranno. Qualcuno dice che nel 2050 i trasmigranti saranno 250 milioni. Leggi il resto di questo articolo »
Ken Loach a ottant’anni compiuti. ”Ken il rosso” ritorna all’attacco, dalle food bank per i poveri al silenziatore dei media.
Censura, fame e rabbia. Al Festival di Locarno Ken Loach presenta il suo ultimo film, vincitore della Palma d’oro a Cannes e ieri sera osannato in Piazza Grande. I, Daniel Blake è il nuovo contributo dell’80 enne “Ken il Rosso” alla causa di quella “working class without work” sempre in lotta per sopravvivere. Uscirà nelle sale britanniche il 21 ottobre.
Da Cannes l’impatto del film è stato potente, ma al cinema ormai vanno in pochi. Perché non ha pensato di realizzare questa pellicola per la tv, come faceva negli anni Settanta, portando l’opinione pubblica su temi caldi come l’aborto e i senzatetto?
Sarebbe stato bello ma nella Gran Bretagna odierna la televisione applica la censura preventiva. Se negli anni Settanta regnava una sorta di disorganizzazione nel management della Bbc e quindi sono riuscito a realizzare film di protesta socio-politica come Up the Junction e Cathy Come Home, oggi l’organizzazione impenetrabile dei canali televisivi non mi avrebbe fatto fare un prodotto come I, Daniel Blake. È triste da affermare ma funziona così: una volta ti censuravano dopo, oggi ti censurano prima ancora che apri bocca. Leggi il resto di questo articolo »
L’uomo occidentale sembra aver perso “un centro di gravità permanente” (e forse anche istantaneo). E’ una sorta di spappolamento generale. Gli individui hanno smarrito qualsiasi punto di riferimento che non sia la loro frustrazione e la ricerca di compensarla in un modo o nell’altro, in qualsiasi modo. In Occidente avvengono stragi, singoli omicidi, suicidi che non trovano altra giustificazione che in uno stato di depressione profonda e generalizzata. Leggi il resto di questo articolo »
CARO COLOMBO, a parte il buon senso del Papa, stiamo ascoltando le più violente e indignate esortazioni a combattere (e se possibile a ucciderli tutti) contro i barbari islamici che sono arrivati al punto di uccidere un prete in chiesa. Per una settimana abbiamo descritto quel delitto come se un simile gesto crudele e tragico non fosse mai avvenuto prima e fosse tipicamente dei folli seguaci di Allah. Possibile che la memoria sia andata perduta per così tanta gente, anche colta, riflessiva e autorevole?
Saint Denis, il blitz della polizia francese nel quartiere a nord di Parigi il 18 novembre
Daesh, l’Is, è la malattia autoimmune dell’Occidente. È la reazione imprevedibile ma fisiologica dentro il copro di un Occidente cosiddetto civilizzato. Dal corpo umano, d’altra parte, si impara quasi tutto, ad avere voglia di studiarne il funzionamento. Perché il corpo altro non è che il dispositivo che sta dietro ogni azione dell’uomo. Prima delle sue parole, prima di qualsiasi apparato ideologico con cui l’umanità intera cerca di impacchettare il mondo. Se la retorica del nemico, dell’altro da noi, è l’ordinaria procedura retorica d’emergenza, è dentro il corpo dell’Occidente capitalistico che varrebbe la pena dare un’occhiata. A interrogarlo, risulterebbe evidente che è il nostro sistema immunitario — cioè il sistema con cui pervicacemente ci difendiamo — a produrre la propria, apparentemente incontrollabile, minaccia. Leggi il resto di questo articolo »
Da anni, ormai, si sa che cosa bisogna fare per fermare l’Isis e i suoi complici. Ma non abbiamo fatto nulla, e sono arrivate, oltre alle stragi in Siria e Iraq, anche quelle dell’aereo russo, del mercato di Beirut e di Parigi. La nostra specialità: pontificare sui giornali. E’ inevitabile, ma non per questo meno insopportabile, che dopo tragedie come quella di Parigi si sollevi una nuvola di facili sentenze destinate, in genere, a essere smentite dopo pochi giorni, se non ore, e utili soprattutto a confondere le idee ai lettori. E’ la nebbia di cui approfittano i politicanti da quattro soldi, i loro fiancheggiatori nei giornali, gli sciocchi che intasano i social network. Con i corpi dei morti ancora caldi, tutti sanno già tutto: anche se gli stessi inquirenti francesi ancora non si pronunciano, visto che l’unico dei terroristi finora identificato, Omar Ismail Mostefai, 29 anni, francese, è stato “riconosciuto” dall’impronta presa da un dito, l’unica parte del corpo rimasta intatta dopo l’esplosione della cintura da kamikaze che indossava. Leggi il resto di questo articolo »
di Serge Latouche
Il Passaparola di Serge Latouche, economista e filosofo francese. È uno degli animatori della Revue du MAUSS, presidente dell’associazione «La ligne d’horizon», è professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi XI e all’Institut d’études du developpement économique et social (IEDES) di Parigi.
“Siamo arrivati a un punto che non si può più continuare su questa strada! Tutti parlano di crisi è un po’ paradossale perché di crisi ne ho sentito sempre parlare dal ’68 quando c’era una crisi culturale, poi nel 1972 si parla, con il primo rapporto di Roma, di una crisi ecologica, poi con la controrivoluzione neoliberista di Margaret Thatcher e Reagan c’è la crisi sociale e ora la crisi finanziaria e la crisi economica dopo il crollo di Lehmann Brothers. Finalmente tutte queste crisi si mescolano e siamo di fronte a una crisi di civiltà, una crisi antropologica. A questo punto il sistema non è più riformabile, dobbiamo uscire da questo paradigma e qual è questo paradigma?
È il paradigma di una società di crescita. La nostra società è stata poco a poco fagocitata dall’economia fondata sulla crescita, non la crescita per soddisfare i bisogni che sarebbe una cosa bella, ma la crescita per la crescita e questo naturalmente porta alla distruzione del pianeta perché una crescita infinita è incompatibile con un pianeta finito. Leggi il resto di questo articolo »
Tra politica ed economia il capitalismo è una fisarmonica
Pubblicato per la prima volta in Italia il saggio di Jean Baechler sulle origini del libero mercato nello spazio unificato della cultura europea
Spiegare per quale ragione a un certo punto della storia l’Occidente sia «decollato», ossia perché in una vicenda umana fatta di «società stazionarie» sia nato un piccolo nucleo di «società progressive» – per riprendere le parole del grande giurista inglese Henry Maine –, resta per storici, sociologi ed economisti una delle sfide intellettuali più importanti e affascinanti. Oltre ad avere uno straordinario rilievo storico, poi, a seconda di come la si scioglie la questione può anche cambiare il modo in cui affrontiamo i molti nodi oscuri del nostro tempo. Se sia inevitabile, possibile, o desiderabile, che il modello occidentale sia esportato in tutto il mondo. E, se è inevitabile o possibile e desiderabile, in quale modo se ne possano ammortizzare i costi enormi. Se il passaggio dalle società stazionarie alle progressive sia irreversibile – o se non ci sia invece il rischio che il progresso divori infine se stesso, creando un’instabilità tale da richiedere che si torni alla stasi. Leggi il resto di questo articolo »
Possiamo evitare un’altra Lepanto?
La società occidentale è stretta tra i suoi principi democratici e l’insofferenza per le idee diverse dell’Islam.
La scelta dovrà essere tra la reciprocità o la soppressione dell’altro.
La nostra idea di Stato, centralizzato e dotato di solidi confini è del tutto diversa da quella di umma islamica, comunità senza confini.
La storia politica internazionale aveva conosciuto una delle sue svolte più significative nel 1989, con la fine del bipolarismo. Allora tutti pensarono che il mondo fosse migliorato e tutto sarebbe diventato più facile. Ma nel 2001 si dovette ammettere che le cose non erano andate così bene, e anzi da allora abbiamo avuto due guerre (Afghanistan e Iraq), limitate ma devastanti, mentre di una terza che avanza non abbiamo compreso i connotati, e una gravissima crisi finanziaria internazionale. Molti ne hanno dedotto che quella profezia, in sé infondata e anche provocatoria, lanciata da Samuel Huntington, che la diversità delle culture dominanti (ora che, apparentemente, le ideologie politiche sarebbero morte — ma questo è un punto sul quale la riflessione dovrebbe essere molto più attenta) avrebbe finito per causare lo scontro tra l’Occidente e l’altro maggiore raggruppamento identitario al mondo, l’Islam. Leggi il resto di questo articolo »
Scrivevo in agosto: “E’ evidente che se i caccia americani e i droni continueranno a bombardare i guerriglieri dell’Isis, sottraendogli una vittoria che si stanno conquistando legittimamente sul campo di battaglia, intromettendosi così in una guerra civile senza averne alcun titolo, essendone anzi la causa originaria per la sciagurata aggressione all’Iraq del 2003, l’Isis porterà la guerra in Occidente. Con le armi che, in questo caso, ha a disposizione: il terrorismo” (Il Gazzettino, 29/08/2014). Leggi il resto di questo articolo »
“Allahu Akbar!”, “Allahu Akbar!”, “Allahu Akbar!”.
Il grido assassino, ritmato dagli spari dei kalashnikov, che strozza il rumore felpato di una redazione di giornale in rue Nicolas Appert 10, al centro di Parigi, non è un neologismo dei tempi moderni, né la nuova, orrenda strategia inventata dagli estremisti islamici dell’Isis, ma l’aggiornamento agli anni duemila di una aberrazione antica quanto la storia dell’uomo. Non vogliamo sminuire la gravità e la drammaticità di quanto è accaduto a Parigi, ma semplicemente denunciare l’ipocrisia di quanti (e sono molti, molto più di quanto si possa immaginare) rivendicano per sé una innocenza inesistente, vantando una superiorità tutta presunta. Leggi il resto di questo articolo »
Presentazione del ”Vizio oscuro dell’Occidente” e di “Sudditi” a una Casa Editrice americana interessata alla pubblicazione negli Stati Uniti
Il ‘vizio oscuro’ dell’Occidente è, nell’interpretazione di Massimo Fini (scrittore attivo in Italia dal 1985 con ‘La Ragione aveva Torto?’ in cui mette in dubbio gli esiti e le conquiste dell’Illuminismo) la pretesa totalitaria delle Democrazie di omologare a sé, alle proprie istituzioni, ai propri valori, ai propri costumi, ai propri consumi, al proprio modello di sviluppo, l’intero esistente e quindi società e comunità che hanno storie, culture, tradizioni completamente diverse. L’Occidente non è più in grado di tollerare e nemmeno concepire, concettualmente prima ancora che praticamente, ‘l’altro da sé’. Questo totalitarismo ‘democratico’ globale non può avere come risposta che un altrettante totalitarismo, nelle forme del terrorismo globale. Leggi il resto di questo articolo »
Sul vero/falso e sulla svolta mediatica del potere oligarchico in Italia.
Ci troviamo all’inizio della fase definitiva dell’ingresso dell’Italia nel mondo reale. Reale, qui, sta per attuale. Nel senso di ciò che sta accadendo.
Essendo un paese arretrato, la nostra nazione gode di un incredibile e paradossale vantaggio rispetto a tutte le altre (e’ il senso positivo della vicenda): non deve fare i conti con le resistenze della modernità, con i trucchi del capitalismo avanzato, e con i consueti impedimenti che i cosiddetti poteri forti tentano di costruire per impedire l’affermazione di un mondo nuovo. In quanto nazione medioevale, che ha da sempre mantenuto una oligarchia aristocratica più o meno mascherata, più o meno dichiarata, che ha fatto di tutto per impedire la genesi e lo sviluppo di un capitalismo efficace ed efficiente, ha oggi la possibilità di saltare direttamente nel mondo post-moderno, ponendosi addirittura come avanguardia; fatto questo che -in verità- si sta già verificando. Come nel mondo asiatico è la Cina: l’unica grande nazione al mondo che si è catapultata dal loro medioevo nella post-modernità, senza aver mai nè attraversato nè vissuto l’epica della società moderna. Leggi il resto di questo articolo »
Secondo il rapporto ‘Prosperity index 2014′ l’Italia è al 37° posto perdendo cinque posizioni rispetto all’anno precedente. Ma l’indice più interessante è quello sulla fiducia nel futuro che ci vede 134esimi. Tuttavia io non credo che l’Italia sia in una situazione molto diversa dagli altri Paesi occidentali.
Solo che il nostro Paese, straordinario laboratorio dei fenomeni più importanti dell’ultimo millennio (da noi, a Firenze e nel piacentino, si impose la classe dei mercanti che con la sua filosofia del profitto diede origine, insieme ad altri, complessi, fattori, alla Modernità, qui nacque il fascismo, padre dei totalitarismi di destra europei che, soprattutto nella loro declinazione tedesca, furono un tentativo, contradditorio, di respingere la Modernità -è il cosiddetto ‘modernismo reazionario’) è un termometro più sensibile di altri, e più di altri avverte il ‘sensus finis’, l’irreversibile decadenza dell’Impero Occidentale. Leggi il resto di questo articolo »
All’Assemblea delle Nazioni Unite il presidente Obama ha dichiarato che quella dell’Isis «non è una guerra di religione ma una guerra contro il Progresso». L’ha seguito il presidente iraniano Rohani parlando di «guerra contro la civiltà». Per una volta due leader mondiali sono riusciti a guardare un po’ più in là del proprio naso. Quella dell’Isis è, per dirla con Evola, ‘una rivolta contro il mondo moderno’, che per il momento ha connotazioni religiose e islamiche ma che in futuro potrebbe assumerne anche altre. Leggi il resto di questo articolo »
I LIMITI DELLA NATO
L’ANALISI
ISTITUITA nel 1949 per unire Europa e America nella guerra fredda, la Nato sta diventando uno strumento spesso pernicioso, che sopravvive nel disorientamento, implicato in conflitti armati fallimentari. Alla sua guida una potenza Usa poco disposta a immettersi in un mondo multipolare, impelagata costantemente in manovre torbide, abituata a suscitare spettri che poi non controlla.
ALCUNI Stati membri — Turchia in testa — usano la Nato per dilatare nazionalismi e squilibri regionali senza mai doverne rispondere. Non incarnando più una linea chiara, l’Alleanza andrebbe sciolta e l’idea d’occidente ridiscussa sul serio: nessuno lo fa.È quanto si evince dall’inchiesta, pubblicata ieri nel nostro giornale e come sempre accuratissima, condotta da Seymour Hersh sulla recente crisi siriana. Leggi il resto di questo articolo »
L’idea della globalizzazione dell’umanità è un’idea occidentale e non astrattamente mondiale. Essa non si basa tanto sull’aspirazione dei vari popoli all’unità, quanto sul desiderio di determinate forze dell’Occidente di occupare una posizione dominante nel pianeta in modo da sfruttarne tutte le risorse economiche e umane per i propri fini egoistici e non nell’interesse di una qualche astratta umanità. Leggi il resto di questo articolo »
La crisi che da anni ormai ha invaso l’Occidente e minaccia addirittura di portare il nostro Paese al tracollo impone una riflessione su tutto il sistema di vita. Perché non è solo crisi di produttività, ma anche di valori e azzanna non solo il lavoro, ma anche la salute, l’ambiente, i rapporti sociali. L’esempio dell’Ilva di Taranto è emblematico. La fabbrica d’acciaio dà lavoro a decine di migliaia di lavoratori, ma diffonde nell’aria sostanza cancerogene che minano la salute dei lavoratori stessi e delle famiglie dell’intera zona. Richieste sacrosante quelle della salute, ma altrettanto lo sono quelle del lavoro. Contraddizioni che spetta all’organizzazione del lavoro e alla politica di conciliare. Gli esempi si moltiplicano e si accavallano anche le contraddizioni. Leggi il resto di questo articolo »
In Libia nel 2011, i francesi, gli inglesi e gli americani intervennero a sostegno dei ribelli contro Gheddafi con il quale, peraltro, avevano fornicato fino a pochi mesi prima. Non furono i ribelli a rivendicarsi in libertà, gliela regalò la superpotenza dell’Occidente con i suoi caccia, i bombardieri, gli aerei-robot (droni) la sua tecnologia. In Mali sta avvenendo il contrario. I francesi, con l’appoggio logistico degli inglesi e degli americani, intervengono a favore del governo di Bamako contro i ribelli islamici che, con l’appoggio della maggioranza della popolazione (l’80 % è di religione musulmana) da qualche anno hanno preso il potere del Mali del Nord fondando uno Stato indipendente che dal maggio 2012 ha una sua capitale, Gao. Adesso, con l’aiuto degli alleati Tuareg, puntano su Bamako per unificare il Paese sotto la legge della Sharia. Leggi il resto di questo articolo »