Articoli marcati con tag ‘illuminismo’

L’eguaglianza è il principio su cui si fonda l’Occidente. Ma se questo concetto è messo in discussione che cosa resta della nostra identità? Una riflessione a partire dal nuovo saggio di Aldo Schiavone

Di quanta eguaglianza ha bisogno una democrazia per mantenere le sue promesse? Una misura non c’è, salvo quella inventata dal buonsenso pratico degli antichi, secondo cui la dimensione ideale della città democratica doveva consentire ad ogni cittadino da muoversi da casa non prima dell’alba, per partecipare all’assemblea, e di poter ritornare dalla sua famiglia non dopo il tramonto. Leggi il resto di questo articolo »

L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l’incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro.

Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro.

Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell’illuminismo.

 

Immanuel Kant (1724- 1804) filosofo tedesco, da  Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?, 1783

 

 

Vedi:  Pensiero Urgente n.261)

Pensiero Urgente n.245)

 


L’essere umano porta con sé l’aspirazione alla libertà o la sua negazione? Esiste una spinta ad adorare il padrone?

Per Pasolini il “ nuovo fascismo” non aveva a che fare con le rinate organizzazioni fasciste dopo la fine della seconda guerra mondiale e la Liberazione, ma con il potere di plasmazione delle vite e delle coscienze che il nuovo “ sistema dei consumi” era riuscito a produrre dagli anni Sessanta in avanti.

Questa tesi generale — in sé forse discutibile — ha il merito di emancipare il fascismo dal problema della sua eventuale riorganizzazione politica — che secondo Pasolini era un fenomeno del tutto residuale — per ricondurlo a un grande tema antropologico: siamo così sicuri che gli esseri umani amino più la loro libertà delle loro catene? Leggi il resto di questo articolo »

Ai giorni nostri si nota una vergognosa miseria intellettuale e un’incapacità di trarre dai più nobili esempi del passato l’ispirazione a perseguire grandi ideali. Per affermare la dignità umana occorrono solo saggezza e pazienza

Di questi tempi in cui i libri, soprattutto quelli di seria cultura, sono ormai oggetti in via d’estinzione, le edizioni critiche di grandi opere meritano di essere celebrate. Quando poi si tratta di un’opera importante di storia e di filosofia, come il Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni di Voltaire – pubblicata da Einaudi in due tomi nella prestigiosa collana ‘I millenni’ – è il caso di celebrare con entusiasmo: il piacere della lettura è garantito. Leggi il resto di questo articolo »

 

Jean Jacques Rousseau 1712- 1778

Il filosofo si oppone alle Scienze, idola che oggi dominano incontrastate, in quanto asserviscono a sé gli uomini e invece di renderli liberi li fanno schiavi

“Mentre il governo e le leggi provvedono alla sicurezza e al benessere degli uomini consociati, le scienze, le lettere e le arti, meno dispotiche e forse più potenti, stendono ghirlande di fiori sulle catene di ferro ond’essi son carichi, soffocano il loro sentimento di quella libertà originaria per la quale sembravan nati, fan loro amare la loro schiavitù e ne formano i così detti ‘popoli civili’”.

“Se le nostre scienze son vane nell’oggetto che si propongono, sono ancor più pericolose per gli effetti che producono”. Leggi il resto di questo articolo »

«Il razzismo è principalmente un prodotto dell’Occidente. La sua logica è stata pienamente sviluppata, scrupolosamente attuata e portata fino alle estreme conseguenze, proprio nel contesto che presupponeva l’uguaglianza fra gli uomini».

QUESTE PAROLE sono di George Fredrickson (1934-2008), professore di storia degli Stati Uniti e condirettore dell’Istituto di ricerca per gli studi comparativi su razza e identità, fra i massimi esperti d’oltreoceano di razzismo. Poiché il fanatismo ha visto e prodotto forme di discriminazione anche in Oriente (il conflitto tra cinesi e giapponesi ha generato una notevole letteratura a proposito) e rintraccia come vittima, a volte, anche l’uomo bianco, tale giudizio sembrerebbe avventato. In realtà la dichiarazione è netta e precisa, ed esprime il nucleo centrale del libro appena riproposto da Donzelli, Breve Storia del razzismo (pp. 186, euro 18), e cioè che l’esclusione su base genetica nasce inscindibilmente con il capitalismo del XIV-XV sec., e in contrasto con quella mentalità democratica ritenuta inviolabile per i dominanti bianchi. Fredrickson stabilisce un confine chiaro tra cosa significhi razzismo e cosa sia invece l’antisemitismo, l’antigiudaismo e la schiavitù dei neri. Leggi il resto di questo articolo »

L’appello di Ian McEwan ( scrittore inglese, 1948) ai giovani americani “Solo il sapere umanistico ci rende sensibili ai diritti”. Estratto del discorso tenuto alla cerimonia delle lauree al Dickinson College, Pennsylvania,USA.

VORREI condividere con voi qualche riflessione sulla libertà di parola (e libertà di parola qui include la scrittura e la lettura, l’ascolto e il pensiero): la libertà di parola, la linfa vitale dell’esistenza, la condizione essenziale dell’educazione umanistica che avete appena ricevuto. Partiamo da una nota positiva: con ogni probabilità oggi sulla terra esiste più libertà di parola, più libertà di pensiero, più libertà di ricerca che in qualsiasi altro momento della storia conosciuta ( anche prendendo in considerazione l’età dell’oro dei cosiddetti filosofi “pagani”). Ma la libertà di parola è stata, è e sarà sempre sotto attacco: da destra, da sinistra, dal centro. L’attacco verrà da sotto i vostri piedi, dagli estremisti religiosi come da ideologie non religiose. Leggi il resto di questo articolo »

Jürgen Habermas: andare oltre il fondamentalismo illuminista “aprendo” alle comunità religiose.
La mia critica della ragione laicista.


Jürgen Habermas (1929)
, filosofo tedesco,  in Repubblica 27.3.15

PER potersi definire post-secolare una società deve prima essere stata secolare. Dunque l’espressione può soltanto riferirsi alle società europee, oppure a nazioni come Canada, Australia, Nuova Zelanda, i cui cittadini hanno visto continuamente (talora, dopo la seconda guerra mondiale, anche drasticamente) allentarsi i loro vincoli religiosi. In questi paesi la coscienza di vivere in una società secolarizzata si è diffusa in maniera più o meno generale. Possiamo perciò definire la coscienza pubblica europea come “post-secolare” nel senso che, almeno per il momento, essa accetta il persistere di comunità religiose entro un orizzonte sempre più secolarizzato. Finora ho adottato la prospettiva esterna dell’osservatore sociologico. Ma se noi adottiamo la prospettiva del partecipante, allora la domanda diventa un’altra, di tipo normativo. Come ci dobbiamo intendere in quanto membri di una società post-secolare? Leggi il resto di questo articolo »

Presentazione del  ”Vizio oscuro dell’Occidente” e di “Sudditi” a una Casa Editrice americana interessata alla pubblicazione negli Stati Uniti

Il ‘vizio oscuro’ dell’Occidente è, nell’interpretazione di Massimo Fini (scrittore attivo in Italia dal 1985 con ‘La Ragione aveva Torto?’ in cui mette in dubbio gli esiti e le conquiste dell’Illuminismo) la pretesa totalitaria delle Democrazie di omologare a sé, alle proprie istituzioni, ai propri valori, ai propri costumi, ai propri consumi, al proprio modello di sviluppo, l’intero esistente e quindi società e comunità che hanno storie, culture, tradizioni completamente diverse. L’Occidente non è più in grado di tollerare e nemmeno concepire, concettualmente prima ancora che praticamente, ‘l’altro da sé’. Questo totalitarismo ‘democratico’ globale non può avere come risposta che un altrettante totalitarismo, nelle forme del terrorismo globale. Leggi il resto di questo articolo »

E adesso ci tocca anche il Papa democratico, femminista, di sinistra e magari, chissà, antifascista.  “Non sono mai stato di destra”. Da quando esistono queste due categorie, cioè dalla Rivoluzione francese, nessun Pontefice si era mai abbassato a tanto, a nominarle. E che significa “non sono mai stato di destra”? Forse che quel Cristo che ha sempre in bocca (povero Cristo), non del tutto legittimamente perché il cattolicesimo non coincide col cristianesimo, riserva una maggior misericordia a quelli di sinistra (il discorso naturalmente vale, a segno contrario, se avesse detto “non sono mai stato di sinistra”)? L’atteggiamento da “piacione”, cioè di uno che vuole piacere a tutti senza dispiacere nessuno, compresa la tambureggiante retorica della modestia, la sua (il massimo dell’immodestia), Bergoglio, intelligenza fine, da gesuita, non lo ha scelto a caso anche se magari ha assecondato un aspetto reale del suo carattere. Leggi il resto di questo articolo »

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