Articoli marcati con tag ‘Usa’

«Noam Chomsky parla del suo ultimo libro e dei disastri causati dal neo-liberalismo e dal postmoderno “Gli intellettuali devono resistere contro le false realtà create dal potere”» (c.m.c)

Cinquant’anni fa, nel 1967 sulla New York Review of Books, l’allora non ancora trentanovenne Noam Chomsky, linguista geniale e innovativo (una decina di anni prima aveva cominciato a spiegare come la nostra capacità di generare frasi sia innata), pubblicava un lungo saggio sulla responsabilità degli intellettuali. Quel testo diceva, in fondo, una cosa semplice: occorre svelare le menzogne del potere e cercare di ristabilire la verità dei fatti. Era un potente manifesto che serviva alla mobilitazione della meglio gioventù d’America contro la guerra in Vietnam.

Nel frattempo, il professore, giunto all’età di ottantotto anni, è stato al centro di varie e frequenti controversie, fu più volte indicato come l’intellettuale più influente del mondo ( in genere il secondo classificato era il nostro Umberto Eco); e ora, tonico, lucido, con un eloquio difficile da interrompere concede questa intervista. Il pretesto è la pubblicazione, con Ponte alle Grazie, di un suo saggio Le dieci leggi del potere. Requiem per il sogno americano; ma poi si parla anche del ruolo appunto del pubblico intellettuale ai tempi della crisi della gerarchia del sapere, di Trump e delle fake news. Leggi il resto di questo articolo »

Il 23 agosto del 1927 muoiono giustiziati sulla sedia elettrica nel penitenziario di Charlestown (Boston, USA) NICOLA SACCO (36 anni) e BARTOLOMEO VANZETTI (39 anni) anarchici italiani.

Vanzetti nacque a Villafalletto nel Cuneese figlio di un agricoltore. A vent’anni entra in contatto con le idee socialiste e, dopo la morte della madre, decide di partire per l’America nel 1908, miraggio di una vita migliore per gli italiani dei primi del Novecento. Stabilitosi nel Massachusets, milita in gruppi anarchici e nel 1916, per sfuggire all’arruolamento, si trasferisce in Messico.

È qui che stringe amicizia con Nicola Sacco un calzolaio proveniente dalla provincia di Foggia (da Torremaggiore) e anch’egli attivista anarchico. Da allora Nick e Bart diventano inseparabili e frequentano i circoli anarchici americani. Vanzetti, al processo, descriverà così l’esperienza dell’immigrazione:

“Al centro immigrazione ebbi la prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America.” Leggi il resto di questo articolo »

All’origine della vicenda c’è il rapporto degli americani con una materia difficilmente definibile, chiamata “denaro”. Denaro prima come mezzo che come fine, sovvertendo i principi dei progenitori emigranti. Laddove nella prudente visione di quei non-garantiti “risparmio” significava “sicurezza”, i quattrini americani di fine Novecento cambiano senso: sono lo strumento da utilizzare impetuosamente per accrescere il possesso e assicurarsi prospettive di soddisfazione.

Primi anni 2000. L’isteria da edonismo, trascina milioni di americani in un equivoco: il denaro non è più la rappresentazione del proprio grado di successo, ma diventa un passepartout accessibile a tutti. Come? Prelevandone quanto ne serve presso il deposito in servizio continuato chiamato “sistema bancario”. Dicendo “pagherò”, incoraggiati dalle stesse banche sulle main street. Che, grazie questa circolazione anti-virtuosa, prosperano. Perché a loro volta dispongono di tutto il denaro di cui hanno bisogno per elargire sconsiderati prestiti, dal momento che le banche centrali inondano il mercato di dollari a tassi d’interesse bassissimi. Leggi il resto di questo articolo »

Il 19 luglio del 1850 muore in un naufragio presso Fire Island, di fronte a New York (USA), MARGARET FULLER OSSOLI (40 anni) giornalista, scrittrice e attivista femminile statunitense, difenditrice della Repubblica Romana del 1849.

Margaret nacque a Cambridgeport, piccolissimo paese ora assorbito dalla città di Boston, capitale dello stato del Massachusetts (USA), nella famiglia di un avvocato di successo che la educherà rigidamente e la spingerà allo studio dei classici greci e latini.  Il successivo passaggio di Margaret in una scuola privata permetterà alla ragazza d’imparare perfettamente il francese, il tedesco e l’italiano. Leggi il resto di questo articolo »

Il  testo è tratto da Diritti e democrazia, di Stefano Rodotà, in La filosofia e le sue storie – L’età contemporanea, a cura di Umberto Eco e Riccardo Fedriga, ed. Laterza, 2015

“L’età dei diritti”, come l’ha definita Norberto Bobbio, trova nel Novecento una stagione particolarmente intensa, nel corso della quale sono proprio i diritti fondamentali a dare il tono ai mutamenti costituzionali. Ma il Novecento stesso è pure il tempo della loro terribile convivenza con la radicale negazione non solo d’ogni diritto, ma della stessa umanità delle persone, che ha segnato il “secolo breve” (…) e le dittature che l’hanno accompagnato. La reazione è stata affidata alle parole che, non a caso, aprono nel 1949 la costituzione tedesca, “la dignità umana è inviolabile”, le stesse che ritroviamo all’inizio della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. E questa linea di pieno recupero dell’umanità di ciascuno trova la sua manifestazione più incisiva nella frase che conclude l’articolo 32 della Costituzione italiana del 1948: “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

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Il 4 aprile del 1968 muore a Memphis (USA) per le conseguenze di un attentato MARTIN LUTHER KING (39 anni) pastore battista, politico ed uno dei più grandi attivisti della storia per i diritti civili.

Martin Luther King Jr. nacque il 15 gennaio 1929 ad Atlanta in Georgia (USA) in una famiglia della media borghesia Nera e molto religiosa. Il padre, il reverendo Martin Luther King Senior, consigliò al figlio di diventare pastore battista come lui. Inizialmente scettico su tale scelta si convinse grazie alla lettura dei grandi pensatori religiosi. Diventato pastore battista arrivò ad essere uno dei più influenti attivisti per i diritti civili in America e nel mondo. Leggi il resto di questo articolo »

Il 16 febbraio del 1922 muore dopo una lunga malattia nella Contea di Jasper (Stato del Mississippi, USA) NEWTON KNIGHT (84 anni) fattore, soldato Unionista del Sud e Antischiavista.

Knight nacque nel 1837 nella Contea di Jones, una provincia dello Stato del Mississippi negli USA, in una famiglia modesta di contadini pur possedendo una fattoria. Il nonno era stato un ricco proprietario terriero con molti schiavi Neri ma il padre di Newton non ereditò nè terreni nè schiavi e non ne comperò in seguito. Anche Newton non possedette mai schiavi e suo figlio ricorderà che il padre era moralmente e assolutamente contro ogni forma di schiavitù anche per i principi della sue fede cristiano-battista. Leggi il resto di questo articolo »

Riflettori puntati sull’affermazione di leader forti. Sostenuta senza mezzi termini da Grillo, è incarnata nell’attualità dal decisionista Trump e da Marine Le Pen, candidata-presidente a donna forte francese che sfida Europa e Nato. Secondo “La Politica” di Aristotele, che si può considerare un testo evangelico per le democrazie moderne, la debolezza delle classi medie è la causa dell’ascesa di capi demagoghi- tiranni al tempo, “uomini forti” oggi. Accade quando in un Paese i ricchi diventano sempre più ricchi e potenti e, al contempo, aumenta il disagio sociale tra la maggioranza della popolazione. Leggi il resto di questo articolo »

La finzione al potere negli Stati Uniti d’America Le lancette dell’orologio del giudizio universale a due minuti e trenta secondi dalla mezzanotte. Prevista per l’autunno una nuova e più grave crisi economica in Europa, ma il Donald dice al nostro presidente pro-tempore del consiglio di “avere a cuore l’Italia”

Il 28 gennaio del 2016, nove mesi prima delle elezioni americane, avevamo previsto la vittoria di Donald Trump e l’ascesa al potere in Francia di Marine Le Pen (vedi Considerazioni Inattuali n° 85). Auguriamoci che la nostra sfera di cristallo in questo 2017 si dimostri fallace e menzognera perché le nostre previsioni sono più catastrofiche di quelle dello scorso anno, non sono intuitive o basate unicamente su una modesta, quarantennale esperienza giornalistica negli Stati Uniti, ma sono basate sui fatti, sul work on progress della nuova amministrazione che ha assunto i poteri a Washington e sono condivise da osservatori politici, economici e scientifici ben più autorevoli di chi scrive queste note. Quanto segue è un elenco sommario ed incompleto dei fatti, degli sviluppi delle ultime settimane. Leggi il resto di questo articolo »

Dovremmo essere i soli a pagarne le conseguenze ma non sarà così. Ci aspettano anni di barbarie

Caro mondo, ti chiedo scusa. Mi dispiace per quello che è accaduto e per quello che sta per accadere. Non ti meriti la sfrenata barbarie degli anni a venire. Se qualcuno se la è meritata, siamo noi. Siamo stati noi a combinare questo pasticcio e dovremmo essere i soli a pagarne le conseguenze. Ma nella notte elettorale, insieme a tante altre cose, anche la parola «dovremmo» ha perso senso. Leggi il resto di questo articolo »

C’è un luogo comune sull’America che è rimbalzato nei media tradizionali e sui social media in queste settimane: a fronte dei colpi bassi tra i candidati e degli scandali, svelati o annunciati addirittura da agenzie pubbliche come l’Fbi, cadono i miti sull’America delle regole e della democrazia. Un luogo comune che non coglie nel segno perché non è una novità che la politica americana superi l’immaginazione quanto a spietata durezza. Leggi il resto di questo articolo »

Tutto il mondo guarda con il fiato sospeso all’esito delle prossime elezioni americane, in particolare il mondo occidentale che vede negli Stati Uniti, per utilizzare un’espressione di Paolo Guzzanti, condivisa da una totalizzante maggioranza, ‘il faro della nostra civiltà’. E allora andiamola a vedere, necessariamente a volo d’uccello, la storia di questo ‘faro della civiltà’. Comincia con un vile (Winchester contro frecce) e spietato genocidio, non disdegnando l’uso delle ‘armi chimiche’ allora a disposizione, whisky per fiaccare l’integrità di un popolo altamente spirituale come i Pellerossa. Leggi il resto di questo articolo »

Ciò che succede in America è come una lezione di anatomia: corpi esausti e svuotati continuano a menare colpi in modo sbagliato, in epoche sbagliate, ciascuno senza colpire. Trump e Sanders sembrano in preda a una euforia da stress estremo. Ma hanno perduto del tutto il senso del tempo, del luogo e del dopo di quello che stanno facendo. Trump non sarà mai una persona rispettabile, e se dovesse vincere (nessuno lo vuole ma potrebbe) resterebbe un uomo ridicolo, anche con l’atomica in mano. Sanders è caduto, come un personaggio di Lewis Carroll, nel buco profondo di un mondo rovesciato. Dice e ripete cose di un altro mondo che c’era ma non c’è Leggi il resto di questo articolo »

Primo maggio, festa del lavoro. Solo spiragli di luce nelle tenebre della globalizzazione.

Celebriamo il Primo Maggio. Certo, con il concerto di Piazza San Giovanni a Roma ma con qualche filo di speranza in più, con qualche segno di risveglio sindacale dal letargo degli ultimi anni nella Germania Federale con gli scioperi operai in 130 imprese, con la svolta socialista del partito laburista britannico guidata da Jeremy Corbyn in parallelo con l’insorgenza pre-elettorale di Bernie Sanders nel partito democratico americano, ma anche e soprattutto con gli eventi di Place de la Republique a Parigi e nelle altre città della Francia dove studenti e lavoratori da più di una settimana si battono contro le riforme del patetico socialista Francois Hollande che ha imboccato la strada dell’italiano Matteo Renzi. Leggi il resto di questo articolo »

Europa. Nell’ostilità contro i nuovi flussi migratori si occultano le responsabilità dirette che le potenze euro-atlantiche hanno nelle guerre e negli squilibri economici che condannano all’emigrazione

In più di un ventennio, gli Usa e i loro maggiori alleati europei hanno intrapreso azioni militari con i più vari e pretestuosi obiettivi, senza alcun risultato coerente e apprezzabile. Lo stesso è avvenuto in tanti interventi, affatto interessati e arbitrari, nei conflitti interni di altri paesi. Su un altro versante, le pur giustificate reazioni a violenti attentati terroristici sono apparse spesso velleitarie o fuori misura se non, addirittura, strumentali. Ancor più grave e desolante è l’incapacità di rispondere in modo responsabile e adeguato ai nuovi e crescenti flussi migratori, cui si reagisce con vane chiusure e negazione dei diritti umani. Leggi il resto di questo articolo »

Il breve saggio che segue nella traduzione italiana sul fascismo americano di Donald Trump e le sue analogie con i fascismi europei dello scorso secolo, a firma di Chris Hedges è apparso il 1° marzo sul sito web “truthdig!” e “Counterpunch”, prima delle primarie in Florida e nello Ohio. Chris Hedges, corrispondente dall’estero per il New York Times dal 1990 al 2005, premio Pulitzer per il giornalismo, è autore di numerosi bestsellers, ultimo in ordine di tempo “Salari di ribellione: l’imperativo morale della rivolta”. Si definisce socialista e viene considerato uno dei più acuti, aspri e documentati critici del grande Impero d’Occidente. Lucio Manisco


LA VENDETTA DELLE “CLASSI INFERIORI” E L’ASCESA DEL FASCISMO AMERICANO

Le elites educate nelle università hanno scatenato per conto delle corporazioni una brutale offensiva neoliberale contro i poveri del mondo del lavoro. Ora è stato presentato loro il conto. La loro duplicità – impersonate da politici come Bill e Hillary Clinton e Barack Obama – per decenni ha avuto gran successo. Queste elites, molte formate negli istituti “Ivy League” della costa atlantica, hanno sempre parlato di valori – civiltà, inclusione, condanna del razzismo esplicito, fanatismo bigotto, tutela dei ceti medi – pugnalando poi alle spalle le classi inferiori, nell’interesse dei loro padroni corporativi. Il gioco è ora finito. Leggi il resto di questo articolo »

PERCHÉ la Germania ha tanto successo nel mondo? Perché sa fare i conti con il proprio passato, anzi assorbe la storia come ingrediente essenziale del futuro. La diagnosi è di Neil MacGregor, il brillante direttore del British Museum ora passato alla testa del nuovo Humboldt Forum di Berlino, nel suo ultimo libro (Germany. Memories of a Nation, Knopf). In un Paese come l’Italia, che coltiva la smemoratezza, la distrazione e la superficialità come altrettante virtù, può sembrare una provocazione. Leggi il resto di questo articolo »

TIZIANO TERZANI  (1938- 2004) AD ORIANA FALLACI (1929- 2006)

 

7 OTTOBRE 2001. LETTERA DA FIRENZE

Il Sultano e San Francesco

Non possiamo rinunciare alla speranza

 

Tiziano Terzani

Oriana, dalla finestra di una casa poco lontana da quella in cui anche tu sei nata, guardo le lame austere ed eleganti dei cipressi contro il cielo e ti penso a guardare, dalle tue finestre a New York, il panorama dei grattacieli da cui ora mancano le Torri Gemelle. Mi torna in mente un pomeriggio di tanti, tantissimi anni fa quando assieme facemmo una lunga passeggiata per le stradine di questi nostri colli argentati dagli ulivi. Leggi il resto di questo articolo »

Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto a! rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Leggi il resto di questo articolo »

Possiamo evitare un’altra Lepanto?
La società occidentale è stretta tra i suoi principi democratici e l’insofferenza per le idee diverse dell’Islam.
La scelta dovrà essere tra la reciprocità o la soppressione dell’altro.
La nostra idea di Stato, centralizzato e dotato di solidi confini è del tutto diversa da quella di umma islamica, comunità senza confini.

La storia politica internazionale aveva conosciuto una delle sue svolte più significative nel 1989, con la fine del bipolarismo. Allora tutti pensarono che il mondo fosse migliorato e tutto sarebbe diventato più facile. Ma nel 2001 si dovette ammettere che le cose non erano andate così bene, e anzi da allora abbiamo avuto due guerre (Afghanistan e Iraq), limitate ma devastanti, mentre di una terza che avanza non abbiamo compreso i connotati, e una gravissima crisi finanziaria internazionale. Molti ne hanno dedotto che quella profezia, in sé infondata e anche provocatoria, lanciata da Samuel Huntington, che la diversità delle culture dominanti (ora che, apparentemente, le ideologie politiche sarebbero morte — ma questo è un punto sul quale la riflessione dovrebbe essere molto più attenta) avrebbe finito per causare lo scontro tra l’Occidente e l’altro maggiore raggruppamento identitario al mondo, l’Islam. Leggi il resto di questo articolo »

I LIMITI DELLA NATO
L’ANALISI

ISTITUITA nel 1949 per unire Europa e America nella guerra fredda, la Nato sta diventando uno strumento spesso pernicioso, che sopravvive nel disorientamento, implicato in conflitti armati fallimentari. Alla sua guida una potenza Usa poco disposta a immettersi in un mondo multipolare, impelagata costantemente in manovre torbide, abituata a suscitare spettri che poi non controlla.

ALCUNI Stati membri — Turchia in testa — usano la Nato per dilatare nazionalismi e squilibri regionali senza mai doverne rispondere. Non incarnando più una linea chiara, l’Alleanza andrebbe sciolta e l’idea d’occidente ridiscussa sul serio: nessuno lo fa.È quanto si evince dall’inchiesta, pubblicata ieri nel nostro giornale e come sempre accuratissima, condotta da Seymour Hersh sulla recente crisi siriana. Leggi il resto di questo articolo »

Perché la routine è sempre di conforto per chi ha poche idee e conoscenza. Le parole sono le stesse, e così i duelli e comportamenti: come se solo la strada di ieri spiegasse l’oggi, e fornisse soluzioni. È una strada fuorviante tuttavia: non aiuta a capire, a agire. Cancella la realtà e la storia ucraina e di Crimea, coprendole con un manto di frasi fuori posto. È sbagliato dire che metà dell’Ucraina — quella insorta in piazza a Kiev — vuole «entrare in Europa». Quale Europa? Nei tumulti hanno svolto un ruolo cruciale — non denunciato a Occidente — forze nazionaliste e neonaziste (un loro leader è nel nuovo governo: il vice Premier). Il mito di queste forze è Stepan Bandera, che nel ’39 collaborò con Hitler. Leggi il resto di questo articolo »

Davanti a noi, lo spettacolo del berlusconismo che si sfalda. Sorge un nuovo partito, presto sarà chiamato destra normale, e le Larghe Intese paiono rinascere come Afrodite dal mare: più belle e lisce, più legittime; come purificate. Non è così purtroppo. Una destra diversa da quella vista nell’ultimo ventennio ancora non c’è. Non c’è se per normale intendiamo l’adeguazione alle norme della democrazia, alle sue leggi, alle sue forme costituzionali. Non è neppure un Termidoro, come fu denominata nel 1794 l’epoca che terminò il Terrore rivoluzionario di Robespierre. In verità certe peculiarità riaffiorano, a cominciare dal fulmineo trasformismo di parecchi fedeli del tiranno: Barras, Tallien, e in primis Fouché, che aveva votato il regicidio, represso nel sangue l’insurrezione di Lione. Anch’egli tramò contro Robespierre. Nel Termidoro sarà ministro della polizia. Furono chiamati camaleonti, e ne esistono molti nel Nuovo centrodestra di Alfano, pur se di minor stazza. Leggi il resto di questo articolo »

Il leggero, ma regolare, incremento della elevata secolarizzazione della nostra società fa apparire la realtà italiana del tutto analoga a quella dei Paesi dell’Europa occidentale. Vari studi sociologici recenti, mettendo in discussione il «classico» paradigma della secolarizzazione come esito inarrestabile dei processi di modernizzazione, vedono nella realtà europea un’eccezione rispetto al trend che sembra invece caratterizzare, con una varietà di fenomeni, le Americhe, l’Africa e l’Asia, dove sembra invece affermarsi una tendenza alla «desecolarizzazione». Al di fuori dell’Europa, le religioni sono in ripresa sui piani del believing, behaving e belonging, cioè della fede abbracciata e personalmente affermata, del comportamento convinto e del senso di appartenenza.  In queste brevi riflessioni ispirate al VII Rapporto sulla secolarizzazione pubblicato da Critica liberale, voglio però soffermarmi su un altro aspetto.

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Giovedì, in una discussione su La7 che ha fatto seguito al film di Roberto Faenza e Filippo Macelloni, “Silvio Forever“, il direttore del Foglio ha detto una cosa importante. Ha detto che, grazie agli anni che portano l’impronta di Berlusconi, l’Italia avrebbe vissuto una «liberazione psicologica». Si è sbarazzata di vecchie incrostazioni moraliste, di una democrazia con troppe regole, di tendenze micragnose, formalistiche. L’ora dei consuntivi sta arrivando, e nella valutazione dei diciassette anni passati c’è anche questo giudizio sull’avventura berlusconiana, imperturbabilmente positivo: quali che siano i loro esiti, vi sono fenomeni grandiosamente anomali che fanno magnifica la storia, in Italia e altrove.È significativo che negli stessi giorni si celebri il decimo anniversario dell’11 settembre, perché anche qui fu un fenomeno prodigiosamente anomalo a trasfigurare la storia. Leggi il resto di questo articolo »

Sulla retorica del “siamo tutti americani” che avvolse (e ancora avvolge), l’intero Occidente dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 il filosofo francese Jean Baudrillard scrisse, con crudezza, con lucidità e con coraggio (e ce ne voleva moltissimo in quel momento) “che l’abbiamo sognato quell’evento, che tutti senza eccezioni l’abbiamo sognato – perché nessuno può non sognare la distruzione di una potenza, una qualsiasi, che sia diventata tanto egemone – è cosa inaccettabile per la coscienza morale dell’Occidente, eppure è stato fatto, un fatto che si misura appunto attraverso la violenza patetica di tutti i discorsi che vorrebbero cancellarlo” (J. Baudrillard, Lo spirito del terrorismo, 2002). Per tutta la vita ho sognato che bombardassero New York e non posso essere così disonesto con me stesso e con i lettori da negarlo ora che il fatto è avvenuto. Leggi il resto di questo articolo »

Le chiamano guerre senza uomini, unmanned wars, e stanno stravolgendo il nostro rapporto con i conflitti militari e anche col potere. Protagonista è un velivolo che non ha bisogno di pilota perché basta schiacciare da lontano un bottone, e l’aggeggio parte: si chiama drone. A seconda della convenienza esplora terreni oppure decima persone: è un proiettile che varca oceani. Traiettoria, bersaglio, funzioni sono decisi da impenetrabili cerchie di tecnici e politici. Dopo aver bramato per anni guerre a zero morti, adesso Washington predilige guerre a zero uomini. Costano meno, e soprattutto non sono politicamente dannose: l’avversario stramazza, ma svanisce il rischio di veder tornare le salme dei nostri soldati. La connessione tra potere e opinione pubblica si spezza, così come si spezza il nesso tra guerra, legge, democrazia. Non solo. Hai l’impressione che il mondo non sia che un video con playstation, azionato da ignoti individui al servizio di un centro sfuggente che s’avvale impunemente dell’extraterritorialità: come la smisurata mappa di Borges, che «aveva l’immensità dell’impero e coincideva perfettamente con esso». Leggi il resto di questo articolo »

Giustizia è fatta, ha detto Obama annunciando l’uccisione di Bin Laden. È stato eliminato, ha detto invece Netanyahu. Le due frasi esprimono entrambe un profondo compiacimento per la notizia, ma anche un atteggiamento e una valutazione molto diversa nei confronti del medesimo evento, che per ambedue — e non solo per essi, ma per la stragrande maggioranza di noi — è un lieto evento. Forse dubbioso e incerto nelle modalità in cui è avvenuto e nelle comunicazioni ufficiali, ma indubitabile per quanto riguarda la sua sostanza ossia la morte del maggiore responsabile, istigatore e organizzatore dell’inaudita strage dell’ 11 settembre. Anch’essa rivela punti oscuri, che hanno destato dubbi e illazioni, anche se è difficile, quasi grottesco pensare che gli Stati Uniti — il cui potere, Machiavelli insegna, gronda anch’esso di lacrime e sangue come ogni potere — potessero architettare non solo un’ecatombe dei propri cittadini ma anche un’umiliante messinscena della propria vulnerabilità, un immane e riuscito attentato al proprio prestigio.

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