Il “deep state” è da molto, molto tempo la strada verso l’inferno per l’umanità ( rileggi QUI). Da molto tempo perchè da quando l’aristocrazia della finanza, del mercato, del denaro, dei banchieri ha sostituito ( già dal ’600) le vecchie aristocrazie nobiliari, clericali e guerriere, essa ha assunto il potere reale attraverso il meccanismo del prestito usuraio di denaro alle vecchie aristocrazie ( per le loro guerre o i loro mecenatismi) e quindi condizionandole fortemente attraverso il debito creato.
I primi grandi inventori di questo meccanismo diabolico sono stati i rothschild, famiglia europea di banchieri di origine ebraica, a cominciare dalla fine del ’600 e tutt’ora saldamente al centro del potere finanziario ed economico mondiale e vera regista ( con altri orrendi soggetti simili: leggi QUI, ad esempio) del progetto criminale globale chiamato Grande Reset ( leggi i tanti articoli QUI) che vuole instaurare una dittatura feroce sanitario-ecologico-digitale mondiale come fondamento di una “nuova normalità”, di un’umanità sottomessa, manipolata ed eterodiretta.
La traduzione letterale di “deep state” è “Stato Profondo“. Ma cos’è questo stato profondo? Per dirla semplicemente è uno Stato decisionale (quello dell’aristocrazia finanziaria) dentro uno Stato di facciata (quello delle vecchie aristocrazie o degli attuali stati moderni). Uno stato decisionale dove si prendono tutte le decisioni vere, che in seguito i burattini governativi delle varie nazioni e della storia sono costretti ( ieri come oggi) a mettere in atto sotto la pressione soffocante del debito nei confronti delle banche ( private e centrali) dell’aristocrazia finanziaria.
Questo sistema è sempre esistito ( in parte fin dall’antichità) e ce lo fa notare il grande scrittore francese Honoré de Balzac (1799-1850) quando scriveva: “Vi sono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che ci viene insegnata ad “usum Delphini” e la storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”
Questa sua frase ci fa comprendere che c’è sempre stato ( e c’è ora) un racconto storico apparente, di facciata, di comodo, quello usato appunto per la gente comune e soprattutto per la massa di ignoranti e propalata, divulgata dalla propaganda ufficiale ( il mainstream). La vera storia politica, economica e bellica è stata ed è nel “profondo” degli avvenimenti che appaiono nei libri di storia o nelle pagine della cronaca odierna.
La vera storia, il vero senso dei fatti di cronaca, che il mainstream ufficiale nasconde, solo pochi storici o giornalisti coraggiosi hanno tentato e tentano di farli venire alla luce, pagando questo loro coraggio con l’insulto, la censura, l’emarginazione e, in molti casi, con la morte ( sotto questa luce va vista, per esempio, l’uccisione di Pier Paolo Pasolini nel 1975, del Pasolini giornalista che cercò di raccontare dalle pagine dei giornali su cui scriveva e nei suoi scritti, il verminaio del “deep state” che si nascondeva nella storia italiana dal dopoguerra).
La vera tragica storia è nel “deep“, nel profondo, dove quella moneta-debito, con la quale l’élite, l’aristocrazia finanziaria espressa dalle grandi banche centrali e dal reticolo infame delle banche private ( Big Money) insieme alla massoneria riesce a schiavizzare tutti i popoli del mondo e tutti gli stati, o quasi. Con la catena del debito che impone l’assoluta sottomissione della politica ( nazionale, europea e mondiale) alla finanza. Con una speculazione infernale e conseguente impoverimento del popolo programmato ed imposto.
Lo studio della “moneta” come filo conduttore che ha solcato il tempo, segnando la storia fino ai giorni nostri, ci permette di avere una prospettiva completamente diversa della storia che ci hanno fatto sempre studiare sui principali libri di scuola o dei fatti di oggi come ce li raccontano televisione e giornali.
Giovanni Falcone diceva: “segui i soldi e troverai la mafia”. Seguiamo i soldi, la moneta, il debito e troveremo il deep-state e il vero senso degli avvenimenti.
Non riusciremo mai a capire ( se vogliamo capire) cos’è il Grande Reset, cos’è il World Economic Forum, l’Agenda 2030 ( leggi QUI), la catena soffocante di emergenze continue, la parodia del covid-19 e dei vaccini-mascherine, la guerra russo-ucraina, la crisi energetica, il ridicolo teatrino ( soprattutto italiano) della politica se non teniamo presente il “deep state” come chiave interpretativa vera della tragica cronaca che stiamo vivendo.
L’alternativa al capire è il vivere come la massa di covidioti, instupiditi dalla propaganda e continuamente impauriti, tesi ad un’ inutile “nuda vita” e carne da macello per l’inferno.
Il lungo articolo che segue, da studiare con pazienza ed attenzione, è un primo contributo per capire cos’è il “deep state“, come ha funzionato e funziona nella storia, anche italiana, recente ( leggi QUI).
Capire, probabilmente, non servirà a bloccare la strada verso l’inferno segnata dal “deep state” ma serve sicuramente a salvare la cosa più preziosa che abbiamo, la nostra dignità, attraverso la ferma disubbidienza civile ad ogni imposizione sanitaria, pseudo-ecologica e digitale che verrà, attraverso il rifiuto di vivere come broccoli.
Probabilmente non riusciremo a bloccare questa strada verso l’inferno ma non avremo permesso che i mostri del Grande Reset, dell’aristocrazia finanziaria che si è impadronita del mondo, s’impadroniscano della nostra anima ( e dei nostri corpi). E non è poco. Non è assolutamente poco! (GLR)
Wall Street, i nazisti e i crimini del Deep State
Introduzione
La risposta alla “pandemia di Covid-19″ ha molto in comune con la nascita del Terzo Reich.
Agamben (2021) ad esempio, paragona la legislazione di emergenza varata nel 2020 alla sospensione della Costituzione di Weimar nel 1933, e Davis (2021b) spiega come, attraverso una serie di atti legislativi che vengono imposti dal Parlamento mentre l’attenzione della popolazione è concentrata altrove, il Regno Unito si sta trasformando in una dittatura costituzionale.
Le agenzie governative britanniche ora hanno il mandato di commettere crimini impunemente; le proteste saranno di fatto criminalizzate o chiuse con poteri straordinari di polizia; il dissenso online sarà censurato; e ai giornalisti non sarà più consentito riportare informazioni ritenute contrarie all’”interesse nazionale” (Davis 2021b).
La “pandemia di Covid-19″ funziona come la Grande Bugia su cui tutto questo si basa, ovvero una bugia così grande che la gente comune non lo immaginerebbe possibile. Per citare Mein Kampf ( di Adolf Hitler, ndr):
“Perché le […] masse […] sono sempre più facilmente corrotte negli strati più profondi della loro natura emotiva che consapevolmente o volontariamente; e così nella primitiva semplicità delle loro menti cadono più facilmente vittime della grande bugia che della piccola bugia, poiché essi stessi spesso raccontano piccole bugie in piccole cose, ma si vergognerebbero di ricorrere a falsità su larga scala. Non gli verrebbe mai in mente di fabbricare falsità colossali e non arrivano a credere che altri possano avere l’impudenza di distorcere la verità in modo così famigerato. Anche se i fatti che dimostrano che è così possono essere portati chiaramente alla loro mente, continueranno a dubitare e vacillare e continueranno a pensare che potrebbe esserci qualche altra spiegazione.”
Rancourt et al. (2021) dimostrano scientificamente che non c’è stata una pandemia virale, solo quella che Davis (2021a), sulla base di diverse centinaia di pagine di argomentazioni, chiama una “pseudopandemia“, modellata sulla falsa “pandemia di influenza suina” del 2009 (Fumento 2010). Tuttavia, a causa della propaganda e della psicologia comportamentale applicata dispiegata come parte della guerra psicologica che prende di mira la mente inconscia, la dissonanza cognitiva impedisce a molte persone di vederlo o ammetterlo, anche quando vengono presentate le prove. Lo specialista di propaganda Mark Crispin Miller riflette: “Pensavo fosse assurdo confrontare il nostro sistema con la Germania nazista. Non la penso più così” (2021, 30 min).
Hitler fu, forse, il primo a vedere che la democrazia liberale può essere sovvertita giocando sulle paure inconsce delle masse. Se viene presentata una minaccia esistenziale, le masse possono essere indotte a sacrificare la libertà per la promessa della sicurezza. A livello viscerale, sono «molto più soddisfatto da una dottrina che non tollera rivali [promette sicurezza] che dalla concessione della libertà liberale. Non si rendono conto dell’impudenza con cui sono […] terrorizzati, né dell’oltraggiosa limitazione delle loro libertà umane, poiché in nessun modo si rivela in loro l’illusione di questa dottrina”. (citato in Fromm 1942, 191)
Questo è il modello per imporre l’autorità in un clima di terrore. Le masse possono essere terrorizzate e costrette a cedere le proprie libertà, e non gli verrà mai in mente che è stato loro mentito su scala monumentale – che la minaccia era fittizia.
Così, ad esempio, mentre Hitler rimproverava i banchieri internazionali e i pagamenti di riparazione per aver messo in ginocchio la Germania, la verità era che i pagamenti di riparazione tedeschi erano scesi a circa un ottavo rispetto ai livelli precedenti in seguito alla Moratoria di Hoover (1931) e all’Accordo di Losanna (1932), la Banca dei regolamenti internazionali gestiva l’oro nazista ei nazisti continuarono a onorare gli obblighi del Piano Young anche durante la seconda guerra mondiale.
La stessa strategia sull’uso di una grande bugia per generare paura di massa per scopi autoritari è stato evidente in “Covid-19″. Klaus Schwab l’ ha praticamente annunciato a giugno 2020:
“La maggior parte delle persone, temendo il pericolo rappresentato dal COVID-19 [in una] situazione di vita o di morte […] concorderà sul fatto che in tali circostanze il potere pubblico può legittimamente prevalere sui diritti individuali. Poi, quando la crisi sarà finita, alcuni potrebbero rendersi conto che il loro Paese si è improvvisamente trasformato in un luogo in cui non desiderano più vivere». (Schwab e Malleret 2020, 117)
Quando la menzogna viene smascherata, è troppo tardi, “perché la menzogna grossolanamente sfacciata lascia sempre tracce dietro di sé, anche dopo che è stata smascherata, un fatto noto a tutti i bugiardi esperti di questo mondo e a tutti coloro che cospirano insieme nell’arte di mentire» (Hitler 1969, 134).
Ancora una volta Schwab sembra avere familiarità con questo principio: non si tornerà a come erano le cose, perché “il taglio che abbiamo ora è troppo forte per non lasciare tracce” (citato in Clark 2020). Anche il protetto di Schwab, Yuval Noah Harari, fa parte della cospirazione di esperti bugiardi: “Se ripeti una bugia abbastanza spesso”, afferma, “la gente penserà che sia la verità. E più grande è la bugia, meglio è, perché le persone non penseranno nemmeno a come qualcosa di così grande possa essere una bugia“.
Desmet (2022) descrive il processo di “formazione di massa” sotto “Covid-19” che ricorda l’isteria di massa testimoniata nella Germania nazista. Agamben osserva che le persone hanno accettato il nuovo accordo di “blocco” “come se fosse ovvio, essendo “pronte a sacrificare praticamente tutto: le loro condizioni di vita, le loro relazioni sociali, il loro lavoro, persino le loro amicizie, nonché le loro convinzioni religiose e politiche” (2021, 17). Questo ricorda i “milioni nella Germania [nazista] [che] erano ansiosi di rinunciare alla propria libertà come lo erano i loro padri a lottare per essa” (Fromm 1942, 3).
Il principio nazista secondo cui «le attività dell’individuo […] devono essere svolte nell’ambito del tutto e per il bene di tutti» (citato in Lane e Rupp 1978, 41) si reincarnò nel sacrificio della libertà individuale nel nome di “proteggere gli altri”. Proprio come i nazisti dipingevano gli ebrei come “impuri” e un rischio per la salute pubblica, così gli slogan di propaganda come la “pandemia dei non vaccinati” hanno svolto una funzione simile di capro espiatorio.
I temi dell’eugenetica associati alla Germania nazista hanno alzato la loro brutta testa. Ehret (2021), in un articolo intitolato “L’assistenza sanitaria nazista rianimata attraverso i Cinque Occhi” (Five Eyes: The Five Eyes [FVEY è un’alleanza di intelligence che comprende Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti. Questi paesi sono parti dell’accordo multilaterale UKUSA, un trattato per la cooperazione congiunta nell’intelligence dei segnali.
Ehret osserva che le stesse organizzazioni che hanno promosso la politica eugenetica nella Germania nazista e nel Nord America, tra cui la Rockefeller Foundation, il Wellcome Trust e Engender Health (precedentemente noto come Human Sterilization League for Human Betterment) — sono ora coinvolte nello sviluppo di “vaccini” di mRNA insieme al Galton Institute (ex British Eugenics Association). A questo elenco potrebbe essere aggiunta anche la famiglia Gates (Corbett 2020).
I nazisti erano famosi per i loro tristi esperimenti medici su esseri umani senza il loro consenso, e le pericolose iniezioni sperimentali mascherate da “vaccini Covid-19″, imposte incautamente a popolazioni ignare attraverso la cattura normativa, le istituzioni politiche e mediche corrotte e un assalto propagandistico di livello militare (Hughes 2022), allo stesso modo appartengono “fermamente ai regni di un distopia totalitaria nazista” (Polyakova 2021). Corbett (2021) descrive la “‘nazificazione’ del SSN“, per cui i servizi sanitari pubblici sono stati posti sotto un “regime di comando e controllo” e subordinati al nuovo paradigma di biosicurezza, emettendo ogni tipo di pratica non etica. I professionisti medici che si esprimono sono privati della loro licenza di esercitare. Come ha detto il dottor Francis Christian a un gruppo disciplinare dell’Università del Saskatchewan:
“Questi sono i tipi di panel che sono stati istituiti nell’Unione Sovietica e nella Germania nazista […] È davvero inquietante che, poiché chiedo il consenso informato, non mi sia permesso esercitare[…] Questo è inquietante, distopico e non accettabile […] La verità verrà fuori, e quando lo farà voi ragazzi sarete nei guai”.
Alla luce di tutto quanto sopra, non sembra irragionevole suggerire che sia in corso un tentativo deliberato di far crollare la democrazia liberale utilizzando le tecniche di guerra psicologica apprese dai nazisti e di sostituirla con una forma di totalitarismo basata sull’eugenetica.
Spiegare la rinascita del nazismo
Da dove, allora, è nata questa inaspettata esplosione di temi e influenze naziste? Dopotutto, i nazisti furono apparentemente sconfitti nel 1945 e la fine dell’Unione Sovietica avrebbe dovuto segnare il trionfo definitivo del liberalismo occidentale (Fukuyama 1989). La risposta qui proposta è che Wall Street – l’apice del capitale finanziario internazionale e un “complesso dominante” che include “non solo banche e studi legali, ma anche le major petrolifere” (Scott 2017, 14) – è sempre stata sposata con il nazionalsocialismo come il mezzo più spietato per schiacciare la resistenza della classe operaia. Dopo aver sovvertito la rivoluzione bolscevica e trasformato l’Unione Sovietica in una gigantesca opportunità per acquisire il controllo finanziario sulle industrie nazionalizzate sulla base di un modello precedentemente stabilito in America Latina (Sutton 2011), Wall Street ha cercato di fare lo stesso in Germania e negli Stati Uniti.
Dal luglio 1933 al 1934, finanzieri di Wall Street e ricchi industriali pianificarono un colpo di stato negli Stati Uniti. Il “Complotto aziendale“, come divenne noto, fu finanziato da Irénée duPont, J.P. Morgan e altri ricchi industriali tra cui William Knudsen (presidente della General Motors), Robert Clark (erede della Singer Sewing Machine Corporation), Grayson Murphy (direttore di Goodyear) e la famiglia Pew di Sun Oil (Yeadon e Hawkins 2008, 129).
Se il fallito colpo di stato non fosse stato sventato dal suo leader designato, il generale Smedley Butler, gli Stati Uniti avrebbero probabilmente seguito la Germania nazista e l’Unione Sovietica sulla via del totalitarismo, inaugurando plausibilmente il mondo degli “stati presidio” immaginato da Harold Lasswell nel 1939 , in cui l’opposizione politica, le legislature e la libertà di parola vengono abolite e i dissidenti vengono mandati nei campi di lavoro forzato (Lasswell 2002, 146).
Il piano per distruggere la democrazia liberale nell’interesse del capitale finanziario ha quindi circa otto decenni.
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Sebbene il complotto commerciale e la Germania nazista siano stati sconfitti, i rappresentanti di Wall Street hanno supervisionato il reclutamento di ex nazisti negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale. Attraverso l’apparato di sicurezza nazionale che hanno creato nel 1947, in particolare attraverso la CIA nel cuore di uno stato profondo transnazionale (Tunander 2016; Scott 2017), hanno continuato a schiacciare spietatamente la resistenza della classe operaia utilizzando metodi derivati dai nazisti, compresi gli squadroni della morte ( Gill 2004, 85-6, 155, 255), tortura (McCoy 2007), terrorismo false flag (Ganser 2005; Davis 2018), guerra biochimica (Kaye 2018), sorveglianza che prendeva di mira gli oppositori politici (Klein 2007, 91; van der Pijl 2022, 58-9) e uccisioni di massa di civili (Valentine 2017). Nel ventesimo secolo, tali metodi erano per lo più riservati alle popolazioni non occidentali per facilitare l’imperialismo statunitense con il pretesto di una “Guerra Fredda” con l’Unione Sovietica (Ahmed 2012, 70).
La fine dell’Unione Sovietica ha comportato la necessità di trovare un nuovo nemico affinché il paradigma della cartolarizzazione continuasse a funzionare (vale a dire convincere il pubblico che sono necessarie misure straordinarie, incompatibili con la democrazia e lo stato di diritto, per far fronte a una presunta minaccia esistenziale ).
Nel 1991, il Club di Roma ha proposto un nuovo “nemico comune contro il quale possiamo unirci”, cioè “l’umanità stessa” per la sua disastrosa inferenza nei processi naturali (King e Schneider 1991, 115). Ma mentre l’agenda verde - a sua volta derivante dall’ecologismo nazista (Brüggemeier et al. 2005; Staudenmaier 2011) – ha lottato per guadagnare terreno, Carter et al. (1998, 81) prevedevano un “evento trasformativo” che avrebbe, “come Pearl Harbor [... ] diviso il nostro passato e futuro in un prima e un dopo”, comportando “la perdita di vite umane e proprietà senza precedenti in tempo di pace” e richiedendo “misure draconiane , riducendo le libertà civili, consentendo una più ampia sorveglianza dei cittadini, la detenzione dei sospetti e l’uso della forza letale“.
Allo stesso modo, il Project for a New American Century (2000) ha affermato che la ricostruzione delle difese americane sarebbe stata un affare prolungato “in assenza di qualche evento catastrofico e catalizzatore, come una nuova Pearl Harbor”. L’11 settembre è stato debitamente utilizzato come pretesto, non solo per le guerre imperialiste all’estero, ma anche per un accresciuto autoritarismo in patria, la cui narrativa ufficiale costituisce un’altra grande bugia che gli accademici non sono in grado di difendere (Hughes 2020).
Tra il 2015 e il 2017, le crescenti tensioni sociali in Occidente dopo anni di “austerità” e crescenti livelli di disuguaglianza derivanti dalla crisi finanziaria del 2008, hanno incontrato un’escalation del numero di attacchi terroristici volti a reimpostare la disciplina sulle popolazioni tra il 2015 e il 2017, in particolare in Francia (van der Pijl 2022, 63-4). Ma quando le proteste in tutto il mondo hanno iniziato ad assumere una forma socialmente progressista non facilmente assimilata dai movimenti “populisti” nel 2018-19, è diventato chiaro che era necessario un nuovo paradigma di controllo sociale (van der Pijl 2022, 54-58). “Covid-19” fornisce il pretesto per inaugurare quel nuovo paradigma. Come scrive Agamben,
“Se i poteri che governano il mondo hanno deciso di usare questa pandemia – ed è irrilevante che sia reale o simulata – come pretesto per trasformare dall’alto in basso i paradigmi della loro governance, ciò significa che quei modelli erano in progressivo, inevitabile declino, e quindi agli occhi di quelle potenze non è più adatto allo scopo”. (Agamben 2021, 7)
Attualmente siamo nel bel mezzo di un tentativo di cambio di paradigma. La democrazia liberale, da tempo svuotata dalla “Guerra al terrore”, è ora finita, e il suo successore previsto è la tecnocrazia, un sistema di controllo totalitario basato sulla dittatura scientifica basata sui dati (Wood 2018).
Se implementata con successo, la tecnocrazia sarà peggiore di qualsiasi cosa immaginata da Hitler o Stalin, perché equivale alla schiavitù digitale dell’umanità attraverso nanotecnologie biometriche, sorveglianza e monitoraggio costanti come parte di “Internet dei corpi”, valute digitali della banca centrale e un Sistema di credito sociale in stile cinese (Davis 2022; Broudy e Kyrie 2021; Wood 2019). Tale risultato sarebbe potenzialmente irreversibile.
Il modello di guerra psicologica per il suo lancio è l’abbattimento nazista della Repubblica di Weimar, sostenuto da Wall Street.
Wall Street e Ascesa di Hitler
I nazisti non sarebbero mai potuti salire al potere, costruire la loro industria o andare in guerra se non fosse stato per il sostegno di Wall Street. Sutton (2016) documenta la pista di controllo finanziaria che collega Wall Street all’ascesa di Hitler, che risale al Piano Dawes del 1924 sponsorizzato da JP Morgan, apparentemente inteso ad aiutare la Germania con i pagamenti delle riparazioni. I prestiti concessi alla Germania nell’ambito del Piano Dawes furono utilizzati per “creare e consolidare le gigantesche combinazioni chimiche e siderurgiche di I.G. Farben e Vereinigte Stahlwerke”, cartelli che non solo sponsorizzarono Hitler, ma organizzarono anche esercitazioni di giochi di guerra nel 1935-6 e fornirono i principali materiali bellici usati nella seconda guerra mondiale (tra cui benzina sintetica, 95% di esplosivi e Zyklon B) (Sutton 2016 , 23-4, 31).
Circa il 75% di questo prestito proveniva da sole tre banche di investimento statunitensi: Dillon, Read Co.; Harris, Forbes & Co.; e National City Company, che a sua volta ha raccolto la maggior parte dei profitti (Sutton 2016, 29). Sono stati specificamente i banchieri d’investimento di Wall Street, più Henry Ford – e non “la grande maggioranza degli industriali americani indipendenti” – che hanno consentito la costruzione dell’industria nazista:
“La General Motors, la Ford, la General Electric, la DuPont e le poche società statunitensi intimamente coinvolte nello sviluppo della Germania nazista erano — fatta eccezione per la Ford Motor Company — controllate dall’élite di Wall Street — la società J.P. Morgan, la Rockefeller Chase Bank e in misura minore la banca Warburg Manhattan”. (SUTTON 2016, 31, 59)
Ad esempio, i due maggiori produttori di carri armati nella Germania nazista, Opel e Ford AG, erano filiali di società statunitensi controllate, rispettivamente, da JP Morgan e Ford. All’interno di questa struttura, DuPont ha anche sponsorizzato gruppi pro-hitleriani negli Stati Uniti (Yeadon e Hawkins 2008, 129). Henry Ford finanziò Hitler dall’inizio degli anni ’20 in poi, e Hitler riportò alla lettera sezioni del libro di Ford The International Jew nel Mein Kampf.
Hitler assegnò a Ford la Gran Croce dell’Aquila tedesca, una decorazione nazista per illustri stranieri, nel 1938, e tenne un ritratto di Ford in bella mostra nel suo ufficio (Sutton 2016, 92-93). Ford ha prodotto veicoli per l’esercito degli Stati Uniti e la Wehrmacht durante la seconda guerra mondiale, traendo profitto da entrambe le parti. Gli stabilimenti Ford A.G., come quelli della General Electric tedesca, non furono presi di mira dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, dato che erano ovviamente troppo redditizi per portarli a una conclusione prematura.
Importanti industriali e finanzieri tedeschi, attirati dalla promessa di Hitler di distruggere i sindacati e la sinistra politica, finanziarono di nascosto il partito nazista, ad es. Alfried Krupp, Günther Quandt, Hugo Stinnes, Fritz Thyssen, Albert Vögler e Kurt Baron von Schröder. Questi industriali erano “prevalentemente direttori di cartelli con associazioni americane, proprietà, partecipazione o qualche forma di collegamento sussidiario” (Sutton 2016, 101). Ad esempio, mentre la General Electric tedesca (AEG) e Osram (con Gerard Swope e Owen D. Young che ricoprono posizioni influenti in entrambi) finanziarono Hitler, Siemens, che era senza direttori americani, no (Sutton 2016, 59).
Il Comitato McCormack-Dickstein (1934/35) scoprì che la compagnia di navigazione Hamburg-America Line, di proprietà di W. Averell Harriman, aveva fornito libero passaggio in Germania ai giornalisti statunitensi disposti a scrivere favorevolmente sull’ascesa al potere di Hitler, mentre portava fascisti simpatizzanti negli Stati Uniti. Il presidente di WA Harriman & Co era George Herbert Walker, il cui genero, Prescott Bush (il padre e il nonno di due futuri presidenti degli Stati Uniti), sedeva nel consiglio di amministrazione. Bush è stato anche direttore (ed ex vicepresidente) della Union Banking Corporation, fondata nel 1924 come sussidiaria di WA Harriman & Co., i cui beni furono sequestrati dal governo degli Stati Uniti nel 1942 ai sensi del Trading with the Enemy Act del 1917.
Bush, un membro dei Bones (società segreta studentesca) come Harriman, era anche un partner della Brown Brothers Harriman (fondata nel 1931), che fungeva da base statunitense per l’industriale sostenitore di Hitler Fritz Thyssen. Gli Harriman erano “intimamente collegati con importanti nazisti Kouwenhoven e Groeninger e con una banca di facciata nazista, la Bank voor Handel en Scheepvaart” (Sutton 2016, 107).
Lo studio legale Sullivan e Cromwell, che originariamente consigliò John Pierpont Morgan durante la creazione di Edison General Electric nel 1882 e inventò il concetto di holding per evitare le leggi antitrust, ebbe “ampi rapporti d’affari con numerose società e banche tedesche che avevano sostenuto il Terzo Reich» (Trento 2001, 25). L’editorialista Drew Pearson ha elencato i clienti tedeschi dell’azienda che avevano dato contributi in denaro ai nazisti, descrivendo John Foster Dulles (un partner dell’azienda insieme a suo fratello Allen) come il fulcro dei “circoli bancari che hanno salvato Adolf Hitler dalle profondità finanziarie, che costituì il suo partito nazista come un’impresa in movimento» (citato in Kinzer 2014, 51).
Sullivan e Cromwell hanno lanciato le prime obbligazioni statunitensi emesse da Krupp A.G., e esteso la portata di I.G. Farben come parte di un cartello internazionale del nichel e hanno contribuito a bloccare le restrizioni canadesi sulle esportazioni di acciaio ai produttori di armi tedeschi (Kinzer 2014, 51). Standard Oil, controllata dalla famiglia Rockefeller, ha sviluppato, in collaborazione con I.G. Farben, il processo di idrogenazione necessario per produrre benzina sintetica per la Wehrmacht; forniva anche piombo etilico e gomma sintetica.
A giudizio di Sutton, la Standard Oil per oltre un decennio “ha aiutato la macchina da guerra nazista rifiutandosi di aiutare gli Stati Uniti” e senza questa assistenza “la Wehrmacht non sarebbe potuta entrare in guerra nel 1939″ (Sutton 2016, 75). La Rockefeller Chase Bank fu accusata di aver collaborato con i nazisti nella seconda guerra mondiale (Sutton 2016, 149).
Questa complessa rete di interconnessioni finanziarie e commerciali dimostra oltre ogni ragionevole dubbio che la classe dirigente statunitense era profondamente in sintonia con Hitler e il progetto del Nazionalsocialismo. Conferma anche l’accuratezza dell’analisi marxista degli anni ’30 secondo cui il fascismo (il termine predefinito prima che Arendt distinguesse tra esso e il totalitarismo) rappresenta “uno strumento nelle mani del capitale finanziario” (Trotsky 1977, 173), anzi niente di meno che “un’ aperta dittatura terroristica degli […] elementi più imperialisti del capitale finanziario” (Georgi Dimitrov, citato in Marcon 2021, 55).
I fallimenti della denazificazione
Dopo la seconda guerra mondiale, Wall Street controllava la nomina dei funzionari responsabili della denazificazione e del governo della Repubblica Federale (Sutton 2016, 160). Il Consiglio di controllo per la Germania, guidato dal generale Lucius Clay, includeva, tra gli altri, Louis Douglas, direttore della General Motors controllata da Morgan, e William Draper, partner di Dillon, Read & Co. (Sutton 2016, 158).
Tuttavia, mentre si svolgevano i processi di Norimberga, molti nazisti di alto livello e i loro sostenitori industriali si sottraevano alla giustizia, e anche quelli giudicati colpevoli, come Alfried Krupp e Friedrich Flick, furono autorizzati a tornare alle loro vecchie posizioni all’inizio degli anni ’50. Nessun americano è stato processato nonostante il ruolo di Wall Street e Ford nel facilitare l’ascesa di Hitler, costruire l’industria nazista e consentire e prolungare la guerra. Sutton ipotizza ironicamente che il vero scopo della giustizia di questo vincitore fosse “distogliere l’attenzione dal coinvolgimento degli Stati Uniti nell’ascesa al potere di Hitler” (2016, 48).
La Banca dei Regolamenti Internazionali, che continuò a operare senza problemi durante la seconda guerra mondiale, come se i suoi banchieri centrali non fossero in guerra tra loro, accettò l’oro dalla Reichsbank nazista nonostante la sua discutibile provenienza. Il suo consiglio di amministrazione, includeva il Direttore di IG Farben Hermann Schmitz, l’”ostetrico del nazismo” Kurt Baron von Schröder, Emil Puhl, che era incaricato di elaborare l’oro dentale saccheggiato dalla bocca delle vittime dei campi di concentramento, e Walther Funk, definito al processo di Norimberga “il banchiere dei denti d’oro”. Tutti e quattro sono stati condannati per crimini contro l’umanità. Anche se la conferenza di Bretton Woods nel 1944 raccomandava che la BRI fosse liquidata “il più presto possibile”, ciò non avvenne e la raccomandazione fu revocata nel 1948. La BRI fu così autorizzata a sopravvivere nonostante la sua complicità nei crimini del Terzo Reich.
Alcuni ex nazisti hanno continuato ad assumere posizioni molto potenti. Il principe Bernhard dei Paesi Bassi, che prestò servizio nelle SS all’inizio degli anni ’30 prima di unirsi a I.G. Farben, ha co-fondato il Gruppo Bilderberg nel 1954. Walter Hallstein, che ha servito come Primo Luogotenente nell’esercito tedesco e il cui nome è stato proposto dall’Università di Francoforte nel 1944 come potenziale ufficiale della leadership nazionalsocialista (incaricato di insegnare l’ideologia nazista ai soldati ), è stato nominato primo presidente della Commissione CEE (ora UE) (1958-1967). Adolf Heusinger, un tempo capo di stato maggiore dell’esercito di Hitler, divenne ispettore generale della Bundeswehr (1957–1961) e presidente del comitato militare della NATO (1961–1964).
Kurt Kiesinger, che aveva stretti legami con il ministro degli esteri nazista Joachim von Ribbentrop, il ministro della propaganda Joseph Goebbels e Franz Six, che guidava gli squadroni della morte nell’Europa orientale, partecipò alla conferenza del Bilderberg del 1957 e in seguito divenne cancelliere della Germania occidentale (1967-1971). Kurt Waldheim, un ex ufficiale dei servizi segreti della Wehrmacht nazista, divenne Segretario generale delle Nazioni Unite (1972–1981) e Presidente dell’Austria (1986–1992).
Ovunque fosse interessata la governance globale, la denazificazione era fondamentalmente irrilevante e sistematicamente evitata.
Reclutare ex nazisti e personale dell’Unità 731
Non solo non si è riusciti a condannare molti dei responsabili della seconda guerra mondiale, ma dopo la guerra gli Stati Uniti hanno reclutato attivamente oltre 1.600 ex scienziati, ingegneri e tecnici nazisti attraverso l’operazione PAPERCLIP (1945-1959), il contrappunto occidentale all’ Operazione Osoaviachim. Questi includevano scienziati nucleari ed esperti di razzi come Wernher von Braun (ex SS, pioniere della tecnologia missilistica nazista V2, nominato direttore del Marshall Space Flight Center della NASA nel 1960), Georg Rickhey e Arthur Rudolph.
Includevano anche scienziati che avevano condotto esperimenti medici sui detenuti dei campi di concentramento, come Walter Schreiber, mentre veniva redatto il Codice di Norimberga del 1947. Secondo Stephen Kinzer, i medici nazisti furono portati a Fort Detrick per consigliare sull’uso del gas nervino sarin e per spiegare i risultati degli esperimenti con la mescalina su soggetti umani nel campo di concentramento di Dachau (citato in Gross 2019).
L’inventore del gas Sarin Otto Ambros, che era stato riconosciuto colpevole di omicidio di massa al processo di Norimberga, ha ottenuto la grazia dall’ex avvocato di Wall Street e Alto Commissario tedesco degli Stati Uniti John J. McCloy (Jacobsen 2014, 337). McCloy perdonò anche l’industriale Friedrich Flick, condannato a Norimberga con l’accusa di sfruttamento del lavoro degli schiavi, che divenne l’uomo più ricco della Repubblica Federale.
McCloy ha persino cercato di commutare la pena detentiva dello stretto alleato di Hitler, Albert Speer. PAPERCLIP è stato approvato in linea di principio dal Joint Chiefs of Staff il 6 luglio 1945 all’insaputa del presidente Truman; passò più di un anno prima che il presidente desse la sua approvazione ufficiale.
Contemporaneamente, oltre 100 ex ufficiali della Gestapo e delle SS furono reclutati dalla CIA attraverso l’ex capo dell’intelligence nazista Reinhard Gehlen attraverso l’Organizzazione Gehlen, che nel 1956 sarebbe diventata il Servizio di intelligence federale in Germania.
I nomi includevano Alois Brunner, che inviò oltre 100.000 ebrei nei ghetti e nei campi di concentramento, Franz Alfred Six, che guidava un’unità di squadroni della morte nell’Unione Sovietica, Emil Augsburg, che progettò le esecuzioni di ebrei da parte delle SS nella Polonia occupata, Karl Silberbauer, che catturò Anne Frank, Klaus Barbie, il cosiddetto “Macellaio di Lione”, Otto von Bolschwing, che lavorò con Adolf Eichmann alla pianificazione della Soluzione Finale, e il criminale di guerra Otto Skorzeny.
L’unità 731 dell’esercito imperiale giapponese eseguì esperimenti umani letali durante la seconda guerra sino-giapponese, senza lasciare sopravvissuti. Tali esperimenti includevano la vivisezione, l’iniezione alle vittime di malattie veneree mascherate da vaccinazioni, l’uso di bersagli umani vivi per testare granate e lanciafiamme, elettrocuzione, iniezione di sangue animale, esposizione a livelli letali di radiazioni X, stupro e gravidanza forzata.
L’unità 731 ha anche sviluppato metodi di guerra biologica, tra cui il rilascio di pulci infette dalla peste sulla Cina, l’iniezione nei pozzi di tifo e paratifo e l’iniezione di prigionieri con varie malattie tra cui peste bubbonica, colera, vaiolo e botulismo. Ai criminali di guerra dell’Unità 731 è stata concessa l’immunità segreta dagli Stati Uniti in cambio della loro “esperienza”. Questa amnistia, rivelata per la prima volta da John Powell in un articolo del Bulletin of Atomic Scientists del 1981, non è stata formalmente concessa dal governo degli Stati Uniti fino al 1999 e la relativa documentazione non è stata pubblicata fino al 2017 (vedi Kaye 2017). Tutte le successive ricerche sulla guerra biologica statunitense devono essere viste in questo contesto (van der Pijl 2022, cap. 5).
Wall Street, Kennan e la nascita dello Stato di sicurezza nazionale degli Stati Uniti
Nel luglio 1947, il presidente Truman firmò in legge il National Security Act, apparentemente volto a migliorare il coordinamento tra le agenzie militari e di intelligence. Prevedeva, tra le altre cose, un istituto militare nazionale guidato dal Segretario alla Difesa, un Consiglio di sicurezza nazionale (NSC) e la Central Intelligence Agency (CIA). Quest’ultimo sostituirà l‘Office of Strategic Service (OSS, 1942–1945), gestito durante la guerra come equivalente dell’MI6 (intelligence britannico, ndr).
È stato il frutto di Allen Dulles, che ha formato un gruppo consultivo di sei uomini, cinque dei quali (tra cui William H. Jackson e Frank Wisner) erano banchieri di investimento o avvocati di Wall Street (Scott 2017, 14). Un progetto per il National Security Act è stato fornito da Ferdinand Eberstadt (ex vicepresidente del War Production Board), che, come il suo collaboratore di lunga data James Forrestal, era un ex banchiere di investimento di Dillon, Read & Co.. Forrestal fu nominato primo Segretario alla Difesa degli Stati Uniti nel settembre 1947. La creazione della CIA fu sollecitata dagli ex avvocati di Wall Street e dai direttori dell’OSS William Donovan e Allen Dulles (che in seguito la diressero). Secondo il futuro direttore esecutivo della CIA A. B. “Buzzy” Krongard, “l’intero OSS non era in realtà altro che banchieri e avvocati di Wall Street” (citato in Ahmed 2012, 65).
Nella sua prima sessione nel dicembre 1947, l’NSC approvò la creazione di un’unità sotto copertura, lo Special Procedures Group (SPG), che divenne operativo nel marzo 1948 sotto la guida di Frank Wisner, “che esercitava un potere senza precedenti grazie alla sua posizione nel New York Law and Financial Circles” (Ahmed 2012, 65).
(Prima della guerra, Wisner aveva lavorato presso Carter, Ledyard e Milburn, il vecchio studio legale di Franklin Roosevelt.) Wisner fu l’architetto del programma Bloodstone, attraverso il quale “decine di leader di organizzazioni collaborazioniste naziste ritenute utili per la guerra politica nell’est Europa [compresi sabotaggio e assassinio] sono entrati negli Stati Uniti” (Simpson 2014, 100).
Smentendo la dottrina Truman di “libere istituzioni, governo rappresentativo, [e] libere elezioni” (come da discorso di Truman del 12 marzo 1947 al Congresso), il primo atto del SPG fu quello di sovvertire le elezioni italiane dell’aprile 1948.
Nell’ambito della riorganizzazione della sicurezza nazionale del 1947, George Kennan fu nominato, su raccomandazione di Forrestal, il primo Direttore della pianificazione delle politiche, ovvero il capo del gruppo di esperti interni del Dipartimento di Stato, il Personale per la pianificazione delle politiche. Nel 1938, Kennan aveva proposto una forma di governo autoritaria negli Stati Uniti, chiedendo la revoca del suffragio alle donne, agli immigrati e agli afroamericani “confusi” e “ignoranti” (Miscamble 1993, 17; Costigliola 1997, 128).
Dichiarando ammirazione per il regime fascista austriaco di Schuschnigg, affermò che “se il dispotismo malizioso aveva maggiori possibilità di male della democrazia, il dispotismo benevolo aveva maggiori possibilità di bene” (citato in Botts 2006, 844).
Dopo la guerra, fece rimuovere il documento del 1938 dalle sue carte nella Seeley G. Mudd Manuscript Library di Princeton. Nel 1947-8, Kennan fu l’architetto del Reverse Course in Giappone, mantenendo lo zaibatsu e “ripristinando la classe politica prebellica con i suoi criminali di guerra di classe A, come non era possibile in Germania”; l’occupazione statunitense, ha osservato, potrebbe “eliminare i bromuri sulla democratizzazione” (Anderson 2017, 60). Kennan ha affermato che “preferiva rimanere all’oscuro” dei crimini di guerra nazisti; piuttosto che epurare i nazisti dai governi tedeschi del dopoguerra, sarebbe meglio, ha affermato, tenere “l’attuale classe dirigente tedesca […] rigorosamente al suo compito e insegnarle le lezioni che desideriamo che impari” (Simpson 2014, 88- 9).
Kennan intervenne personalmente per ottenere un nulla osta di sicurezza di alto livello per Gustav Hilger, che aveva servito nel segretariato personale del ministro degli esteri nazista von Ribbentrop e aveva svolto un ruolo nell’Olocausto, seguendo i suoi consigli sulla politica Est-Ovest (Simpson 2014, 116). In America Latina, Kennan ha sostenuto “dure misure di repressione”, anche se questo “non avrebbe resistito alla prova dei concetti americani di procedure democratiche” (citato in Anderson 2017, 86).
Pur sostenendo pubblicamente il “contenimento”, Kennan scrisse un importante memorandum datato 4 maggio 1948 proponendo che il Dipartimento di Stato istituisse una direzione per le operazioni di guerra politica in grado di rivaleggiare con quelle della Gran Bretagna e dell’Unione Sovietica (Kennan 1948). Tali operazioni potevano essere palesi, coinvolgendo alleanze politiche, misure economiche come il Piano Marshall e propaganda. Oppure potevano essere segrete, coinvolgendo “il sostegno clandestino di elementi stranieri” amichevoli “, la guerra psicologica “nera” e persino l’incoraggiamento alla resistenza clandestina in stati ostili” (Kennan 1948). Tutte le operazioni segrete, raccomanda Kennan, avrebbero dovuto essere condotte sotto la copertura dell’NSC, guidato da un unico individuo che risponde al Segretario di Stato.
La direttiva NSC 10/2 (18 giugno 1948) prevede l’istituzione di un Office of Special Projects (OSP) all’interno della CIA con poteri per impegnarsi in attività segrete relative alla propaganda, alla guerra economica; azione preventiva diretta, comprese misure di sabotaggio, antisabotaggio, demolizione ed evacuazione; sovversione contro stati ostili, inclusa l’assistenza a movimenti di resistenza clandestini, guerriglie e gruppi di liberazione dei profughi e sostegno degli elementi anticomunisti indigeni nei paesi minacciati del mondo libero.
Sebbene NSC 10/2 affermi che le operazioni segrete “non includeranno conflitti armati da parte di forze militari riconosciute, spionaggio, controspionaggio e copertura e inganno per operazioni militari”, Kennan e Charles Thayer hanno segretamente spinto per il ripristino dell’esercito di Vlasov, una campagna di emigrazione anticomunista creata dalle SS per l’uso contro l’URSS, che avrebbe potuto collaborare con specialisti militari statunitensi come parte di una nuova scuola per l’addestramento alla guerriglia anticomunista (Simpson 2014, — non dissimile dalla Scuola delle Americhe fondata nel 1946.
L’Office of Special Projects ha sostituito lo Special Procedures Group, ereditandone le risorse, ed è stato ribattezzato Office of Political Coordination per distogliere l’attenzione dalle sue attività segrete prima di diventare operativo nel settembre 1948. Era guidato da Wisner, la seconda scelta di Kennan dietro Allen Dulles, che ha rifiutato la posizione nell’errata aspettativa di diventare direttore della CIA dopo una vittoria repubblicana nelle elezioni del 1948.
Lo stato duale/profondo
La suddetta genealogia delle agenzie dell’alfabeto, con Kennan come filo rosso, traccia l’emergere di ciò che Hans Morgenthau, in uno studio del 1955, chiama il “doppio stato” (Morgenthau 1962). Morgenthau era interessato, al culmine della Seconda Paura Rossa, che alcuni ufficiali del Dipartimento di Stato non riferissero più al Segretario di Stato e al Presidente, ma piuttosto al senatore McCarthy.
Confondendo il successivo stereotipo neorealista dello stato come attore razionale unificato, Morgenthau postulava sia una “gerarchia statale regolare” che una “gerarchia di sicurezza” al lavoro negli Stati Uniti. Mentre la gerarchia statale regolare è visibile e obbedisce allo stato di diritto, la gerarchia della sicurezza è invisibile e di fatto “monitora e controlla la prima”, esercitando il potere di veto su di essa attraverso la capacità di imporre misure di emergenza in nome della sicurezza (Tunander 2016 , 171, 186).
La gerarchia della sicurezza può essere vista come l’aspetto esteriore del “governo invisibile” identificato in precedenza da più autori. Questi includono il Partito Progressista nella sua piattaforma del 1912; l’articolo “Governo invisibile” del sindaco di New York City John Hylan del 1922, che punta il dito contro una “oligarchia dei grandi affari”, guidata dagli “interessi Rockefeller-Standard Oil, alcuni potenti magnati industriali e un piccolo gruppo di case bancarie [ …]” (Hylan 1922, 659-61, 714-16); e l’affermazione di Edwards Bernays che coloro che esercitano una “manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle opinioni organizzate delle masse […] e manipolano questo meccanismo invisibile della società, costituiscono un governo invisibile che è il vero potere dominante del nostro paese (Bernays 1928, 1).
Insieme, il governo invisibile e la gerarchia della sicurezza formano “un nuovo apparato profondo” – a volte indicato come lo stato profondo (Scott 2017) – mediante il quale gli attori privati ”sfruttano lo stato per strumentalizzare o facilitare la violenza politica criminale necessaria per sostenere ed espandere l’accumulazione [capitalista]” (Ahmed 2012, 63).
Lo stato profondo equivale a una cospirazione ad alto livello tra elementi chiave di Wall Street, intelligence e altre agenzie governative, il complesso militare-industriale, la polizia, le multinazionali, i gruppi di riflessione, le fondazioni, i media e il mondo accademico. Indipendentemente da quale governo sia nominalmente incaricato, lo stato profondo sovverte la democrazia e lo stato di diritto per assicurarsi che i programmi della classe dirigente siano continuamente realizzati.
Sebbene ci siano tensioni e lotte di potere tra diversi gruppi e istituzioni dello stato profondo, in definitiva quelle diverse frazioni di classe tendono a fondersi e unirsi attorno a determinati paradigmi e politiche di controllo fondamentali per il loro reciproco vantaggio di classe.
Lo stato profondo compie i suoi interventi più significativi sotto forma di “eventi profondi”, cioè eventi che trasformano profondamente la traiettoria della politica e della società ma la cui provenienza è ambigua, ad es. l’assassinio di JFK, l’ 11 settembre, e ora il “Covid-19″ (cfr. Scott 2017, cap. 9).
La transnazionalizzazione del Deep State
L’emergere degli Stati Uniti come potenza imperialista dominante dopo il 1945, ha portato alla creazione di un “sistema profondo transnazionale dominato dagli Stati Uniti che ha trasfigurato, e continua a tentare di manipolare, le traiettorie della politica locale e regionale” (Ahmed 2012, 63) . Scott (2017, 30) indica l’emergere di uno “stato profondo sovranazionale”.
Ciò è iniziato con l’intelligence dei segnali e il sistema di sorveglianza Five Eyes. L’accordo UK/USA del 1946 (basato sulla cooperazione di intelligence che risale alla Carta atlantica del 1941) è stato ampliato per includere Canada (1948), Norvegia (1952) e Danimarca (1954), oltre a Germania occidentale, Australia e Nuova Zelanda (1955 ) (Norton-Taylor 2010). Pertanto, l’etichetta “Five Eyes“, che suggerisce gli Stati Uniti più i principali paesi del Commonwealth, è in realtà fuorviante, nonostante la dichiarazione formale di UKUSA nel 1955: “In questo momento solo Canada, Australia e Nuova Zelanda saranno considerati UKUSA- paesi del Commonwealth che collaborano” (citato in Norton-Taylor 2010).
Il sistema di sorveglianza transnazionale aveva già integrato diversi partner dell’Europa occidentale ed era gestito dagli Stati Uniti con il Regno Unito come partner junior. Nel tempo ha rappresentato “un’importante struttura di sostegno per la classe dirigente atlantica, lavorando a stretto contatto con i servizi di stati vassalli come Germania e Francia, Corea del Sud e Giappone, nonché alleato di Israele” (van der Pijl 2022, 73).
Ci sono due livelli di potere operativo nel sistema profondo, uno visibile, l’altro nascosto, basato sulla “divisione Grossraum tra la gerarchia dello stato-nazione e la gerarchia di sicurezza del potere protettore o Reich” (Tunander 2016, 186). Grossraum è un concetto che si trova negli scritti del giurista nazista Carl Schmitt e si traduce come “Grand Area”, un concetto centrale nei documenti di pianificazione del Council on Foreign Relations del 1944 per l’ordine internazionale del dopoguerra, esprimibile come “una regione centrale, che potrebbe sempre essere estesa per includere più paesi» (Shoup e Minter 1977, 138).
In quell’ordine del dopoguerra, “l’intelligence USA e forze di sicurezza sarebbero stati sempre presenti negli stati locali per garantire la sicurezza del Grossraum. In altre parole, la gerarchia della sicurezza degli Stati Uniti interverrebbe se “necessario” come forza di veto o come “potere di emergenza”, o quello che Carl Schmitt chiamava il sovrano. Potrebbe intervenire per influenzare la gerarchia stato-nazione o con operazioni in grado di manipolare le politiche di questa gerarchia o, in ultima analisi, porre il veto alle sue decisioni sostituendo i suoi leader”. (Tunander 2016, 186)
Secondo Tunander, questa doppia struttura è presente in tutti gli stati della NATO, indicando che la NATO non è solo un’alleanza formale di stati sovrani, ma anche “qualcosa come un ‘superstato’ informale degli Stati Uniti” (2016, 185).
Le prove che dimostrano l’esistenza di un deep state transnazionale sono state storicamente lente ad emergere, proprio perché quel sistema doveva rimanere nascosto. Tuttavia, è stato graficamente esposto nel 1990, quando sono emerse rivelazioni secondo cui l’agenzia di intelligence militare italiana SIFAR aveva, dalla fine degli anni ’40, collaborato con la CIA per stabilire un esercito segreto in Italia chiamato in codice “Gladio” (“spada”).
Secondo Davis (2018), non è chiaro se un’organizzazione diversa dalla CIA o dall’MI6 sia stata in grado di autorizzare le operazioni di Gladio. Apparentemente coordinato dalla NATO, l’esercito segreto di Gladio faceva parte di una rete internazionale clandestina teoricamente intesa a fornire resistenza in caso di invasione sovietica dell’Europa occidentale (Ganser 2005, 88). Idee del genere non erano nuove: l’Operazione Werwolf (1944) dei nazisti mirava a creare cellule di resistenza che avrebbero operato dietro le linee nemiche mentre gli Alleati avanzavano attraverso la Germania (Biddiscombe 1998).
Tutti i primi ministri italiani erano a conoscenza dell’operazione Gladio e uno di loro, Francesco Cossiga (1978-1979) si dichiarava addirittura “orgoglioso del fatto che abbiamo mantenuto il segreto per 45 anni” (citato in Ganser 2005, 88).
In una nota del 4 maggio 1948, Kennan propone l’istituzione di una direzione delle operazioni di guerra politica da parte del Dipartimento di Stato e raccomanda quattro politiche specifiche, una delle quali rimane oscurata (Kennan 1948). Potrebbe essere che la politica censurata si riferisca agli eserciti stay-behind? Lo stesso Kennan avrebbe poi riconosciuto il proprio ruolo nella creazione di “operazioni difensive clandestine” alla fine degli anni Quaranta (1985, 214). Secondo Ahmed (2012, 67), gli eserciti stay-behind sono stati istituiti grazie a una stretta collaborazione tra l’Office of Political Coordination (istituito su iniziativa di Kennan) e il ramo delle operazioni speciali dell’MI6 su ordine della Casa Bianca.
Lo scopo degli eserciti stay-behind di Gladio è cambiato nel tempo. In seguito alle rivolte della classe operaia nella Germania dell’Est (1953) e in Ungheria (1956), Kennan affermò nella sua quarta conferenza Reith (1957) che il pericolo principale rappresentato dall’URSS non era, in effetti, un’invasione militare dell’Europa occidentale, ma piuttosto, la sovversione politica dall’interno da parte delle organizzazioni comuniste locali dirette dal Cremlino (Kennan 1957).
Questo tema è stato ripreso in un rapporto delle Forze armate italiane del 1959, che vedeva il pericolo come originato non dall’invasione militare sovietica, ma piuttosto da gruppi comunisti interni (Davis 2018). Kennan ha raccomandato che le “forze paramilitari” fossero schierate come “il nucleo di un movimento di resistenza civile su qualsiasi territorio che potesse essere sopraffatto dal nemico”.
Tuttavia, qui “il nemico” non significa realmente comunismo sovietico. Significa la classe operaia, velata dall’impressione errata che sia davvero l’Unione Sovietica che viene combattuta. Come scrive van der Pijl (2020), “Finché la classe dirigente capitalista non è stata abbastanza forte da respingere la classe operaia di sinistra, queste forze hanno dovuto essere tenute in riserva per un’emergenza”.
Nello stesso anno, il 1957, il comando operativo di Gladio fu trasferito dal Comitato di pianificazione clandestina della NATO al Comitato clandestino alleato, che era supervisionato dal Comandante supremo alleato degli Stati Uniti in Europa che riportava direttamente al Pentagono (Davis 2018). Poi, nel 1963, quello stesso posto di comando fu preso dal generale Lyman Lemnitzer che nel 1962 aveva approvato l‘operazione Northwoods, un piano per una serie di attacchi sotto falsa bandiera di cui incolpare Cuba allo scopo di provocare una guerra.
Sebbene la NATO abbia ripetutamente negato la libertà di richiesta di informazioni sull’argomento, sembra ragionevole contrassegnare questo periodo (1957-1963) come quello in cui l’operazione Gladio si è trasformata da una presunta operazione militare difensiva in caso di occupazione sovietica in un’operazione offensiva contro la classe operaia, coinvolgendo il terrorismo false flag.
Il programma Gladio è diventato di fatto un canale per il terrorismo sponsorizzato dallo stato nell’era successiva al 1968, commettendo numerosi atti di terrorismo che sono stati attribuiti alle Brigate Rosse, tra cui il rapimento e l’omicidio dell’ex primo ministro Aldo Moro e di cinque membri del suo staff nel 1978, così come l’attentato alla stazione ferroviaria di Bologna Centrale nel 1980, che uccise 85 persone e ne ferì oltre 200. Il terrorismo sotto falsa bandiera utilizzato per incriminare i comunisti può essere ricondotto all’incendio nazista della cupola del Reichstag nel 1933 (Hett 2014 ; Sutton 2016, 118-19).
Vincenzo Vinciguerra, neofascista condannato per l’uccisione di tre poliziotti italiani in un’autobomba nel 1972 con esplosivo C4 prelevato da una discarica di armi Gladio, testimoniò durante il processo nel 1984, che “esisteva una vera struttura vivente, occulta e nascosta, con la capacità di dare una direzione strategica agli attentati» (citato in Ganser 2005, 88).
Questa “organizzazione segreta” comprendeva “una rete di comunicazioni, armi ed esplosivi, e uomini addestrati ad usarli” (citato in Ganser 2005, 88). La sua struttura, sosteneva Vinciguerra, “si trova all’interno dello Stato stesso. Esiste in Italia una forza segreta parallela alle forze armate, composta da civili e militari”, che è stata incaricata di “impedire uno slittamento a sinistra negli equilibri politici del Paese. Lo hanno fatto con l’assistenza dei servizi di intelligence ufficiali e delle forze politiche e militari» (citato in Ganser 2005, 88-9).
Allo stesso modo, l’ex capo del controspionaggio italiano, il generale Giandelio Maletti, ha testimoniato nel processo agli estremisti di destra accusati di essere coinvolti nella strage del 1969 in piazza Fontana a Milano: “La CIA, seguendo le direttive del suo governo, ha voluto creare un nazionalismo capace di fermare quella che vedeva come una deriva a sinistra e, a questo scopo, potrebbe aver fatto uso del terrorismo di destra» (citato in Ganser 2005, 91).
In un passaggio che smaschera preveggentemente la logica sottesa al ventunesimo governo, Vinciguerra, nella sua testimonianza del 1984, afferma:
“Bisognava attaccare i civili, le persone, le donne, i bambini, gli innocenti, gli sconosciuti lontani da ogni gioco politico. Il motivo era abbastanza semplice. Dovevano costringere queste persone, il pubblico italiano, a rivolgersi allo Stato per chiedere maggiore sicurezza. Era proprio questo il ruolo della destra in Italia. Si è posta al servizio dello Stato che ha ideato una strategia chiamata giustamente “Strategia della tensione” nella misura in cui doveva far accettare alla gente comune che in qualsiasi momento nell’arco di 30 anni, dal 1960 alla metà degli anni Ottanta , poteva essere dichiarato lo stato di emergenza. Quindi, le persone avrebbero scambiato volentieri parte della loro libertà con la sicurezza di poter camminare per le strade, salire sui treni o entrare in una banca. Questa è la logica politica dietro a tutti gli attentati. Rimangono impuniti perché lo Stato non può condannarsi”. (citato in Davis 2018)
La stessa logica dello scambio della libertà per la sicurezza, basata sul terrorismo false flag era evidente nella “Guerra al terrorismo”, così come lo è nella costruzione dello stato di biosicurezza “Covid-19″. L’esperienza italiana forse spiega perché uno dei critici più perspicaci di entrambi questi paradigmi di sicurezza è stato il filosofo italiano Giorgio Agamben.
La “strategia della tensione”, in cui ripetuti atti di terrorismo sono stati utilizzati, in chiave schmittiana, per imporre autorità in un clima di terrore, non si è limitata all’Italia. Piuttosto, “[le] reti ‘stay-behind’ sono state responsabili di ondate di attacchi terroristici in tutta l’Europa occidentale, ad esempio in Italia, Spagna, Germania, Francia, Turchia, Grecia e altrove, che sono stati ufficialmente attribuiti ai comunisti […] ” (Ahmed 2012, 68). Erano presenti anche in Turchia, a seguito del Manuale da campo 31-15 dell’esercito americano del 1961: Operazioni contro le forze irregolari (Davis 2018). La conclusione inevitabile, per Davis (2018), è che “le agenzie di intelligence e i servizi di sicurezza occidentali sono stati coinvolti nell’orchestrazione di terribili crimini commessi contro i civili in tutta Europa e oltre”.
La cosa più notevole riguardo alla “strategia della tensione” è che ha lasciato “al massimo solo uno o due funzionari governativi effettivamente consapevoli dell’esistenza del programma” (Ahmed 2012, 68). I politici eletti e i funzionari del governo sono rimasti sia ciechi che senza comando operativo, evidenziando “un’altra forma di governo, nascosta sia al pubblico che a molti all’interno dell’establishment politico, che operava al di là dello stato di diritto, senza supervisione o controllo democratico. Uno “stato profondo” (Davis 2018).
Davis continua dicendo che i responsabili, “compresi molti nazisti e neofascisti impegnati, che avevano effettivamente formato un governo europeo parallelo, [erano] in grado di utilizzare risorse statali significative, senza alcun vincolo, per raggiungere qualsiasi obiettivo ritenessero opportuno“. Nel frattempo, anche il pubblico, preso di mira da tali operazioni, stava pagando per loro ed era l’ultimo a saperlo.
Si può solo ipotizzare fino a che punto il fenomeno dei serial killer dagli anni ’70, più l’aumento delle sparatorie nelle scuole negli Stati Uniti dagli anni ’90, svolgano una funzione simile di “strategia della tensione“, supponendo che gli individui possano essere programmati per svolgere tale atti efferati. Le prove del progetto BLUEBIRD della CIA (iniziato nell’aprile 1950, ribattezzato Project ARTICHOKE nell’agosto 1951) indicano che è possibile ipnotizzare le vittime facendole commettere inconsapevolmente omicidi e piazzare bombe, tuttavia, non è noto se tali tecniche siano state impiegate in effettive operazioni segrete (Ross 2006, cap. 4). Una ricerca simile è stata continuata nel Sottoprogetto MKULTRA 136, iniziato nell’agosto 1961 (Ross 2006, 66), e non c’è alcuna ragione ovvia per pensare che si sarebbe fermato fino a quando la CIA non avesse perfezionato le tecniche per creare un candidato della Manciuria.
Rivalutare la “Guerra Fredda”: Partnership USA-URSS
Spetta agli studiosi della Guerra Fredda, alla luce delle conoscenze emergenti sulla rete transnazionale dello stato profondo che lavora per conto del capitale finanziario, rivalutare le narrazioni convenzionali della Guerra Fredda. In particolare, sembra importante chiedersi se la “Guerra Fredda”, termine inventato da George Orwell (1945) e drammatizzato da Walter Lippmann (1987), fosse qualcosa di più che propaganda.
L’ex banchiere di Dillon, Read & Co. diventato Segretario della Marina, James Forrestal, ha sollecitato il “lungo telegramma” di George Kennan da Mosca in risposta al rifiuto dell’URSS di entrare a far parte della Banca Mondiale e del FMI nel febbraio 1946. Ha quindi distribuito il telegramma negli ambienti ufficiali, da cui è trapelato alla rivista Time, facendolo oggetto di un articolo a tutta pagina che includeva alcune suggestive cartografia che mostravano il comunismo che si diffondeva per “infettare” altri paesi (McCauley 2016, 89).
Nel dicembre 1946, Forrestal invitò Kennan a produrre un altro articolo, che fu pubblicato in forma anonima su Foreign Affairs nel luglio 1947 con il titolo “Le fonti della condotta sovietica” e introduceva l’idea di “contenimento“. Nasce così l’immagine dell’Unione Sovietica come un nemico implacabile, una minaccia esistenziale (come si era rivelata per la Germania nazista), “una forza politica impegnata fanaticamente nella convinzione che con [gli] Stati Uniti non ci può essere un modus vivendi permanente” (Kennan 1946, 14).
Paul Nitze, l’ex vicepresidente di Dillon, Read & Co. che ha sposato la figlia di un finanziere della Standard Oil, è succeduto a Kennan come direttore dello staff di pianificazione delle politiche del Dipartimento di Stato. Nitze ha avuto un contributo significativo in NSC-68 (1950), che avverte oscuramente del “progetto del Cremlino per il dominio del mondo” e della sua minaccia alla “civiltà stessa” e sostiene il “rollback” al posto del “contenimento”.
NSC-68 “non ha spiegato perché i russi dovrebbero rischiare tutto con un’invasione dell’Europa occidentale. Ha ignorato una constatazione della CIA secondo cui ai russi mancava la forza per occupare il continente e tenerlo sotto controllo. E ha grossolanamente sopravvalutato le dimensioni dell’arsenale atomico sovietico» (Braithwaite 2018, 147). Tuttavia, ha fornito il pretesto per l’imperialismo statunitense, ovvero “l’interventismo militare statunitense in tutto il mondo (non solo nel suo cuore industriale) con l’obiettivo di sostenere le relazioni sociali capitaliste, siano esse politicamente liberali o meno” (Colas 2012, 42).
L’ideologia nazista era basata sull’idea di minaccia esistenziale, incarnata nella distinzione amico-nemico di Carl Schmitt. Il Volk è stato costituito attraverso ciò che avrebbe minacciato la sua stessa esistenza (paesi che chiedono risarcimenti, banchieri internazionali, ebrei, ecc.).
Una logica simile si applica alla minaccia esistenziale che l’Unione Sovietica avrebbe posto agli Stati Uniti, ovvero la raccomandazione del senatore Arthur Vandenberg del 1947 di “spaventare a morte il popolo americano“ (suo nipote, Hoyt Vandenberg, all’epoca era direttore della CIA), il “Doomsday clock” (1947), la retorica apocalittica di NSC-68 (1950), la metafora del contagio del comunismo, il film “Duck and cover” del 1952 usato per terrorizzare i bambini delle scuole, resoconti grafici dei potenziali effetti di un attacco nucleare sugli Stati Uniti nel Wall Street Journal e nel Reader’s Digest, e la descrizione da parte di Kissinger (1957, cap. 3) degli effetti di un’arma nucleare da 10 megatoni fatta esplodere a New York.
In realtà, l’Unione Sovietica non offriva nulla di simile alle minacce dipinte da Nitze e dai suoi collaboratori di Wall Street. Fin dall’inizio, la rivoluzione bolscevica è stata infiltrata dagli interessi di Wall Street, molti dei quali condividevano persino un indirizzo comune (120 Broadway), ad es. il Bankers Club, i direttori individuali della Federal Reserve Bank di New York, l’American International Corporation e il primo ambasciatore bolscevico negli Stati Uniti, Ludwig Martens (Sutton 2011, 127). Le relazioni USA-Russia furono d’ora in poi dominate dagli “interessi finanziari di Morgan e alleati, in particolare la famiglia Rockefeller”, con l’obiettivo di aprire nuovi mercati e assumere il controllo di un’economia pianificata centralmente finanziando oligopoli approvati dallo stato (Sutton 2011, 127).
Negli anni ’20 e ’30, l’Unione Sovietica “corteggiava costantemente gli Stati Uniti”, proprio come la Russia zarista aveva fatto una serie di aperture agli Stati Uniti tra il 1905 e il 1912 (Williams 1992, 70) e proprio come Wall Street aveva sostenuto la Rivoluzione russa — non per una ragione ideologica, ma perché vedeva la possibilità di aprire nuovi mercati per gli investimenti (Sutton 2011).
Nel 1922, Kennan pubblicò una biografia del padre del “magnate delle ferrovie” di Averell Harriman. Deve quindi aver saputo, quando ha scritto il “lungo telegramma” come vice ambasciatore degli Stati Uniti in Russia sotto Averell Harriman, che il Cremlino aveva stretto legami con la famiglia Harriman per oltre due decenni ed era intento a mantenere buoni rapporti. Ad esempio, anche quando la concessione mineraria di manganese di Harriman nell’Unione Sovietica è stata ritirata a causa della ricerca di Stalin di ridurre la dipendenza dagli investimenti esteri, Mosca ha accettato di rimborsare ad Harriman 3,45 milioni di dollari dell’investimento originale di 4 milioni di dollari più il 7% di interessi annuali sia sul resto che su un prestito aggiuntivo di 1 milione di dollari tra il 1931 e il 1943, un accordo che fu doverosamente onorato anche durante l’apice della seconda guerra mondiale, risultando in un profitto sostanziale per Harriman (Pechatnov 2003, 2). Harriman, a sua volta, fu un architetto chiave del sostegno degli Stati Uniti all’Unione Sovietica durante la guerra per indebolire la Germania nazista.
Nel 1943 Stalin sciolse il Comintern in segno di buona volontà verso gli alleati occidentali, “diffondendo così tra le masse l’illusione che l’uguaglianza e la fraternità tra le nazioni fossero compatibili con la sopravvivenza del principale stato imperialista” (Claudin 1975, 30). Nell’ottobre 1944, la famigerata “nota percentuale” di Churchill alla Quarta Conferenza di Mosca proponeva un’influenza significativa per Stalin nell’Europa orientale (90% in Romania, 75% in Bulgaria, 50% in Ungheria e Jugoslavia, ma solo il 10% in Grecia). Stalin acconsentì immediatamente tracciando un segno di spunta sulla nota e restituendola a Churchill.
La premessa non detta era che Stalin non avrebbe interferito con la ristabilizzazione del capitalismo nel dopoguerra nell’Europa occidentale in cambio del controllo dell’Europa orientale. Nel dicembre 1944, il vicesegretario di Stato americano Dean Acheson scrisse in una nota dalla Grecia: “I popoli dei paesi liberati [dal dominio nazista] sono il materiale più combustibile al mondo. Sono violenti e irrequieti”; ha avvertito che “l’agitazione e l’inquietudine” potrebbero portare al “rovesciamento dei governi” (citato in Steil 2018, 18-19). Tuttavia, quando la rivolta comunista in Grecia arrivò due anni dopo, Stalin rifiutò di inviare aiuti, provocando la scissione Tito-Stalin del giugno 1948.
Come gli imperi europei in declino, l’Unione Sovietica dipendeva fortemente dal sostegno finanziario degli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale. Come spiega Sanchez-Sibony (2014, 295), “la leadership sovietica non solo ha accolto favorevolmente, ma ha perseguito il credito americano” e anzi lo aspettava come un diritto morale dopo aver subito il maggior numero di vittime per sconfiggere i nazisti. L’ambasciatore degli Stati Uniti Harriman ha offerto $ 1 miliardo di crediti a Mosca prima della conferenza di Yalta (febbraio 1945), un importo che è stato infine concordato nel 1946, ma solo dopo un prolungato periodo di tensione in seguito alla fallita insistenza di Stalin su $ 6 miliardi (Sanchez-Sibony 2014, 296).
Stalin corteggiò Roosevelt a Yalta, rinviando a lui come “ospite” formale della conferenza, organizzando sessioni plenarie nell’alloggio americano al Livadia Palace e consentendo a Roosevelt di sedere al centro nelle fotografie di gruppo. A Yalta come in precedenza a Teheran, Stalin offrì significativi incentivi commerciali alle aziende statunitensi impegnate in accordi commerciali con l’URSS; ogni sforzo è stato fatto per “integrare lo stesso sistema di scambi finanziari e commerciali che potesse garantire la rapida ripresa dell’URSS” (Sanchez-Sibony 2014, 295-6). Queste non sono le azioni di un impero deciso a dominare il mondo, ma piuttosto di un regime che cerca un accordo con il capitalismo occidentale.
Strategicamente, Stalin e i suoi successori potrebbero aver accolto favorevolmente la presenza delle truppe statunitensi nella Germania occidentale dopo la seconda guerra mondiale, perché serviva come “una delle garanzie più affidabili contro il revanscismo tedesco” (Judt 2007, 243). Questo spiegherebbe, ad esempio, perché Stalin ha accettato una maggiore presenza francese nell’occupazione della Germania una volta che ha sentito a Yalta che Roosevelt avrebbe impegnato truppe statunitensi in Europa solo per due anni – Questa non sembra certo l’azione di un fanatico che sbava alla prospettiva di sovvertire un Europa indifesa (Sanchez-Sibony 2014, 295, n. 18). Stalin inoltre non fece alcun tentativo di sfidare la supremazia aerea degli Stati Uniti durante la guerra di Corea nonostante avesse firmato i piani per l’unificazione della Corea con il presidente Mao (Craig e Logevall 2012, 115).
Il fine della “Guerra Fredda” non è mai stato di “scoraggiare” l’Unione Sovietica; piuttosto, si trattava di “un vasto programma transitorio di riabilitazione politico-economica del sistema imperiale per sovvertire la decolonizzazione e imporre la disciplina capitalista globale contro la resistenza antimperialista” (Ahmed 2012, 70)
Nel frattempo, a casa, il Second Red Scare negli anni ’50, basato sul presunto comunismo di quinta colonna negli Stati Uniti, era una strategia per creare isteria pubblica e, con essa, aumentare il controllo sociale. Nella misura in cui simpatizzanti comunisti e compagni di viaggio avevano messo radici negli Stati Uniti negli anni ’30, ciò era il risultato del “potere della coterie finanziaria internazionale”, che sosteneva tutte le parti; Tom Lamont, per esempio, un partner dell’azienda Morgan, sponsorizzò “quasi una ventina di organizzazioni di estrema sinistra, incluso lo stesso Partito Comunista” (Quigley 1966, 687).
In The Civil War in France (1871), Marx descrive come le classi dirigenti francese e tedesca, che erano appena state in guerra tra loro, misero da parte le loro divergenze e unirono le forze per abbattere la Comune di Parigi (Epp 2017). Lo stesso si è dimostrato nuovamente vero in risposta alle rivolte della classe operaia negli anni ’50. La rivolta della Germania dell’Est del 1953 non solo fu repressa dai carri armati sovietici, ma “per assicurarsi che non si diffondesse, le potenze occidentali di Inghilterra, Francia e Stati Uniti costruirono un muro di forze poliziesche e militari per impedire ai lavoratori di Berlino Ovest di marciare per raggiungere i loro fratelli e sorelle a Est.» (Glaberman e Faber 2002, 171-2).
Allo stesso modo, quando i carri armati sovietici entrarono in Ungheria nel 1956 per reprimere la rivolta lì, “l’amministrazione Eisenhower protestò a gran voce contro l’azione sovietica, ma non intervenne militarmente. La liberazione è stata smascherata come una farsa” (Wilford 2008, 49). Radio Free Europe e Voice of America non hanno mai più invitato gli europei dell’est alla rivolta (Glaberman e Faber 2002, 173). L’Unione Sovietica e l’Occidente erano uniti nella loro determinazione a tenere sotto controllo la classe operaia internazionale.
Gli stessi capitalisti statunitensi che avevano sostenuto i nazisti erano anche “disposti a finanziare e sovvenzionare l’Unione Sovietica mentre era in corso la guerra del Vietnam, sapendo che i sovietici stavano fornendo l’altra parte” (Sutton 2016, 19). Ford, ad esempio, che costruì il primo stabilimento automobilistico moderno dell’Unione Sovietica negli anni ’30, “produsse anche i camion usati dai nordvietnamiti per trasportare armi e munizioni da usare contro gli americani” (Sutton 2016, 90). Ford ha sostenuto entrambe le parti della guerra del Vietnam alla ricerca del profitto, esattamente come aveva fatto durante la seconda guerra mondiale. In National Suicide, Sutton (1972, 13) afferma: “I 100.000 americani uccisi in Corea e Vietnam furono uccisi dalla nostra stessa tecnologia” (Sutton 1972, 13).
Per esempio, “l’esercito nordcoreano di 130.000 uomini che ha attraversato il confine con la Corea del Sud nel giugno 1950, apparentemente addestrato ed equipaggiato dall’Unione Sovietica, includeva una brigata di carri armati medi T-34 sovietici (con sospensioni Christie statunitensi). I trattori di artiglieria che tiravano i cannoni erano copie metriche dirette dei trattori Caterpillar. I camion provenivano dallo stabilimento Henry Ford-Gorki o dallo stabilimento ZIL. L’aeronautica nordcoreana aveva 180 aerei Yak costruiti in stabilimenti con apparecchiature Lend-Lease statunitensi; questi Yak furono successivamente sostituiti da MiG-15 alimentati da copie russe di motori a reazione Rolls-Royce venduti all’Unione Sovietica nel 1947. (Sutton 1972, 42)
Lo schema ripetuto, in Vietnam come nella seconda guerra mondiale, è che le preoccupazioni per il profitto vengono sempre prima della vita umana e la lealtà nazionale non esiste.
Samuel Huntington ha ammesso in una tavola rotonda del 1981 che la “Guerra Fredda” era una storia di copertura usata per legittimare l’imperialismo statunitense: “Potrebbe essere necessario vendere [l'intervento in un altro paese] in modo tale da creare l’impressione errata che sia l’Unione Sovietica che stai combattendo. Questo è ciò che gli Stati Uniti hanno fatto sin dalla Dottrina Truman» (citato in Hoffmann et al. 1981, 14). Il vero principio guida della politica estera statunitense, secondo Noam Chomsky, è “il diritto di dominare“, anche se questo è “tipicamente nascosto in termini difensivi: durante gli anni della Guerra Fredda, invocando abitualmente la ‘minaccia russa’, anche quando i russi non si vedevano da nessuna parte” (Chomsky 2012).
In mancanza di nuove idee, la “minaccia russa” continua ad essere invocata, anche se l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 è stata provocata dall’inarrestabile espansione verso est della NATO (Mearsheimer 2015).
Crimine di intelligence
Lo stato profondo transnazionale – la “gerarchia di sicurezza” guidata da Wall Street che opera al di sopra e al di là della politica democratica – è sempre stato disposto a ricorrere a qualsiasi mezzo per raggiungere i suoi obiettivi.
Sebbene siano coinvolte molte istituzioni diverse, comprese altre agenzie di intelligence, il ventre della bestia è senza dubbio la CIA, descritta da Valentine come “una cospirazione criminale per conto di ricchi capitalisti“, “il ramo della criminalità organizzata del governo degli Stati Uniti” e ” un’organizzazione criminale che sta corrompendo governi e società in tutto il mondo. La sua specialità è l’omicidio di civili che non hanno fatto nulla di male» (San Valentino 2007, 31, 35, 39).
I legami tra CIA, mafia e traffico di droga transnazionale sono ben noti (Scott 2004). La storia della politica estera degli Stati Uniti dalla nascita della CIA è stata una storia di quasi continue violazioni del diritto internazionale e crimini di guerra, operando sotto la copertura della propaganda e della guerra psicologica in nome della “sicurezza nazionale” e di una serie di miti eccezionalisti.( Blum 2006; Chomsky 2007; Hughes 2015).
Il concetto di “crimine di intelligence” di De Lint (2021, 210) si riferisce al crimine commesso da “attori oscuri” nelle più alte sfere del potere che manipolano furtivamente gli apparati di sicurezza nazionale al fine di portare avanti programmi a loro vantaggio, se necessario, infliggendo danni quasi inimmaginabili agli altri.
Il “crimine di intelligence di tipo 2″ si riferisce specificamente ad “attori o beni autorizzati o abilitati da agenzie di intelligence” e annovera “i tipi di crimine più prolifici e mortali della storia moderna recente” (Lint 2021, 59).
Tali crimini possono in alcuni casi essere commessi su una scala quasi incomprensibile (“crimini all’apice”, come l’11 settembre), eppure rimangono “invisibili” (a causa della propaganda), impuniti (perché gli autori sono al di sopra della legge), e sotto-analizzato dagli accademici (che fanno parte della struttura del potere) (Lint 2021; cfr. Hughes 2022b; Woodworth e Griffin 2022). De Lint elenca una serie di crimini di intelligence che coinvolgono la CIA che sono costati milioni di vite e hanno distrutto intere società, dall’Indonesia e dal Vietnam al Cile, Guatemala e Ruanda (2021, 59-60).
Violando ripetutamente i principi di integrità territoriale e indipendenza politica sanciti dall’articolo 2.4 della Carta delle Nazioni Unite (1945), il presidente Eisenhower autorizzò 104 operazioni segrete in quattro continenti in otto anni, incentrate principalmente sui paesi postcoloniali, seguito dal presidente Kennedy, che autorizzò 163 operazioni segrete in soli tre anni (McCoy 2015). I risultati includevano colpi di stato contro Mohammad Mosaddegh in Iran nel 1953 (punito per la sua iniziativa di nazionalizzare il petrolio iraniano) e Jacobo Árbenz in Guatemala nel 1954 (in seguito alle pressioni della United Fruit Company), l’assassinio di Patrice Lumumba nella Repubblica del Congo nel 1961, il fiasco della Baia dei Porci, seguito dall’Operazione Mongoose a Cuba, e l’inferenza elettorale in Italia, Filippine, Libano, Vietnam del Sud, Indonesia, Guyana britannica, Giappone, Nepal, Laos, Brasile e Repubblica Dominicana (Blum 2006, Ch. 18 ).
Tali operazioni sono state utilizzate per forzare l’apertura dei mercati e stabilire regimi clientelari che facilitassero la penetrazione del capitale occidentale e l’espropriazione del lavoro (Ahmed 2012, 70-1). Hanno dimostrato che gli Stati Uniti erano davvero eccezionali, se non altro per la loro capacità selettiva di esentarsi dallo stato di diritto internazionale (applicazione del principio schmittiano di eccezionalità sovrana a livello internazionale) (McCoy 2015; Schmitt 2005, 31). https://www.filodiritto.com/stato-di-eccezione-il-monito-di-agamben
Le tecniche di guerra biologica sperimentate dall’Unità 731 furono utilizzate dagli Stati Uniti durante la guerra di Corea nel 1952, inclusi “antrace, peste e colera, diffusi da oltre una dozzina di dispositivi o metodi diversi” (Kaye 2018). Già nel settembre del 1950, l’aviazione americana si lamentò in comunicati che non c’era più niente da distruggere, avendo dato ai villaggi un “trattamento di saturazione” con napalm per rimuovere alcuni soldati (Stone 1988, 256-9). Sulla Corea del Nord fu sganciato più tonnellaggio di bombe che nell’intero teatro del Pacifico della seconda guerra mondiale, uccidendo il 10-15% della popolazione, una cifra vicina alla proporzione di cittadini sovietici uccisi nella seconda guerra mondiale (Armstrong 2009, 1). Dopo aver devastato tutte le principali regioni urbane e industriali della Corea del Nord nel 1953, l’USAF ha poi distrutto cinque bacini idrici, “inondando migliaia di acri di terreno agricolo, inondando intere città e devastando la fonte di cibo essenziale per milioni di nordcoreani” – un crimine di guerra commesso solo due anni dopo l’entrata in vigore della Convenzione sul genocidio (Armstrong 2009, 2).
McCoy (2015) descrive una ”ondata inversa” nella tendenza globale verso la democrazia dal 1958 al 1975, poiché i colpi di stato – la maggior parte dei quali sanzionati dagli Stati Uniti – hanno permesso ai militari di prendere il potere in più di tre dozzine di nazioni, che rappresentavano un quarto degli stati sovrani del mondo”.
Per l’America Latina, la School of the Americas, un centro dell’esercito americano a Fort Benning, in Georgia, ha fornito una formazione speciale sulla tortura, l’omicidio e la repressione politica dei movimenti di sinistra. I laureati includevano Leopoldo Galtieri, presidente durante la Guerra Sporca Argentina, Argentine Dirty War, (1976-1983), Roberto D’Aubuisson, che ha addestrato squadroni della morte in El Salvador prima di diventare presidente, e il dittatore e trafficante di droga panamense Manuel Noriega.
Così i metodi delle SS di Hitler furono autorizzati a continuare durante la Guerra Fredda. Le “sparizioni forzate” furono modellate sull’operazione “Notte e nebbia” di Hitler del 1941, in cui i combattenti della resistenza nei paesi occupati dai nazisti furono fatti “svanire nella notte e nella nebbia” – essendo noto che diversi nazisti di alto profilo trovarono rifugio in Cile e Argentina (Klein 2007, 91).
Il generale Augusto Pinochet fu insediato dal colpo di stato della CIA del 1973 in Cile, dopodiché iniziarono gli esperimenti neoliberisti di shockterapia economica, basati sui principi derivati dalle tecniche di tortura della CIA (Klein 2007, 9). Le tecniche di tortura e interrogatorio applicate in tutta l’America Latina provenivano dal KUBARK Counter-intelligence Interrogation Handbook della CIA del 1963 (McCoy 2007, 50). In Nicaragua, la Guardia Nazionale addestrata dagli Stati Uniti ha massacrato la popolazione “con una brutalità che una nazione di solito riserva al suo nemico”, secondo le parole di Robert Pastor del NSC, uccidendo circa 40.000 persone (citato in Chomsky 2006, 251). La CIA ha facilitato il commercio di cocaina dai Contras in Nicaragua (schierati per schiacciare la rivoluzione sandinista del 1979) alle bande di Los Angeles, alimentando un’epidemia di crack (Scott e Marshall 1998, 23-50).
Anche molti governi del sud-est asiatico divennero dittature militari sostenute dagli Stati Uniti, tra cui Indonesia, Filippine, Corea del Sud, Vietnam del Sud, Taiwan e Thailandia. Come scrisse Samuel Huntington nel 1965, ciò nasceva dalla paura della rivoluzione: “le forze sociali scatenate dalla modernizzazione” comportano la “vulnerabilità di un regime tradizionale alla rivoluzione” (1965, 422, corsivo nell’originale).
I mezzi impiegati per contrastare la minaccia della rivoluzione sono stati brutali: il programma di villaggi strategici Taylor-Staley nel Vietnam del Sud, ad esempio, ha comportato il trasferimento forzato di 13 milioni di persone in 12.000 “villaggi fortificati, circondati da recinzioni di filo spinato e fossati fortificati con punte acuminate di bambù” (Schlesinger 2002, 549). Il colpo di stato del 1965 in Indonesia, orchestrato per impedire al terzo partito comunista più grande del mondo di salire al potere, uccise centinaia di migliaia di persone (forse salendo a oltre due milioni in diversi anni) quando la CIA fece trapelare i nomi e i dettagli dei membri del partito (van der Pijl 2014, 174).
L’operazione Phoenix (1968–1972) fu un programma segreto di tortura e assassinio della CIA che portò alla morte di circa 20.000 cittadini vietnamiti e all’incarcerazione di altre migliaia (Cavanagh 1980; Oren 2002, 149). I critici lo hanno descritto come “il programma di omicidio politico più indiscriminato e massiccio dai campi di sterminio nazisti della seconda guerra mondiale”, ma il rilascio dei Pentagon Papers nel 1971 ha deviato l’attenzione (Butz et al. 1974, 6; Valentine 2017, 29- 34). I bombardamenti a tappeto di Vietnam, Cambogia e Laos, che hanno coinvolto il napalm e l’agente Orange, hanno causato perdite di vite umane e danni ambientali incalcolabili e hanno prodotto generazioni di difetti alla nascita. Le armi statunitensi all’Indonesia nel 1975 hanno portato a “livelli quasi genocidi” di atrocità nel 1978 (Chomsky 2008, 312).
Ci sono molti altri esempi di violazioni del diritto internazionale e di crimini di guerra sponsorizzati da Stati Uniti e Regno Unito, troppi per essere raccontati qui. Esempi ovvi includono:
3 miliardi di dollari all’anno a Israele nonostante la routine brutale contro i palestinesi.
Addestramento e supporto per il Fronte patriottico ruandese i cui squadroni della morte nel 1994 assomigliavano alle “unità mobili [Einsatzgruppen] del Terzo Reich” (Rever 2018, 229).
Fornire grandi quantità di armi alla Turchia a metà degli anni ’90 per aiutare a schiacciare la resistenza curda, “lasciando decine di migliaia di vittime, 2-3 milioni di rifugiati e 3.500 villaggi distrutti (sette volte il Kosovo sotto i bombardamenti della NATO)” (Chomsky 2008, 306) .
Sanzioni “genocide” (per citare i successivi coordinatori umanitari delle Nazioni Unite, Denis Halliday e Hans von Sponeck) si stima abbiano ucciso oltre un milione di iracheni, tra cui mezzo milione di bambini (Media Lens 2004).
Sostegno all’invasione di Kagame-Museveni e alle uccisioni di massa nello Zaire/Repubblica Democratica del Congo, che hanno portato alla più grande perdita di vite umane in un singolo conflitto dalla seconda guerra mondiale (Herman e Peterson 2014), ma anche ulteriore accesso (dopo il Ruanda) al coltan, necessario per produrre telefoni cellulari e personal computer, nonché al 60% della fornitura di cobalto conosciuta nel mondo, necessario per le batterie agli ioni di litio (il 30% delle quali viene estratto a mano dai bambini lavoratori) (Sanderson 2019). Affinché non rimangano dubbi sul ruolo di Kagame, è apparso (altrimenti inspiegabilmente) insieme a Bill Gates come parte di un panel a Davos 2022 su “Preparazione per la prossima pandemia”.
Distruzione massiccia di infrastrutture civili durante la guerra “etica” del Kosovo.
“Guerra preventiva” nella Strategia di sicurezza nazionale statunitense del 2002 (usata per la prima volta da Hitler per invadere la Norvegia) per giustificare l’invasione dell’Iraq; torture a Guantánamo Bay, con consegne straordinarie e nel carcere di Abu Ghraib; il massacro di Nisour Square ad opera dei sicari della Blackwater e i crimini mostrati nel video “Collateral Murder” di Wikileaks (entrambi del 2007).
La distruzione della Libia e il cambio di regime con il pretesto di R2P https://www.globalr2p.org/what-is-r2p/ in seguito alla proposta del colonnello Gheddafi di una valuta di riserva africana e alternative alla Banca Mondiale e al FMI (Brown 2016).
Tentativi infiniti di sovversione nella “guerra sporca” contro la Siria (Anderson 2016) e contro l’Iran.
Supporto all’Arabia Saudita poiché si stima che 250.000 civili abbiano perso la vita nello Yemen, ecc., ecc.
Terrorismo sotto falsa bandiera
Un altro modo di pensare al crimine dell’intelligence è attraverso la storia nota del terrorismo false flag, ovvero attacchi inscenati usati come pretesto per la guerra.
L’affondamento della USS Maine, ad esempio, fornì il pretesto per la guerra ispano-americana del 1898 e la conquista di varie isole del Pacifico (Anderson 2016, pp. v–vi). Kennan lasciò cadere un accenno nel 1951 quando attribuì le origini della guerra ispano-americana a “un intrigo molto abile e molto tranquillo di alcune persone strategicamente posizionate a Washington, un intrigo che ricevette l’assoluzione, il perdono e una sorta di benedizione pubblica in virtù dell’isteria bellica» (citato in Stone 1988, 345).
Poi arrivò l’affondamento della Lusitania nel 1915 – “un dispositivo horror per generare una reazione pubblica per trascinare gli Stati Uniti in guerra con la Germania”, per cui Sutton incolpa “gli interessi Morgan, di concerto con Winston Churchill” (2016, 175). Un’immersione del 2008 sulla “nave passeggeri” affondata ha confermato che trasportava “più di 4 milioni di proiettili di fucile e tonnellate di munizioni: proiettili, polvere, micce e cotone per armi da fuoco” (David 2015).
Era effettivamente una nave militare travestita. Secondo il “colonnello” EM House, il ministro degli Esteri britannico, Edward Grey, e il re Giorgio V hanno discusso dell’affondamento della Lusitania prima che avvenisse (Corbett 2018). L’ambasciata tedesca a Washington ha dato un giusto avvertimento prima che la Lusitania salpasse che “le navi battenti bandiera della Gran Bretagna, o uno qualsiasi dei suoi alleati, sono soggette a distruzione” nelle acque adiacenti alla Gran Bretagna. 1.198 persone, tra cui 128 cittadini statunitensi, hanno perso la vita quando il siluro tedesco ha colpito.
Gli anni ’30 confermarono la colorazione di estrema destra degli attacchi sotto falsa bandiera. Nel 1931, il Giappone imperiale sabotò una linea ferroviaria che operava nella provincia cinese della Manciuria, attribuì la colpa dell’incidente ai nazionalisti cinesi e lanciò un’invasione su vasta scala, occupando la Manciuria e installandovi un regime fantoccio (Felton 2009, 22–23) . L’operazione Himmler nel 1939 coinvolse una serie di eventi sotto falsa bandiera, il più famoso dei quali fu l’incidente di Gleiwitz, il giorno dopo il quale la Germania invase la Polonia (Maddox 2015, 86–87).
L’operazione Northwoods, approvata dal Joint Chiefs of Staff nel 1962, conteneva proposte per tutti i tipi di attacchi sotto falsa bandiera da attribuire a Fidel Castro e usati come pretesto per invadere Cuba (Scott 2015, 94). Questi includevano l’affondamento di una nave della Marina degli Stati Uniti nella baia di Guantánamo, l’affondamento di barche che trasportavano rifugiati cubani, l’organizzazione di attacchi terroristici a Miami e Washington, DC, facendo sembrare che Cuba avesse fatto saltare in aria un aereo passeggeri statunitense sostituendo l’aereo con un drone a metà volo e facendo sbarcare segretamente i passeggeri.
L’incidente del Golfo del Tonchino nel 1964 fu cinicamente invocato dal presidente Johnson come motivo per lanciare attacchi aerei contro il Vietnam del Nord, che negli anni successivi portarono a una massiccia perdita di vite umane da entrambe le parti; tuttavia, è noto che non si è mai verificato (Moise, 1996).
Johnson era vicepresidente sotto John F. Kennedy, che aveva pianificato di ritirare le truppe dal Vietnam. L’assassinio di Kennedy nel 1963 fu invece seguito due giorni dopo da un’escalation dell’impegno statunitense in Vietnam, probabilmente interiorizzando il modello di colpo di stato già stabilito dalla CIA e ponendo lo stato profondo saldamente a capo del sistema politico statunitense, con l’”establishment politico visibile” che viene “regolato da forze che operano al di fuori del processo costituzionale” (Scott 1996, 312).
Come sostiene Scott (2017), le strutture istituzionali e gli attori coinvolti nella politica profonda degli Stati Uniti possono essere rintracciati fino al presente.
Alla luce delle prove di cui sopra riguardanti i crimini di intelligence e le operazioni false flag, solo i ciechi intenzionali, i timorosi irragionevoli, e chi ha subito un’intensa propaganda, rifiuteranno di riconoscere la possibilità, se non l’elevata probabilità, che gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 siano stati un’operazione sotto falsa bandiera condotta da attori transnazionali dello stato profondo al fine di legittimare le guerre imperialiste e l’aumento della repressione delle popolazioni interne (Hughes 2020).
Il fatto che il mio articolo ampiamente letto sull’argomento del febbraio 2020 (22.500 visualizzazioni sul solo sito Web di accesso a pagamento dell’editore a luglio 2022) rimane incontrastato dopo due anni e mezzo, nonostante le iniziali urla di indignazione (vedi Hayward 2020; Hughes 2021 ), mentre il silenzio del mondo accademico sugli eventi dell’11 settembre continua, riflette diabolicamente sulla professione e fornisce prove evidenti della complicità del mondo accademico nell’insabbiare la criminalità dello stato profondo.
La strategia globale di tensione nel 21° secolo
La strategia della tensione è stata fondamentale per tenere sotto controllo la popolazione mondiale dall’11 settembre. Non solo l’Italia, ma le società di tutto il mondo sono state oggetto di continua propaganda e spinte a credere che gli attacchi terroristici fossero una possibilità sempre presente nonostante tutte le prove contrarie (Mueller e Stewart 2016). Quella propaganda legittimò le ripetute guerre di aggressione degli Stati Uniti, la destabilizzazione della regione del Nord Africa e del Medio Oriente e la privazione delle libertà civili in patria, inclusa la detenzione arbitraria, una maggiore sorveglianza e la tortura.
L’evento scatenante è stato lo stesso 11 settembre, la cui assurda spiegazione ufficiale è indifendibile (Griffin 2005; Hughes 2020; Hughes 2021). La cosiddetta “Guerra al terrorismo” non solo ha diffuso il terrorismo in molte regioni del mondo, ma ha anche terrorizzato intere popolazioni facendole vivere nel timore di attacchi terroristici (Chomsky 2007, 211; Amnesty International 2013). Come riconosce de Lint, l’intera faccenda è stata “alimentata e infiammata probabilmente più dall’interno che dall’esterno dalle autorità che dipendono dalla produzione controllata di” disagio “”per mantenere il loro dominio (2021, 8).
I nemici ufficiali degli Stati Uniti hanno seguito la narrativa della “Guerra al terrorismo”, perché significava che anche loro potevano invocare la minaccia del terrorismo come pretesto per l’autoritarismo e perché, in definitiva, una forma globale di dittatura è l’unica speranza affinché le classi dirigenti di tutti i paesi mantengano il controllo su una popolazione globale massiccia, in crescita e sempre più irrequieta (cfr van der Pijl 2022, 36).
Ci sono ragioni basate sull’evidenza, accuratamente ignorate dagli studiosi di “studi critici sul terrorismo”, per mettere in dubbio la provenienza di molti degli attacchi terroristici che hanno avuto luogo dall’11 settembre. Prendi il caso della Francia. L’attacco di Charlie Hebdo (gennaio 2015) è seguito pochi giorni dopo che il presidente Hollande si è pronunciato contro le sanzioni alla Russia sull’Ucraina; anche la maggioranza socialista in parlamento aveva recentemente votato a favore del riconoscimento di uno stato indipendente della Palestina. Soppesando le prove, van der Pijl (2022, 64) considera l’attacco di Charlie Hebdo come una possibile “operazione sotto falsa bandiera intesa a costringere Hollande a cambiare rotta e instillare paura nella società francese”.
Questo è stato seguito il 13 novembre da attacchi terroristici coordinati allo Stade de France, a caffè e ristoranti a Parigi e al teatro Bataclan. Poi sono arrivati l’attacco con un camion di Nizza (luglio 2016), l’attacco alla chiesa in Normandia (luglio 2016), l’attacco con il coltello del Louvre (febbraio 2017), l’attacco agli Champs Elysees (aprile 2017) e l’attacco a Strasburgo (dicembre 2018). Il risultato di questi attacchi è stata l’introduzione di uno stato di emergenza, rinnovato cinque volte da allora, che ha visto 10.000 soldati dispiegati nelle strade francesi nell’ambito dell’operazione antiterrorismo Sentinelle.
Sebbene sia difficile se non impossibile stabilire fino a che punto gli attori dello stato profondo fossero dietro gli attacchi individuali, il risultato finale è esattamente in linea con la testimonianza di Vinciguerra del 1984 sopra riportata, ovvero uno stato di emergenza permanente.
Né la Francia è stata la sola a sperimentare un aumento del tasso di attacchi terroristici nell’era pre-Covid, con l’intensificarsi delle tensioni sociali. Gli attacchi in altri stati occidentali includevano gli attentati di Bruxelles (marzo 2016), l’attacco del camion del mercatino di Natale di Berlino (dicembre 2016), l’attacco del ponte di Westminster (marzo 2017), l’attacco del camion di Stoccolma (aprile 2017), l’incidente della Manchester Arena (maggio 2017). ), l’attacco al London Bridge (giugno 2017), l’attacco alla Moschea di Finsbury Park (giugno 2017), l’attacco a Barcellona (agosto 2017), la sparatoria a Las Vegas (ottobre 2017), la sparatoria di massa di Christchurch e l’accoltellamento al London Bridge del 2019 Questi attacchi rappresentano circa la metà di tutti i “grandi incidenti terroristici” identificati da Wikipedia dal 2015, mentre la maggior parte del resto si verifica in Iraq, Siria e Afghanistan, tutte aree chiave dell’interferenza degli Stati Uniti.
Se era inteso a sedare i disordini sociali spostando le società sempre più in direzione dello stato di polizia, lo sforzo è fallito, come chiaramente espresso dall’ascesa dei Gilets Jaunes in Francia nel 2018, così come dalle rivolte di massa in Cile e India e dalle grandi proteste in uno su cinque paesi nel 2019 (van der Pijl 2022, 54-58). Questo, ipotizza van der Pijl, è uno dei motivi principali per cui il “freno di emergenza Covid” è stato azionato all’inizio del 2020.
In effetti, è evidente che una volta che il paradigma del controllo dello stato profondo è passato dalla perpetua “Guerra al terrore” alla biosicurezza, i principali attacchi terroristici in Occidente sono praticamente cessati. I terroristi hanno paura del virus o quegli attacchi sono stati per lo più pianificati ed eseguiti da agenti dello stato profondo?
Discendenti dei nazisti in posizioni di potere oggi
È opinione comune che i nazisti siano stati sconfitti nel 1945. Tuttavia, i discendenti degli ex nazisti rimangono influenti nel mondo di oggi. Eugen Schwab era l’amministratore delegato di Escher Wyss, a cui fu concesso uno status speciale dai nazisti (consentendo il lavoro degli schiavi). Suo figlio, Klaus, ha fondato il World Economic Forum nel 1973 e loda suo padre per “aver assunto molte funzioni nella vita pubblica nella Germania del dopoguerra” – uno schiaffo in faccia ai tedeschi occidentali della sua età che negli anni ’60 protestarono contro la riconferma di ex nazisti in posizioni di potere (Schwab 2021, 255). Schwab Jr. si è apertamente vantato alla John F. Kennedy School of Government di Harvard nel 2017 che i suoi Young Global Leaders hanno “penetrato i gabinetti” dei governi di più paesi.
Ma non è solo la politica ad essere stata infiltrata dal WEF. Gli ex Young Global Leaders occupano posizioni di primo piano nelle banche d’investimento, Big Tech, nei media mainstream, nei think tank e oltre, e sono stati coinvolti “in mezzo a tutta la vicenda covid” (Engdahl 2022; Swiss Policy Research 2021).
Günther Quandt era un industriale tedesco e membro del partito nazista la cui ex moglie sposò Joseph Goebbels nel 1931 con Adolf Hitler come testimone in una località di proprietà dello stesso Quant; Goebbels in seguito adottò il figlio di Quandt, Harald (Richter 2017). Nel 1937 Hitler nominò Quandt un leader nell’economia della difesa (Wehrwirtschaftsführer), che gli permise di fare ampio uso del lavoro degli schiavi, e nel 1943, con il sostegno delle SS, i Quandt istituirono un “campo di concentramento di proprietà dell’azienda”, ad Hannover, dove ai lavoratori è stato detto all’arrivo che non avrebbero vissuto più di sei mesi a causa dell’esposizione a gas velenosi (Bode e Fehlau 2008).
La nuora di Quant, Johanna, era, da parte di madre, nipote di Max Rubner, che dirigeva l’Istituto per l’igiene dell’Università Friedrich Wilhelm, poi associato agli esperimenti di eugenetica nazista. Si segnala, quindi, che Johanna Quandt ha donato 40 milioni di euro alla Fondazione Charité tra il 2014 e il 2022 per l’istituzione del Berlin Institute for Health Research, a cui Christian Drosten è stato nominato nel 2017.
Sua figlia, Susanne Klatten (la donna più ricca della Germania) ha partecipato all’incontro del Bilderberg del 2017 con Jens Spahn, il giovane leader globale che nel 2018 è stato nominato ministro della salute tedesco. Klatten possiede anche Entrust (scelta dal governo del Regno Unito per produrre passaporti per i vaccini), collegandola all’agenda di sorveglianza biodigitale “Covid-19″. Altre famiglie di “miliardari nazisti” che rimangono influenti oggi includono Flick, von Finck, Porsche-Piëch e Oetker (de Jong 2022).
Michael Chomiak era un collaboratore nazista ucraino (Pugliese 2017); sua nipote, Chrystia Freeland, siede nel consiglio di amministrazione del WEF ed è ministro delle finanze e vice primo ministro del Canada. Nel 2022, non molto tempo dopo aver annunciato che avrebbe congelato i conti bancari dei camionisti canadesi e dei loro sostenitori, ha twittato una foto di se stessa con in mano una bandiera rossa e nera associata al movimento Bandera in Ucraina (poi cancellata senza commenti e una nuova fotografia senza lo striscione è stata postata).
Stepan Bandera ha guidato una milizia che ha combattuto a fianco dei nazisti nella seconda guerra mondiale, e il battaglione anti-russo Azov, istituito durante il colpo di stato sostenuto dall’Occidente in Ucraina del 2014, ha mostrato apertamente le insegne naziste fino a quando questo non è diventato politicamente troppo sensibile nel giugno 2022. Nel dicembre 2021 , Ucraina e Stati Uniti sono stati gli unici stati a votare contro una risoluzione delle Nazioni Unite contro la glorificazione del nazismo.
Conclusione
Il sinistro riemergere di elementi nazisti nelle democrazie liberali contemporanee offre prove convincenti che gli elementi peggiori del Terzo Reich non furono sconfitti nel 1945, ma furono, piuttosto, segretamente incubati in preparazione del loro eventuale ritorno. Il fulcro di questo è stata la CIA, istituita da Wall Street con in mente una tale eventualità.
Così, quando l’avvocato tedesco Reiner Fuellmich afferma: “Stiamo combattendo ancora una volta le stesse persone che avremmo dovuto far cadere 80 anni fa“, i veri criminali sono quelli all’apice del sistema capitalista, che ora stanno, come nel 1920 e 1930, cercando di ricorrere al totalitarismo per far fronte all’acuta crisi del capitalismo.
Nel 1974, Sutton chiese: “Gli Stati Uniti sono governati da un’élite dittatoriale?” La “New York Elite”, ha affermato, rappresenta una “forza sovversiva” che impone uno “stato quasi totalitario” in violazione della Costituzione degli Stati Uniti (Sutton 2016, 167–172).
Inoltre, “Anche se non abbiamo (ancora) le palesi trappole della dittatura, dei campi di concentramento e del bussare alla porta a mezzanotte, abbiamo sicuramente minacce e azioni volte a colpire la sopravvivenza dei critici non istituzionali, l’uso dell’Agenzia delle Entrate per allineare i dissidenti e la manipolazione della Costituzione da parte di un sistema giudiziario politicamente sottomesso all’establishment”.
A questo proposito, dato lo stretto legame tra Wall Street e la CIA, faremmo bene a dare ascolto all’affermazione di Valentine secondo cui “La CIA è l’influenza più corruttrice negli Stati Uniti. Ha corrotto l’ufficio doganale nello stesso modo in cui ha corrotto la DEA. Corrompe il Dipartimento di Stato e l’esercito. Si è infiltrato nelle organizzazioni civili e nei media per assicurarsi che nessuna delle sue operazioni illegali fosse smascherata”. (Valentine 2017, 52)
Fin dalla sua fondazione, la CIA è stata il marciume nel cuore della democrazia statunitense e della democrazia nel mondo. Per 75 anni ha commesso crimini di cui i nazisti sarebbero stati orgogliosi, il tutto per proteggere gli interessi di Wall Street e della classe dirigente atlantica.
Con il “Covid-19″, tuttavia, non si può fare a meno di percepire che lo stato profondo ha esagerato. Le impronte digitali della CIA sono troppo evidenti. Ad esempio, l’operazione di guerra psicologica del 2020 è stata chiaramente modellata su ciò che Klein (2007, chiama la “dottrina dello shock“, che risale agli esperimenti MKULTRA e cerca di generare “momenti di trauma collettivo per impegnarsi in un’ingegneria sociale ed economica radicale .”
“Solo una grande rottura - un’inondazione, una guerra, un attacco terroristico – può generare il tipo di tele vaste e pulite” desiderate dagli ingegneri sociali, ovvero “momenti malleabili, quando siamo psicologicamente disarmati”, consentendo agli ingegneri sociali di “cominciare la loro opera di rifare il mondo» (Klein 2007, 21).
Il “Great Reset”, come l’11 settembre, è modellato su questo tipo di “grande rottura”, con la conseguente guerra psicologica che coinvolge le stesse tecniche di isolamento, defamiliarizzazione, depatterning, interruzione dei modelli comportamentali, ecc..
Schwab e Malleret, per ad esempio, incoraggiano i decisori a “trarre vantaggio dallo shock inflitto dalla pandemia” per attuare un cambiamento sistemico radicale e duraturo (2020, 100, 102).
Oppure prendi la questione delle mascherine, che erano obbligatorie negli spazi pubblici nella maggior parte dei paesi. Non possiamo ignorare il fatto che i detenuti di Guantánamo Bay sono stati costretti a indossare maschere chirurgiche azzurre (Courtesy Everett Collection).
Guantánamo Bay è una struttura di tortura. Gli esperimenti MKULTRA hanno scoperto che la tortura psicologica è molto più efficace della tortura fisica: in particolare, una combinazione di deprivazione sensoriale e dolore autoinflitto sono i metodi più efficaci, come praticato nella prigione di Abu Ghraib nel 2003 (McCoy 2007, 8, 41).
Altre fotografie dei detenuti di Guantánamo del 2002 li mostrano con indosso occhiali oscuranti, guanti, cuffie spesse e cuffie industriali (cioè deprivazione sensoriale) nonché maschere per il viso (Dyer 2002; cfr. Observer 2013; Rosenberg 2021). Nonostante le condizioni abiette dei detenuti, dalle fotografie non sembra esserci alcun motivo per cui non possano allungare la mano e rimuovere la maschera, a parte la paura delle conseguenze. Questo è il dolore autoinflitto.
È noto che l’uso della maschera porta al “deterioramento psicologico e fisico, nonché a molteplici sintomi descritti [come] sindrome da esaurimento indotto dalla maschera” (Kisielinski et al. 2021). Lo stesso vale per la pressione sociale di indossare la maschera durante il “Covid-19″, che essenzialmente induce i portatori di maschere all’autolesionismo. È una forma avanzata e altamente efficace di guerra psicologica volta ad abbattere la resistenza pubblica a molteplici programmi nefasti che vengono tutti messi in atto contemporaneamente.
Dove ci porta questo? Secondo Scott, “un ex presidente e primo ministro turco una volta ha commentato che lo stato profondo turco era il vero stato e lo stato pubblico era solo uno ‘stato di riserva’, non quello reale” (2017, 30). Questo ora vale anche per le “democrazie liberali” occidentali.
Mentre la maggior parte dei cittadini, compresi quasi tutti gli accademici, rimangono ignari dello “stato profondo” e dell’intera portata delle sue operazioni, la realtà sociale contemporanea è fondamentalmente determinata dalle operazioni dello “stato profondo”. La maggior parte delle persone crede sinceramente di essere appena sopravvissuta a una “pandemia” – che proprio per questo rende necessaria una ristrutturazione dell’economia politica globale nell’interesse della classe dirigente atlantica – e molti difenderanno con veemenza questa proposta.
La realtà, tuttavia, è che quelle persone sono le vittime della più grande operazione di guerra psicologica della storia, che spazia dalla propaganda di livello militare alle tecniche di tortura psicologica. Non c’è da stupirsi che i poteri in carica ora vogliano censurare Internet. Una volta che la realtà di ciò che sta accadendo è ampiamente compresa, sembra inevitabile che il lungo “secolo di schiavitù” di Wall Street (Corbett 2014) possa finalmente finire.
David A. Hughes, https://propagandainfocus.com/ 29/7/2022
Con un dottorato in studi tedeschi e relazioni internazionali, David A. Hughes tiene conferenze in aree tra cui studi sulla sicurezza, teoria delle relazioni internazionali, analisi della politica estera, globalizzazione ed eccezionalismo degli Stati Uniti. La sua ricerca si concentra sulla guerra psicologica, “9/11″, “COVID-19″, lo stato profondo, il crimine dell’intelligence, la tecnocrazia, il risorgente totalitarismo e le relazioni di classe dietro le operazioni psicologiche. Selezioni del suo lavoro possono essere trovate su Academia.edu. David è un ricercatore associato con il gruppo di lavoro sulla propaganda e la “Guerra al terrorismo” globale dell’11 settembre.
Fonte: https://propagandainfocus.com/wall-street-the-nazis-and-the-crimes-of-the-deep-state/
Qui trovate anche la ricca bibliografia di riferimento.
ANNO III DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
Tanti interventi e riflessioni fatte dai rappresentanti delle Liste Antisistema, che si sono presentate alle elezioni, li trovate nei sei GLR-NOTIZIE-VOTO, QUI.
Pur se sconfitti, le loro analisi rimangono preziosissime per continuare la Resistenza.
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Raccolta di sospetti eventi avversi da “vaccini anti Covid-19”, in ordine cronologico, provenienti dalla stampa italiana e internazionale. Inseriti così come pubblicati in origine, anche in lingua originale non tradotta. Lista aggiornata continuamente.
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