Articoli marcati con tag ‘cinismo’

 

 

Si, noi del GLR vogliamo preoccupare. Sanamente preoccupare, allarmare, impensierire, inquietare per aiutare a liberarci da un’insana “tranquillità”, intrisa solo di preoccupazioni ordinarie e personali. Una “tranquillità” inconsciente ed inconsapevole Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Oggi, 6 gennaio 2024, la nostra introduzione è un invito a ri-leggere gli articoli che trovate QUI insieme all’ottimo articolo che vi proponiamo. Leggi il resto di questo articolo »

 

GLR – CONSIDERAZIONI   (56)

ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate  QUI

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bambini di gaza

 

Solo un cupo cinismo che rispecchia l’esecrabile deficit di etica umana che permea una società asservita a una capillare manipolazione consente di obliterare l’immensità dei crimini contro l’umanità che Israele (e personalmente i singoli membri del governo/esercito israeliani) continuano a commettere a Gaza…“.

Inizia così l’articolo che oggi vi proponiamo. Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Chiamiamo le cose con il loro nome: a Gaza è in corso un genocidio. Gaza è un mattatoio a cielo aperto. Gaza è orrore puro ( rileggi QUI con attenzione).

E noi occidentali continuiamo la nostra vita quotidiana indifferenti, impassibili, apatici, distaccati Leggi il resto di questo articolo »

NOTIZIE-FLASH (38) – 19/6/2022

ANNO III DEL REGIME SANITARIO-DIGITALE Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Dobbiamo salvarci da soli, nessuno ci salverà!

Dobbiamo salvarci da soli dal cinismo feroce di chi ci vuole addomesticati e, forse, morti soprattutto attraverso una folle campagna vaccinale d’intrugli innominabili, come dicono l’articolo di Whitney e l’intervista del dottor Bhakdi che seguono. ( e i tanti articoli che trovate a questo link: http://www.gruppolaico.it/category/rassegna-stampa/emergenza-rassegna-stampa/, in particolare l’articolo di Stefano Montanari qui: Un 25 aprile da dittatura )

Dobbiamo salvarci da soli dal cinismo feroce di miliardari crudeli, gestori del Grande Reset ( Big Money), che hanno lo scopo di aumentare a dismisura la loro ricchezza e il loro potere.

Dobbiamo salvarci da soli dal cinismo feroce di aziende farmaceutiche (Big Pharma) che hanno di fronte la possibilità di guadagni stratosferici sulla nostra pelle. Leggi il resto di questo articolo »

 

 

“Seguir virtute e canoscenza”, per questo siamo fatti dice Dante. “Viver come bruti” è invece il futuro prospettato dal piano criminale chiamato Grande Reset ( vi raccomandiamo di leggere gli articoli a questo link: http://www.gruppolaico.it/category/rassegna-stampa/emergenza-rassegna-stampa/ ).

Esseri “bruti” che vivono di “nuda vita”, come afferma con grande chiarezza Agamben nell’articolo che segue e in tutti i suoi scritti presenti sul nostro sito ( clicca sul “tag” agamben in fondo alla pagina). “Bruti” che vediamo già realizzati nei covidioti che ci circondano tamponati, mascherati, distanziati, vaccinati, terrorizzati e maniacali.

“Bruti” brutalizzati da un regime sanitario feroce, da una biopolitica cinica Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Resistere, dire NO al vaccino e alle mascherine è, prima di tutto, resistere e dire NO al progetto criminale chiamato Grande Reset che sta gestendo a livello mondiale questo tentativo d’imporre una dittatura sanitaria globale e che si “nasconde” dietro il “racconto mediatico” di un virus poco più grave di un’influenza facendolo passare per la peste bubbonica del 1576 (quella de “I Promessi Sposi” di Manzoni) o per la peste nera del 1348 (quella de “Il Decameron” di Boccaccio). (Per approfondire leggi gli articoli a questo link: http://www.gruppolaico.it/category/rassegna-stampa/emergenza-rassegna-stampa/).

Poi resistere e dire NO vuol dire salvaguardare la nostra salute ed integrità personale e non fidarsi solo delle comunicazioni ufficiali: tanti medici ed esperti di tutto il mondo ci stanno avvertendo dei pericoli sanitari dei vaccini ma i loro interventi sono censurati dai media ufficiali, soprattutto i nostri, e le loro voci sono reperibili solo sulla Rete, come anche sul nostro sito. Chissà perchè? Non sentite puzza di Grande Reset ? Leggi il resto di questo articolo »

“Io non sono convinto che in questi mesi gli italiani abbiano dimostrato “responsabilità”, “disciplina”, “senso civico”. I nostri concittadini si sono fatti prendere dal panico, si sono lasciati convincere da un’informazione (soprattutto televisiva) sensazionalista, parziale, ispirata al ‘pensiero unico” del male assoluto.”

(da: Terrore sanitario e la gente comune. )

 

Manuale di resistenza al regime sanitario

Centodieci pagine sottili, per altro in piccolo formato. Tanto basta per mostrare con spietata precisione quale sia l’attuale livello del milieu culturale italiano. I fogli in questione sono quelli che compongono il nuovo, potentissimo libro di Giorgio Agamben pubblicato da Quodlibet e intitolato A che punto siamo? L’epidemia come politica. Leggi il resto di questo articolo »

“Io non sono convinto che in questi mesi gli italiani abbiano dimostrato “responsabilità”, “disciplina”, “senso civico”. I nostri concittadini si sono fatti prendere dal panico, si sono lasciati convincere da un’informazione (soprattutto televisiva) sensazionalista, parziale, ispirata al ‘pensiero unico” del male assoluto.”

(da:  Terrore sanitario e la gente comune. )

 

Una maggioranza che si regge sulla paura

Dovrebbe essere evidente anche i sassi che l’attuale maggioranza, già in profonda crisi di contenuti ben prima dell’arrivo del coronavirus, ha tutto l’interesse a mantenere in piedi il surreale clima di terrore che ha accompagnato questo disgraziato Paese negli ultimi 4 mesi. Leggi il resto di questo articolo »

Trump, Putin, Orbán. Sulla scia di Diogene, Socrate, Dostoevskij. Lo sguardo del filosofo tedesco sui sovranisti di oggi.

Se provassimo a prenderli sul serio, a quale scuola filosofica apparterebbero Trump e Salvini, Putin o Marine Le Pen? «Tutti i sovranisti si rifanno ad una antropologia cinica e depressa», risponde Peter Sloterdijk. Non è un caso se uno dei più prestigiosi filosofi tedeschi torni alle antiche tradizioni del cinismo per inquadrare «l’incoerenza performativa» in cui si cacciano oggi i sovranisti con le loro spietate balle quotidiane. Leggi il resto di questo articolo »

Appello

Caro direttore, è una normativa perfino peggiore della precedente, questo “decreto sicurezza bis” in procinto di passare al vaglio del Senato. Finalità e scopi restano però gli stessi: restringere sempre più l’area dei diritti e dunque della civiltà. Leggi il resto di questo articolo »

Il Cara di Mineo, centro di accoglienza per richiedenti asilo, ha chiusoi battenti il 9 luglio. Oltre ai richiedenti asilo, avevano trovato ospitalità nella struttura anche 117 cani randagi, adesso costretti a cercare una nuova casa. Alcuni migranti invece sono stati trasferiti in differenti centri, mentre quelli che per il Decreto Sicurezza hanno perso ogni diritto o tutela sono finiti per strada. Leggi il resto di questo articolo »

Genova da sempre è stata accogliente e attenta alle diversità perché lei stessa si è costruita nel porto, sul mare e nel riconoscimento delle pluralità degli altri. La lingua genovese ne è la riprova lampante, miscuglio di idiomi, dialetti, saperi e culture (su questo giornale scrissi due articoli a riguardo). Oggi, Genova è smarrita nel suo cuore e nelle sue stesse strade, i cui marciapiedi e angoli sono pieni di mendicanti, senza dimora, persone finite per strada per mille motivi perché la socialità ha fallito nell’accompagnare ciascuno a vivere la propria vita come ordina la Costituzione. Leggi il resto di questo articolo »

Orrendo, grottesco, cieco, irresponsabile, meschino: trovatelo voi l’aggettivo più adatto a definire il comportamento dell’Europa verso l’Africa, in questi giorni. E parlo dell’Europa tutta, non solo del nostro ridicolo Conte (che peraltro segue la strada di Minniti): parlo dei supponenti Macron e Merkel, dei fascistoidi di Visegrad, degli eleganti nordici.

Parlo dell’Europa tutta che non si occupa di Africa ma di rifiutarne i migranti, che frigna per l’effetto fregandosene della causa, che si rimpalla al suo interno esseri umani – prendili tu, no prendili tu! – con lo stesso cinismo con cui cent’anni fa si spartiva la loro terra – la prendo io, no la prendo io! – e come ancora adesso se ne spartisce le risorse naturali, i contratti, le dighe, l’import di armi, i giacimenti, gli appalti – li prendo io, no li prendo io! Leggi il resto di questo articolo »

Venerdì all’Angelus il Papa ha detto che il Maligno è sempre al lavoro. Era la mattina dopo la squallida notte del summit europeo e aveva tutte le ragioni di dirlo. In quella notte l’Italia, che aveva sempre salvato i profughi, tentava un patto di ferro con coloro che li hanno sempre lasciati morire. L’Italia è stata respinta perché non ha ancora chiuso davvero le frontiere come invocano da tempo le migliori figure italiane ed europee della storia contemporanea. Leggi il resto di questo articolo »

All’origine della vicenda c’è il rapporto degli americani con una materia difficilmente definibile, chiamata “denaro”. Denaro prima come mezzo che come fine, sovvertendo i principi dei progenitori emigranti. Laddove nella prudente visione di quei non-garantiti “risparmio” significava “sicurezza”, i quattrini americani di fine Novecento cambiano senso: sono lo strumento da utilizzare impetuosamente per accrescere il possesso e assicurarsi prospettive di soddisfazione.

Primi anni 2000. L’isteria da edonismo, trascina milioni di americani in un equivoco: il denaro non è più la rappresentazione del proprio grado di successo, ma diventa un passepartout accessibile a tutti. Come? Prelevandone quanto ne serve presso il deposito in servizio continuato chiamato “sistema bancario”. Dicendo “pagherò”, incoraggiati dalle stesse banche sulle main street. Che, grazie questa circolazione anti-virtuosa, prosperano. Perché a loro volta dispongono di tutto il denaro di cui hanno bisogno per elargire sconsiderati prestiti, dal momento che le banche centrali inondano il mercato di dollari a tassi d’interesse bassissimi. Leggi il resto di questo articolo »

«Un bambino di due mesi viene usato come palla da calcio da una banda di teppisti, fino a morirne». Come si sentirebbero i genitori del bambino? E quelli dei teppisti, ammesso che i loro genitori abbiano ancora una coscienza? L’orrore dei primi e la vergogna dei secondi dovrebbero essere immensi. E noi cittadini cosa faremmo? Frugolino era un gattino di due mesi. E’ morto dopo essere stato seviziato. Un gruppo di teppisti lo ha usato come palla da calcio, scaraventandolo da un piede all’altro, tra urla e risate. Leggi il resto di questo articolo »

Identità perdute – Come nel romanzo di Camus, gli europei accettano passivi la distruzione dei propri valori, dalla giustizia sociale al paesaggio, alla democrazia. Se non riconosciamo le rovine, la rinascita sarà impossibile

“Essi provavano la sofferenza profonda di tutti i prigionieri e di tutti gli esiliati: quella di vivere con una memoria che non serve a niente”.

In queste parole taglienti Albert Camus ha condensato non solo il dolore, ma la trama quotidiana della città appestata (Orano) che aveva scelto come osservatorio del mondo. Da Tucidide in poi, la narrazione della peste che affligge una città e la isola dal mondo è stata un esercizio letterario ricorrente, ma La peste di Camus ha una forza speciale, perché la descrizione e il decorso del morbo vi sono concepiti come una potente allegoria politica, che legittima la narrazione proprio mentre svuota l’apparente verità del racconto. Leggi il resto di questo articolo »

La grande illusione – Dalla caduta del Muro alle primavere arabe addio alle speranze .

Stiamo vivendo un tornante storico, è cominciata l’Età della Regressione. Scordate le speranze suscitate dal crollo del Muro di Berlino, la straordinaria sera del 9 novembre 1989. È tramontata l’era della Grande Illusione: la democrazia ovunque, le “primavere”, le rivoluzioni arancioni… oggi il colore che predomina è quello nero. Leggi il resto di questo articolo »

Un tempo l’ironia è stata sovversiva ma ora è un’arma per demolire tutto evitando il merito e la complessità. Ci servirebbero più serietà e ardore. David Foster Wallace chiedeva: una volta evidenziati ironicamente i problemi che si fa? Solo mettere in ridicolo la realtà?

Nel primo dei due saggi contenuti in L’ordinario e il sublime, Adam Zagajewski riflette sul tentativo di Mann di opporre alla violenza fascista e alla sua mitologia arcaica una forma di ironia «non del tutto inerme, non completamente astratta». E aggiunge che se questo compito aveva un valore preciso negli anni Trenta, oggi si è deformato quasi completamente. Secondo il grande poeta polacco, «l’ironia è una variante piuttosto perversa della certezza». Si è così involuta dal suo uso originario e socratico da diventare spesso una mossa reazionaria: «Non è più un’arma puntata contro la barbarie del sistema primitivo che stava trionfando nel cuore stesso dell’Europa, ma esprime la disillusione per il crollo delle aspettative utopistiche […].

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Questa è la vita italiana sotto il fascismo: la cancrena si estende. La tragedia generale dell’Italia è proprio questa generale putrefazione morale, questa indifferenza, questa unica vigliaccheria che va diventando un sistema. Mentre a Praga si fucilano gli studenti che difendono la libertà della loro patria, gli studenti italiani non hanno un moto di sdegno, un i battito di sensibilità. Leggi il resto di questo articolo »

C’è un luogo comune sull’America che è rimbalzato nei media tradizionali e sui social media in queste settimane: a fronte dei colpi bassi tra i candidati e degli scandali, svelati o annunciati addirittura da agenzie pubbliche come l’Fbi, cadono i miti sull’America delle regole e della democrazia. Un luogo comune che non coglie nel segno perché non è una novità che la politica americana superi l’immaginazione quanto a spietata durezza. Leggi il resto di questo articolo »

Ha scandalosamente ragione Roberto Saviano quando dice, in una bella intervista a Sky, che “la parola bontà è oggi impronunciabile”, ma che lui crede in essa e nel rapporto umano “uno a uno”. Non a caso egli parlando della bontà, con un atto di fede e di speranza civile (non avendo più fede e speranza nelle istituzioni, nella politica, nei media e nella giustizia “in nome della quale vengono compiuti i peggiori crimini”), afferma qualcosa di talmente inaudito da suscitare l’imbarazzo del silenzio. Leggi il resto di questo articolo »

Se dopo il Padre viene uccisa anche la Legge. All’inizio il capofamiglia sedeva sul trono e governava per il suo godimento. Poi i figli presero il potere e il loro rimorso creò le regole-totem del nuovo ordine. Nacque così il patto sociale con il suo tabù: nessuno occuperà in modo arbitrario il trono vuoto. Ora quel vuoto non solo non è riempito ma ha perso ogni significato

Il nostro tempo sembra cancellare ogni forma di tabù. La disinibizione e l’assenza di vergogna e di senso di colpa trionfano alla faccia del vecchio uomo del Novecento ancora preso dai grandi dissidi morali tra il bene ed il male, le ragioni individuali e quelle della Storia, il progresso e la tradizione, gli Ideali e la pulsione. Leggi il resto di questo articolo »

TIZIANO TERZANI  (1938- 2004) AD ORIANA FALLACI (1929- 2006)

 

7 OTTOBRE 2001. LETTERA DA FIRENZE

Il Sultano e San Francesco

Non possiamo rinunciare alla speranza

 

Tiziano Terzani

Oriana, dalla finestra di una casa poco lontana da quella in cui anche tu sei nata, guardo le lame austere ed eleganti dei cipressi contro il cielo e ti penso a guardare, dalle tue finestre a New York, il panorama dei grattacieli da cui ora mancano le Torri Gemelle. Mi torna in mente un pomeriggio di tanti, tantissimi anni fa quando assieme facemmo una lunga passeggiata per le stradine di questi nostri colli argentati dagli ulivi. Leggi il resto di questo articolo »

Antonio Gramsci è, più di ogni altro, autore fecondamente “inattuale”, dissonante rispetto allo spirito del nostro presente. A caratterizzare il rapporto che l’odierno tempo del fanatismo dell’economia intrattiene con Gramsci è, infatti, la volontà di rimuoverne la passione rivoluzionaria, l’ideale della creazione di una “città futura” sottratta all’incubo del capitalismo e della sua mercificazione universale. Risiede soprattutto “nell’attuale inattualità” della sua figura la difficoltà di ogni prospettiva che aspiri oggi a ereditare Gramsci e ad assimilare il suo messaggio: ossia ad assumere come orientamento del pensiero e dell’azione la sua indocilità ragionata, fondata sulla filosofia della praxis dei “Quaderni”. Essa trova la sua espressione più magnifica nella condotta di vita gramsciana, nel suo impegno e nella sua coerenza – pagata con la vita – nella “lotta per una nuova cultura, cioè per un nuovo umanesimo”. Critica glaciale delle contraddizioni che innervano il presente e ricerca appassionata di un’ulteriorità nobilitante costituiscono la cifra del messaggio dell’intellettuale sardo: l’ha condensato lui stesso nel noto binomio del “pessimismo dell’intelligenza” e dell’”ottimismo della volontà”. Ereditare Gramsci significa, di conseguenza, metabolizzare la sua coscienza infelice e non conciliata, la passione durevole della ricerca di una felicità più grande di quella disponibile. Leggi il resto di questo articolo »

Ora la corruzione è a norma di legge

La questione morale ha cambiato taglia. Ma non è la “mappa della corruzione” nella Pubblica amministrazione, con le sue percentuali di illeciti che sembrano aver impressionato il ministro della Giustizia Orlando (Fatto Quotidiano 19/01/2015) a fare la differenza. Per la semplice ragione che si tratta di “illeciti”. Cioè di violazioni della legge. Almeno dai tempi di Tacito è ben noto che la peggiore corruzione è quella “a norma di legge”, per far eco al bel titolo di un recente libro di Rizzo e Giavazzi. Ma ancora peggiore è la corruzione della legge stessa. Qui per illustrare il fenomeno vien buona un’altra immagine di sartoria. Secondo una famosa ricetta cinica di Giolitti, “Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo deve fare la gobba anche all’abito”. La corruzione delle leggi è appunto questo: una legge non serve a prevenire, impedire o raddrizzare una deformità, ma ad adattarcisi al meglio. Leggi il resto di questo articolo »

 LA SENTENZA RUBY. BARBARA SPINELLI RITROVA NELLA PARABOLA DELL’EX CAV. IL DISPREZZO PER L’UMANO CHE FU DEL DIVIN MARCHESE.

La coincidenza delle date è già un segno, ominoso. Il 19 luglio 1992, Paolo Borsellino è trucidato a via D’Amelio, assieme a cinque ragazzi della scorta, per aver osteggiato la trattativa fra Stato e mafia. Ventidue anni dopo, il 18 luglio 2014, Silvio Berlusconi è assolto dai giudici della seconda Corte d’appello di Milano per l’affare Ruby.   La lezione di Borsellino:   ci sono assoluzioni comode.   I giudici hanno le idee chiare: non c’è stata concussione, dunque non è vero che l’ex presidente del Consiglio esercitò pressioni sui funzionari della Questura di Milano, la notte del 27 maggio 2010, per esigere, forte del potere che gli veniva dalla alta carica ricoperta, il rilascio immediato di Ruby, arrestata per ladrocinio. Le telefonate del premier ebbero come conseguenza il precipitoso affidamento di Ruby a Nicole Minetti, che la consegnò poi non ai servizi sociali ma a un’amica prostituta. Leggi il resto di questo articolo »

Quanta ipocrisia sulle facce dei potenti listate a lutto, mentre le vittime della strage annegano una seconda volta nella retorica. Quanto cinismo tra i leghisti che considerano una soluzione respingere i disgraziati, affinché si rassegnino a morire a casa propria: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Intanto in tv va in scena il rito della commozione a reti unificate, la ricerca del caso umano, l’intervista all’eroe da esibire nei talk show per far dimenticare le radici di questo dramma, più ampio nelle dimensioni ma identico ai tanti altri che ci sono scivolati addosso senza lasciare traccia, a parte uno spruzzo di lacrime. Leggi il resto di questo articolo »

Contro malaffare e illegalità servono regole severe e istituzioni decise ad applicarle. Ma serve soprattutto una diffusa e costante intransigenza morale, un’azione convinta di cittadini che non abbiano il timore d’essere definiti moralisti, che ricordino in ogni momento che la vita pubblica esige rigore e correttezza.«Mi piace definirmi moralista - afferma Rodotà -. Leggi il resto di questo articolo »

Dalla Val di Susa alla Sicilia, dall’Altopiano a Pantelleria, dalle isole toscane al Salento il paesaggio naturale e il paesaggio storico della penisola sono sottoposti a dissipazioni, cementificazioni e sconvolgimenti artificiali che non solo hanno aumentato la loro scala e intensità negli ultimi vent’anni in modo esponenziale, ma vedono proprio ora un’accelerazione improvvisa, a dispetto di ogni crisi, come se ci fosse nell’aria un presagio di diluvio incombente e un’esplosione come di furia rabbiosa, una sinistra pulsione a rapinare tutto quello che si può, finché si è in tempo. Ho accennato a disastri di genere diverso: c’è l’opera di Stato, difesa dall’esercito contro la popolazione locale, senza che un solo argomento ragionevole, in mesi e mesi di polemica, sia stato avanzato dai suoi sostenitori bipartisan (e nonostante libri interi di argomenti contrari e relative cifre, economiche e gestionali oltre che ecologiche, siano inutilmente a disposizione del pubblico); ma ci sono anche le rapine multinazionali di quelli che vanno a trivellare a un costo ridicolo il Mediterraneo sotto Lampedusa, alla ricerca del petrolio, con i rischi enormi denunciati recentemente da Luca Zingaretti su Repubblica. Leggi il resto di questo articolo »

Diamo un voto all’Economist? Il settimanale inglese ha pubblicato in copertina, e già ne abbiamo dato notizia, l’immagine di Silvio Berlusconi, e una scritta choc che cosi lo de­finisce: “l’uomo che ha fottuto un intero paese”. Se­guono un editoriale e un supplemento, tutto dedica­to all’Italia. Pare che qualcuno, all’aeroporto di Fiu­micino, abbia esitato prima di consentire l’ingresso di una pubblicazione così esplosiva. Ma non siamo una repubblica africana: prima o dopo la rivista non pote­va non arrivare in edicola, e i giornalai I’hanno gioio­samente messa in mostra, sperando di venderla bene. Nell’aprile del 2001, l’Economist ci aveva messo in guardia: quest’uomo, aveva scritto anche allora in copertina, non ha le carte in regola per governare l’Italia. Ma gli italiani votarono per lui,e per lui hanno continuato a votare fino ai nostri giorni. Hanno accettato le leggi ad personam, le invettive contro i giudici, le Ruby e le barzellette. Leggi il resto di questo articolo »

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