Articoli marcati con tag ‘servilismo’

Norberto Bobbio 1909 -2004

Norberto Bobbio, filosofo e giurista, scrisse questo testo nel 1955 in occasione delle celebrazioni della Resistenza. Ora si trova nel libro Eravamo ridiventati uomini“, Einaudi  2015, ed è ancora fortemente attuale.

Non amo le commemorazioni, perché difficilmente ci si può sottrarre alla tentazione della retorica, della effusione sentimentale, della mozione degli affetti. E non amo in particolare le commemorazioni della Resistenza perché si commemorano volentieri cose lontane e morte, e invece la Resistenza è vicina e ben viva. La Resistenza non è finita.

Noi viviamo in una situazione che è la conseguenza della Resistenza e anche coloro che la denigrano o la ignorano non possono fare a meno, in quanto vivono e operano in questa situazione, di accettarne i risultati. [...]

Per capire la Resistenza, direi che bisogna prima di tutto sgombrar la nostra mente da un equivoco: che da essa dovesse nascere, tutto d’un pezzo, il nuovo Stato italiano. A coloro che non vogliono più saperne della Resistenza perché in Italia le cose non vanno come dovrebbero andare, c’è da rispondere che la nostra non sempre lieta situazione presente dipende da una ragione soltanto: che non abbiamo ancora appreso tutta intera la lezione della libertà.

E siccome l’inizio di questo corso sulla libertà è stata la Resistenza, si dovrà concludere che i nostri malanni, se ve ne sono, non dipendono già dal fatto che la Resistenza sia fallita, ma dal fatto che non l’abbiamo ancora pienamente realizzata. Leggi il resto di questo articolo »

Non si scappa dalla Storia. Nel suo essere ciclica ci mette sempre di fronte agli errori che pensavamo di esserci lasciati alle spalle. In questo periodo stiamo vivendo l’ennesimo ciclo in cui un popolo assume i tratti più brutali di chi ha scelto per governarli, in attesa di rinnegarli. Tutto questo può durare un anno o un ventennio, poi si fingerà di non aver mai indossato quelle maschere, di aver sempre rifiutato l’assimilazione. Ma la Storia, dimenticata da molti, continua a conservare il dono della memoria e della testimonianza. Leggi il resto di questo articolo »

Gli insulti urlati sulla banchina a Lampedusa a Carola Rackete sono rimbalzati contro il suo volto sereno, non hanno scalfito quella compostezza data dalla consapevolezza di aver messo il proprio corpo a disposizione della propria responsabilità, cosa non scontata. Non scontata, in un Paese in cui il ministro dell’Interno, spaventato da un’eventuale condanna, si è sottratto al processo per sequestro di persona nel caso Diciotti facendosi salvare dalla sua maggioranza. Leggi il resto di questo articolo »

In Italia esisteva un argine che valeva tanto per la Lega di Bossi quanto per quella di Salvini, almeno fino all’anno scorso. Entrambi potevano raggiungere la doppia cifra al Nord, tenere saldamente il Veneto ed essere l’ago della bilancia per la tenuta dei governi di centrodestra, ma non superavano la linea simbolica che passando per Roma divideva il sopra dal sotto. Quell’argine di memoria, orgoglio e appartenenza territoriale resisteva da oltre vent’anni, ma ora è crollato. Il Sud ha dimenticato. Leggi il resto di questo articolo »

Da sempre la Storia si alimenta dei nostri terrori, dai grandi conflitti in Europa fino ai sovranismi attuali. Anche lo Stato, diceva Hobbes (188- 1679), nasce così Per questo dobbiamo usare l’antidoto più potente e meno buonista: la fiducia

 

La paura è il filo conduttore della nostra storia, dal tempo dei grandi conflitti in Europa, della “guerra civile di religione”, dei conflitti di classe e della cosiddetta guerra civile europea del secolo scorso fino a noi e alla rinascita del nazionalismo, del cosiddetto sovranismo e del razzismo, che si denomina “suprematismo bianco”. Leggi il resto di questo articolo »

Ha impressionato vedere ad Afragola il gesto di sottomissione verso un uomo simbolo di un partito che ha sempre odiato il Meridione, convinto che i meridionali fossero il male. Il Mezzogiorno ancora una volta — come sempre — diventa solo il luogo dal quale dragare preferenze e clientele. Ma la stessa terra farà rovinosamente cadere il governo del cambiamento

Sono cresciuto in una terra dove vedere baciare le mani di un uomo era cosa comune, nessuno si stupiva, è antica sintassi mafiosa. Vedevo i boss soprattutto durante le festività – prima che cadessero in latitanza o avessero, in clima di faida, paura di uscire in strada — salutare e girare per negozi ricevendo spesso come omaggio il bacio sulle nocche. Il baciamano mi creava disagio quando a farlo era un anziano che si piegava verso la mano di in giovane capo. Leggi il resto di questo articolo »

Una guerra civile incruenta per tutto ciò che non riguarda i nervi, il tempo perso e l’avvelenamento del clima emotivo sta incendiando l’Italia. È la rissa che i sostenitori delle opposte fazioni politiche ingaggiano ogni giorno sui social network. Non mi riferisco a chi siede in Parlamento o ai professionisti dell’informazione. Sono i comuni cittadini a darsele di santa ragione. Insulti, linciaggi, accuse, colpi bassi. Leggi il resto di questo articolo »

Carlo Levi

La paura della libertà è il sentimento che ha generato il fascismo. Per chi ha l’animo di un servo, la sola pace, la sola felicità è nell’avere un padrone; e nulla è più faticoso, e veramente spaventoso, che l’esercizio della libertà. Questo spiega l’amore di tanti schiavi per Mussolini: questa mediocrità divinizzata, necessaria per riempire il vuoto dell’animo, e calmarne l’inquietudine con un senso di riposante certezza. Per chi è nato servo, abdicare a se stesso è una beatificante necessità.

Ma questi servi nati hanno anch’essi la loro piccola coscienza morale, che vuole qualche piccola giustificazione; e un loro piccolo, e tuttavia esasperato, senso italiano di teatrale dignità, che ha bisogno di velare di pretesti il vuoto e la paura. Questi servi nati hanno sempre trovato delle ottime ragioni per la loro viltà, che non era, no, viltà ma, volta a volta, amor di patria, desiderio di ordine, senso di responsabilità, dovere di «tradizione spirituale», e così via. Leggi il resto di questo articolo »

Carlo Levi indaga il sentimento che ha generato il fascismo

È veramente una sorpresa leggere oggi Paura della libertà(Neri Pozza, pp. 154, € 15) di Carlo Levi (1902-1975), “poema filosofico”, secondo il suo stesso autore, scritto fra il 1939 e il 1940 nel nord ovest della Francia, a La Baule – mentre l’Europa cominciava quell’esercizio di autoannientamento definito Seconda guerra mondiale – ma pubblicato solo nel 1946, all’indomani del grande successo di “Cristo si è fermato a Eboli”.

La riscoperta del testo (mai più ristampato come autonomo dal 1964) si deve a Giorgio Agamben che firma un’introduzione di poche e limpide pagine, in cui racconta fra l’altro come a suo tempo il libro sia stato malinteso o forse semplicemente non capito dall’intellighenzia comunista a cui pure Levi fu legato soprattutto negli anni Sessanta. In effetti, già nel suo tono direi sapienziale, nella scrittura misteriosa e avvolgente, Levi sembra provenire da un altro pianeta, rispetto al dibattito italiano delle idee nell’immediato dopoguerra. Leggi il resto di questo articolo »

C’è un solo valore incrollabile al mondo: l’intransigenza e noi ne saremmo per un certo senso i disperati sacerdoti… Noi vediamo diffondersi con preoccupazione una paura dell’imprevisto che seguiteremo a indicare come provinciale per prevenire gravi allarmi. Ma di certi difetti sostanziali anche in un popolo “nipote” di Machiavelli non sapremmo capacitarci, se venisse l’ora dei conti. Il fascismo in Italia è una catastrofe, è un’indicazione di infanzia decisiva, perché segna il trionfo della facilità, della fiducia, dell’ottimismo, dell’entusiasmo. Si può ragionare del Ministero Mussolini come di un fatto d’ordinaria amministrazione.

Ma il fascismo è stato qualcosa di più; è stato l’autobiografia della nazione. Una nazione che crede alla collaborazione delle classi; che rinuncia per pigrizia alla lotta politica, è una nazione che vale poco. Confessiamo di aver sperato che la lotta tra fascisti e socialcomunisti dovesse continuare senza posa: e pensammo nel settembre del 1920 e pubblicammo nel febbraio scorso la “Rivoluzione Liberale”, con un senso di gioia, per salutare auguralmente una lotta politica che attraverso tante corruzioni, corrotta essa stessa, pur nasceva. In Italia, c’era della gente che si faceva ammazzare per un’idea, per un interesse, per una malattia di retorica! Ma già scorgevamo i segni della stanchezza, i sospiri alla pace. Leggi il resto di questo articolo »

Tirannide indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d’impunità. Leggi il resto di questo articolo »

Ritorna dopo undici anni “Patrie smarrite – Racconto di un italiano” di Corrado Stajano, riproposto dal Saggiatore. Si legge d’un fiato, si legge sentendo che ogni parola è una trivella impegnata a cercare in profondità il carattere di un popolo che non sia solo quell’amalgama di opportunismo, servilismo, immobilismo, familismo con cui la maggioranza è traghettata dal fascismo alla Repubblica. Cambiando soltanto il colore della casacca. Leggi il resto di questo articolo »

Sicuramente, o Popolo, ben grande è il tuo potere,

poiché ciascun temere ti deve come un re!

Però, per il naso è facile menarti;

e troppo godi di chi ti liscia e abbindola;

e chi discorre, l’odi a bocca aperta;

ed esule va il senno tuo da te!

 

Aristofane (450- 385 a.C.), commediografo greco, dalla commedia “I Cavalieri“, 424 a.C.

 

Vedi:  Perché il Sud sta votando in massa chi li chiamava terroni, ladri e fannulloni?

Quel baciamano a Salvini svela il volto della Lega a Sud.



L’essere umano porta con sé l’aspirazione alla libertà o la sua negazione? Esiste una spinta ad adorare il padrone?

Per Pasolini il “ nuovo fascismo” non aveva a che fare con le rinate organizzazioni fasciste dopo la fine della seconda guerra mondiale e la Liberazione, ma con il potere di plasmazione delle vite e delle coscienze che il nuovo “ sistema dei consumi” era riuscito a produrre dagli anni Sessanta in avanti.

Questa tesi generale — in sé forse discutibile — ha il merito di emancipare il fascismo dal problema della sua eventuale riorganizzazione politica — che secondo Pasolini era un fenomeno del tutto residuale — per ricondurlo a un grande tema antropologico: siamo così sicuri che gli esseri umani amino più la loro libertà delle loro catene? Leggi il resto di questo articolo »

LODE ALL’ASINO

O sant’asinità, sant’ignoranza,
Santa stolticia e pia divozione,
Qual sola puoi far l’anime sì buone,
Ch’uman ingegno e studio non l’avanza;

Non gionge faticosa vigilanza
D’arte qualunque sia, o ‘nvenzione,
Né de sofossi contemplazione
Al ciel dove t’edifichi la stanza. Leggi il resto di questo articolo »

La libertà non fa per noi: siamo troppo ignoranti, boriosi, presuntuosi, codardi, vili e corrotti, siamo troppo legati ai piaceri e all’ozio, siamo schiavi della fortuna a tal punto da non conoscere affatto il prezzo della libertà.

Jean Paul Marat (1743- 1793),  medico e rivoluzionario francese

 

vedi:  Pensiero Urgente n.240)

Se la competenza non vale più nulla

Alla prova della libertà

Il fascismo... è stato l'autobiografia della nazione.


La proposta di Liberi e Uguali di abolire le tasse universitarie non sarebbe difficile da comprendere e da far propria se noi italiani, oltre a vivere e usufruire dei benefici che la Repubblica ci garantisce, fossimo anche repubblicani.

L’educazione è, per chi ama la repubblica e ne comprende appieno il significato, diritto inalienabile della persona umana come il lavoro, la salute, la sicurezza. Noi lottiamo perché ciascuno abbia il diritto di usufruire di cure adeguate e di buona qualità (mai ci è passato per la mente di dire che chi è ricco non deve usufruire della sanità pubblica o del medico di base). Leggi il resto di questo articolo »

Tra i doveri essenziali dell’uomo Kant pone quello dell’orgoglio, della Fierezza morale. Egli dice: “Non farti servo di nessuno”! E questo vuol dire: “Non subordinare la tua coscienza ai timori e alla speranza della vita inferiore: non avvilire la tua personalità piegandola servilmente dinnanzi ad altri uomini”! Soltanto chi sente in sé l’esigenza di questa dignità morale, di questa fierezza inflessibile, è un uomo nel vero senso della parola: il resto è gregge nato per servire.

Piero Martinetti (1872- 1943), filosofo,  1926 Leggi il resto di questo articolo »

La voglia di fascismo? È indole italica, ci conosciamo: tanti, piccoli capetti. Sta dilagando e non ci cambierà una legge.

Allarme (non più All’armi) siam fascisti! Come può essere capitato? A noi (pardon), noi italiani democratici che abbiamo scritto la Costituzione vietando al partito che fu di Mussolini di rinascere. “L’Espresso” ci fece una copertina qualche settimana fa . C’erano Grillo, Salvini e Berlusconi con fez e manganello. Tempesta di critiche. E avevano ragione (a propria insaputa) i lettori (di destra) che ci hanno ricoperti di insulti. Non dovevamo disegnare solo loro, ma gli italiani: il popolo nato con la camicia (nera) convinto di avere fatto i conti con la propria indole, prima ancora che con la storia, a suon di leggi e divieti. Leggi il resto di questo articolo »

Identità perdute – Come nel romanzo di Camus, gli europei accettano passivi la distruzione dei propri valori, dalla giustizia sociale al paesaggio, alla democrazia. Se non riconosciamo le rovine, la rinascita sarà impossibile

“Essi provavano la sofferenza profonda di tutti i prigionieri e di tutti gli esiliati: quella di vivere con una memoria che non serve a niente”.

In queste parole taglienti Albert Camus ha condensato non solo il dolore, ma la trama quotidiana della città appestata (Orano) che aveva scelto come osservatorio del mondo. Da Tucidide in poi, la narrazione della peste che affligge una città e la isola dal mondo è stata un esercizio letterario ricorrente, ma La peste di Camus ha una forza speciale, perché la descrizione e il decorso del morbo vi sono concepiti come una potente allegoria politica, che legittima la narrazione proprio mentre svuota l’apparente verità del racconto. Leggi il resto di questo articolo »

IL PROGRESSO

C’erano schiavi un tempo
Oggetti di carne
Animali con due piedi
che nascevano e morivano
servendo bestie con due piedi Leggi il resto di questo articolo »

La verità è dappertutto in fuga, sfrattata dalla post-verità (detta anche storytelling). Ma nella nostra martoriata penisola è in rotta perfino la voglia di conoscere la verità dei fatti. Ci vorrebbero schiere di antropologi per analizzare questa peste sociale, ma proviamo almeno ad abbozzare tre possibili ragioni: il pettegolezzo, la memoria corta, l’abitudine al servo encomio. Leggi il resto di questo articolo »

Se oggi accettiamo ricette che un tempo avremmo giudicato inaccettabili – dall’austerità ai muri – è perché abbiamo perso ogni spinta collettiva, siamo animati da egoismi che stanno soffocando la democrazia

Quando uomini e donne s’impegnano nell’azione politica e sociale, lo fanno guidati da passioni generose: l’amore della libertà, la compassione per i deboli, i poveri, gli oppressi, lo sdegno contro l’ingiustizia; o da passioni maligne: l’odio, il disprezzo per chi è diverso da noi per razza, cultura e religione, l’avidità di guadagno, l’ambizione sfrenata per il potere. Anche se abbondano esempi di persone che agiscono stimolate da nobili passioni, il nostro tempo è dominato dalle passioni meschine. Se non cambia il modo di sentire, non ci sarà alcun nuovo inizio, non sarà possibile alcuna iniziativa politica e sociale capace di cambiare modo di vivere. Leggi il resto di questo articolo »

Maurizio Viroli – Il politologo, il crepuscolo delle istituzioni democratiche repubblicane e il rischio del sopravvento dei demagoghi

Spiega in incipit l’autore: “Tre grandi opere a me care mi hanno suggerito il titolo: Autunno del Medioevo di Johan Huizinga, Autunno del Rinascimento di Carlo Ossola, e Autunno del Risorgimento di Giovanni Spadolini”. E infatti il libro di cui andiamo a parlare s’intitola L’autunno della Repubblica. Potrebbe anche intitolarsi, parafrasando un verso di Shakespeare, “L’autunno del nostro scontento”: il cahier de doléances è lungo. Maurizio Viroli, politologo e professore emerito a Princeton, i lettori del Fatto lo conoscono bene per essere una delle firme del giornale. Leggi il resto di questo articolo »

Per decisione di Renzi, il referendum di ottobre sarà di fatto un plebiscito sulla sua leadership. E se vincerà, Renzi potrà vantare di avere il consenso diretto (senza la mediazione del Pd) ed esplicito del popolo da lui chiamato a pronunciarsi. L’Italia diventerà così una democrazia plebiscitaria. La posta in gioco non è trasformare il Senato in un’accozzaglia di nominati e modificare il rapporto Stato-regioni, ma cambiare la Repubblica democratica in una democrazia plebiscitaria con Renzi padrone assoluto. Leggi il resto di questo articolo »

Non smette di suscitare ammirazione la figura complessa di Piero Gobetti (di cui in questi giorni si celebrano i novant’anni dalla scomparsa). La recente raccolta di alcuni suoi scritti, curata da Paolo Di Paolo e pubblicata da Feltrinelli (Piero Gobetti. Avanti nella lotta, amore mio! Scritture 1918–1926, pp. 220, euro 9,50), ripropone l’immagine di un intellettuale atipico, morto a soli 24 anni, con il fisico debilitato a causa delle percosse squadriste.

Allievo di Einaudi e di Salvemini, vicino a Gramsci e al suo «Ordine Nuovo», Gobetti s’ispira alle lezioni di estetica impartite da Croce. La poesia è il luogo privilegiato di un’interiorità che cerca chiarezza ed espressione. Per questo, il giovane torinese predilige l’«unità» dell’opera di Pirandello rispetto al bieco opportunismo del futurista Marinetti. Sostiene, inoltre, che i critici d’arte non possono occuparsi di questioni marginali, di schematismi e «sillogismi» vari, tralasciando colpevolmente l’autentica bellezza. Dai suoi brani trapela un insolito intreccio tra politica e amore. Il suo stile nervoso, da un lato, accompagna una forte ansia di riforme, dall’altro rende esplicito il suo incontro spirituale con Ada. Leggi il resto di questo articolo »

1926-2016.  Il 15 febbraio di novant’anni fa moriva in Francia a soli 24 anni, a causa dei postumi di un pestaggio squadrista, colui che prima e meglio di tutti capì la vera natura del fascismo.

Piero Gobetti (Torino, 1 giugno 1901 ­ Neuilly-sur-Seine, Parigi, 15 febbraio 1926) è stato un intransigente, questo il suo vizio capitale in un paese come l’Italia dove i più non capiscono, o fingono di non capire, che vi sono tempi e circostanze in cui l’intransigente è il vero realista e il fautore dell’accomodamento è un povero illuso.

Chi ha avuto ragione, alla luce della storia, quelli che hanno cercato fino all’ultimo l’accordo con Mussolini nella speranza di attenuarne le ambizioni eversive, o Piero Gobetti che fin dalla marcia su Roma chiamava alla lotta senza quartiere? Roma ­ scriveva nel 1924 ­ nacquero immediatamente almeno due antifascismi. Il primo era la resistenza dei battuti dal colpo di stato: l’antifascismo, per intenderci, dei vecchi democratici e liberali che erano stati ministri o ministeriali nel dopoguerra e dei filofascisti delusi. [...] Leggi il resto di questo articolo »

“Lei è un conservatore” è diventato nella polemica politica italiana il più infamante degli insulti. A tal segno che chi è colpito dalla terribile accusa si affretta a scusarsi giurando che le sue sono idee progressiste della più bell’acqua e che anzi il suo è vero e genuino spirito riformatore. Pochissimi, per quel che ne so, osano proclamare “sì sono un conservatore e me ne vanto”. Eppure, accanto all’ideologia conservatrice che difende privilegi sociali e politici, c’è stata nella storia anche una cultura conservatrice (da non confondere con quella reazionaria) che si è preoccupata dei disastri che i folli producono quando hanno in mano il governo. Di questa cultura ha dato un saggio magistrale Thomas Hobbes quando ha raccontato l’apologo delle figlie di Peleo vecchio re di Tessaglia. Le giovinette volevano ringiovanire il vecchio re, e, ispirate dalla maga Medea, fecero a pezzi il vegliardo e lo misero in un bel calderone a bollire, fiduciose che sarebbe saltato fuori più vigoroso di prima. Leggi il resto di questo articolo »

Se l’ex onorevole Carmine Nardone da Benevento, deputato del Pci-Pds per 12 anni, presidente della Provincia per 10 e dirigente del partito (Pd compreso) nei tempi morti, racconta ad Antonello Caporale di aver ricevuto in trent’anni 20 mila richieste di raccomandazione, il calcolo è presto fatto: moltiplicando il suo caso per mille (quanti sono i parlamentari) si arriva a 20 milioni di supplicanti: un italiano su tre. Ma è un’approssimazione per difetto, visto che deputati e senatori hanno una vita parlamentare media di 2-3 legislature e nell’ultimo trentennio le legislature sono 8. Quindi la cifra va perlomeno raddoppiata e arriva a 40 milioni. Poi bisogna detrarre la tara del fattore locale (la raccomandazione è più diffusa al Centro-Sud, dove lo Stato e l’economia latitano) e quella dei genuflessi seriali (chi si piega una volta poi lo fa sempre, specie se tiene famiglia numerosa). Leggi il resto di questo articolo »

Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto a! rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Leggi il resto di questo articolo »

La tendenza culturale dominante nella società e anche nel mondo della scuola è quella di sottolineare le negatività, quello che non va e soprattutto di pensare che non possiamo fare nulla e cambiare nulla. Insomma la Speranza come atteggiamento critico verso il presente teso ad usare le potenzialità e anche le contraddizioni che viviamo per guardare il futuro e trasformare le cose nel senso del Bene, del Giusto e del Bello non sembra fare parte delle condotte umani attuali in gran parte schiacciate sul vivere narcisista e individualistico. Leggi il resto di questo articolo »

Dalla Leggenda del Grande Inquisitore ai rischi che corrono le moderne democrazie. Il nuovo saggio di Gustavo Zagrebelsky

La Leggenda del Grande Inquisitore di Fëdor Dostoevskij è ambientata a Siviglia all’indomani di un immenso rogo con più di cento eretici bruciati. Il Cristo è tornato sulla terra ed è riconosciuto dalla folla festante, ma viene fatto prontamente arrestare dal cardinale Grande Inquisitore, il quale poi in piena notte si reca da lui e gli rivolge un lungo discorso per sostenere il merito della correzione della sua opera da parte del potere ecclesiastico al fine di renderla veramente adeguata al governo degli uomini, perché questi, contrariamente a quanto riteneva Cristo, non vogliono essere liberi ma anelano a trovare al più presto qualcuno cui consegnare il dono insidioso della libertà. Dice l’Inquisitore al Cristo: «Abbiamo corretto la tua opera fondandola sul miracolo, sul mistero e sull’autorità». Leggi il resto di questo articolo »

Non c’è bisogno di combattere questo tiranno, di toglierlo di mezzo; egli viene meno da solo, basta che il popolo non acconsenta più a servirlo. Non si tratta di sottrargli qualcosa, ma di non attribuirgli niente; non c’è bisogno che il paese si sforzi di fare qualcosa per il proprio bene, è sufficiente che non faccia nulla a proprio danno. Leggi il resto di questo articolo »

Sinistrati. Minoranza Pd.

Persone senza dignità, senza intelligenza politica, senza senso di responsabilità repubblicana: questa è la minoranza del Pd (della maggioranza non merita neppure discorrere). Senza dignità perché dignità impone coerenza fra pensiero e azione, e dunque se avete dichiarato, come avete dichiarato, (vero Bersani?) che la riforma renziana della Costituzione, accompagnata dalla nuova legge elettorale rompe l’equilibrio democratico e poi votate l’una e l’altra siete persone indegne. Non sono affatto sorpreso del loro comportamento.Bersani e gli altri vengono dal Pci, che tutto era fuorché una scuola di schiene dritte (nobili eccezioni a parte). Li hanno abituati ad obbedire al segretario perché il segretario è il segretario. Sono ancora così. Leggi il resto di questo articolo »

Il 17 febbraio del 1600, un giovedì grasso, veniva arso vivo in Campo di Fiori a Roma il filosofo nolano Giordano Bruno. L’Inquisizione Romana cercava di spegnere una delle voci più grandi della storia che si era levata a difesa della “libertas philosophandi“, della libertà di pensiero, della libertà di non essere servi. Il suo sguardo sull’Infinito, sugli “Infiniti Mondi”, il suo “Eroico furore” sono quanto di più abbiamo bisogno in un’epoca gretta, grigia, spenta e servile come la nostra.

 

INFINITI MONDI

“In questi libri particolarmente si può vedere l’intenzion mia e quel che ho tenuto; la qual in somma è ch’io tengo un infinito universo, cioè effetto della infinita divina potenzia, perché io stimavo cosa indegna della divina bontà e potenzia che, possendo produr oltre questo mondo un altro ed altri infiniti, producesse un mondo finito.

Sì che io ho dechiarato infiniti mondi particolari simili a questa Terra: la quale con Pitagora intendo uno astro, simile alla quale è la luna, altri pianeti ed altre stelle, le qual sono infinite; e che tutti questi corpi sono mondi senza numero, li quali costituiscono poi la università infinita in un spazio infinito; e questo se chiama universo infinito, nel quale sono mondi innumerabili…

Di più, in questo universo metto una previdenza universal, in virtù della quale ogni cosa vive, vegeta e si move e sta nella sua perfezione; e la intendo in due maniere, l’una nel modo con cui presente è l’anima nel corpo, tutta in tutto e tutta in qual si voglia parte, e questo chiamo natura, ombra e vestigio della divinità; l’altra nel modo ineffabile col quale Iddio per essenzia, presenzia e potenzia è, tutto e sopra tutto, non come parte, non come anima, ma in modo inesplicabile.”

 

Dalla difesa di Giordano Bruno, durante il processo di fronte all’ Inquisizione Romana (1592-1599), a proposito dei suoi libri:  De Minimo, De Monade, De Immenso e «in parte»  De Imaginum compositione.

 

vedi: 17 febbraio 2013. Morte di un maestro di dignità.

Pensiero Urgente n.219)


Dormite sereni, la svolta autoritaria è già avvenuta.

Un Parlamento eletto in base a una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte stravolge una Costituzione approvata da un’Assemblea costituente eletta secondo un equo sistema proporzionale che garantiva piena rappresentanza a tutte le forze politiche. Il che significa che chi non ha potere pienamente legittimo, neppure per legiferare e governare, rovina la Carta fondamentale approvata da un’Assemblea costituente che aveva piena legittimità. Una Costituzione approvata a larga maggioranza (quasi l’88% dell’Assemblea costituente) dopo lungo, serrato, colto e serio dibattito nelle commissioni e in assemblea plenaria, viene modificata a stretta maggioranza senza seria discussione. Leggi il resto di questo articolo »

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