Articoli marcati con tag ‘carlo levi’
E’ il 6 maggio 1945, pieno giorno. Siamo in una qualsiasi parte d’Italia e accendiamo la radio per ascoltare una trasmissione in diretta della RAI, appena nata. Dalla radio esce una voce molto conosciuta da tutti gli sportivi, quella di Nicolò Carosio, il grande commentatore radiofonico delle partite di calcio nazionali ed internazionali.
Ma oggi, 6 maggio 1945, Carosio non commenta con passione una partita Bologna-Juventus o un’ incontro Italia-Francia. Oggi “Nick” ( come veniva chiamato affettuosamente) deve fare Leggi il resto di questo articolo »
Si, la Resistenza continua.
Il 25 aprile del 1945 è stato solo una tappa fondamentale del processo di LIBERAZIONE dell’italia dal fascismo: allora nella forma mussoliniana-nazista. Leggi il resto di questo articolo »
Il modo corretto, a nostro deciso avviso, di vivere il 25 aprile è quello di RICORDARE ben bene le ultime parole di BRUNO FRITTAION, giovane partigiano di 19 anni fucilato a Tarcento (Udine) il 1 febbraio 1945 ( leggi QUI) e che trovate nel manifesto qui sopra: “Fate che il nostro sacrificio non sia stato vano!“. Leggi il resto di questo articolo »
Il 4 gennaio 1975 muore a Roma dopo una lunga malattia CARLO LEVI (73 anni) scrittore, pittore, politico, giornalista, medico, Antifascista e Azionista.
“Come avviene ogni volta che si instaura un regime dispotico di emergenza e le garanzie costituzionali vengono sospese, il risultato è, come è avvenuto per gli ebrei sotto il fascismo, la discriminazione di una categoria di uomini, che diventano automaticamente cittadini di seconda classe…. La “tessera verde” costituisce coloro che ne sono privi in portatori di una Leggi il resto di questo articolo »
“Noi non possiamo oggi prevedere quali forme politiche si preparino per il futuro: ma in un paese di piccola borghesia come l’Italia, e nel quale le ideologie piccolo-borghesi sono andate contagiando anche le classi popolari cittadine, purtroppo è probabile che le nuove istituzioni che seguiranno al fascismo, per evoluzione lenta o per opera di violenza, e anche le più estreme e apparentemente rivoluzionarie fra esse, saranno riportate a riaffermare, in modi diversi, quelle ideologie; ricreeranno uno Stato altrettanto, e forse più, lontano dalla vita, idolatrico e astratto, perpetueranno e peggioreranno, sotto nuovi nomi e nuove bandiere, l’eterno fascismo italiano.”
Così scrisse Carlo Levi (1902- 1975) al termine del suo capolavoro Cristo si è fermato ad Eboli ( 1945). Leggi il resto di questo articolo »
Dall’articolo “Diceva Carlo Levi: la gente ha paura della libertà” di Umberto Di Giovannangeli in Il Riformista del 16/4/2020
Oggi c’è una sfida democratica in gioco. Non bisogna sottovalutare il fatto che possa crescere il rischio di aspettative e di richieste di autorità e forse di autoritarismo. Per riprendere il titolo di uno dei saggi più famosi di Carlo Levi la gente a volte ha “Paura della libertà“». A sostenerlo in questa intervista in esclusiva a il Riformista è uno dei più autorevoli storici e sociologi della politica europei: Marc Lazar. professore di Storia e sociologia politica a Sciences Po (Parigi) e Presidente della School of govemment della Luiss.
Gentile dottor Augias, in questi giorni dovremmo ricordare la figura di Ferruccio Parri, politico di limpida moralità nato il 19 gennaio 1890, 130 anni fa, a Pinerolo. Leggi il resto di questo articolo »
Evasione fiscale. Corruzione. Eccesso di burocrazia. Lentezza della giustizia. Crollo demografico. Divario tra Nord e Sud. Difficoltà a convivere con l’euro. Questi I sette peccati capitali dell’economia italiana (Feltrinelli) secondo la diagnosi di Carlo Cottarelli, uno dei nostri economisti più competenti e meno sospettabili di partigianeria politica. Leggi il resto di questo articolo »
La paura della libertà è il sentimento che ha generato il fascismo. Per chi ha l’animo di un servo, la sola pace, la sola felicità è nell’avere un padrone; e nulla è più faticoso, e veramente spaventoso, che l’esercizio della libertà. Questo spiega l’amore di tanti schiavi per Mussolini: questa mediocrità divinizzata, necessaria per riempire il vuoto dell’animo, e calmarne l’inquietudine con un senso di riposante certezza. Per chi è nato servo, abdicare a se stesso è una beatificante necessità.
Ma questi servi nati hanno anch’essi la loro piccola coscienza morale, che vuole qualche piccola giustificazione; e un loro piccolo, e tuttavia esasperato, senso italiano di teatrale dignità, che ha bisogno di velare di pretesti il vuoto e la paura. Questi servi nati hanno sempre trovato delle ottime ragioni per la loro viltà, che non era, no, viltà ma, volta a volta, amor di patria, desiderio di ordine, senso di responsabilità, dovere di «tradizione spirituale», e così via. Leggi il resto di questo articolo »
Carlo Levi indaga il sentimento che ha generato il fascismo
È veramente una sorpresa leggere oggi “Paura della libertà” (Neri Pozza, pp. 154, € 15) di Carlo Levi (1902-1975), “poema filosofico”, secondo il suo stesso autore, scritto fra il 1939 e il 1940 nel nord ovest della Francia, a La Baule – mentre l’Europa cominciava quell’esercizio di autoannientamento definito Seconda guerra mondiale – ma pubblicato solo nel 1946, all’indomani del grande successo di “Cristo si è fermato a Eboli”.
La riscoperta del testo (mai più ristampato come autonomo dal 1964) si deve a Giorgio Agamben che firma un’introduzione di poche e limpide pagine, in cui racconta fra l’altro come a suo tempo il libro sia stato malinteso o forse semplicemente non capito dall’intellighenzia comunista a cui pure Levi fu legato soprattutto negli anni Sessanta. In effetti, già nel suo tono direi sapienziale, nella scrittura misteriosa e avvolgente, Levi sembra provenire da un altro pianeta, rispetto al dibattito italiano delle idee nell’immediato dopoguerra. Leggi il resto di questo articolo »
Il 4 gennaio 1975 muore a Roma dopo una lunga malattia CARLO LEVI (73 anni) scrittore, pittore, politico, giornalista, medico, Antifascista e Azionista.
Levi nacque a Torino in un’agiata famiglia ebraica e fin da ragazzo si dedicò con passione alla pittura che coltiverà per tutta la vita anche con importanti successi. Nel 1917 si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell’Università di Torino e dal 1918 entrò in rapporto con PIERO GOBETTI facendo parte del suo gruppo che mirava alla “Rivoluzione liberale”. Scriverà:
“Scrivere di Piero Gobetti, significa, per noi della nostra generazione, fare della autobiografia”
Levi si laureò in Medicina divenendo per alcuni anni assistente presso la Clinica medica dell’Ateneo torinese e fece dei viaggi a Parigi in cui decise di dedicarsi definitivamente alla pittura. Dal 1931 partecipò al movimento antifascista ‘Giustizia e Libertà’, fondato a Parigi da CARLO ROSSELLI nel 1929, e scrisse per lo stesso vari saggi. Ciò causò il suo primo arresto per due mesi nel 1934. Al secondo arresto, nel maggio 1935, seguì la condanna al confino in Lucania. Leggi il resto di questo articolo »
L’ 8 dicembre 1981 muore a Roma dopo una lunga malattia FERRUCCIO PARRI (91 anni, nome di battaglia Maurizio), insegnante, politico, giornalista, Azionista, Antifascista, capo della Resistenza italiana e presidente dell’unico governo fondato sulla Resistenza nel 1945.
Parri nasce a Pinerolo (TO) da una famiglia di origini marchigiane, quarto di cinque figli. Il padre, insegnante di letteratura italiana e fervente mazziniano, spinse la famiglia a spostarsi frequentemente a causa del suo lavoro scolastico. Dopo aver completato gli studi liceali, Parri si iscrisse nell’autunno del 1908 alla facoltà di lettere dell’Università di Torino, scegliendo l’indirizzo storico-geografico.
Da studente divenne un appassionato lettore delle molteplici riviste fiorentine, in particolare de La Voce di Giuseppe Prezzolini (1882- 1982), che arricchì la sua educazione mazziniana ricevuta in famiglia e che gli indicò il compito che le nuove generazioni dovevano fare proprio, ovvero battersi per una riforma etica della politica e promuovere l’educazione civile del popolo italiano. Leggi il resto di questo articolo »
Lo “spirito della Resistenza” rilanciò un Paese uscito a pezzi dalla guerra: grazie a una straordinaria classe politica
«Isolamento dei luoghi, profondità delle tradizioni e delle culture, bellezza austera e luminosa dei caratteri fisici e umani»: questa era l’Italia che si allungava, piena di ostacoli geografici e disuguaglianze economiche, davanti agli occhi di Vasco Pratolini, improvvisato suiveur del Giro d’Italia, nel 1947. Le sue cronache ci restituiscono un ritratto vivido ed efficace dell’Italia di allora, alternando immagini di una realtà senza tempo, frammiste a quelle totalmente attraversate dalla febbre politica che segnava l’attualità dell’immediato dopoguerra. Leggi il resto di questo articolo »
Noi non possiamo oggi prevedere quali forme politiche si preparino per il futuro: ma in un paese di piccola borghesia come l’Italia, e nel quale le ideologie piccolo-borghesi sono andate contagiando anche le classi popolari cittadine, purtroppo è probabile che le nuove istituzioni che seguiranno al fascismo, per evoluzione lenta o per opera di violenza, e anche le più estreme e apparentemente rivoluzionarie fra esse, saranno riportate a riaffermare, in modi diversi, quelle ideologie; ricreeranno uno Stato altrettanto, e forse più, lontano dalla vita, idolatrico e astratto, perpetueranno e peggioreranno, sotto nuovi nomi e nuove bandiere, l’eterno fascismo italiano.
Carlo Levi (1902- 1975), in Cristo si è fermato a Eboli, 1945