Articoli marcati con tag ‘coraggio’
Il 6 agosto 1980 muore ucciso da sicari mafiosi in una via di Palermo con tre colpi di pistola GAETANO COSTA (64 anni), magistrato e Partigiano.
Vedi: L’uomo di cui si poteva comprare solo la morte: GAETANO COSTA
GLR – CONSIDERAZIONI (48)
ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate QUI
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In un lucidissimo articolo ( che trovate QUI) il grande filosofo italiano ( conosciuto in tutto il mondo) Giorgio Agamben, uno dei primi a prendere netta posizione contro la dittatura sanitaria legata ai progetti criminali del Grande Reset, si pose una tragica domanda: come è potuto accadere? Leggi il resto di questo articolo »
E continua il festival dei resilienti: “auguri, buon anno”, dopo “auguri, buon natale” e verso “auguri, buona befana”. Una caterva di auguri non si sa di cosa se non la solita nenia: soldi, salute, fortuna, figli maschi e putipù…. Siamo proprio una povera cosa! Leggi il resto di questo articolo »

Ecco, di fronte a questo regime sanitario italiano, specchio del più ampio progetto criminale globale chiamato Grande Reset, il problema più vero è essere uomini. Essere uomini per resistere ed eventualmente morire da uomini e non da bovi marchiati da una siringa di stato o da stupide cavie da laboratorio.
Il problema è rendersi conto di ciò che dice questo video ( già proposto su questo sito) perchè per essere uomini ed eventualmente morire da uomini Leggi il resto di questo articolo »
Si, considerate se questo è un uomo, quello dell’epoca della patologizzazione della società e dell’affermarsi di stati terapeutici che vogliono “curarlo” a qualsiasi costo. Se vi è rimasta un po’ di lucidità mentale considerate. Come considerano gli articoli e il video che seguono in quest’articolo complessivo.
Considerate se è vita, futuro, umanità quella che i tanti articoli Leggi il resto di questo articolo »
Così, tanto per cominciare, una tabella che i media asserviti non ci fanno certo conoscere:
Fonte: Eudravigilance
https://dap.ema.europa.eu/analytics/saw.dll?PortalPages Leggi il resto di questo articolo »
Per la nostra piccola parte, noi del GLR, continuiamo, in direzione ostinata e contraria ( come cantava Fabrizio De Andrè) a ciò che viene propalato dai media asserviti al governucolo draghiano, ad avvertire dell’assoluto pericolo che comportano mascherine e vaccini ( vedi i tanti articoli presenti qui: https://www.gruppolaico.it/category/rassegna-stampa/emergenza-rassegna-stampa/ ).
Continuiamo ad offrire una scelta dei migliori articoli scientifici internazionali Leggi il resto di questo articolo »
Questa straordinaria lettera aperta a quei medici che non sembrano essere fedeli al loro Giuramento d’Ippocrate diventa anche una presentazione del progetto criminale del Grande Reset ( qui chiamato Quarta Rivoluzione Industriale) di cui essi, dopo i covidioti, sono i primi complici.
Mascherine soffocanti i polmoni e l’identità, distanziamenti sociali devastanti i rapporti, prossime vaccinazioni pericolosissime per la nostra integrità fisica, trionfo della digitalizzazione selvaggia attraverso la telemedicina vedono molti, troppi medici servilmente consenzienti per interesse personale e, forse, addirittura per assurda convinzione o totale ignoranza. Questa lettera coraggiosa richiama il loro onore di medici che sembrano proprio avere dimenticato. Leggi il resto di questo articolo »
La base di ogni dittatura, di ieri e di oggi, sono gli uomini/donne topo. Anche della dittatura sanitaria che soffoca l’Italia e parte del pianeta. Anche dei DPCM che ci tormentano l’esistenza in questi giorni, in queste ore. Gli uomini/donne topo sono i primi responsabili di ciò che accade nella compressione dei diritti e della libertà. Sono responsabili prima dei governi, dei presidenti, dei ministri e quant’altro che ci tormentano l’esistenza. Gli uomini/donne topo sono i servi sciocchi di sempre, mascherati di paura, che permettono al dittatore di turno di fare ciò che vuole. Per il nostro bene, certo! (GLR)
La trappola dei DPCM e la sindrome del topo
La sindrome del topo alla base del consenso del regime del terrore e la “Schadenfreude ”.
La Great Barrington Declaration ( vedi link, ndr) è una dichiarazione firmata da 9.824 scienziati di medicina epidemiologica e di salute pubblica e da 26.202 medici specialisti. Leggi il resto di questo articolo »
È possibile, data l’inconsistenza etica dei nostri governanti, che queste disposizioni siano dettate in chi le ha prese dalla stessa paura che esse intendono provocare, ma è difficile non pensare che la situazione che esse creano è esattamente quella che chi ci governa ha più volte cercato di realizzare: che si chiudano una buona volta le università e le scuole e si facciano lezioni solo on line, che si smetta di riunirsi e di parlare per ragioni politiche o culturali e ci si scambino soltanto messaggi digitali, che ovunque è possibile le macchine sostituiscano ogni contatto – ogni contagio – fra gli esseri umani.
Giorgio Agamben, filosofo in Contagio
Essere umani: il Rinascimento
È tempo di un nuovo Rinascimento, di progresso etico, ma non di separare i bambini ed allontanarli tra loro. Leggi il resto di questo articolo »
Rivoglio la mia Milano. Senza cinema, teatri, musei e scuole l’esistenza si riduce al sostentamento del corpo. Anche l’incontrarsi viene depauperato: mica si può solo mangiare, acquistare o parlare di cibo
Alle 19,40 di domenica l’Esselunga di Porta Garibaldi a Milano sembrava la stazione Centrale in un’ora di punta. Le 30 casse aperte facevano fatica a smaltire le file dei carrelli stracolmi. Vuoti erano gli scaffali di carne, pasta, farina, uova, verdura, surgelati, per non parlare dei disinfettanti e dell’Amuchina. Piangente era anche il settore carta igienica, significativo emblema delle priorità degli acquisti. Leggi il resto di questo articolo »
Lo Stato deve educare, se la politica usa parole brutali, l’etica svanisce nella piazza.
Il compito di uno Stato di diritto è garantire libertà e sicurezza ai cittadini. Se il capitano di una nave vìola la legge è doveroso (e automatico) che lo Stato provveda, con le competenze e gli organismi adeguati, a indagare ed eventualmente a punire il capitano. Con le aggravanti e le attenuanti del caso. Leggi il resto di questo articolo »
Una Repubblica fondata sulla paura? Cerchiamo di vedere un poco nel groviglio dei nostri sentimenti politici. La paura, per l’appunto, è un sentimento e i sentimenti si possono dividere a seconda che inducano ad agire o a subire. Diciamo così: sentimenti attivi o passivi. Leggi il resto di questo articolo »
Memoria. Lo studioso porta alla luce per Donzelli esempi eroici di educatori perseguitati e uccisi dal regime di Mussolini. Le storie di dodici insegnanti che si opposero alla dittatura nel libro di Massimo Castoldi. Quanto pesano la dignità, il coraggio di un maestro per far sì che i bambini a lui affidati crescano nel rispetto delle regole dei rapporti umani cancellati dal fascismo. Leggi il resto di questo articolo »
L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l’incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro.
Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro.
Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell’illuminismo.
Immanuel Kant (1724- 1804) filosofo tedesco, da Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?, 1783
Vedi: [intlink id=”13131″ type=”post”]{{empty}}[/intlink]
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Il 6 agosto 1980 muore ucciso da sicari mafiosi in una via di Palermo con tre colpi di pistola GAETANO COSTA (64 anni), magistrato e Partigiano.
Gaetano Costa, procuratore capo di Palermo, fu un magistrato siciliano di assoluta dirittura morale e professionale e per questo venne visto come modello di riferimento da uomini e magistrati come GIOVANNI FALCONE e PAOLO BORSELLINO e da ROCCO CHINNICI, suo grande amico (che ne continuò l’impegno di alto valore morale e giuridico come consigliere istruttore di Palermo), tutti uccisi anch’essi da Cosa Nostra in anni seguenti.
Fu anche punto di riferimento per BORIS GIULIANO, capo della squadra mobile di Palermo e suo stretto collaboratore, ucciso da Cosa Nostra nel 1979.
Costa era nato a Caltanissetta e sin da ragazzo aderì al PCI negli anni in cui, sotto il regime fascista, era un partito clandestino. Poi, già laureato in giurisprudenza, partecipò alla lotta partigiana in Piemonte. Negli anni quaranta divenne magistrato a Roma appena liberata ma chiese di essere trasferito alla procura di Caltanissetta dove restò dal 1944 al 1978. Quindi nella sua città natale compì la parte più lunga della sua attività di magistrato prima come sostituto procuratore poi come procuratore capo.
Nel 1978 fu nominato procuratore capo di Palermo. Da subito venne accusato, anche dentro il palazzo di giustizia di Palermo, di essere un “procuratore rosso”, con conseguenti forti ostacoli alla sua attività. Ma la determinazione di Costa fu assoluta. Così dichiarò appena insediato a Palermo:
«Vengo, disse, in un ambiente dove non conosco nessuno, sono distratto e poco fisionomista. Sono circostanze che provocheranno equivoci. In questa situazione è inevitabile che il mio inserimento provocherà anche dei fenomeni di rigetto. Se la discussione però si sviluppa senza riserve mentali, per quanto vivace, polemica e stimolante, non ci priverà di una sostanziale serenità. Ma ove la discussione fosse inquinata da rapporti d’inimicizia, d’interlocutori ostili e pieni di riserve, si giungerà fatalmente alla lite».
Nonostante apparisse freddo e distaccato e con poca inclinazione ai rapporti sociali, dimostrò sempre una grande umanità ed attenzione soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli.
Cosa Nostra lo vide subito come un grosso pericolo per le sue attività criminali perchè Costa intuì per primo che per poter colpire con efficacia la mafia occorreva penetrare la sua attività patrimoniale e scoprire le banche colluse nel percorso del denaro sporco che accompagnava i traffici di droga: fece condurre approfonditi accertamenti su precisi intrecci di interessi economici, finanziari, bancari e societari e su un giro di appalti miliardari gestiti dalle ditte di facoltosi imprenditori e boss mafiosi.
Questo fatto fu colto appieno, in seguito, da Giovanni Falcone che condusse una formidabile attività investigativa sui percorsi oscuri del denaro dei boss di Cosa Nostra.
La sua attività era talmente disturbante per i mafiosi che nel 1980 Costa fu l’unico magistrato a cui, in quel momento, furono assegnate un’auto blindata e una scorta; ma le rifiutò, perché non riteneva giusto che la sua protezione potesse mettere in pericolo altre vite umane.
Una sera, a Palermo, l’allora questore Vincenzo Immordino lo vide mentre camminava tra i vicoli della Vucciria e gli ricordò i pericoli a cui andava incontro. Costa replicò di esserne consapevole. Ma si disse sereno: perché «ci sono uomini che hanno il diritto di avere paura ed altri che hanno il dovere di avere coraggio».
Inevitabilmente si arrivò alla sua uccisione: Costa fu assassinato il 6 agosto 1980. Alle 19:30, passeggiando da solo e a due passi da casa sua, fu colpito con sei colpi di pistola P38 sparatigli alle spalle da due killer poi fuggiti. Costa stava sfogliando dei libri su una bancarella e morì dissanguato su un marciapiede di via Cavour a Palermo Al funerale parteciparono poche persone e soprattutto pochi magistrati.
La causa ultima del suo feroce assassinio fu il fatto che Costa aveva firmato personalmente e coraggiosamente la convalida dei mandati di cattura nei confronti del pericoloso boss Rosario Spatola ( che aveva rapporti anche con Michele Sindona e gestiva con altri boss di grande importanza un grosso traffico di eroina con gli Stati Uniti i cui proventi venivano reinvestiti nell’edilizia) e di altri 54 dei suoi uomini proprio perchè i suoi sostituti e colleghi, impauriti, si erano rifiutati di firmare.
Il suo impegno sarà continuato da Falcone e Chinnici, che erano stati tra i pochi magistrati che lo avevano capito ed appoggiato. Falcone poi riuscì a portare a processo e a far condannare i mafiosi colpiti dai mandati di cattura firmati da Costa.
La cosa peggiore è stata che molti settori, compresa la Magistratura, hanno cercato di farlo dimenticare probabilmente per nascondere le colpe di coloro che lo lasciarono solo e, come disse Leonardo Sciascia, lo additarono alla vendetta mafiosa.
Nessuno è stato condannato per la morte di Costa, nonostante il processo celebrato presso la Corte di assise di Catania. I resti di Gaetano Costa riposano nel cimitero di Sant’Orsola di Palermo.
Nonostante tutto lo Stato ha onorato il suo sacrificio con il conferimento della Medaglia d’oro al merito civile “per aver esercitato la propria missione ispirandosi al principio dell’indipendenza della funzione giudiziaria, con profondo impegno ed appassionata dedizione, distinguendosi per la particolare fermezza ed il rigore morale, pur consapevole dei rischi personali connessi alla sua funzione di Pubblico Ministero“.
“Era riuscito a capire la mafia più di altri che non volevano capire“. Così scrive di lui il giornalista Dino Paternostro sul quotidiano La Sicilia nell’agosto 2010, a trent’anni dalla morte. Le sue riflessioni Costa, le espose negli anni sessanta alla prima Commissione antimafia dove sostenne, come riporta Giuseppe Casarrubea, che “la mafia aveva subito una radicale mutazione e che ormai si era annidata nei gangli vitali della pubblica amministrazione, controllandone gli appalti, le assunzioni e la gestione in genere“. “Inutilmente“, aggiunge Casarrubea, “Costa richiamò l’attenzione delle massime autorità sul fatto che un’efficace lotta alla mafia imponeva la predisposizione di strumenti legislativi che consentissero di indagare sui patrimoni dei presunti mafiosi e di colpirli“.
Un suo sostituto scrisse che Costa era un uomo “di cui si poteva comprare solo la morte“.
Mario Farinella, scrittore e giornalista siciliano (1922-1993) all’indomani dell’assassinio, su L’Ora di Palermo così descrive Costa: “Era l’antisimbolo per cultura, per educazione, per naturale disposizione. Si considerava ed era soltanto un caparbio amministratore della giustizia, un uomo apparentemente comune, disadorno, dalla vita semplice, essenziale nelle parole, nei gesti, nel lavoro e perciò era un magistrato di audace modernità, razionale e puntiglioso, di raro rigore morale e intellettuale“.
L’uccisione del giudice Gaetano Costa fu preceduta dall’uccisione da parte di Cosa Nostra del procuratore generale di Palermo PIETRO SCAGLIONE (Palermo, 5/5/1971) e dall’uccisione del Consigliere presso la Corte di appello di Palermo CESARE TERRANOVA (Palermo, 25/9/1979).
Palermo 6 Agosto 1980: L’omicidio del Giudice Gaetano Costa
Ascolta e vedi QUI
Vedete il nostro video ” Il dovere della Memoria“: QUI
Il 19 giugno del 1957 muore a Darmstad (Germania), dopo una breve malattia, Karl Plagge (59 anni) ingegnere chimico, ufficiale dell’esercito tedesco e membro del partito nazista.
Karl Plagge nacque a Darmstadt in una famiglia della buona borghesia e legata alla tradizione militare prussiana, come molti suoi antenati. Per questo Plagge, dopo gli studi ginnasiali, partecipò alla prima guerra mondiale come tenente, venne imprigionato dagli inglesi dal 1917 al 1920 e contrasse la poliomelite che lo rese parzialmente disabile alla gamba sinistra.
Dopo essere stato liberato si laureò in ingegneria chimica all’università di Darmstad nel 1924. Sposò Anke Madsen ( che collaborò sempre pienamente con lui) e visse una situazione economica molto precaria. Leggi il resto di questo articolo »
Ho denunciato il mio capo che aveva usato 500 mila € dell’azienda (soldi pubblici) per le sue spese. Intorno a me, dopo, terra bruciata: trasferito, ho cambiato lavoro.
Dal libro di Andrea Franzoso, Il disobbediente, ed. PaperFirst 2017 € 12
“Usa quelle informazioni a tuo vantaggio”, mi suggerì l’allora capo del collegio sindacale della società per la quale lavoravo: Ferrovie Nord Milano. Si riferiva alle spese pazze dell’allora presidente Norberto Achille. Io, invece, andai dai carabinieri e denunciai le ruberie. Avevo scoperto che il presidente addebitava all’azienda le proprie spese personali e quella della sua famiglia: abiti firmati, argenteria, elettrodomestici, serate in locali notturni, viaggi, il noleggio di un’auto in California, pranzi e le cene al ristorante in località di villeggiatura, la spesa al supermercato, la benzina, gli abbonamenti alla PayTV – compreso l’acquisto di film porno –, le scommesse sportive e il poker online, la toelettatura del cane, articoli di profumeria, 125 mila euro di telefonate fatte dai suoi familiari con i cellulari di servizio, oltre 180 mila euro di multe accumulate da suo figlio con l’auto aziendale e così via. In totale, circa mezzo milione di euro. Leggi il resto di questo articolo »
«Solo chi nutre la vera speranza osa affrontare l’abisso cui ci stiamo avvicinando. “Speranza senza ottimismo” è oggi la formula dell’autentica religione, quella che più si adatta ai nostri tempi oscuri.» – Slavoj Žižek (1949), filosofo sloveno
«Si può sperare senza essere ottimisti? Affrontare con coraggio le minacce e gli orrori del mondo senza illudersi che tutto andrà sempre bene? Sì, si può e si deve. Se esiste salvezza, verrà da una nuova e più profonda speranza, che possiamo imparare.» Terry Eagleton (1943), critico letterario inglese
Terry Eagleton in questo testo presenta una via alla speranza razionale e materiale, come impulso che contribuisce alla realizzazione dei nostri progetti e quindi alla nostra felicità: la speranza – che richiede, come nella tradizione cristiana delle virtù teologali, un grande impegno e una grande determinazione, e non è un sentimento passivo dunque ma fortemente attivo – è il carburante emotivo-volontario senza il quale realizzare i nostri desideri, i nostri progetti, i nostri sogni diventa impossibile. Leggi il resto di questo articolo »
[…] Quando un filosofo si rivolge a un sovrano, a un tiranno, e gli dice che la sua tirannide è pericolosa e spiacevole, perché la tirannide è incompatibile con la giustizia, in quel caso il filosofo dice la verità, crede di stare dicendo la verità, e ancor più, corre un rischio (giacché il tiranno può adirarsi, può punirlo, può esiliarlo, può ucciderlo). Fu questa esattamente la situazione in cui si trovò Platone con Dionigi di Siracusa – sulla quale ci sono interessantissimi riferimenti nella Lettera settima di Platone, e anche nella Vita di Dionigi di Plutarco. Quindi, come vedete, il parresiastes* è qualcuno che corre un rischio. Leggi il resto di questo articolo »
Il 17 febbraio 1600 muore ucciso dalla Santa Inquisizione cattolica sul rogo a Campo de’ Fiori (Roma) GIORDANO (Filippo) BRUNO filosofo, scrittore e monaco domenicano. Maestro di pensiero sull’infinito, sull’infinità dei mondi, sul Dio infinito e sull’infinito amore e coraggio con cui vivere una vita non da servi ma con la forza di un gabbiano che si alza in volo con la mente e lo spirito contro tutti gli oscurantismi, di ogni tempo e di ogni luogo.
Vola, piccolo gabbiano, vola
sin dove si fondono cielo e mare,
e vento e onde cantano e piangono
l’accordo della nostalgia.
Vola nella mesta quiete
dove il mare giace silente
sino a quando di te la volontà e la speme
sconfiggeranno lo spazio infinito.
Vola, piccolo gabbiano, da colei
che più di tutte ti ha amato.
Leggero come un uccello è l’animo mio
se presto saremo uniti.
(Giordano Bruno, 1593)
vedi: [intlink id=”8462″ type=”post”]{{empty}}[/intlink]
Hawking profeta inascoltato. Lo scienziato britannico intervistato da Larry King: “I tre grandi pericoli sono la stupidità umana, l’intelligenza artificiale e l’inquinamento”
L’astrofisico inglese Stephen Hawking è completamente paralizzato dalla sclerosi laterale amiotrofica, ma vede ancora più lontano di tutti. In una conferenza a Tenerife ha indicato nella stupidità dell’uomo, nell’inquinamento e nell’intelligenza artificiale i tre più grandi pericoli che minacciano la nostra sopravvivenza e ha confessato di non farsi illusioni sul fatto che le cose possano migliorare. Leggi il resto di questo articolo »
Il tempo migliore della nostra vita è quello di un grande combattente antifascista come Leone Ginzburg, della sua famiglia, dei suoi amici nella Torino della Einaudi, degli studiosi (pochi) che hanno saputo dire no alle lusinghe e alle minacce del regime. Ma anche quello della vita quotidiana di famiglie «normali», tra gioie e tragedie, festa e miseria.
Antonio Scurati, nel suo libro che esce oggi per Bompiani (pp. 264, € 18), racconta in parallelo tutto questo, gli uomini e le donne sotto il faro della storia e quelli che invece non lo sono stati, fino alla propria famiglia, alla propria vicenda, dai nonni tra Milano e Napoli all’essere qui e ora e scrivere un libro. Che scava fra memoria e storia, per dare al tempo un senso. In questa pagina ne anticipiamo l’incipit. Leggi il resto di questo articolo »
Strade. Piazze. Gli eroi confiniamoli li. Dedichiamo loro dei luoghi. Per ricordarli o forse piuttosto per allontanarli da noi. Per farne figure estranee, un po’ stucchevoli. Persino quella parola, eroe, l’abbiamo consumata, destinata alle cerimonie. A quegli articoli sui giornali tutti pieni di superlativi, per risparmiare al cronista e ai lettori la fatica di cercare il termine giusto. Di capire davvero. Non uomini e donne come noi, ma nomi su una lapide. Corona di fiori o, se non ci hanno lasciato la pelle, titolo onorifico. Inno e bandiera tricolore. Lacrimuccia. E tutti a casa. Poi d’un tratto te lo trovi accanto, l’eroe. Alla stazione di Genova Brignole un martedi all’alba. Sei ancora incerto tra i sogni della notte e i pensieri del giorno che ti aspetta. In fondo al binario arriva il tuo treno per Roma, ma ecco che d’improvviso il macchinista aziona la sirena, una, due, cinque volte. Non capisci. Finché ti guardi davanti e vedi una ragazza distesa in mezzo ai binari. In un istante capisci che devi decidere. Che cosa? Leggi il resto di questo articolo »
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La vita è una milizia (vivere militare est). Ai più coraggiosi, a quelli che primeggiano sono affidate le prove più rischiose, la fatiche più ardue. Sono loro stessi a volerlo. Ci sono quelli, invece, che si lasciano mollemente andare in uno stato di squallida inerzia, mentre gli altri si affaticano. Sono al sicuro, ma con disonore.
Lucio Anneo Seneca (I sec d. C.), Ad Lucilium 96, 5
vedi: [intlink id=”10304″ type=”post”]{{empty}}[/intlink]
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“E noi, per quanto ci troviamo in situazioni inique … tuttavia serbiamo il nostro invincibile proposito … tanto da non temere la morte stessa. Ho lottato, è già tanto, ho creduto nella mia vittoria… È già qualcosa essere arrivati fin qui: non aver temuto morire, l’aver preferito coraggiosa morte a vita da imbecille.”
Sono arrabbiato. Anzi mi viene il voltastomaco e il giracanali, quando vedo la verità calpestata. Calpestare la verità è negare la realtà. Si confondono le ombre con la realtà (Platone). Principio della salvezza è riconoscere la realtà, anche quella negativa. Ma non accetto che il bianco sia nero e che il nero sia rosa e che gli asini volino. C’è la “verità” che stravolge la realtà, ecco l’inganno; quella che la nega, ecco il silenzio; quella che è costruita a tavolino, al computer, ecco la verità o la realtà virtuale, quella che mi fa arrabbiare di più. Leggi il resto di questo articolo »
La vita mi pesa, ma credo sia debito di ciascun uomo di non gettarla se non virilmente o in modo che rechi testimonianza della propria credenza.
Giuseppe Mazzini, 1862
Speriamo di poter avere il coraggio di essere soli e l’ardimento di stare insieme, perché non serve a niente un dente senza bocca, o un dito senza mano.
Speriamo di poter essere disubbidienti, ogni qualvolta riceviamo ordini che umiliano la nostra coscienza o violano il nostro buon senso.
Speriamo di poter meritare che ci chiamino pazzi, come sono state chiamate pazze le Madri di Plaza de Mayo, per commettere la pazzia di rifiutarci di dimenticare ai tempi dell’amnesia obbligatoria.
Speriamo di poter essere così cocciuti da continuare a credere, contro ogni evidenza, che vale la pena di essere uomini.
Speriamo di poter essere capaci di continuare a camminare per i cammini del vento, nonostante le cadute e i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, dopo di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo: arrivederci.
Speriamo di poter mantenere viva la certezza che è possibile essere compatrioti e contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà di giustizia e dalla volontà di bellezza, ovunque nascano e ovunque vivano, perché le cortine dell’anima e del tempo non hanno frontiere.
Eduardo Galeano, scrittore uruguayano
Abbiamo guardato quegli occhi grandi che ci guardavano. Gli occhi di Maria De Medeiros che interpretava la parte di Eleonora Fonseca Pimentel. E per un attimo erano gli occhi di Eleonora, cuore vivente e mente lucidissima della Repubblica Napoletana del 1799, una repubblica giacobina prerisorgimentale, la più importante. Gli occhi di Eleonora ci guardavano nel bellissimo film di Antonietta De Lillo, Il Resto di Niente del 2004. La bravissima regista ha soprattutto mosso la macchina da presa intorno ad Eleonora, al suo volto, ai suoi occhi per farci guardare ed interrogare. ” La gente non vuole niente, solo noi lo vogliamo. La gente vuole essere lasciata in pace. A cosa è servito quello che abbiamo fatto?” dice Eleonora verso la fine del film. Leggi il resto di questo articolo »
E’ normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.
Paolo Borsellino, magistrato
vedi: [intlink id=”9980″ type=”post”]{{empty}}[/intlink]














