Articoli marcati con tag ‘Italiani’

 

 

Anche a ferragosto 2024, nel tempo della dittatura sanitario- ecologico-digitale, nel tempo del progetto criminale globale chiamato Grande Reset, nel tempo del dominio globale di una “cosca” di iper-miliardari e di banchieri (l’aristocrazia finanziario-usuraia), nel tempo di un Genocidio a cielo aperto a Gaza, nel tempo di guerre locali che non devono terminare ( leggi QUI), nel tempo di una sempre più possibile guerra mondiale, nel tempo di OMC, OMS, EU, ONU, FMI, Banca Mondiale, Banca Europea, Commissione Trilaterale e WEF di Davos ormai strumenti della “cosca”, Leggi il resto di questo articolo »

 

Il 1 gennaio 2003  muore a Montemagno di Camaiore (Lucca) dopo una lunga malattia GIORGIO GABER (64 anni, nome d’arte di Giorgio Gaberscik) cantautore civile, commediografo, regista, attore teatrale e autore del Teatro Canzone.

 

vedi:  "Far finta di essere sani": GIORGIO GABER

Il Fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità.

Il fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di cultura, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, Leggi il resto di questo articolo »

 

GLR-NOTIZIE-VOTO  2     31/7/2022

ANNO III DEL REGIME SANITARIO-DIGITALE Leggi il resto di questo articolo »

“Io non sono convinto che in questi mesi gli italiani abbiano dimostrato “responsabilità”, “disciplina”, “senso civico”. I nostri concittadini si sono fatti prendere dal panico, si sono lasciati convincere da un’informazione (soprattutto televisiva) sensazionalista, parziale, ispirata al ‘pensiero unico” del male assoluto.”

(da:  Terrore sanitario e la gente comune. )

 

Gli italiani, animali spaventati

Eccoli, a piede libero e mente prigioniera. Fanno tenerezza gli italiani come animali spaventati che si riaffacciano all’aperto guardinghi e mascherati, fuggitivi, pronti a evitare ogni vicinanza o assembramento. Portano finalmente a spasso l’animale che si portano dentro e che era dentro fino a ieri, con la minaccia di tornarci domani. Vivete l’oggi perché del doman non c’è certezza. Leggi il resto di questo articolo »

Fanno bene i pochissimi che lo denunciano, ma davvero non sorprende che questa unanime pretesa di salvazione precipiti nella solita ricetta: cioè il conferimento del potere a Uno che ci salvi. Perché il desiderio di autoritarismo pubblico è negli italiani irresistibile. Leggi il resto di questo articolo »

Ultimamente sono sempre più convinto che la memoria non sia poi così utile. Ti costringe a ricordare errori commessi da te o da altri, su cui incaponirsi e incistarsi. Stai lì a riflettere in ogni istante su quella parola detta da una tua amica che proprio non ti va giù, che no, non puoi perdonare. Ripensi a quello sguardo o a quel tocco in cui hai sentito distintamente che entrambi eravate lì, insieme, per davvero. E ci pensi e ripensi perché lei pare invece se ne sia dimenticata. Leggi il resto di questo articolo »

Ferruccio Parri, 1890- 1981

Gentile dottor Augias, in questi giorni dovremmo ricordare la figura di Ferruccio Parri, politico di limpida moralità nato il 19 gennaio 1890, 130 anni fa, a Pinerolo. Leggi il resto di questo articolo »

C’è chi li chiama “nativi digitali” e li considera, a differenza degli “immigrati digitali”, dei “tardivi digitali” o degli “analfabeti digitali”, i soli depositari della “saggezza digitale”. Per altri sono la “generazione google”, la generazione prescelta, fortunata perché cresciuta con il mondo e il sapere universale a portata di click. Altri ancora, un po’ più scettici, li definiscono “generazione copia e incolla”, rilevando la natura imitativa e non creativa dei loro processi cognitivi. Leggi il resto di questo articolo »

Pubblichiamo un estratto del nuovo libro di Maurizio Viroli, “Nazionalisti e patrioti”, in uscita oggi per Laterza.

Perché il nazionalismo è pericoloso e va combattuto con assoluta intransigenza? Perché non nasce come un linguaggio che esalta la libertà, ma come un linguaggio che esalta l’omogeneità culturale o etnica: non insegna il rispetto per la persona umana, ma giustifica il disprezzo per chi non appartiene alla nostra nazione. Leggi il resto di questo articolo »

Proprio nel giorno e nell’ora in cui lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua stava dicendo alla folla italiana e internazionale del Festival della letteratura di Mantova che “l’Olocausto sta diventando un’ossessione, noi ebrei dobbiamo perdere i ricordi dell’Olocausto”, una folla di italiani diversi riempiva la piazza intorno al Parlamento per invocare odio per gli stranieri, porti chiusi per gli immigrati e il tricolore come simbolo di superiorità esclusiva della razza italiana. In quel momento è apparsa, chiara e paurosa, l’immagine di un grave incidente della storia. Leggi il resto di questo articolo »

Norma Rangeri, giorni addietro, nel suo fondo dal titolo “Baciare il rospo“, concludeva l’articolo con queste precise parole: «… Però una cosa deve prevalere, la decisione di non consegnare il paese ai fascio-leghisti». Comincio da questo pensiero conciso che rivela una sacrosanta angoscia per l’emergenza democratica che stiamo vivendo, perché lo condivido e perché, allo stato delle cose, non ha alcuna alternativa realistica. Leggi il resto di questo articolo »

E se? E se Matteo Salvini non stesse trasformando gli italiani a sua immagine a colpi di tweet, ma inseguisse lui la maggioranza degli italiani?

Se alla maggioranza del famoso popolo piacesse davvero fare selfie mandando baci e mangiando Nutella, sognasse di stare sulla spiaggia a torso nudo con le cubiste, vagheggiasse un giro sulla moto d’acqua della polizia (dove la cosa imbarazzante non è la polizia, ma la moto d’acqua) e non disdegnasse di tenere la pistola sotto il cuscino? Leggi il resto di questo articolo »

La sera del 3 giugno, in una piazza di Cremona, l’intera folla di un comizio del ministro dell’Interno (che stava chiudendo una campagna elettorale e stava aprendone un’altra come usa da fare da anni) ha avuto un malore. È accaduto quando, prima i più vicini poi il grosso dei leghisti partecipanti hanno notato la frase “ama il prossimo tuo”. Era scritta sulla sciarpa di un ragazzo più o meno simile a tutti gli altri che a un certo punto ha alzato la sciarpa, l’ha trasformata in un mini-striscione e si è voltato a braccia alzate da una parte e dall’altra perché tutti vedessero bene. Leggi il resto di questo articolo »

 

Alla mia nazione

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico

ma nazione vivente, ma nazione europea:

e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,

governanti impiegati di agrari, prefetti codini,

avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,

funzionari liberali carogne come gli zii bigotti, Leggi il resto di questo articolo »

… Il fascismo è il nome della profonda decomposizione della società italiana, che non poteva non accompagnarsi alla profonda decomposizione dello Stato e oggi può essere spiegato solo con riferimento al basso livello di civiltà che la nazione italiana aveva potuto raggiungere in questi sessanta anni di amministrazione unitaria.

Il fascismo si è presentato come l’antipartito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo, con la sua promessa di impunità, a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri.

Il fascismo è divenuto cosí un fatto di costume, si è identificato con la psicologia barbarica e antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e bene amministrato. Leggi il resto di questo articolo »

L’intervista. Lo studioso Pierluigi Valsecchi: “Il razzismo che torna è figlio dell’ignoranza e della rimozione dei nostri crimini”. Intanto supera le 25 mila firme il Manifesto in difesa della storia di Giardina, Segre e Camilleri.

Quanta Africa c’è nella coscienza degli italiani? E che relazione esiste tra la recrudescenza razzista verso l’uomo nero e i vuoti di memoria sui nostri crimini coloniali? Il Manifesto perla Storia ci obbliga a porre una domanda cruciale in un’Italia che dà prova di intolleranza e xenofobia. «In realtà nella cultura italiana la decolonizzazione non è mai cominciata», dice Pierluigi Valsecchi, storico dell’Africa con cattedra all’Università di Pavia. Ora sta per ridare vita alla rivista Africa per l’editore Viella, ma i suoi studi sull’area occidentale africana sono prevalentemente in lingua inglese ed è già questa una spia del problema: «Agli italiani non interessa l’Africa come soggetto storico autonomo, ma solo in relazione al l’Italia o all’Europa». Leggi il resto di questo articolo »

Gli italiani sono stati gioiosamente fascisti in massa per anni e sono diventati in massa rapidamente anti o non fascisti

Passati i decenni, il fascismo torna di moda, sia nelle vesti del passato, sia in nuove, più sottili e inquietanti divise e mitologie

Molto gentilmente un’associazione della Resistenza imperiese mi aveva chiesto un intervento per il 25 aprile. Non avendo potuto farlo per ragioni familiari, provo a scrivere qui cosa avrei detto in quella circostanza. Come molti osservatori hanno notato, quanto più la festa del 25 aprile si allontana dall’evento storico che rievoca, tanto più ha bisogno di mantenere e anzi di incrementarci significati simbolici che la giustificano. Leggi il resto di questo articolo »

«Tempo di paura, tempo di autoritarismi», sintetizzava qualche giorno fa su queste pagine Gustavo Zagrebelsky: più si ha paura, più si teme il diverso da sé, più si è disposti in cambio di protezione a rinunciare a diritti e libertà. Un accostamento – questo tra semina della paura e rischio di involuzione autoritaria – presente anche nelle parole di papa Francesco, quando sul volo dal Marocco ha ricordato l’ ascesa al potere di Hitler nella crisi della Repubblica di Weimar. Leggi il resto di questo articolo »

Sicurezza è una parola truccata. Infatti i politici adesso la usano come garanzia per i cittadini, facendo credere che, ora che comandano loro, hanno steso una rete che cattura i malfattori all’istante, se necessario li tiene a lungo in mare (il gelo e un mare in tempesta con onde di dieci metri non sono una gran punizione per chi sta andando a minacciare i cittadini, o come aggressore o come terrorista), se necessario ti autorizza a sparare in casa al primo segno di pericolo, e se muore qualcuno vuol dire che stava nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Leggi il resto di questo articolo »

L’Italia è un paese ammorbato da molteplici retoriche, da un tasso patologico di falsa coscienza e per converso da un livello bassissimo di onestà intellettuale e di senso della memoria. Per questo è estremamente impervio affrontare il tema delle foibe senza intossicazioni ideologiche strumentali. Personalmente non ho la pretesa di farlo in modo obiettivo, ma spero di mantenere un ragionevole equilibrio.

Io considero ogni violenza perpetrata deliberatamente contro un essere umano innocente un crimine ingiustificabile. Anche in tempo di guerra. Ritengo che un colpevole e persino un grande criminale non possano essere puniti senza un giusto processo, sono contrario alla pena di morte, che nessun tribunale dovrebbe avere il diritto di comminare neppure al più feroce dei carnefici. Leggi il resto di questo articolo »

Il giorno della memoria è diventato con il procedere degli anni sempre di più un topos della cultura celebrativa del mondo occidentale e, a misura che i testimoni diretti dello sterminio ci lasciano per ragioni anagrafiche, la responsabilità delle nuove generazioni si configura come una sfida a tenere fermo e adamantino il senso autentico di quella memoria. Il rischio che incombe sul futuro si presenta con molteplici aspetti fra i quali: la retorica, la falsa coscienza, il negazionismo, la banalizzazione, la ridondanza, l’uso strumentale, la sacralizzazione. Primo Levi, pose al più celebre e diffuso volume della sua opera di testimonianza e di riflessione sul genocidio e sul sistema concentrazionario della morte, il titolo «Se questo è un uomo».

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La fotografia del Censis.

Dobbiamo deciderci ad aggiornare la fotografia buonista della società italiana. Lo chiede il Censis che pure ha raccontato negli anni con continuità e compiacimento la capacità adattiva degli italiani, il ventre molle che li portava ad essere protagonisti riluttanti della modernizzazione del Paese. Proprio per questa sottolineatura Giuseppe De Rita ha attirato su di sé l’accusa di essere indulgente con le pigrizie italiane, se non addirittura di giustificarle. Leggi il resto di questo articolo »

La storia dell’immigrazione a Washington. Il festival delle letterature migranti.

Un tempo i migranti eravamo noi, orde di italiani in fuga. Scappavamo per le stesse ragioni che oggi spingono migliaia di disperati verso le nostre coste, e spesso ci comportavamo come loro, nel bene e nel male. Eravamo soggetti alle stesse discriminazioni, e agli stessi atti di compassione; commettevano gli stessi crimini, e offrivamo gli stessi contributi di eccellenza, quando l’integrazione alla fine ce lo consentiva.

È la lezione, esaltante e triste, che si impara visitando il Museum on Italian Immigration, inaugurato dalla National Italian American Foundation la settimana scorsa nella sua sede di Washington, dedicata all’ex ambasciatore degli Stati Uniti a Roma Peter Secchia. Leggi il resto di questo articolo »

Ecco, noi l’abbiam detto, il nostro principio: base della piramide sociale, il popolo è il nostro punto di riunione, l’ente collettivo, che ci sta davanti ogni qualvolta pensiamo e parliamo di rigenerazione, di rivoluzione italiana. — Per popolo noi intendiamo l’universalità degli UOMINI COMPONENTI NAZIONE. Leggi il resto di questo articolo »

Ritorna dopo undici anni “Patrie smarrite – Racconto di un italiano” di Corrado Stajano, riproposto dal Saggiatore. Si legge d’un fiato, si legge sentendo che ogni parola è una trivella impegnata a cercare in profondità il carattere di un popolo che non sia solo quell’amalgama di opportunismo, servilismo, immobilismo, familismo con cui la maggioranza è traghettata dal fascismo alla Repubblica. Cambiando soltanto il colore della casacca. Leggi il resto di questo articolo »

Gli italiani non si sentono una comunità. L’unica idea sensata, nell’arena del delirio politico sugli immigrati, l’ha lanciata il presidente Mattarella. In fondo a tante polemiche, uno capisce che in Italia ogni discorso razionale sull’immigrazione svanisce di fronte al fantasma della paura. Un gruppo di mendicanti rom in piazza, un capannello di venditori africani, tre pusher stranieri che rubano il lavoro agli spacciatori italiani: basta tanto così nella sterminata provincia, nei paesi nel Piacentino o del Veronese o a Macerata, per sentirsi invasi. Leggi il resto di questo articolo »

Il numero uno della Figc rappresenta alla perfezione una nazione piccola, impaurita, di giorno in giorno più provinciale e razzista

Ora che siamo fuori dai Mondiali, tutti chiedono la testa del presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Carlo Tavecchio. Questa rubrica no. Chi scrive crede che l’uomo debba restare al suo posto per continuare a rappresentare alla perfezione, non tanto uno sport ormai retrocesso in serie B, ma un intero Paese.

Sì, perché mentre mezza Italia gli imputa la colpa di aver scelto per la Nazionale l’allenatore sbagliato, noi quando pensiamo al numero uno della Figc materializziamo nella mente solo l’immagine dell’immortale Ettore Petrolini che a un esagitato spettatore del loggione grida: “Io non ce l’ho con te, ma con chi non ti ha già buttato di sotto”. Attenzione, però, qui il pallone non c’entra. E tantomeno c’entra l’inadeguato mister Gian Piero Ventura. C’entrano invece parole ormai in disuso come reputazione e buon esempio. Leggi il resto di questo articolo »

Vorrei avvertire i lettori. Questa non è una dichiarazione in più di indignazione e dolore per l’uso della faccia bambina di Anna Frank come materiale di uno spregevole gioco. Ciò che sto per scrivere riguarda l’Italia, non una offesa crudele e demente. Riguarda la crisi di un Paese travolto da pulsioni oscure e cattive che non sono il fascismo, anche se comprendono il fascismo e lo usano come motore o come occasionale bandiera. Riguarda coloro che stanno mostrando senza esitazione e, anzi, probabilmente con orgoglio, una grave deformazione morale.  Leggi il resto di questo articolo »

 

Gaetano Salvemini

… Molte volte per spiegare, o peggio ancora per giustificare, gli spropositi e le porcherie fatti ieri e oggi dai politicanti italiani di ogni denominazione, si ripete che “gli italiani son fatti così” e la botte non può dare che il vino che ha. Giolitti ai suoi tempi diceva che il popolo italiano era gobbo e – lui – non poteva fare a un gobbo altro che un abito da gobbo. E certo il popolo italiano era gobbo.

Ma Giolitti invece di tentare quanto sarebbe stato possibile per farlo, non dico dritto come un fuso, ma un gobbo meno gobbo di quanto egli aveva trovato, lo rese più gobbo di quanto fosse prima. Poi venne Mussolini e disse che il popolo italiano era buono a nulla. Poi sono venuti molti – troppi – antifascisti e anch’essi dicono che il popolo italiano è fatto così. Dove tutti sono responsabili, nessuno è responsabile… Leggi il resto di questo articolo »

La voglia di fascismo? È indole italica, ci conosciamo: tanti, piccoli capetti. Sta dilagando e non ci cambierà una legge.

Allarme (non più All’armi) siam fascisti! Come può essere capitato? A noi (pardon), noi italiani democratici che abbiamo scritto la Costituzione vietando al partito che fu di Mussolini di rinascere. “L’Espresso” ci fece una copertina qualche settimana fa . C’erano Grillo, Salvini e Berlusconi con fez e manganello. Tempesta di critiche. E avevano ragione (a propria insaputa) i lettori (di destra) che ci hanno ricoperti di insulti. Non dovevamo disegnare solo loro, ma gli italiani: il popolo nato con la camicia (nera) convinto di avere fatto i conti con la propria indole, prima ancora che con la storia, a suon di leggi e divieti. Leggi il resto di questo articolo »

L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: «contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti.

Pier Paolo Pasolini,  da  Lettere luterane.

Il mio pessimismo mi spinge a vedere un futuro nero, intollerabile a uno sguardo umanistico, dominato da un neo-imperialismo dalle forme in realtà imprevedibili.

Pier Paolo Pasolini,  in Vie Nuove, 15/10/1964

 

vedi:  La vergogna sul molo di Lampedusa

Da Salvini equiparazioni perniciose

Pensiero Urgente n.244)

Se i cittadini di un paese...

Pensiero Urgente  n.258) "L'Italia è un paese che...".

Tavecchio deve restare: è il presidente che ci meritiamo


Se B. torna ci sta bene-

Io mi auguro che Silvio Berlusconi possa presentarsi alle prossime elezioni politiche e le vinca. Un premier pregiudicato, “delinquente naturale” come l’ha definito il Tribunale di Milano, darebbe l’esatta fotografia, all’interno e all’esterno, di cos’è diventato realmente il nostro Paese. Dove sono corrotti tutti. Politici, amministratori, funzionari pubblici, militari, finanzieri, cooperative, imprenditori, grandi, medi e piccoli, giornalisti, avvocati, magistrati e anche coloro che dovrebbero controllare il malaffare e che invece ne fanno parte, vescovi, arcivescovi, preti e le varie emanazioni del Vaticano. Leggi il resto di questo articolo »

Questa è la vita italiana sotto il fascismo: la cancrena si estende. La tragedia generale dell’Italia è proprio questa generale putrefazione morale, questa indifferenza, questa unica vigliaccheria che va diventando un sistema. Mentre a Praga si fucilano gli studenti che difendono la libertà della loro patria, gli studenti italiani non hanno un moto di sdegno, un i battito di sensibilità. Leggi il resto di questo articolo »

Il 1 gennaio 2003  muore a Montemagno di Camaiore (Lucca) dopo una lunga malattia GIORGIO GABER (64 anni, nome d’arte di Giorgio Gaberscik) cantautore civile, commediografo, regista, attore teatrale e autore del Teatro Canzone.

“Secondo me gli italiani e l’Italia hanno sempre avuto un rapporto conflittuale, ma la colpa non è certo dell’Italia, ma degli italiani, che sono sempre stati un popolo indisciplinato, individualista, se vogliamo un po’ anarchico e ribelle, e troppo spesso cialtrone.”

Giorgio Gaber, da Quando parla Gaber, 2012 Leggi il resto di questo articolo »

…  Lei sa che l’Italia vive a vari livelli economici, culturali, storici. Questa varietà di livelli si infrange negli individui, facendone dei casi sempre un po’ impalpabili, sfuggenti, difficilmente definibili. D’altra parte ciò non li preserva dallo “standard”, dal conformismo, che uguaglia e … livella. Leggi il resto di questo articolo »

Fascismo e Resistenza non rappresentano solo due momenti storici, ma costituiscono due ‘antropologie’ radicalmente agli antipodi, divise da un’alterità incolmabile. Purtroppo, però, mentre l’antropologia fascista sembra parte integrante del corredo ‘genetico’ degli italiani, lo ‘spirito della Resistenza’ – che impone capacità critica, libertà di pensiero, autonomia – è stato un’anomalia per il nostro paese. Che non a caso, infatti, l’ha sostanzialmente lasciato cadere nell’oblio .

Franco Cordero (1928), giurista e scrittore.

 

vedi: Il compito degli uomini della Resistenza non è ancora finito

La Costituzione repubblicana nata nelle bande partigiane

Il presente che nutre il fascismo

L’intervento del presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky per la commemorazione del 25 Aprile al Cimitero Monumentale di Torino

Dopo settant’anni, le celebrazioni della Liberazione si rivolgono ormai a chi non ha vissuto i fatti o, almeno, i tempi della Resistenza. Quella generazione è quasi scomparsa. Per le nuove generazioni e, soprattutto, per quella di chi oggi è ragazzo, non si tratta di rivivere e rievocare vicende partecipate personalmente. Chi può dire, allora davvero, se non le ha vissute, quali furono le alternative di fronte alle quali si trovarono gli uomini e le donne di allora, i terrori, gli incubi, i pericoli, i dubbi che gravavano sulle coscienze, ma anche i progetti, gli ideali, le speranze che mossero i ribelli al fascismo e al nazismo? TEMPO di scelte tragiche alle quali, per nostra fortuna, da allora non siamo più stati chiamati. Dobbiamo anche oggi prendere posizione, non con le armi ma con la consapevolezza di ciò che allora divise il nostro Paese in una guerra che fu anche una guerra tra Italiani, una guerra civile, tra tutte le guerre la più crudele. E dobbiamo farlo con umiltà, perché noi non siamo stati messi alla prova e non possiamo dire con certezza da quale parte ci saremmo trovati. Leggi il resto di questo articolo »

Stiamo precipitando verso il caos. Non vedo come ci potremo sal­vare. Lo Stato è in via di completa dissoluzione. Il governo non può fare alcuna politica seria perché l’ amministrazione centrale è putrida, disorganizzata dalla cosiddetta “epurazione” e non riesce più a ingra­nare negli organi esecutivi locali. Difficoltà enormi per le comuni­cazioni e i tra porti; impiegati con paghe mensili che non bastano a vivere una settimana; corruzione in tutti i campi; perduto ogni rispet­to della legge tutti tendono a farsi giustizia da sé; mancanza di car­bone e di materie prime; siccità che ha bruciato i raccolti; masse di operai abituati a riscuotere le paghe senza lavorare; estremismo de­magogico degli organizzatori sindacali [ ... ]. Leggi il resto di questo articolo »

… pensano solo ai loro comodi. E i politici li assecondano

Caro Michele, seduta su una panchina guardo la piazza del mio paese  e penso alle parole di Gian Antonio Stella al Festival di Sanremo: «Chi vive nel brutto è più facile che diventi brutto; le mafie hanno bisogno del brutto  e del degrado per prosperare e creare con­senso». Il mio paese è Castelvetrano, un tempo ha dato i natali a Giovanni Gentile, oggi a Matteo Messina Denaro. Il mio pa­ese è brutto ma ha una sola cosa bella, anzi bellissima, una piazza pedonale che abbraccia tutto il piccolo centro storico, realizzata con i fondi della comunità eu­ropea. È lo spazio dei nostri bambini, l’u­nico in cui possono correre, giocare e an­dare in bicicletta; per il resto il nulla, un intero paese non dedica né progetti né pensiero ai propri figli. Adesso però i commercianti si lamenta­no, perché con il traffico chiuso non gua­dagnano abbastanza. Il nostro giovane e illuminato sindaco dà loro ragione e ha fatto sapere che farà di tutto per accoglie­re la loro richiesta e riaprire la piazza al traffico. Tu mi dirai: qual è la novità? I no­stri bambini sono italiani, ancora di più siciliani, ed è giuste che imparino presto che da noi tutto ciò che è bello non va di­feso e tutelato in quanto bene prezioso, e di tutti, ma ignorato, sporcato, cancellato. In fondo andare a piedi in edicola a comprare il giornale è troppo faticoso, meglio andare in auto e parcheggiare in tripla fila.

Simona Pizzo – Castelvetrano (Trapani) Leggi il resto di questo articolo »

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