Articoli marcati con tag ‘internet’

GLR-NOTIZIE  119     25/8/2023

ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE Leggi il resto di questo articolo »

 

 

Chi comanda nel mondo veramente ( leggi QUI) lo ha già deciso: saremo tutti impiccati da un cappio digitale ( leggi QUI). Chi comanda nel mondo veramente, attraverso istituzioni mondiali ed europee e governi asserviti come il nostro, lo ha già deciso: saremo tutti stretti da una catena digitale. Leggi il resto di questo articolo »

 

Prima di leggere questo importantissimo articolo e il PDF seguente consigliamo di rileggere l’articolo Non è fantascienza, è realtà in: "Siamo tutti in pericolo!". Si, perchè purtroppo non è fantascienza ciò che Koenig ci presenta, non è una sconclusionata tesi di “complottisti- negazionisti” come piace raccontare ai media ufficiali. Anche, per esempio, Giordano Bruno fu accusato di essere un pazzo visionario quando denunciava la follia fondamentalista dell’inquisizione e delle chiese. Oggi sappiamo quanto avesse ragione. Almeno proviamo a ragionare prima di essere… resettati. (GLR)

 

 

COVID-19: IL GRANDE RESET – RIVISITATO. MINACCE SPAVENTOSE, PREMI PER L’OBBEDIENZA… Leggi il resto di questo articolo »

 

Vedi e ascolta: The brink. Steve Bannon dietro le quinte

https://youtu.be/oKeDzZdnkGA

7/5/2019

 

 

La profezia di Bannon: “Salvini ha commesso un paio di errori ma nei prossimi sei mesi farà un grande ritorno”

Nel libro del giornalista investigativo irlandese Peter Geoghegan, “Democracy for Sale”, una cavalcata dentro i nazionalismi e i populismi europei e le loro reti di finanziamenti. E l’ex senior strategist di Trump rivela: «Stiamo ancora lavorando dietro le quinte alla guida di tante cose». Anche in Italia. Leggi il resto di questo articolo »

“È possibiledata l’inconsistenza etica dei nostri governanti, che queste disposizioni siano dettate in chi le ha prese dalla stessa paura che esse intendono provocarema è difficile non pensare che la situazione che esse creano è esattamente quella che chi ci governa ha più volte cercato di realizzare: che si chiudano una buona volta le università e le scuole e si facciano lezioni solo on line, che si smetta di riunirsi e di parlare per ragioni politiche o culturali e ci si scambino soltanto messaggi digitali, che ovunque è possibile le macchine sostituiscano ogni contatto – ogni contagio – fra gli esseri umani.”

Giorgio Agamben, filosofo   in  Contagio

 

 

La spallata finale alla scuola

Condivido completamente questo articolo del professore e nostro collaboratore, Salvatore A. Bravo. Si rende assolutamente necessaria una mobilitazione di tutto il mondo della scuola, studenti, docenti e genitori per fermare questo “progetto” di demolizione della scuola che il ministro Azzolina sta portando avanti con solerzia. Aggiungo (anche per esperienza personale diretta) che la Dad (Didattica a distanza) può servire tutt’al più per una breve fase emergenziale ma NON può certamente diventare la normalità.

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È possibiledata l’inconsistenza etica dei nostri governanti, che queste disposizioni siano dettate in chi le ha prese dalla stessa paura che esse intendono provocarema è difficile non pensare che la situazione che esse creano è esattamente quella che chi ci governa ha più volte cercato di realizzare: che si chiudano una buona volta le università e le scuole e si facciano lezioni solo on line, che si smetta di riunirsi e di parlare per ragioni politiche o culturali e ci si scambino soltanto messaggi digitali, che ovunque è possibile le macchine sostituiscano ogni contatto – ogni contagio – fra gli esseri umani.

Giorgio Agamben, filosofo   in  Contagio

 

Essere umani: il Rinascimento

È tempo di un nuovo Rinascimento, di progresso etico, ma non di separare i bambini ed allontanarli tra loro. Leggi il resto di questo articolo »

“Io non sono convinto che in questi mesi gli italiani abbiano dimostrato “responsabilità”, “disciplina”, “senso civico”. I nostri concittadini si sono fatti prendere dal panico, si sono lasciati convincere da un’informazione (soprattutto televisiva) sensazionalista, parziale, ispirata al ‘pensiero unico” del male assoluto.”

(da:  Terrore sanitario e la gente comune. )

 

 

Dall’articolo: Il lavoro fatto su Giap durante l’emergenza coronavirus. Un bilancio – e un glossario – mentre si «smarmella tutto»

0. Le destre in piazza, ma che sorpresa!

Mentre scriviamo si parla molto delle «destre che scendono in piazza cavalcando il malcontento». Su questo blog già dai primi di aprile avvisavamo che presto o tardi sarebbe accaduto: quel malcontento – la rabbia per la gestione dell’emergenza coronavirus e per le sue conseguenze sociali – stava già montando, ma si esprimeva in modi che non entravano nei radar, oppure ci entravano, ma venivano subito fraintesi, distorti, sminuiti, derisi. Leggi il resto di questo articolo »

È possibiledata l’inconsistenza etica dei nostri governanti, che queste disposizioni siano dettate in chi le ha prese dalla stessa paura che esse intendono provocarema è difficile non pensare che la situazione che esse creano è esattamente quella che chi ci governa ha più volte cercato di realizzare: che si chiudano una buona volta le università e le scuole e si facciano lezioni solo on line, che si smetta di riunirsi e di parlare per ragioni politiche o culturali e ci si scambino soltanto messaggi digitali, che ovunque è possibile le macchine sostituiscano ogni contatto – ogni contagio – fra gli esseri umani.

Giorgio Agamben, filosofo   in  Contagio

 

 

Scuola o manicomio Italia!

Bambini a distanza, muri, barriere, ma soprattutto mascherine per tutti e sempre; manca solo il filo spinato. Benvenuti nella fase della scuola a perdere la salute e la vita. Leggi il resto di questo articolo »

La scuola è socialità. Non si rimpiazza con monitortablet

L’appello di 16 intellettuali contro la prospettiva di un “modello in remoto”


Per quanto ancora frammentari e non univoci, i messaggi che ci raggiungono in questo esordio della fase 2 a proposito della scuola sono ben più che allarmanti.

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Io abito a qualche decina di chilometri da Vo’ Euganeo. La località veneta dove si è rivelato il coronavirus. E ha colpito maggiormente. Una “zona rossa”, più che “arancione”. Anche se, qualche tempo fa, era definita con un colore diverso. “Bianca”. Politicamente: fedele alla Dc. Leggi il resto di questo articolo »

C’è chi li chiama “nativi digitali” e li considera, a differenza degli “immigrati digitali”, dei “tardivi digitali” o degli “analfabeti digitali”, i soli depositari della “saggezza digitale”. Per altri sono la “generazione google”, la generazione prescelta, fortunata perché cresciuta con il mondo e il sapere universale a portata di click. Altri ancora, un po’ più scettici, li definiscono “generazione copia e incolla”, rilevando la natura imitativa e non creativa dei loro processi cognitivi. Leggi il resto di questo articolo »

Gentile Augias, alcune figure professionali subiscono una delegittimazione del ruolo sociale che sta comportando delle conseguenze gravi. Fino a qualche decennio fa i medici dispensavano in maniera pressoché insindacabile le cure e solo in caso di palesi errori clinici veniva messo in discussione il loro operato. Gli insegnanti, a loro volta, erano considerati i depositari del sapere e della trasmissione dello stesso agli alunni e difficilmente si mettevano in discussione metodi e comportamenti. Leggi il resto di questo articolo »

Nel 2010 la Rete fu candidata al Nobel per la Pace. A fine decennio siamo passati dall’utopia della libertà digitale a scandali e fake news . E c’è chi pensa che il punto di svolta è stato l’arrivo dei “mi piace”.

La mattina del 31 gennaio 2010 ero ad Oslo. L’elegante sede dell’istituto che ogni anno assegna il Nobel per la Pace era spolverata da una neve leggera. Avevo con me i documenti necessari per proporre una candidatura clamorosa e avevo scelto l’ultimo giorno utile per farlo: nel mio zaino c’erano duecento firme di parlamentari italiani che avevo raccolto personalmente; l’appoggio di una personalità che quel riconoscimento lo aveva già vinto, l’attivista iraniana Shirin Ebadi che dal primo giorno, con Giorgio Armani e Umberto Veronesi, sosteneva la candidatura; e un breve documento che spiegava perché avevo deciso di proporre Internet per il premio Nobel per la pace. Leggi il resto di questo articolo »

«Il popolo americano è diviso da una guerra culturale. In più, alcune parti delle sue élite hanno un interesse materiale a creare caos. […] Anche se ufficialmente erano una democrazia basata sulle regole, gli Stati Uniti erano diventati, dopo decenni di economia liberista, un contesto privo di regole per chiunque disponesse di potere tecnologico o finanziario». Paul Mason

«C’è un nuovo totalitarismo all’orizzonte, non imposto da dittatori pazzi, ma prodotto da un adattamento volontario alle nuove dimensioni sociali del potere». Jonathan Friedman

Michel FoucaultSorvegliare e punire, nascita della prigione, Einaudi, Torino 1976

Shoshana ZuboffIl capitalismo della sorveglianza, il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri, LUISS, Roma 2019 Leggi il resto di questo articolo »

Una democrazia a rischio. Subordinata alla tecnologia. Sottoposta a perenne sorveglianza. E soprattutto a una sorta di libertà vigilata.

Il libro Democrazia e potere dei dati di Antonello Soro, Garante della Privacy, è un vero e proprio atto di accusa. Non tanto contro il web, ma contro i “signori” del web. Quelli che, come ha dimostrato per l’ennesima volta il recente scandalo Cambridge Analytica, hanno trasformato gli utenti di Internet in una miniera per fare soldi e per orientare persino le elezioni. Leggi il resto di questo articolo »

“Era una legge che aspettavamo da 40 anni” ha dichiarato il trentenne capopolitico del Movimento 5 Stelle e ministro degli Esteri, esultando per il voto appena ottenuto da tutto (quasi tutto) il Parlamento. Sto parlando della mutilazione che il Parlamento ha inflitto a se stesso tagliando un bel numero di deputati e senatori e fingendo di farlo spontaneamente e per amor di patria. Leggi il resto di questo articolo »

C’è chi propone di superare la rappresentanza politica ma la democrazia diretta è solo un’illusione. Soprattutto se si pretende di fondarla su internet e i social network.

Ci sarà un motivo se proprio i populisti, che tanti accusano di indebolire la democrazia, si presentano agli elettori promettendo invece una democrazia più forte, una democrazia «diretta», l’entrata dei cittadini nelle dinamiche decisionali senza più alcuna delega ai rappresentanti parlamentari. Ci sarà un motivo se Frauke Petry l’ha indicata tra le priorità di Alternative für Deutschland, se il Partito per l’indipendenza del Regno Unito (Ukip) si è affidato a un referendum per ottenere la Brexit, se Geert Wilders ha inserito al terzo punto del suo programma l’introduzione di consultazioni popolari vincolanti, se in Italia, per venire a noi, è stato istituito per la prima volta nella storia un ministero alla Democrazia diretta e Beppe Grillo e Davide Casaleggio parlano addirittura di un progressivo superamento della funzione del Parlamento. Leggi il resto di questo articolo »

Trump, Putin, Orbán. Sulla scia di Diogene, Socrate, Dostoevskij. Lo sguardo del filosofo tedesco sui sovranisti di oggi.

Se provassimo a prenderli sul serio, a quale scuola filosofica apparterebbero Trump e Salvini, Putin o Marine Le Pen? «Tutti i sovranisti si rifanno ad una antropologia cinica e depressa», risponde Peter Sloterdijk. Non è un caso se uno dei più prestigiosi filosofi tedeschi torni alle antiche tradizioni del cinismo per inquadrare «l’incoerenza performativa» in cui si cacciano oggi i sovranisti con le loro spietate balle quotidiane. Leggi il resto di questo articolo »

Ilvo Diamanti e Marc Lazar analizzano il fenomeno che hanno battezzato “Popolocrazia”. La sacralizzazione dei cittadini a discapito dei loro rappresentanti di fatto ne limita il potere.

Volete capire se il governo Lega-Cinque Stelle durerà? E quanto a lungo? Volete capire se riuscirà a superare i marosi del Russiagate? E a quale prezzo? Per saperlo, leggete o rileggete la Popolocrazia di Marc Lazar e Ilvo Diamanti. II saggio a quattro mani del sociologo italiano e del politologo francese. uscito da Laterza un anno fa e ora tradotto da Gallimard, regge bene la prova del tempo. Leggi il resto di questo articolo »

Sabato scorso ho partecipato al Sum, la manifestazione che ogni anno l’Associazione Gianroberto Casaleggio dedica al fondatore, insieme a Grillo, del Movimento 5 Stelle. L’intera manifestazione ruotava intorno all’“innovazione”, soprattutto tecnologica, da cui ci si attende un futuro meraviglioso, sempre che si sia capaci di orientarla e di governarla. Leggi il resto di questo articolo »

Siamo tutti spiati. Veniamo sorvegliati e schedati, in ogni momento della nostra giornata, dai nostri telefonini e dai nostri computer, dalle nostre auto e persino dai nostri elettrodomestici. Siamo oggetto delle attenzioni costanti non di servizi segreti o di apparati statali, ma di un’industria globale che trasforma le informazioni sui nostri comportamenti in profìtti miliardari. Leggi il resto di questo articolo »

L’ultima frontiera è stata travolta, l’ultima protezione della vita privata è saltata. La diffusione di foto hard attribuite a una parlamentare del Movimento 5 stelle sancisce simbolicamente la fine della dimensione privata della vita così come era stata concepita, difesa, idealizzata, vissuta, tutelata nei secoli borghesi e nell’esperienza delle città: quando si diceva che «l’aria della città rende liberi», lontana dalle invadenze del villaggio pettegolo e prepotente, in cui tutti sanno tutto di tutti. Leggi il resto di questo articolo »

Pochi anni prima della sua scomparsa, dopo aver già pubblicato tutte le sue opere principali, Gilles Deleuze (1925- 1995) scrisse un saggio intitolato Poscritto sulle società di controllo, pubblicato prima ne L’autre journal, poi in Pourparler, nel 1990. L’intenzione era quella di commentare e aggiungere qualcosa al lavoro dei due teorici del potere Michael Foucault (1926- 1984)  e William S. Burroughs ( 1914- 1997), padre spirituale della Beat Generation, ma anche alle opere che lui stesso scrisse in collaborazione con Felix Guattari (1930- 1992). Lo scopo era quello di descrivere e prevedere il ruolo del potere e del controllo nel tardo capitalismo. Leggi il resto di questo articolo »

Il populismo ha realizzato, a sua insaputa, una delle profezie dell’autore del “Capitale”. Viviamo infatti in un mondo in cui i governanti sono schiavi degli umori e dell’applausometro dei follower: un insieme di monadi cariche di odio. Le persone possono finalmente esprimere le loro opinioni, hanno gli strumenti e il tempo per farlo, e queste opinioni sono per lo più manifestazioni di paura, odio, invidia. Leggi il resto di questo articolo »

I gilet gialli, i taxisti, i separatisti, i maestri, le femministe, i licenziati, i consumatori, la gente, in generale, scende in piazza nelle città europee. A volte in modo ordinato e rispettoso, a volte in modo tumultuoso. Combattono con le forze dell’ordine, attaccano i negozi, bruciano i cassonetti, vandalizzano gli arredi urbani, o semplicemente sfilano sventolando bandiere e gridando slogan non sempre rispettabili. Leggi il resto di questo articolo »

Il futuro dell’Ue

Se il 2016 sarà rubricato come l’annus horribilis di europeisti e democratici — con il referendum su Brexit e l’elezione di Donald Trump — il 2019 promette di essere ricordato come l’annus nefastus. Negli Usa il cuciniere dell’internazionale populista è Steve Bannon, il Rasputin cattolico della campagna elettorale di Trump, con un odio radicale nei confronti della cultura “liberal” (dei diritti) e del governo della legge, che egli accusa di essere una manipolazione dei socialisti per cospirare contro chi è stato eletto (Salvini come Trump, oppressi da toghe rosse). I limiti alla volontà elettorale sono orpelli utili solo per fermare il corso della storia. Le elezioni sono plebisciti che spazzano le opposizioni e incoronano il leader. Questa è la teoria politica del populismo.

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Un lungo articolo pubblicato lo scorso 16 settembre dal Corriere della Sera analizza come un muratore calabrese di mezza età, attualmente disoccupato, sia diventato uno degli “influencer politici” più potenti d’Italia. Il signore in questione – che sulle sue pagine condivide concetti atavici scritti in Impact, il classico font dei meme – spiega onestamente che da tutti quei click lui ci guadagna circa 600 euro al mese e che per racimolare questi due spicci ideologicamente “va dove tira il vento”. Leggi il resto di questo articolo »

Ci si può sentire soli vivendo in compagnia di sessanta milioni di persone? È quanto sta accadendo agli italiani: una solitudine di massa, un sentimento collettivo d’esclusione, di lontananza rispetto alle vite degli altri, come se ciascuno fosse un’isola una boa che galleggia in mare aperto. La solitudine si diffonde tra gli adolescenti, presso i quali cresce il fenomeno del ritiro sociale, altrimenti detto hikikomori. Diventa una prigione per gli anziani, la cui unica compagna è quasi sempre la tv. Infine sommerge come un’onda ogni  generazione, ogni ceto sociale, ogni contrada del nostro territorio. Leggi il resto di questo articolo »

La lunga intervista rilasciata da Davide Casaleggio al quotidiano La Verità ben merita un commento e sono quindi grato al Fatto Quotidiano di avermene dato l’opportunità. Poiché a detta del New York Times il presidente della Associazione Rousseau ed erede della Casaleggio Associati sarebbe oggi uno degli uomini più potenti d’Italia, posso solo augurarmi che sappia apprezzare la franchezza! Del resto la discussione serve a comprendere il processo di cambiamento storico-politico che stiamo vivendo e che, concordo con C. non ha precedenti storici e ci obbliga a ripensare con grande umiltà tutte le nostre categorie di riferimento. Leggi il resto di questo articolo »

Gli strumenti elettronici in aula andrebbero proibiti. La lezione universitaria è un’arte molto semplice: una persona parla e gli altri ascoltano con un atteggiamento attivo e una partecipazione attenta

Ho raccontato a ottimi colleghi italiani che da qualche anno proibisco l’uso di cellulari, tablet e computer agli studenti che seguono le mie lezioni. Io stesso non utilizzo strumenti elettronici in aula se non per proiettare immagini indispensabili alla lezione. Ovviamente accade che ci siano casi eccezionali, ma eccezionali, appunto. Se uno studente trasgredisce la regola, tolgo un punto nella valutazione finale; se trasgredisce una seconda volta lo espello dall’aula. Leggi il resto di questo articolo »

” Mi sono fatta furba”. La mamma bresciana che (su Facebook, naturalmente) si è vantata di avere falsificato il certificato relativo alle vaccinazioni della figlia, esibendo spiritosamente l’orgoglio, si è espressa così. Senza nemmeno entrare nello specifico — sempre più incendiato — della questione, vale la pena di fermarsi sulle parole. In una frase da niente — tutto sommato prevedibile, colloquiale e all’apparenza quasi inoffensiva — si travasa un modo di pensare storto.

Il vanto e la risatina che l’accompagna sono il segno di un piccolo ma decisivo, almeno agli occhi della mamma, trionfo; una vittoria personale sulla collettività, sul nemico pubblico. La legge, la giurisdizione, la Asl, lo Stato, e così via. Leggi il resto di questo articolo »

” A cosa servono oggi i partiti, quando ogni singolo è esso stesso un partito, quando le ideologie che una volta costituivano un orizzonte politico si disgregano in un’infinità di opinioni personali? Fino a che punto la democrazia è pensabile senza discorso?”

Byang-Chul Han,  in  Nello Sciame, 2015

 

 

“Io, apocalittico contro gli integrati di internet”

Il filosofo tedesco-sud coreano sugli eccessi della Rete: “Quando tutto diventa così aperto anche la politica e la rappresentanza si riducono a chiacchiericcio”

LA folla che tante conquiste ha ottenuto in passato oggi è soltanto uno sterile sciame. Il mondo virtuale ha perso ogni distanza e quindi rispetto. L’anonimato e la trasparenza sul web sono un male assoluto. La cultura della “condivisione” è la commercializzazione radicale della nostra vita. Internet non unisce, ma divide. Genera un venefico narcisismo digitale. La sua estrema personalizzazione restringe, paradossalmente, i nostri orizzonti. E divora le fondamenta stesse della democrazia rappresentativa. Leggi il resto di questo articolo »

Non solamente violazioni della privacy, ma anche danni alla salute. Mai come in questo momento il mondo digitale sembra essere messo sotto accusa. E si tratta di accuse pesanti, soprattutto per quanto riguarda le conseguenze sulle future generazioni. A dirlo è Manfred Spitzer, direttore della Clinica psichiatrica e del Centro per le Neuroscienze e l’Apprendimento dell’Università di Ulm, già professore ad Harvard e autore di numerosi saggi che focalizzano diversi problemi legati all’utilizzo massiccio di digital media (Demenza digitale e Solitudine digitale, ed. Corbaccio, 2016).

La tesi è lapidaria: l’abuso dei nuovi strumenti rende «malati» e gli effetti creano conseguenze drammatiche, sia sulle capacità cognitive che sull’empatia necessaria per avere rapporti sociali fisiologici. Leggi il resto di questo articolo »

Una guerra civile incruenta per tutto ciò che non riguarda i nervi, il tempo perso e l’avvelenamento del clima emotivo sta incendiando l’Italia. È la rissa che i sostenitori delle opposte fazioni politiche ingaggiano ogni giorno sui social network. Non mi riferisco a chi siede in Parlamento o ai professionisti dell’informazione. Sono i comuni cittadini a darsele di santa ragione. Insulti, linciaggi, accuse, colpi bassi. Leggi il resto di questo articolo »

S come Silicolonizzazione. Parola che indica come il modello della Silicon Valley rappresenti la nuova forma del capitalismo globale neoliberista per conquistare. in modo felpato, nuovi spazi. ( dalla copertina del libro).

 

Un sensodi infinita espansione” è la frase che racchiude ciò che questo libro vuole comunicare: la Silicon Valley, come concetto e non più solo come luogo fisico, trasmette un “senso di infinita espansione” che non sembra poter essere arginato e che porta Èric Sadin, scrittore e filosofo che si occupa di temi digitali, a battezzare il termine “silicolonizzazione del mondo”.

La Silicon Valley incarna un successo industriale “insolente”, la patria di una “frenesia innovatrice” che vuole ridefinire ogni aspetto dell’esistenza per fini privati dichiarando però di voler agire per il bene dell’umanità. Leggi il resto di questo articolo »

L’antipolitica trionfa, si diffonde allegramente in un Paese anarcoide come il nostro. L’antipolitica, che vorrebbe essere una specie di smacchiatore della coscienza pubblica, si sta trasformando in odio e disprezzo per le istituzioni. Un odio pericolosissimo, perché le istituzioni servono per garantire la democrazia.

Dove le istituzioni e le leggi non funzionano, dominano i più ricchi e i più potenti. Molti, in buona fede, e spinti da una sincera indignazione contro i guasti della politica, hanno pensato che, distruggendo le istituzioni si poteva ricominciare tutto da capo e con purezza. Leggi il resto di questo articolo »

“I social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei premi Nobel”.

(dal discorso di Umberto Eco all’Università di Torino, in occasione della laurea honoris causa in Comunicazione e Culture dei media – 11 giugno 2015)

Popolo e populismo. Pur avendo la stessa radice, i due termini al giorno d’oggi – in Italia e in tutto l’Occidente – stanno diventando antitetici. Dall’America di Donald Trump fino alla nostra povera Europa, insidiata dai nazionalismi e dai sovranismi, il populismo è ormai sinonimo di anti-sistema, anti-establishment, anti-élite. E rischia di degenerare perciò nel ribellismo, nell’autarchia o in quella che con un ambiguo neologismo si chiama “democratura”. Ovvero, nell’ossimoro della “democrazia autoritaria”. Leggi il resto di questo articolo »

C’è una generazione di bulli maleducati, ma la colpa è nostra. Perchè abbiamo paura di pronunciare una parola: autorità

Scenetta n. 1
Siamo in un bar molto elegante, un caffè storico nel centro di una grande città. Divanetti e poltroncine di velluto, boiserie, specchi, tappeti, e gran carrelli di dolci e salatini. Camerieri in livrea. Le cinque del pomeriggio. Entra una giovane coppia con bambino, sui quattro anni. Molto carino, riccioli biondi, camicia a quadri, jeans. Si siedono a un tavolino, sorridenti. Loro, si siedono, i genitori. Il bambino no. Il bambino si allunga, si sdraia, si divincola, si contorce, sul divanetto e poi per terra, dove comincia a strisciare, va sotto le sedie, ne esce, si mette a correre tra i carrelli, urla, saltella, sbraita. Mamma e papà si alzano a turno, cercando di riprenderlo, domarlo, acquietarlo. Alla fine, in due, lo riportano al tavolino, ma non riescono a farlo sedere. Il bambino ricomincia a sdraiarsi, strisciarsi, scivolare… Leggi il resto di questo articolo »

I movimenti populisti nati in questo decennio di crisi hanno rivendicato una rappresentanza popolare al di là di destra e sinistra. Lo ha fatto Podemos e lo fa il M5S. Anche il centrosinistra ha flirtato con questo paradigma generalista. Ricordiamo la recensione di Matteo Renzi alla nuova edizione di Destra e sinistra di Norberto Bobbio del 2014, dove l’appena insediato presidente del Consiglio scrisse che la distinzione più aderente alla realtà era conservazione/ innovazione, non più destra e sinistra. Leggi il resto di questo articolo »

Il telefonino nelle aule come strumento didattico? La logica sembra quella del «visto che, tanto vale». Ma a cosa ci può portare?

I telefonini nelle scuole: finora vietatissimi, da adesso in poi è possibile che entrino a pieno diritto nelle aule come strumento didattico innovativo. Non è ancora detto, non è certo. Una commissione ministeriale ci lavorerà nei prossimi giorni. Ma è nell’aria, era da tempo prevedibile che arrivassimo a questo, nella nostra forsennata rincorsa a essere sempre più nuovi, tecnologici, digitali. Ma mi sgomenta lo schema logico-argomentativo, che sembra essere alla base del ragionamento, e mi par tipico dei nostri tempi: lo schema del «visto che, tanto vale». Visto che il telefonino è entrato nelle nostre vite quotidiane, tanto vale farlo entrare anche nella scuola. Ovvero: sarebbe innaturale vietare a scuola qualcosa che, fuori della scuola, è normalmente, proficuamente e collettivamente in uso. Leggi il resto di questo articolo »

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