Articoli marcati con tag ‘istruzione’

 

 

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E partiamo dal sonno della nostra ragione che genera mostri dentro e fuori di noi. Leggi il resto di questo articolo »

 

GLR – CONSIDERAZIONI   (38)

ANNO III DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

 

Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate  QUI

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Filosofo britannico (1872-1970)

 

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La scuola è socialità. Non si rimpiazza con monitortablet

L’appello di 16 intellettuali contro la prospettiva di un “modello in remoto”


Per quanto ancora frammentari e non univoci, i messaggi che ci raggiungono in questo esordio della fase 2 a proposito della scuola sono ben più che allarmanti.

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Da “DOVERI DELL’UOMO” di Giuseppe Mazzini (1860)

dai capitoli  LA FAMIGLIA, L’EDUCAZIONE e I DOVERI DELL’UOMO


Poche madri, pochi padri, in questo secolo irreligioso, intendono segnatamente nelle classi agiate, la gravità, la santità della missione educatrice : poche madri, pochi padri pensano che le molte vittime, le lotte incessanti e il lungo martirio dei nostri tempi sono frutto in gran parte dell’egoismo innestato trenta anni addietro nelle anime da madri deboli o da padri incauti i quali lasciarono che i loro figli s’avvezzassero a considerare la vita non come dovere e missione, ma come ricerca di piaceri e studio del proprio benessere.

E potete educare con la parola. Parlate loro di Patria, di ciò ch’essa fu, di ciò che deve essere. Leggi il resto di questo articolo »

Quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione avete buttato in cielo un passerotto senz’ali. Non si vola oggi con la III ma neanche colla V. Non ne hanno voglia? Fateli studiare per forza. Voi non li mandereste al lavoro senza il fagottino del mangiare e volete mandarli alla vita senza il fagottino del sapere? C’è dei figlioli carogna che non vogliono mangiare e voi li forzate. Altrettanto fate dello studio.

Don Lorenzo Milani,   22 agosto 1954

Quanto vale, questo pensiero, per gli adulti!! Che credono di non avere più niente da imparare e capire… (N.d.R)


vedi:  L’ineluttabile a scuola

Non possiamo smettere di ascoltarli

Il fascismo a scuola


Questo libro raccoglie gli scritti relativi alla vicenda che dal 1965 vide coinvolto don Lorenzo Milani in un processo per apologia di reato, per aver difeso l’obiezione di coscienza alla coscrizione militare. In apertura viene proposta la lettera ai giudici, conosciuta anche come “L’obbedienza non è più una verità”. Segue la lettera con cui il priore di Barbiana replicò a un documento dei cappellani militari in cui si definiva l’obiezione di coscienza “un insulto alla patria, estraneo al comandamento cristiano dell’amore ed espressione di viltà”. Questa lettera è all’origine della denuncia che porterà don Dilani a processo. Vengono poi raccolte le lettere che durante il procedimento giudiziario don Milani indirizzò all’avvocato difensore assegnatogli d’ufficio. Per aver difeso gli obiettori di coscienza, dopo un’assoluzione in primo grado, il priore di Barbiana è condannato in appello, ma il reato – recita la sentenza postuma – “è estinto per la morte del reo”. Come servitore della società civile  e con grande rispetto dello Stato,  egli lottò anche per la difesa del diritto all’acqua pubblica, per l’istruzione delle classi sociali svantaggiate, per la demolizione dell’intellettualismo (il libro riporta i suoi scritti sull’argomento) e diede un continuo monito all’impegno ed alla responsabilità personale contro l’indifferenza e l’inerzia. Con un linguaggio semplice e diretto, Don Lorenzo Milani cercò di divulgare la cultura, il sapere, ed il saper fare, non limitandosi a  diffondere solo precetti religiosi. Non a caso, I care era il suo motto. La frase che da il titolo al libro è di don Primo Mazzolari che fu maestro di don Milani. Leggi il resto di questo articolo »

Preparandosi a riprendere in mano il timone del governo, la politica farebbe bene a riflettere sulle ragioni della sua Caporetto, nel novembre 2011. Ciò che ha atterrato l’onorabilità della politica non furono tanto gli scandali sessuali del premier o le diffusissime vicende di corruzione, ma l’impotenza a fare il suo lavoro: governare. L’incapacità, non la disonestà, ha mandato a casa il governo Berlusconi. Questa accusa è molto più grave di quella di corruzione. Poiché mentre la disonestà è l’esito di una deturpazione che non mette in discussione la politica ma alcuni suoi praticanti, l’inadeguatezza a prendere decisioni mette in luce un limite oggettivo della politica democratica. Leggi il resto di questo articolo »

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