Articoli marcati con tag ‘conformismo’
GLR – CONSIDERAZIONI (69)
ANNO V DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate QUI
___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Addio, addio per sempre al vecchio, caro ma ormai scaduto “homo sapiens-sapiens“a cui credevamo di appartenere.
L’”homo spaventatus-spaventatus“ è l’orizzonte dell’uomo nuovo ( leggi QUI) secondo la “nuova normalità” prevista dal progetto criminale globale chiamato Grande Reset ( in corso dal 2020 e preparato da molti decenni prima) e dal suo manuale “L’Agenda 2030” con le sue devastanti “transizioni” Leggi il resto di questo articolo »
GLR – CONSIDERAZIONI (50)
ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate QUI
__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Tu devi avere paura! Tu devi cercare ossessionamente sicurezza, sicurezza, sicurezza e nient’altro ( leggi con attenzione QUI). E l’aristocrazia finanziario-usuraia, “come un Potere così maternamente apprensivo e preoccupato del nostro benessere”, è pronta a darti tanta… sicurezza attraverso il suo progetto criminale globale chiamato Grande Reset. E i covidioti spaventati abboccano. Leggi il resto di questo articolo »
GLR – CONSIDERAZIONI (47)
ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate QUI
_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Parliamo della tragedia dei giovani per parlare anche della nostra tragedia di adulti che abbiamo offerto, fin dall’inizio della dittatura sanitaria il 20 marzo 2020 ed ora anche dittatura ecologica-green e dittatura digitale, uno spettacolo pietoso di servilismo, d’impaurimento illogico, di assenza totale di dignità. Leggi il resto di questo articolo »
Così, tanto per cominciare, una tabella che i media asserviti non ci fanno certo conoscere:
Fonte: Eudravigilance
https://dap.ema.europa.eu/analytics/saw.dll?PortalPages Leggi il resto di questo articolo »
Abbiamo bisogno di pensieri alti, di volare alto in questo orrore della “nuda vita” a cui il progetto criminale globale chiamato Grande Reset ci costringe e ci costringerà.
L’uomo/donna accartocciato su se stesso per la paura, indotta dai media servili, del fantomatico virus-peste nera è e sarà sempre più ridotto, secondo i progetti del Grande Reset, a strisciare tra un buco e l’altro dove nascondersi. Senza più dignità e senza più nessuna consapevolezza Leggi il resto di questo articolo »
In un regime dittatoriale sanitario come questo il covidiota servile soggiace silente ad ogni manipolazione e vessazione da parte dei governucoli ( legati al progetto criminale globale chiamato Grande Reset) mentre l’uomo/donna che ha conservato un po’ di dignità e senso critico cerca di resistere e di difendersi. D’altra parte è così in ogni dittatura, la storia lo dimostra.
La ragione principale che guida la resistenza legale alle vessazioni governative e sostiene la disubbidienza civile è il valore supremo del dettato costituzionale e dei diritti civili e sociali che ne derivano, per sè e per gli altri ( anche se incoscienti covidioti). Nessun dpcm o decreto legge del governucolo o di un presidentucolo di regione può calpestare la Costituzione, anche se è ciò che sta avvenendo dal 9/10 marzo 2020, giorno del golpe dittatoriale sanitario ( non solo per l’Italia). Leggi il resto di questo articolo »
Nuova normalità: ci aspetta un futuro inquietante se non lo impediamo ora
“Nuova normalità” sono due parole che dovrebbero spaventare perché racchiudono un cambiamento della società che difficilmente permetterà di tornare indietro. Molte delle persone che abbiamo intervistato hanno toccato questo tasto. La “nuova normalità” e il “niente sarà più come prima” sono espressioni che dovrebbero far riflettere. Leggi il resto di questo articolo »
Da anni ormai, giornali e TV parlano tutti la stessa lingua neoliberista, espongono le medesime nozioni infondate e ripropongono le identiche cure, già viste fallire, per i mali di cui lo stesso sistema è causa. Più di recente sono divenuti intolleranti verso opinioni critiche e alternative, che crescono numerose nel web. La consapevolezza delle collettività è intollerabile per il sistema costruito su nozioni infondate. Leggi il resto di questo articolo »
C’è un giudice a Frosinone. E speriamo non solo lì.
II giudice di Pace ha sostenuto l’illegittimità dello stato di emergenza. La portata della sua sentenza va ben oltre il caso di una multa impugnata.
Un piccolo giudice di Frosinone ha scritto in una sua sentenza che agli italiani è stato impedito di muoversi dalla propria abitazione, di lavorare, di studiare, di fare impresa, di osservare il proprio culto e insomma di godere dei minimi diritti costituzionali, senza che esistessero le condizioni per impedirglielo: Leggi il resto di questo articolo »
“Io non sono convinto che in questi mesi gli italiani abbiano dimostrato “responsabilità”, “disciplina”, “senso civico”. I nostri concittadini si sono fatti prendere dal panico, si sono lasciati convincere da un’informazione (soprattutto televisiva) sensazionalista, parziale, ispirata al ‘pensiero unico” del male assoluto.”
(da: Terrore sanitario e la gente comune. )
Basta allarmismo: la richiesta di un gruppo di medici per porre fine al clima di paura e di misticazione della realtà.
Dopo l’invito di Bassetti ad abbandonare il catastrofismo, un gruppo di medici scrive al governo e richiede di cessare il tono allarmistico e di misticazione della realtà con cui vengono diffuse le notizie.
Ieri Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e presidente della Sita (Società di terapia antifettiva), è tornato a criticare i “catastrofisti” che negano l’evidenza dei fatti e sembrano ostinarsi a diffondere un clima di paura. (vedi articolo sotto, n.d.r.). Già qualche giorno fa auspicava che cambiasse la narrativa terroristica con il consueto bollettino bellico dei morti: “Il virus sembra aver perso forza, non è più lo stesso che vedevamo due mesi fa”. Leggi il resto di questo articolo »
Queste parole fanno parte di un’intervista rilasciata da Pasolini nel 1975 sul set del suo film Salò o le 120 giornate di Sodoma e riportate da Giuseppe Bertolucci nel suo film documentario Pasolini prossimo nostro del 2006. Leggi il resto di questo articolo »
La voglia di fascismo? È indole italica, ci conosciamo: tanti, piccoli capetti. Sta dilagando e non ci cambierà una legge.
Allarme (non più All’armi) siam fascisti! Come può essere capitato? A noi (pardon), noi italiani democratici che abbiamo scritto la Costituzione vietando al partito che fu di Mussolini di rinascere. “L’Espresso” ci fece una copertina qualche settimana fa . C’erano Grillo, Salvini e Berlusconi con fez e manganello. Tempesta di critiche. E avevano ragione (a propria insaputa) i lettori (di destra) che ci hanno ricoperti di insulti. Non dovevamo disegnare solo loro, ma gli italiani: il popolo nato con la camicia (nera) convinto di avere fatto i conti con la propria indole, prima ancora che con la storia, a suon di leggi e divieti. Leggi il resto di questo articolo »
La verità è dappertutto in fuga, sfrattata dalla post-verità (detta anche storytelling). Ma nella nostra martoriata penisola è in rotta perfino la voglia di conoscere la verità dei fatti. Ci vorrebbero schiere di antropologi per analizzare questa peste sociale, ma proviamo almeno ad abbozzare tre possibili ragioni: il pettegolezzo, la memoria corta, l’abitudine al servo encomio. Leggi il resto di questo articolo »
Abbiamo perso l’arte di dire “no”. No alla brutalità della politica, no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no all’invasione della burocrazia nella nostra vita quotidiana. No all’idea che si possano accettare come normali le guerre, la fame, la schiavitù infantile. C’è un bisogno enorme di tornare a pronunciare quella parola. E invece ne siamo incapaci. Leggi il resto di questo articolo »
Maurizio Viroli – Il politologo, il crepuscolo delle istituzioni democratiche repubblicane e il rischio del sopravvento dei demagoghi
Spiega in incipit l’autore: “Tre grandi opere a me care mi hanno suggerito il titolo: Autunno del Medioevo di Johan Huizinga, Autunno del Rinascimento di Carlo Ossola, e Autunno del Risorgimento di Giovanni Spadolini”. E infatti il libro di cui andiamo a parlare s’intitola L’autunno della Repubblica. Potrebbe anche intitolarsi, parafrasando un verso di Shakespeare, “L’autunno del nostro scontento”: il cahier de doléances è lungo. Maurizio Viroli, politologo e professore emerito a Princeton, i lettori del Fatto lo conoscono bene per essere una delle firme del giornale. Leggi il resto di questo articolo »
… Lei sa che l’Italia vive a vari livelli economici, culturali, storici. Questa varietà di livelli si infrange negli individui, facendone dei casi sempre un po’ impalpabili, sfuggenti, difficilmente definibili. D’altra parte ciò non li preserva dallo “standard”, dal conformismo, che uguaglia e … livella. Leggi il resto di questo articolo »
L’intervento del presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky per la commemorazione del 25 Aprile al Cimitero Monumentale di Torino
Dopo settant’anni, le celebrazioni della Liberazione si rivolgono ormai a chi non ha vissuto i fatti o, almeno, i tempi della Resistenza. Quella generazione è quasi scomparsa. Per le nuove generazioni e, soprattutto, per quella di chi oggi è ragazzo, non si tratta di rivivere e rievocare vicende partecipate personalmente. Chi può dire, allora davvero, se non le ha vissute, quali furono le alternative di fronte alle quali si trovarono gli uomini e le donne di allora, i terrori, gli incubi, i pericoli, i dubbi che gravavano sulle coscienze, ma anche i progetti, gli ideali, le speranze che mossero i ribelli al fascismo e al nazismo? TEMPO di scelte tragiche alle quali, per nostra fortuna, da allora non siamo più stati chiamati. Dobbiamo anche oggi prendere posizione, non con le armi ma con la consapevolezza di ciò che allora divise il nostro Paese in una guerra che fu anche una guerra tra Italiani, una guerra civile, tra tutte le guerre la più crudele. E dobbiamo farlo con umiltà, perché noi non siamo stati messi alla prova e non possiamo dire con certezza da quale parte ci saremmo trovati. Leggi il resto di questo articolo »
Le parole seduttive come riforme innovazione e crescita sono parole non di libertà ma di necessità che non lascia spazio alla scelta del perché. Nella democrazia costituzionale non c’è posto per “aventini” Il partito che ha ottenuto il maggior successo ha l’onere di governare senza fratture.
L’articolo è una sintesi del testo che Gustavo Zagrebelsky presenterà per la discussione a Firenze il 27/28 febbraio 2015 all’associazione Libertà e Giustizia
VIVIAMO un tempo esecutivo. “L’esecutivo” vorrebbe tutto. “Il legislativo” e “il giudiziario” dovrebbero essere nulla. Se vogliono contare qualcosa, sono d’impiccio. Il loro dovere è di adeguarsi, di allinearsi, di mettersi in riga. L’esecutivo deve “tirare diritto” alla meta, cioè deve “fare”, deve “lavorare” (e più non domandare). Il legislativo e il giudiziario, se non “si adeguano”, costringono a rallentamenti, deviazioni, ripensamenti, fermate: cose che sarebbero normali e necessarie, nel tempo degli equilibri costituzionali; che sono invece anomalie dannose, nel tempo esecutivo. Leggi il resto di questo articolo »
Un’azione è omologata quando è conforme a una norma che la prescrive, quindi, quando non è un’azione, ma una conform-azione. E conformazioni sono tutte le azioni che si compiono in un apparato e in funzione dell’apparato (…). Gli scopi che l’apparato si propone non rientrano nelle competenze del singolo individuo e talvolta, stante l’alta sofisticazione tecnica, nelle possibilità della sua competenza (…). Ciò che si richiede è solo la responsabilità della buona esecuzione, non le responsabilità dello scopo. Ora privare un’attività del suo scopo significa privare che vi prende parte di un vero rapporto con il futuro, e senza futuro l’agire si muove in quell’orizzonte senza tempo che lo trasforma in un fare senza senso, pura risposta alle richieste dell’apparato, non dissimile dalla rigida risposta che ogni animale dà agli stimoli che provengono dal suo ambiente.
Umberto Galimberti, filosofo, 2007
Vedi: Nulla è più anarchico del potere.
DEL Senato della nuova era, tutto il dicibile è stato detto e ridetto. Ora non si tratta più d’idee, ma di numeri, di patti misteriosi che “tengono” o “non tengono”, di “aperture” o “chiusure”, cioè di strategie politiche. Interessa, invece, lo sfondo: ciò che crediamo di comprendere della nostra crisi e delle sue forme. Che valore hanno il tanto pervicace impegno per “le riforme” costituzionali e l’altrettanto pervicace impegno contro? Pro e contra, innovatori e conservatori. I pro accusano i contra di non voler assumersi le responsabilità del cambiamento che il momento richiede e di difendere rendite di posizione dissimulandole come difesa della Costituzione. I contra, a loro volta, accusano i pro di coltivare la vacua ideologia del nuovo e del fare a ogni costo, in realtà servendo interessi ai quali ostica è la democrazia. Le ragioni della divisione sono profonde, spiegano l’asprezza del contrasto e giustificano le preoccupazioni. Leggi il resto di questo articolo »
LIBERTÀ E GIUSTIZIA
La corruzione che ci circonda.
Pubblichiamo un estratto dell’intervento di Gustavo Zagrebelsky pronunciato lunedì sera a Modena in occasione della manifestazione “Per un’Italia libera e onesta” organizzata da Libertà e Giustizia.
Il nostro Paese sta sprofondando nel conformismo (…) siamo usciti da una consultazione elettorale che ha dato il risultato a tutti noto, ma la cosa che colpisce è questo saltare sul carro del vincitore. Tacito diceva che una delle abitudini degli italiani è di ruere in servitium: pensate che immagine potente, correre ad asservirsi al carro del vincitore. Noi tutti conosciamo persone appartenenti al partito che ha vinto le elezioni che hanno opinioni diverse rispetto ai vertici di questo partito. Ora non si tratta affatto di prendere posizioni che distruggono l’unità del partito, ma di manifestare liberamente le proprie opinioni senza incorrere nell’anatema dei vertici di questo partito (…) Queste persone, dopo il risultato elettorale, hanno tirato i remi in barca e le idee che avevano prima, oggi non le professano più. Danno prova di conformismo. (…) Leggi il resto di questo articolo »
A settanta anni dal 1943 questo 25 aprile serve per una riflessione e un bilancio. Allora tutto cominciò con una scelta. Quando l’8 settembre crollò lo Stato, tutti furono lasciati soli con la propria coscienza. Di colpo le istituzioni scomparvero togliendo a ognuno protezione e sicurezza; nel marasma delle fughe del re, dell’ignavia dei generali, della protervia dei nazisti, ognuno fu costretto a riappropriarsi di quella pienezza della sovranità individuale alla quale si rinuncia ogni volta che si sottoscrive un patto di cittadinanza che preveda uno scambio tra diritti e doveri, libertà e regole, autonomia personale e legami sociali. Dopo l’8 settembre 1943, nello scenario comune di un’esistenza collettiva segnata dalla paura, dalla fame, dall’incubo delle bombe e della morte, non tutti però reagirono allo stesso modo. Leggi il resto di questo articolo »
Nel 1549 fu pubblicato un libello in cui si studiava lo spettacolo sorprendente della disponibilità degli esseri umani, in massa, a essere servi, quando sarebbe sufficiente decidere di non servire più, per essere ipso facto liberi. Che cosa è – parole di Etienne de la Boétie (1530- 1563), amico di Montaigne – questa complicità degli oppressi con l’oppressore, questo vizio mostruoso che non merita nemmeno il titolo di codardia, che non trova un nome abbastanza spregevole? Il nome – apparso allora per la prima volta – è “servitù volontaria”.
Un ossimoro: se è volontaria, non è serva e, se è serva, non è volontaria. Eppure, la formula ha una sua forza e una sua ragion d’essere. Indica il caso in cui, in vista di un certo risultato utile, ci s’impone da sé la rinuncia alla libertà del proprio volere o, quantomeno, ci si adatta alla rinuncia. Entrano in scena i tipi umani quali noi siamo: il conformista, l’opportunista, il gretto e il timoroso: materia per antropologi. Leggi il resto di questo articolo »
L’Italia vive a vari livelli economici, culturali, storici. Questa varietà di livelli si rifrange negli individui, facendone dei casi sempre in po’ impalpabili, sfuggenti, difficilmente definibili. D’altra parte ciò non li preserva dallo standard, dal conformismo, la standardizzazione si supera soltanto con la coscienza critica, con un alto, sviluppato, adulto, senso civile: e questo purtroppo non è il caso degli italiani, che sono dunque da una parte instabili, misteriosi, irrazionali – tendenti a sfuggire alle definizioni della media – d’altra parte sono elementarmente parificati e codificati, tendenti a rientrare sempre in un tipo medio meccanicamente fisso.
Pier Paolo Pasolini, 1971