Articoli marcati con tag ‘poveri’

 

Drammaturgo e scrittore statunitense (1911-1983)

 

Questo articolo complessivo è la seconda parte dell’articolo che trovate QUI e a cui vi rimandiamo assolutamente.

Noi, come altri siti liberi, stiamo cercando di sfondare ” il coro unanime a senso unico” con cui viene narrata la tragedia del medio oriente. Un “coro unanime a senso unico”  che abbiamo già sperimentato ( e ancora sperimentiamo) per la guerra in Ucraina Leggi il resto di questo articolo »

 

Come sono buoni e caritatevoli questi immondi miliardari che sono i veri registi del Grande Reset, il piano criminale d’ingegneria sociale e umana con cui vogliono addomesticarci dietro il paravento del virus e del terrore sanitario. Ad uso e consumo di milioni di covidioti e cavieidioti che sono i loro primi complici insieme a governucoli come il nostro e a politici orribili.

Come sono ecologici, “verdi”, amanti del clima questi ignobili miliardari che dopo aver danneggiato gravemente l’ambiente per i loro sozzi affari ora, sfruttando la paura dei covidioti per il virus, si ergono a paladini di un mondo pulito e vivibile. Per i loro futuri affari… Leggi il resto di questo articolo »

Video e articoli  per riflettere su cosa sta succedendo. E’ molto materiale, lo sappiamo, ma è necessario per difenderci dal “pensiero unico” che i media ci stanno imponendo per terrorizzarci.

Le voci di scienziati, medici, giornalisti e filosofi non allineati sono molte ma queste voci “eretiche” non passeranno mai sulla Rai, su Mediaset, sul LA7 e sui “giornaloni” proprio per impedirci di fare dei confronti e capire autonomamente: ” mettiti la mascherina e zitto e mosca!”

Fare la fatica di vedere e leggere le voci alternative è già una forma di Resistenza, pensare è già resistere a chi ci dice che per la salute, la sicurezza si possono calpestare la LIBERTA,  la COSTITUZIONE e la DIGNITA’. “Siamo tutti in pericolo“, disse Pasolini. Leggi il resto di questo articolo »

Genova da sempre è stata accogliente e attenta alle diversità perché lei stessa si è costruita nel porto, sul mare e nel riconoscimento delle pluralità degli altri. La lingua genovese ne è la riprova lampante, miscuglio di idiomi, dialetti, saperi e culture (su questo giornale scrissi due articoli a riguardo). Oggi, Genova è smarrita nel suo cuore e nelle sue stesse strade, i cui marciapiedi e angoli sono pieni di mendicanti, senza dimora, persone finite per strada per mille motivi perché la socialità ha fallito nell’accompagnare ciascuno a vivere la propria vita come ordina la Costituzione. Leggi il resto di questo articolo »

Il cambiamento, dopo tanti tumulti di parole e di mani, è avvenuto. Per esempio, tutti gli immigrati perderanno protezione, ospedali, scuole e persino luoghi per vivere. Lo prescrive la nuova legge detta “sicurezza” che trasformerà in vagabondi decine di migliaia di adulti e bambini. Se non vi va bene, siete dei “traditori”, dice il ministro dell’Interno ai sindaci che dissentono. Leggi il resto di questo articolo »

“Con l’approvazione del decreto Sicurezza si stravolge di fatto la Costituzione”. La voce dell’Associazione Nazionale Partigiani ancora una volta si leva per dire la verità. E la dura, triste verità è che festeggiamo l’ottantesimo delle leggi razziali con una legge francamente razzista. Non solo sul piano del colore della pelle, ma anche su quello sociale.

L’aspetto più odioso della legge Salvini è forse proprio l’evidente odio verso i poveri. Torna la tassa (già introdotta dalla Lega nel 2009 e poi abrogata) sulle rimesse dei migranti. Sì: non sulle transazioni finanziarie, non sui grandi capitali. Ma sui soldi che i poveri mandano a casa. Leggi il resto di questo articolo »

Mentre a Roma il professor Conte faceva il suo discorso di investitura alle Camere e riceveva il sostegno di una coalizione giallo-verde e un poco nera, a Madrid nasceva il nuovo governo a guida socialista (primo in Europa con una maggioranza di ministre) dopo le dimissioni del conservatore Rajoy, sfiduciato dal Parlamento dopo una sentenza per corruzione che ha coinvolto il suo partito. Sánchez, il leader socialista del nuovo governo spagnolo, ha rifiutato di giurare sulla Bibbia. Leggi il resto di questo articolo »

Il 26 giugno 1967 muore a Firenze dopo una lunga malattia don LORENZO MILANI (44 anni) presbitero, educatore e scrittore.

Don Milani morì  a Firenze nella casa di famiglia stroncato dal linfoma di Hodgkin ( oggi facilmente curabile). Ad accudirlo negli ultimi giorni furono i suoi ragazzi della parrocchia di Barbiana (FI) uno sperduto paesino sulle montagne del Mugello dove visse in esilio “ecclesiastico” dal 1954. Quattro mesi dopo la sua morte venne condannato in un processo in quanto difensore degli obiettori di coscienza accusati di viltà da un gruppo di cappellani militari toscani ma il reato fu estinto per la sua morte.

Il testo che aveva scritto ai suoi giudici (1964), prima ancora di quello indirizzato alla famosa professoressa (1967), è uno dei grandi risultati della letteratura italiana del Novecento non solo per ciò che dichiara sull’idea di patria, chiesa, scuola, storia, giustizia e responsabilità ma anche per come lo esprime. Ecco un passo fondamentale dalla “Lettera ai giudici“:

« Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”. Leggi il resto di questo articolo »

Riflettori puntati sull’affermazione di leader forti. Sostenuta senza mezzi termini da Grillo, è incarnata nell’attualità dal decisionista Trump e da Marine Le Pen, candidata-presidente a donna forte francese che sfida Europa e Nato. Secondo “La Politica” di Aristotele, che si può considerare un testo evangelico per le democrazie moderne, la debolezza delle classi medie è la causa dell’ascesa di capi demagoghi- tiranni al tempo, “uomini forti” oggi. Accade quando in un Paese i ricchi diventano sempre più ricchi e potenti e, al contempo, aumenta il disagio sociale tra la maggioranza della popolazione. Leggi il resto di questo articolo »

A proposito dell’editoriale di Scalfari di domenica scorsa: “In democrazia sono pochi al volante e molti i passeggeri.” L’oligarchia scalfariana.

Eugenio Scalfari è persona tenace e combattiva e non molla nella sua battaglia per l’oligarchia, ai suoi occhi realistica espressione della democrazia. Ma in tutti i dizionari, enciclopedie e saggi di scienze politiche e costituzionali l’oligarchia viene duramente condannata: l’oligarchia, cioè il governo dei pochi è il contrario della democrazia che è il governo del popolo, cioè di tutti i cittadini, come si legge anche nella Costituzione italiana. Questa tesi Scalfari l’aveva già espressa nel suo editoriale di domenica 2 ottobre e l’ha ribadita domenica scorsa 9 ottobre con un editoriale dal titolo “In democrazia sono pochi al volante e molti i passeggeri.” Leggi il resto di questo articolo »

Il mondo ingiusto l’hanno da raddrizzare i poveri e lo raddrizzeranno solo quando l’avranno giudicato e condannato con mente aperta e sveglia come la può avere solo un povero che è stato a scuola. Leggi il resto di questo articolo »

Non è nato sotto buona stella e, nonostante gli sforzi di papa Francesco, sembra che anche oggi dovrà pagare il suo tributo all’ambiguità, così come è avvenuto per tutti i precedenti. Il termine “Giubileo” è stato usato per la prima volta da papa Bonifacio VIII nel 1300, quando indisse il primo giubileo della storia. In realtà l’iniziativa fu una richiesta della gente comune. Nella notte di Natale del 1299 si riversarono nella Basilica di San Pietro cittadini di Roma e migliaia di pellegrini a visitare i sepolcri degli apostoli Pietro e Paolo convinti di afferrare così il perdono di tutti i peccati di cui si erano pentiti. Inoltre il rinnovamento spirituale introdotto in gran parte dai francescani e domenicani aveva diffuso un grande bisogno di fede, di perdono e di purificazione. Tale fu l’impressione suscitata dal Papa, che decise di indire un Anno Santo. Ogni 100, divenuti poi 50 e in seguito 25 anni. Leggi il resto di questo articolo »

 “POVERI non sono quelli che non hanno, sono quelli che hanno ma non gli basta mai”. Questa frase del presidente uruguaiano Pepe Mujica pecca un poco di ottimismo (poveri sono, purtroppo, anche quelli che non hanno, e si tratta di moltitudini). Ma spalanca alla nostra ragione critica intere praterie: è proprio così, niente “ci basta mai”, perché il nostro modo di vivere (pensate solo al Pil) si fonda sul concetto che non esiste qualità che possa davvero competere con la quantità. Il sospetto, per giunta, è che questa insoddisfazione incolmabile sia il motore profondo del nostro sistema sociale: fossimo soddisfatti, o non troppo insoddisfatti, saremmo portati a consumare di meno, e per giunta a farlo senza avvertire questo “meno” come una menomazione. Leggi il resto di questo articolo »

intervista a Michele Gesualdi,  a cura di Osvaldo Sabato

“Per chi lo ha conosciuto bene don Lorenzo Milani continua a rimanere l’uomo del futuro,  nonostante che gli anni della morte abbiano superato quelli della vita”, dice Michele Gesualdi. A  novant’anni dalla nascita del prete di Barbiana, il 27 maggio del 1923 a Firenze (ma il destino ha  voluto che se ne andasse a 44 anni il 26 giugno 1967) quanto è ancora attuale il suo messaggio?  Michele Gesualdi fu uno dei primi sei allievi di don Milani, oggi è presidente della Fondazione che  porta il suo nome, dopo essere stato per anni sindacalista della Cisl e per due mandati presidente  della Provincia di Firenze. Chi meglio di lui avrebbe potuto raccontare la storia di don Milani, il  priore, come si faceva chiamare dai suoi scolari.  Per il novantesimo dalla nascita è in programma una mostra dal titolo «Don Lorenzo Milani e la  pittura – Dalle opere giovanili al Santo Scolaro » che sarà inaugurata il prossimo 6 giugno a Palazzo  Medici Riccardi, presso gli spazi espositivi della Provincia di Firenze: oltre 80 opere tra dipinti e  disegni, provenienti da collezioni private, di un appassionato studente realizzati all’età di 18 /20  anni, dalle lezioni del pittore Hans-Jachim Staude sino agli studi anatomici presso l’Accademia di  Brera. Leggi il resto di questo articolo »

Questo libro raccoglie gli scritti relativi alla vicenda che dal 1965 vide coinvolto don Lorenzo Milani in un processo per apologia di reato, per aver difeso l’obiezione di coscienza alla coscrizione militare. In apertura viene proposta la lettera ai giudici, conosciuta anche come “L’obbedienza non è più una verità”. Segue la lettera con cui il priore di Barbiana replicò a un documento dei cappellani militari in cui si definiva l’obiezione di coscienza “un insulto alla patria, estraneo al comandamento cristiano dell’amore ed espressione di viltà”. Questa lettera è all’origine della denuncia che porterà don Dilani a processo. Vengono poi raccolte le lettere che durante il procedimento giudiziario don Milani indirizzò all’avvocato difensore assegnatogli d’ufficio. Per aver difeso gli obiettori di coscienza, dopo un’assoluzione in primo grado, il priore di Barbiana è condannato in appello, ma il reato – recita la sentenza postuma – “è estinto per la morte del reo”. Come servitore della società civile  e con grande rispetto dello Stato,  egli lottò anche per la difesa del diritto all’acqua pubblica, per l’istruzione delle classi sociali svantaggiate, per la demolizione dell’intellettualismo (il libro riporta i suoi scritti sull’argomento) e diede un continuo monito all’impegno ed alla responsabilità personale contro l’indifferenza e l’inerzia. Con un linguaggio semplice e diretto, Don Lorenzo Milani cercò di divulgare la cultura, il sapere, ed il saper fare, non limitandosi a  diffondere solo precetti religiosi. Non a caso, I care era il suo motto. La frase che da il titolo al libro è di don Primo Mazzolari che fu maestro di don Milani. Leggi il resto di questo articolo »

Ricordiamoci di Romero! La Chiesa, prima di tutti, ed ogni uomo di buona volontà ricordi Romero come si ricordano i MARTIRI, cioè i testimoni. Ricordiamo Romero oggi, 24 marzo, giorno del suo assassinio nel 1980. Ricordiamo perchè un vescovo viene assassinato da una giunta militare, in Salvador, ma con il beneplacito delle potenze occidentali e il silenzio della sua Chiesa. Ricordiamo che era un conservatore, un riservato studioso, che cambierà  dopo essere diventato vescovo di San Salvador. Quando lo stare vicino al dolore di un popolo oppresso lo  trasforma come uomo e come prete e lo dirà continuamente. Ricordiamo Romero in questi tempi di papolatria e di culto del successo e del denaro. Ricordiamo Romero in questi tempi di trionfo dell’indifferenza e della resa supina alla logica del consumismo. Ricordiamolo con quel ricordo che è MEMORIA, cioè il ricordo di una persona vivente e non passata, di una persona presente perchè quelli che vivono e muoiono come lui non sono morti, mai! Ricordiamolo in mezzo ad un mondo di morti, questi si, di morti che camminano con l’unica prospettiva di salvaguardarsi. Ricordiamo Romero che ci insegna che i poveri non sono oggetto di carità, ma soggetti di diritti, di liberazione, di giustizia. Ricordiamo chi, per questo, per non essersi limitato a “fare la carità” ai poveri,  per aver insegnato i loro diritti, per aver parlato forte contro la violenza ai poveri delle istituzioni, ha pagato con la vita. Ricordiamo! Perchè gli eroi e i martiri della giustizia ci danno coraggio, ci fanno meditare, ci spingono ad essere migliori di ciò che siamo. Se gli anniversari servono a questo, bene, se no sono inutili e false commemorazioni. Ricordiamo queste parole di Romero: Leggi il resto di questo articolo »

TRA GESUITISMO E PAUPERISMO:
LA SCELTA DEI CARDINALI CADE SU BERGOGLIO

Non va sottovalutata la potenziale portata della scelta di un papa latinoamericano, di un gesuita che ha scelto uno stile di vita semplice ed austero, quasi monacale. Così come, al di là delle intenzioni contingenti che hanno determinato questa scelta (cui potrebbe non essere estraneo anche la volontà di compiacere con poco sforzo e sicuro risultato le masse cattoliche) non va sottovalutata la scelta del nome di Francesco; la presentazione dallo stile dimesso e familiare fatta da José Mario Bergoglio dal balcone di piazza san Pietro, l’inchino di fronte alla folla venuta a salutarlo, prima di impartire la propria benedizione (senza però spingersi tanto in là da chiedere che fosse quel “popolo” a benedirlo; Bergoglio si è limitato infatti a chiedere ai fedeli di pregare affinché Dio facesse scendere sul papa la sua benedizione, prima che il papa impartisse la sua, Urbi et Orbi); la sottolineatura del suo essere semplicemente il «vescovo di Roma», piuttosto che «vicario di Gesù Cristo», o «Sommo pontefice della Chiesa universale». Così come non vanno sottovalutati i primi atti di papa Francesco: la rinuncia alla Mercedes, la scelta di pagare l’albergo dove aveva soggiornato prima del Conclave, la decisione di non incontrare il card. Bernard Law (il prelato accusato di aver coperto molti preti pedofili quando era arcivescovo di Boston) durante la sua visita alla Basilica di S. Maria Maggiore. Il rischio, altrimenti, sarebbe quello di essere percepiti come quelli che colgono sempre gli aspetti negativi, i bastian contrari per definizione, gli scettici di qualsiasi riforma, i critici di qualsiasi scelta. Leggi il resto di questo articolo »

del 23 dicembre 2012

Penso che Natale è diventata una festa così banale
perché Gesù si lascia usare.
Si lascia usare qui come un debole bambino,
immagine nostalgica di una nostra facile bontà infantile
(come se fosse facile),
una bontà che elude le prove della vita
(ci piacerebbe!), Leggi il resto di questo articolo »

Trenta anni fa, Ernesto Balducci disse che le tre caravelle di Colombo erano tornate indietro. Era un modo di dire che Cristo è essen­zialmente Liberatore, e Liberatore dei poveri. La Teologia della Liberazione è un messaggio non solo per i poveri, ma anche per tutti coloro, che credenti e non credenti, che fanno parte di quella “cultura” occidenta­le che oggi è direttamente responsabile dei mali del mondo. E’ da qui che vengono le guerre, le distruzioni, la fame: dal mondo occidentale cristiano. E’ qui che si fabbricano le armi, e da qui che partono gli arerei che vanno a bom­bardare. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Dobbiamo sapere che non possiamo affrontare temi come la giustizia, l’uguaglianza, i diritti dei popoli se non cambiano radicalmente la nostra cultura.Noi abbiamo sempre pensato che il centro del mondo è l’io, il soggetto, e abbiamo proiettato questo concetto in tutte le strutture che abbiamo creato e imposto. Compresa la globalizzazione, apoteosi di un soggetto dominatore e unificante: il mercato. La volontà di soppri­mere 1′altro, l’incapacità di riconoscere la sua cultura, la sua storia, la sua religione, il suo diritto alla vita, è la conse­guenza diretta del culto dell’io. Leggi il resto di questo articolo »

Il 24 marzo del 1980 veniva ucciso da un sicario dell’oligarchia al potere, mentre celebrava l’Eucarestia a San Salvador ( El Salvador), l’arcivescovo

 OSCAR ARNULFO ROMERO

 ( 1917- 1980)

 

  

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A 88 anni Adele Corradi, insegnante che negli ultimi anni di vita di don Milani fu sua strettissima collaboratrice a Barbiana, si è decisa finalmente a scrivere le sue memorie di un’amicizia invero straordinaria. Il mito di don Milani è andato crescendo, invece che spegnersi nel tempo trascorso dalla sua morte, nel 1967, prima che la Lettera a una professoressa stesa diventasse uno dei pochissimi testi di riferimento per la generazione degli studenti del ’68. Essi l’ebbero come unico punto di riferimento forte nella loro azione per il rinnovamento della nostra scuola, perché la scuola trattasse i figli dei proletari e dei poveri così come trattava quelli di chi se la passava meglio, prima di scordarsene per passare alla politica con la kappa rinverdendo il mito del leninismo, peggio che defunto. Leggi il resto di questo articolo »

Ernesto Balducci:  1922- 25 aprile 1992

Davide Maria Turoldo: 1916- 6 febbraio 1992

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