La non consapevolezza, il nostro stolido non voler sapere e capire è la nostra complicità con il progetto criminale globale chiamato Grande Reset ( vedi i tanti articoli QUI). E’ la complicità dei covidioti.

La non consapevolezza della crisi mondiale iniziata con la scusa feroce della pseudo-pandemia, del colpo di stato globale iniziato contro l’umanità, del progetto di distruggere la società civile e progettare la depressione economica, sociale e psicologica per una diabolica “nuova normalità” che è asservimento totale alla èlite finanziaro-usuraia: la non consapevolezza come sonno mentre tutto crolla intorno.

Una non consapevolezza che ci rende complici, vittime-complici. Vittime-complici che s’illudono che “andrà tutto bene”: leggi QUIQUIVittime-complici che sanno poco o nulla del cuore del Grande Reset: biopolitica e biopotere ( leggi QUI).

Senza consapevolezza non sono possibili la libertà e l’indignazione che è alla base della difesa della propria dignità, della Resistenza, altro che pacificazione da sciocchi resilienti: leggi QUI.

Senza consapevolezza si vive, anzi si sopravvive in maniera indegna e si è carne da macello per il verminaio del Grande Reset: leggi QUI. E si è bacati e servili: leggi QUI.

Speriamo che gli importantissimi articoli che trovate qui di seguito ( da leggere con impegno) vi, ci aiutino a fare un ulteriore scatto di consapevolezza, quindi d’indignazione profonda, quindi di Resistenza personale, sociale e civile per la nostra dignità e per il bene comune. (GLR)


 

 

 

IL COMPLICE E IL SOVRANO

Vorrei condividere con voi alcune riflessioni sulla situazione politica estrema che abbiamo vissuto e dalla quale sarebbe ingenuo credere di essere usciti o anche soltanto di poter uscire.

Credo che anche fra di noi non tutti si siano resi conto che quel che abbiamo di fronte è più e altro di un flagrante abuso nell’esercizio del potere o di un pervertimento – per quanto grave – dei principi del diritto e delle istituzioni pubbliche.


Credo che ci troviamo piuttosto di fronte una linea d’ombra che, a differenza di quella del romanzo di Conrad, nessuna generazione può credere di poter impunemente scavalcare. E se un giorno gli storici indagheranno su quello che è successo sotto la copertura della pandemia, risulterà, io credo, che la nostra società non aveva forse mai raggiunto un grado così estremo di efferatezza, di irresponsabilità e, insieme, di disfacimento.


Ho usato a ragione questi tre termini, legati oggi in un nodo borromeo, cioè un nodo in cui ciascun elemento non può essere sciolto dagli altri due. E se, come alcuni non senza ragione sostengono, la gravità di una situazione si misura dal numero delle uccisioni, credo che anche questo indice risulterà molto più elevato di quanto si è creduto o si finge di credere.

Prendendo in prestito da Lévi-Strauss un’espressione che aveva usato per l’Europa nella seconda guerra mondiale, si potrebbe dire che la nostra società ha «vomitato se stessa». Per questo io penso che non vi è per questa società una via di uscita dalla situazione in cui si è più o meno consapevolmente confinata, a meno che qualcosa o qualcuno non la metta da cima a fondo in questione.

Ma non è di questo che volevo parlarvi; mi preme piuttosto interrogarmi insieme a voi su quello che abbiamo fatto finora e possiamo continuare a fare in una tale situazione. Io condivido infatti pienamente le considerazioni contenute in un documento che è stato fatto circolare da Luca Marini quanto all’impossibilità di una rappacificazione. Non può esservi rappacificazione con chi ha detto e fatto quello che è stato detto e fatto in questi due anni.

Non abbiamo davanti a noi semplicemente degli uomini che si sono ingannati o hanno professato per qualche ragione delle opinioni erronee, che noi possiamo cercare di correggere. Chi pensa questo s’illude.

Abbiamo di fronte a noi qualcosa di diverso, una nuova figura dell’uomo e del cittadino, per usare due termini familiari alla nostra tradizione politica. In ogni caso, si tratta di qualcosa che ha preso il posto di quella endiadi e che vi propongo di chiamare provvisoriamente con un termine tecnico del diritto penale: il complice – a patto di precisare che si tratta di una figura speciale di complicità, una complicità per così dire assoluta, nel senso che cercherò di spiegare.


Nella terminologia del diritto penale, il complice è colui che ha posto in essere una condotta che di per sé non costituisce reato, ma che contribuisce all’azione delittuosa di un altro soggetto, il reo. Noi ci siamo trovati e ci troviamo di fronte a individui – anzi a un’intera società – che si è fatta complice di un delitto il cui il reo è assente o comunque per essa innominabile.


Una situazione, cioè, paradossale, in cui vi sono solo complici, ma il reo manca, una situazione in cui tutti – che si tratti del presidente della Repubblica o del semplice cittadino, del ministro della salute o di un semplice medico – agiscono sempre come complici e mai come rei.

Credo che questa singolare situazione possa permetterci di leggere in una nuova prospettiva il patto hobbesiano. Il contratto sociale ha assunto, cioè, la figura – che è forse la sua vera, estrema figura – di un patto di complicità senza il reo e questo reo assente coincide con il sovrano il cui corpo è formato dalla stessa massa dei complici e non è perciò altro che l’incarnazione di questa generale complicità, di questo essere com-plici, cioè piegati insieme, di tutti i singoli individui.


Una società di complici è più oppressiva e soffocante di qualsiasi dittatura, perché chi non partecipa della complicità – il non-complice – è puramente e semplicemente escluso dal patto sociale, non ha più luogo nella città.


Vi è anche un altro senso in cui si può parlare di complicità, ed è la complicità non tanto e non solo fra il cittadino e il sovrano, quanto anche e piuttosto fra l’uomo e il cittadino. Hannah Arendt ha più volte mostrato quanto la relazione fra questi due termini sia ambigua e come nelle Dichiarazioni dei diritti sia in realtà in questione l’iscrizione della nascita, cioè della vita biologica dell’individuo, nell’ordine giuridico-politico dello Stato nazione moderno.

I diritti sono attribuiti all’uomo soltanto nella misura in cui questi è il presupposto immediatamente dileguante del cittadino. L’emergere in pianta stabile nel nostro tempo dell’uomo come tale è la spia di una crisi irreparabile in quella finzione dell’identità fra uomo e cittadino su cui si fonda la sovranità dello stato moderno.

Quella che noi abbiamo oggi di fronte è una nuova configurazione di questo rapporto, in cui l’uomo non trapassa più dialetticamente nel cittadino, ma stabilisce con questo una singolare relazione , nel senso che, con la natività del suo corpo, egli fornisce al cittadino la complicità di cui ha bisogno per costituirsi politicamente, e il cittadino da parte sua si dichiara complice della vita dell’uomo, di cui assume la cura.

Questa complicità, lo avrete capito, è la biopolitica, che ha oggi raggiunto la sua estrema – e speriamo ultima – configurazione.

La domanda che volevo porvi è allora questa: in che misura possiamo ancora sentirci obbligati rispetto a questa società? O se, come credo, ci sentiamo malgrado tutto in qualche modo ancora obbligati, secondo quali modalità e entro quali limiti possiamo rispondere a questa obbligazione e parlare pubblicamente?

Non ho una risposta esauriente, posso soltanto dirvi, come il poeta, quel che so di non poter più fare.

Io non posso più, di fronte a un medico o a chiunque denunci il modo perverso in cui è stata usata in questi due anni la medicina, non mettere innanzitutto in questione la stessa medicina. Se non si ripensa da capo che cosa è progressivamente diventata la medicina e forse l’intera scienza di cui essa ritiene di far parte, non si potrà in alcun modo sperare di arrestarne la corsa letale.

Io non posso più, di fronte a un giurista o a chiunque denunci il modo in cui il diritto e la costituzione sono stati manipolati e traditi, non revocare innanzitutto in questione il diritto e la costituzione. È forse necessario, per non parlare del presente, che ricordi qui che né Mussolini né Hitler ebbero bisogno di mettere in questione le costituzioni vigenti in Italia e in Germania, ma trovarono anzi in esse i dispositivi di cui avevano bisogno per istaurare i loro regimi?

È possibile, cioè, che il gesto di chi cerchi oggi di fondare sulla costituzione e sui diritti la sua battaglia sia già sconfitto in partenza.

Se ho evocato questa mia duplice impossibilità, non è infatti in nome di vaghi principi metastorici, ma, al contrario, come conseguenza inaggirabile di una precisa analisi della situazione storica in cui ci troviamo. È come se certe procedure o certi principi in cui si credeva o, piuttosto, si fingeva di credere avessero ora mostrato il loro vero volto, che non possiamo omettere di guardare.

Non intendo con questo, svalutare o considerare inutile il lavoro critico che abbiamo svolto finora e che certamente anche oggi qui si continuerà a svolgere con rigore e acutezza. Questo lavoro può essere ed è senz’altro tatticamente utile, ma sarebbe dar prova di cecità identificarlo semplicemente con una strategia a lungo termine.

In questa prospettiva molto resta ancora da fare e potrà essere fatto solo lasciando cadere senza riserve concetti e verità che davamo per scontati. Il lavoro che ci sta davanti può cominciare, secondo una bella immagine di Anna Maria Ortese, solo là dove tutto è perduto, senza compromessi e senza nostalgie.

Giorgio Agamben, filosofo   quodlibet.it  28/11/2022

Filosofo italiano conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Ha scritto diverse opere che spaziano dall’estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica. Durante questi primi due anni e mezzo di regime è stato particolarmente attaccato dagli accoliti della dittatura sanitario-ecologico-digitale.

 

 


 

 

Le élite sono il nuovo Mago di Oz

IL MAGO DI OZ

C’è una sorta di paradosso che riguarda i grandi progetti, utopici o distopici, in corso di realizzazione oggi: sono al centro della scena, ma nessuno è in grado di vederli.

La pandemia prima ed oggi la guerra, hanno creato all’inizio un certo sconcerto, ben presto riassorbito dalle logiche di una “nuova normalità”. Purtroppo tutto sembra congiurare contro di noi, ma secondo la logica corrente si tratta di un susseguirsi di fortuite coincidenze.


Possibile che in un periodo storico così breve si concentrino casualmente una pandemia, una guerra, la carestia, la crisi climatica, l’esaurimento delle risorse alimentari ed energetiche?


Certamente, ci risponde il mainstream, perché noi abbiamo abusato delle ricchezze del pianeta moltiplicandoci incessantemente, vivendo al di sopra delle nostre possibilità, consumando le risorse a disposizione delle altre specie e delle generazioni future.

Per ogni obiezione c’è una risposta scientifica e filantropica pronta a ribadire che la colpa del disastro è solo nostra, cioè di quel 99% della popolazione del pianeta che deve dividersi le risorse residue dopo che le élites ne hanno privatizzato la parte migliore.

Una massa che perde o ha già perso il suo potere contrattuale, perché il lavoro umano non ha più valore, in quanto viene progressivamente sostituito dai robot e dall’intelligenza artificiale. Oggi non solo i lavoratori non vogliono più fare la rivoluzione, ma si cospargono il capo di cenere.


Ma se recuperassimo un po’ di lucidità, dovremmo chiederci se la catastrofe che stiamo attraversando sia semplicemente il frutto della nostra irresponsabilità, oppure faccia parte di un RESET, un azzeramento volontario da parte delle élite, di un sistema economico già fallito, proprio a causa delle élite stesse.


La risposta sta in una serie di libri, conferenze, dichiarazioni delle élite stesse e negli incontri del World Economic Forum, dove viene detto chiaramente che niente di quello che sta avvenendo è casuale, ma è la realizzazione di un grande progetto.

Le opinioni più lucide in merito sono state da subito quelle che provengono dall’interno del sistema. Nel mio caso ho trovato illuminanti gli interventi, all’inizio della pandemia, del banchiere Ettore Gotti Tedeschi, già a capo della finanza vaticana e di Catherine Austin Fitts, già collaboratrice dell’amministrazione Bush e successivamente personaggio di spicco della finanza internazionale. In particolare, sin dall’inizio del Grande Reset, Austin Fitts è stata chiarissima.

La pandemia ed il Reset che ne è seguito avevano ed hanno lo scopo di salvare il dollaro.


I lockdown hanno lo scopo di contenere l’inflazione, impedendo alle masse di spendere la grande liquidità immessa dalle banche centrali, per salvare le banche dal fallimento. In quanto alla crisi delle piccole e medie imprese, non si tratta di una sorta di evento naturale, ma dall’effetto di un piano ben preciso. Un reset economico per azzerare l’economia tradizionale, trasferendo ogni attività economica su internet.

 

La digitalizzazione del sistema ha un duplice obiettivo: trasferire tutta la ricchezza reale dalle piccole imprese alle multinazionali e rendere contestualmente possibile alle stesse il controllo dei dati di tutti i consumatori on line. Oggi i dati sensibili rappresentano una sorta di nuovo petrolio. Con questo Reset si ottiene contestualmente il passaggio di mano della ricchezza reale ed insieme l’accesso delle multinazionali al controllo totale dei consumatori.


Queste voci critiche sono confermate paradossalmente dai libri di Schwab sul Grande Reset, sulla 4ta Rivoluzione industriale e sulla nuova narrazione, che ci propongono gli stessi temi travestiti da utopia.


In breve, secondo Schwab la pandemia rappresenta un’occasione imperdibile per realizzare la sua utopia: l’agenda digitale e l’agenda verde. Con l’agenda digitale l’uomo raggiungerà la fusione con l’intelligenza digitale. Con l’agenda verde finiranno tutte le attività umane che, emettendo C02, mettono a rischio il futuro del pianeta.


Ma – ammette Schwab – questo passaggio non sarà indolore. Cito le sue parole:La storia è davvero ad un punto di svolta, è l’inizio di uno sforzo di mobilitazione globale per radunare le nostre forze dietro questa grande iniziativa di ricerca. I sistemi energetici, alimentari e le catene di approvvigionamento saranno profondamente colpiti. Distruggeranno purtroppo un sacco di posti di lavoro. Il futuro è già qui. Sta arrivando come uno Tsunami”


Alla fine, Critica e Utopia coincidono per dirci che il Grande Reset è alla base della distruzione programmata che stiamo vivendo. Se ce lo dicono perché non ci crediamo?


Questa dissonanza cognitiva per cui il re gira nudo, ma nessuno è in grado di percepirne le nudità, nonostante l’evidenza, deve avere qualche spiegazione logica.

Il meccanismo per cui una cosa posta sotto gli occhi di tutti è più difficile da trovare di una cosa nascosta, rappresenta il soggetto di un famoso racconto di Poe: “La lettera rubata”. La lettera è stata nascosta al centro della scrivania, dove nessuno la cercherà. Il Grande Reset è al centro della scena ma nessuno è in grado di vederlo come importante, se non quanti vi partecipano attivamente.


Sono le 600 multinazionali aderenti al WEF ed iscritte alla sua piattaforma. Sono i capi di Stato la cui maggioranza, come ha dichiarato più volte Schwab, dipende dal WEF stesso, perché hanno in comune una formazione accademica conseguita alla scuola del WEF Young Global Leaders. Leggere chi sono gli alunni di questa scuola lascia senza parole. Tutta la politica passata e presente è stata creata lì. Tony Blair, Angela Merkel, Sarkozy, Macron, Ursula Von Der Leyen, Justin Trudeau… Ma anche i patron delle multinazionali come Gates e Bezos e testimonial dello spettacolo come Leonardo di Caprio si sono formati in questa scuola.

Un progetto di nuovo ordine mondiale esiste da tempo, ma la sua versione attuale, il Grande Reset, è estremamente più efficace per conseguirne gli scopi.

Di questo progetto si comincia a parlare nel dopoguerra, dove trova terreno fertile di propagazione a causa del rifiuto naturale della popolazione mondiale nei confronti del concetto stesso di guerra. Le orribili sofferenze sia fisiche che morali che hanno colpito l’umanità non devono mai più ripresentarsi. In questo contesto l’utopia di un mondo senza guerra diventa patrimonio comune condiviso da tutti.

Nascono gli organismi internazionali: ONU, UNESCO, OMS, Fondo Monetario Internazionale. Essi debbono vigilare sulla pace e dettare legge agli stati con trattati internazionali. È opinione comune condivisa che la guerra sia scaturita dalla competizione tra stati.


L’unico modo di eliminare guerre future sarebbe quello di eliminare gli stati e la competizione tra loro creando un unico stato mondiale con un unico governo, un’unica economia, un’unica amministrazione della giustizia, un’unica sanità ed un’unica religione universale. Il Nuovo Ordine Mondiale non viene mai citato esplicitamente, ma viene presupposto da tutti.


Ma perché non si parla apertamente di Nuovo Ordine Mondiale?


Il Nuovo Ordine Mondiale rimane occulto al popolo perché, lungi da essere un’utopia valida per tutti, rappresenta invece i valori e gli interessi di quelle élite economiche che da sempre finanziano la guerra nel mondo e che, attraverso il debito contratto dagli stati, si sono impadronite delle banche centrali e dettano l’agenda agli stati stessi.


Gli stati dovrebbero basare la loro sovranità sulla moneta. Avendo ceduto la sovranità monetaria alle banche, sono oggi le banche a dettare l’agenda mondiale e, attraverso strumenti finanziari come i grandi fondi di investimento, si fondono con le multinazionali di Silicon Valley. Black Rock, Vanguard e State Street detengono azioni delle multinazionali che, a loro volta, detengono azioni di quegli stessi fondi in un labirinto di intrecci indecifrabili.


stemma della fabian society

Si dice che le élite coltivino sin dall’antichità il progetto del Nuovo Ordine Mondiale, ma questi discorsi sono troppo vasti da affrontare e finiscono per sconfinare nel mito.

Tuttavia, nel nostro passato prossimo, esiste una sorta di fondazione del Nuovo Ordine Mondiale databile e documentabile: La Fabian Society. La Fabian Society nasce in Inghilterra nel 1884 raggruppando i maggiori e più prestigiosi cervelli dell’epoca. Appartengono alla Fabian Society: George Bernard Shaw, Virginia Woolf, la femminista Emmelin Pankhurst, il sessuologo Havelock Ellis. Per un periodo aderiscono alla Fabian anche Bertrand Russell e John Maynard Keynes.

 

Tra questi illustri esponenti troviamo i fondatori della moderna fantascienza distopica: H.G Wells, Aldous Huxley, George Orwell, rispettivamente autori de “Il Nuovo Ordine Mondiale”, “Il Nuovo Mondo”, “1984” (non a caso data in cui cade il centenario di fondazione della Fabian Society).

Mi hanno sempre colpito le capacità profetiche di questi autori, nell’immaginare con così tanto anticipo la distopia del presente. Oggi viviamo in un regime apparentemente democratico che fonde insieme, perfettamente, il mondo nuovo con 1984. Appartiene a “Il mondo nuovo” il transumanesimo, che è oggi l’obiettivo del Grande Reset, e a “1984” il mito del controllo totale delle élite sulle masse.

Per lungo tempo mi sono chiesto come abbiano potuto questi scrittori immaginare con tanta lucidità e precisione quello che oggi è il nostro presente, ma rappresenta per loro un lontano futuro. In realtà la risposta era semplice: lo conoscevano. A testimonianza di ciò esiste una lettera di Huxley ad Orwell che chiarisce che non si tratta di semplice letteratura, ma di definire il modello di società futura.

Wells con le sue opere non è tanto uno scrittore di fantascienza, ma l’ideologo di quella cospirazione aperta per cambiare la società, che è titolo di un suo libro e che rappresenta il modello dell’attuale Reset.

Huxley è, con la sua famiglia, il simbolo stesso dell’ingegneria sociale basata su una scienza adattata alla giustificazione ideologica del progetto. Tutta la famiglia Huxley si compone di filantropi eugenisti. Il nonno, Thomas Henry Huxley era chiamato “il mastino di Darwin”, per la sua difesa ed imposizione del Darwinismo Sociale, sulla base della teorizzazione della sopravvivenza del più adatto. Il fratello Julian fu insieme fondatore riconosciuto del Transumanesimo e dell’Unesco. E lo statuto dell’Unesco rivela le sue radici transumanistiche.

Orwell fu allievo di Huxley e fu invitato da lui ad aderire al fabianesimo. Dopo averne conosciuto la vera natura, Orwell scrisse 1984 come un monito per le generazioni future. Non a caso è visibile su YouTube la sua ultima intervista, dove descrive il futuro come uno stivale militare che calpesta per sempre un volto umano.


Nel 2006 Tony Blair ritrovò una finestra di vetro colorato appartenente alla Fabian Society e ne curò l’installazione e l’inaugurazione nella London School of Economics, che dei fabiani è l’università riconosciuta. Non a caso alla London School hanno studiato personaggi italiani come Prodi, Draghi, D’Alema, ma anche Speranza, ministro della Sanità della pandemia.

La vetrata è estremamente eloquente. Al centro, due illustri personaggi della Fabian, dotati di mazze, distruggono e ristrutturano un mappamondo che rappresenta la terra.

Al centro in uno stemma è rappresentato il simbolo della Fabian Society: un lupo vestito da agnello.

Il termine Fabian è collegato al personaggio di quinto Fabio Massimo il temporeggiatore che seppe vincere la guerra, non in campo aperto, ma aspettando con pazienza infinita l’occasione migliore.

Il volto dell’agnello è la copertura apparentemente socialista con cui le élites si rivolgono al popolo in veste filantropiche.

Infine, il lupo è la vera essenza del progetto eugenetico che muove la grande utopia/distopia. Utopia per la élite che vogliono un mondo spopolato dalle plebi e sotto il loro controllo, distopia per le plebi date in pasto al lupo.

 

Non è casuale che tutte le utopie / distopie che ho citato, come “Il Mondo Nuovo” o “1984” e persino l’utopia esposta da Casaleggio nel suo film documento “Gaia”, si aprano con uno scenario comune: dopo guerre e catastrofi la popolazione umana si è drasticamente ridotta, secondo un imperativo filantropico che faceva bella mostra di sé, inciso su uno dei pilastri del monumento detto Georgia Guidestones, recentemente e misteriosamente distrutto.


Il senso di queste grandi narrazioni è uno solo: convincere le vittime designate che il lupo, che si rivolge loro sotto le vesti di agnello, appartiene al gregge e vuole solo il loro bene.


Se il nuovo ordine mondiale è un’astratta utopia, la piattaforma del WEF è una macchina operativa veloce ed implacabile. Nessuno si è forse posto il problema della completa sincronia con cui le fasi della pandemia sono state coordinate e pianificate, sino alla sorprendente coincidenza di termini e di concetti nei discorsi programmatici dei capi di Stato di tutto il mondo.

La piattaforma online del WEF non solo è accessibile in qualsiasi momento, ma ha “stanze” virtuali in cui gli aderenti possono consultarsi in tempo reale, coordinando le azioni su scala mondiale e prendendo decisioni immediate sui destini dell’umanità.

Il paradosso è che, a parte queste stanze riservate, la piattaforma WEF sia aperta a tutti ed apparentemente “trasparente”. Tutti potrebbero visitarla, ma nessuno lo fa perché nessuno crede nella sua esistenza.


La gente comune perché manipolata da una propaganda incessante promossa dai mediamainstream”, i cosiddetti intellettuali perché vittime invece proprio della loro formazione accademica che li porta a condividere i valori del nuovo ordine mondiale,  senza comprenderne pienamente il significato.


Secondo Jacques Ellul, che fu il primo critico francese ad esaminare il concetto di propaganda, il presupposto per recepire la propaganda è proprio l’istruzione. Chi esce dalle scuole delle élite in particolare, identifica nel loro pensiero il bene ed il vero, anche se non appartiene alla élite stesse. Si candida, inconsciamente, a diventare una sorta di maggiordomo dei potenti, sulla base di valori che ritiene di condividere.


Il problema del potere è stato il tema centrale del dibattito politico del 900. Secondo la filosofia del 900, esiste una sorta di equazione tra potere e sapere. Il potere è invisibile e gestito collettivamente attraverso la condivisione di schemi cognitivi e di comportamento che fanno sì che il potere sia in qualche modo fatto funzionare da tutti. Il potere siamo noi. Proprio per questo il potere è invisibile.


L’immagine del potere che ne scaturisce genera in qualche modo rispetto. Sfugge, a questa critica del potere e ai suoi eredi di oggi, l’idea che tutto questo sapere possa essere simulazione, come nel caso del Mago di Oz, un personaggio che recita il potere e che riesce così ad esercitare il potere.

Nessuno può credere oggi ad un complotto del potere, perché il potere perderebbe sacralità e rispetto. Si preferisce pensare che non esista la realtà e i documenti che smentiscono quello che è oggi il feticcio del sapere: un’improbabile scienza basata su un atto di fede.

Carlo Freccero, giornalista e autore televisivo     https://www.lantidiplomatico.it/  5/12/2022

 

 

 

 

IL TOTALITARISMO BIOPOLITICO GLOBALE

Parere (n. 18) del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina

Contro ogni ragionevole probabilità, negli ultimi mesi una parte degli Italiani si è ostinata ad auspicare o ad attendere fiduciosa l’intervento nell’affaire Covid di organismi che, per vocazione e per tradizione, sono organici e funzionali ai centri di potere, nelle sue diverse istanze, con la speranza di vedere ristabilite verità e giustizia in una vicenda che da più di due anni costituisce il più grave attentato ai diritti e alle libertà fondamentali dell’intera storia repubblicana.

La tanto attesa pronuncia si è fatalmente limitata a legittimare l’illegalità di atti e fatti di cui è stata vittima quella stessa parte degli Italiani, in ciò fornendo, forse inconsapevolmente, nuova attualità all’analisi fornita da Carl Schmitt nel suo Legalità e legittimità, pubblicato nel 1932 alla vigilia dell’ascesa al potere del totalitarismo nazista e dell’estinzione della Repubblica di Weimar.

Ed è singolare che la pronuncia in questione sia stata anticipata da un comunicato-stampa, intitolato «Obbligo vaccinale e tutela della salute»1 , che, dietro lo schermo costituito da viete espressioni e da paludati tecnicismi, oblitera l’oggetto intrinseco della vicenda, ossia l’aspirazione dei cittadini a vedere tutelata la salute da un ordinamento la cui carta fondamentale pone garanzie apparentemente stringenti in materia, come quella secondo cui, qualora una legge dovesse imporre un trattamento sanitario obbligatorio, la stessa legge «non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana»2 .


È infatti di dominio pubblico, anche perché ammesso dalla stessa azienda produttrice, che i cosiddetti vaccini anti-Covid non prevengono la trasmissione né del virus Sars-Cov-2, né della malattia Covid, ma anzi producono una miriade di effetti avversi, ampiamente documentati 3 .

Stupisce, quindi, che la pronuncia in questione abbia omesso di considerare le evidenze scientifiche emerse fin dall’inizio della campagna di somministrazione di un farmaco sperimentale fondato su una tecnica dagli effetti incerti e controversi, quale è la tecnica dell’mRNA, ma di cui è appurata la capacità di interagire e modificare il DNA dei soggetti riceventi 4 .


In breve, ci troviamo di fronte a un palese e lampante corto circuito: le leggi e gli atti aventi forza di legge dovrebbero essere promulgati a tutela dei diritti e della salute dei cittadini, ma quelli sottoposti al vaglio dell’organismo evocato non hanno tutelato né i diritti, né la salute: e ciò nonostante sono stati legittimati, pur a costo di delegittimare i diritti fondamentali dei cittadini.

Alla luce di questa pronuncia, le cui conseguenze non possono certamente sfuggire ai suoi autori – che in quanto tali saranno giudicati in una prospettiva storica – il CIEB ricorda che non è inseguendo le pronunce di questo o di quell’organismo che i cittadini troveranno verità e giustizia e che, diversamente, l’unico modo per contrastare la deriva totalitaria in atto è assumere piena consapevolezza della portata e delle modalità del piano ideato dalle élite finanziarie transnazionali e dai suoi accoliti per soggiogare la popolazione mondiale


Eccezion fatta per chi non dispone – o rifiuta di disporre – dei necessari strumenti cognitivi, e di chi è colluso con quelle élite, dovrebbe essere evidente a chiunque che la vicenda Covid si inserisce in un piano preordinato all’asservimento degli individui mediante minacce, reali o mendaci, rivolte direttamente contro la salute e l’integrità psico-fisica di ogni essere umano, nonché l’utilizzo sempre più pervasivo, a fini di controllo, degli strumenti della tecnologia digitale.


Questo piano, che prima del Covid sarebbe stato tenacemente occultato dai suoi ideatori, è ora ammesso in modo esplicito da quegli organismi creati espressamente allo scopo di favorire gli interessi e le dinamiche del capitalismo ultrafinanziario: ossia, prima ancora della globalizzazione delle economie e dei mercati, la perdita dell’identità e la trasmutazione della dimensione antropologica e culturale dell’essere umano.


È il caso del G20 tenutosi a Bali il 15-16 novembre 2022 che – nell’ambito del programma One Health fondato sulla «resilienza del sistema sanitario globale», sull’armonizzazione dei «protocolli sanitari mondiali» e sull’espansione degli «hub globali di produzione e ricerca» – ha auspicato l’introduzione di «reti sanitarie digitali globali» destinate a «rafforzare la prevenzione e la risposta alle future pandemie» sulla base di campagne vaccinali sempre più capillari, dove per vaccini devono intendersi le sopra citate terapie geniche incentrate sulla tecnica dell’mRNA5 .


Ed è il caso della Commissione europea che, con una raccomandazione del dicembre 2018, ossia ben prima della cosiddetta pandemia, equiparava ai «grandi flagelli» ogni malattia prevenibile mediante vaccino (testualmente: «Le malattie prevenibili da vaccino sono grandi flagelli») e, muovendo da questo singolare presupposto, invitava gli Stati ad attuare piani di vaccinazione comprendenti «un approccio alla vaccinazione sull’intero arco della vita», nonché a «sviluppare la capacità delle istituzioni sanitarie … di disporre di informazioni elettroniche sullo stato vaccinale dei cittadini … che … raccolgano dati aggiornati sulla copertura vaccinale per tutte le fasce di età» 6 .


Il piano in questione, trionfalisticamente presentato dai media quale ennesima tappa di un progresso tecno-scientifico che procede senza esitazioni alla “velocità della scienza”, è destinato a essere realizzato prioritariamente attraverso il cambio di paradigma dei sistemi sanitari pubblici che, complice la pretesa scarsità di risorse disponibili, non saranno più rivolti a erogare prestazioni terapeutiche e assistenziali a beneficio dei malati, ma a promuovere – con buona pace della ricerca, della diagnostica, del miglioramento dell’efficienza delle strutture sanitarie – una medicina “preventiva” fondata su farmaci e vaccini sviluppati da aziende e organismi privati la cui assunzione costituirà, secondo l’approccio di tipo premiale sdoganato dal Covid, la condizione sine qua non per la titolarità e l’esercizio di diritti e libertà individuali: dall’istruzione, al lavoro, alla previdenza, alle stesse cure mediche.


Come ha affermato il G20 di Bali, infatti, «occorre capitalizzare … (il) successo degli standard esistenti e dei certificati digitali COVID-19»: ossia il successo del Green Pass fondato sull’obbligo vaccinale.


Il piano in questione comprende ulteriori profili, finora sottovalutati. L’impiego di farmaci e vaccini fondati su una tecnica ancora sperimentale, quale è la tecnica dell’mRNA, presuppone e comporta necessariamente – come è successo col pretesto della pandemia per il “vaccino anti-Covid” – l’azzeramento dei tempi, delle procedure e delle garanzie sanciti dalla normativa in materia di sperimentazione clinica di medicinale.


Farmaci e vaccini siffatti, inoltre, potrebbero condurre – in modo non imprevedibile e forse non imprevisto – a reazioni ed eventi avversi i cui effetti sconosciuti tanto nel breve quanto nel medio e lungo periodo potrebbero a loro volta costituire – oltreché l’occasione per ridurre tout court la popolazione mondiale – il pretesto per l’introduzione di nuovi stati emergenziali, di nuovi farmaci e di ulteriori meccanismi e strumenti premiali variamente denominati 7 .


Questo piano va contrastato prima di tutto e necessariamente sul piano culturale. A tal fine occorre prendere coscienza, senza esitazioni o infingimenti, del fatto che la medicina e la scienza non svolgono più da tempo alcuna funzione sociale; e procedere conseguentemente alla “demedicalizzazione” della società, oltreché a una profonda revisione della nozione stessa di progresso tecno-scientifico.

In questa prospettiva non va dimenticato che già nel 1977 i vertici di una delle più note case farmaceutiche affermavano pubblicamente, e impunemente, che «il nostro sogno è vendere farmaci a gente sana» 8 , sebbene tre anni prima Ivan Illich, nel suo Medical Nemesis, avesse denunciato la tendenza alla «medicalizzazione» estrema della società mediante la costante creazione di nuovi bisogni terapeutici9 .


Allo stesso modo occorre prendere coscienza del fatto che il nostro ordinamento giuridico, nella temperie creata dal capitalismo ultra-finanziario e dalle sue élite, non è più in grado di fornire garanzie reali ed effettive ai diritti fondamentali dell’uomo, e procedere conseguentemente allo smantellamento dei dicktat dell’agenda globalista che ormai appaiono a molti per quello che sono, ossia minacce sempre più gravi alla dignità e all’integrità psico-fisica dell’essere umano, ma che taluni continuano a spacciare per feticci intoccabili in quanto viatici di pace, di democrazia e di benessere, a cominciare dal primato del diritto dell’Unione europea sul diritto interno.


Sulla base di queste considerazioni, il CIEB:

condanna il silenzio delle istituzioni, e in particolare degli organismi istituzionalmente preposti a stimolare il dibattito pubblico sui temi di rilevanza bioetica, in merito ai rischi del cambio di paradigma sanitario poc’anzi descritto;

– denuncia i rischi per la salute pubblica collegati e conseguenti all’eventuale introduzione, nel nuovo Codice di deontologia medica, di regole che vietino ai medici di sconsigliare il ricorso ai vaccini, con specifico riferimento ai vaccini fondati sulla tecnica dell’mRNA, nonché all’utilizzo delle terapie geniche;

sollecita ancora una volta l’opinione pubblica a prendere coscienza del piano descritto nel presente Parere, che prima di ogni altra cosa è volto a svilire il principio del primato dell’essere umano sugli interessi della scienza, dell’economia e della società codificato da convenzioni internazionali e fatto proprio anche dall’art. 32, secondo comma, della Costituzione italiana;

– invita la parte raziocinante della società civile, nell’inerzia del Governo e del Parlamento, a farsi parte dirigente e a utilizzare ogni mezzo lecito – ad esempio richiedendo una chiara e netta presa di posizione dei propri rappresentanti politici a ogni livello istituzionale – per opporsi alla dittatura sanitaria prefigurata dal piano poc’anzi descritto, che a sua volta costituisce il preludio all’instaurazione di un regime di totalitarismo biopolitico globale fondato sul ricorso a stati permanenti e strutturali di emergenza.


NOTE:

1 Cfr. https://www.cortecostituzionale.it/documenti/comunicatistampa/CC_CS_20221201194237.pdf.

2 Cfr. l’art. 32, secondo comma, della Costituzione: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».

3 Cfr. S.A. Meo et Al., COVID-19 vaccines: Comparison of biological, pharmacological characteristics and adverse effects of Pfizer/BioNTech and Moderna vaccines, in Eur. Rev. Med. Ph. Sci., 2021, 25(3), pp. 1663-1679; A. Pormohammad et Al., Efficacy and safety of covid-19 vaccines: A systematic review and meta-analysis of randomized clinical trials, in Vaccines, 2021, 9(5),467; D. Zaçe et Al., The impact of COVID-19 vaccines on fertility-A systematic review and meta-analysis, ibidem, 2022, 40(42), pp. 6023-6034.

4 Cfr. T. Domazet-Lošo, mRNA Vaccines: Why Is the Biology of Retroposition Ignored?, in Genes., 2022, 13(5),719; I. FelicielloA. Procino, mRNA vaccines: Why and how they should be modified, in J. Biolog. Res., 2021, 94(2), pp. 82-83; W. Doerfler, Adenoviral Vector DNA- and SARS-CoV-2 mRNA-Based Covid-19 Vaccines: Possible Integration into the Human Genome – Are Adenoviral Genes Expressed in Vector-based Vaccines?, in Virus Res., 2021, 302,198466; L. Zhang et Al., Reverse-transcribed SARS-CoV-2 RNA can integrate into the genome of cultured human cells and can be expressed in patient-derived tissues, in Proc. Natl. Acad. Sci., 2021, 118, e2105968118; M. Aldén et Al., Intracellular Reverse Transcription of Pfizer BioNTech COVID-19 mRNA Vaccine BNT162b2 In Vitro in Human Liver Cell Line, in Curr. Issues Mol. Biol., 2022, 44(3), 1115-1126

5 Cfr. https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2022/11/16/g20-bali-leaders-declaration/.

6 Cfr. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32018H1228(01).

7 Come già riportato nelle note 3 e 4, con riferimento al cosiddetto vaccino anti-Covid abbondano ormai gli studi scientifici relativi ai numerosi e diversi effetti avversi a esso chiaramente riconducibili: dai problemi cardiaci (cfr. Al-Ali et al., Cardiovascular and haematological events post COVID-19 vaccination: A systematic review, in J. Cell. Mol. Med., 2022 Feb;26(3):636-653), evidentemente tanto gravi da indurre Pfizer e Moderna ad iniziare propri studi al riguardo, a quelli neurologici (cfr. R. K. Garg-V. K. Paliwal, Spectrum of neurological complications following COVID-19 vaccination, in Neurol. Sci., 2022; 43(1): 3–40), solo per menzionare i più frequenti.

8 Cfr. H. Gadsen, direttore generale della Merck, che dalle pagine della rivista Fortune affermò «Il nostro sogno è produrre farmaci per le persone sane. Questo ci permetterebbe di vendere a chiunque». Sul fenomeno denominato disease mongering si rimanda, in una prospettiva temporale più recente, a R. Moynihan-A. Cassels, Selling Sickness: How the World Biggest Pharmaceutical Companies Are Turning Us All Into Patients, Nation Books, 2005.

9 Cfr. I. Illich, Medical Nemesis, Calder & Boyars, London, 1974

CIEB,  https://www.ecsel.org/cieb/,  2/12/2022

 

 

 

 

ATTENTI AL BIOPOTERE

Da La Verità del 3/12/2022


 


 


ANNO III DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

 

 

 

Tanti interventi e riflessioni fatte dai rappresentanti delle Liste Antisistema, che si sono presentate alle elezioni, li trovate nei sei GLR-NOTIZIE-VOTO,  QUI.

Pur se sconfitti, le loro analisi rimangono preziosissime per continuare la Resistenza.

 

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Vaccino: un maledetto imbroglio

La strada verso l’inferno (2): Deep State

 

Il sito di La PekoraNera riporta un prezioso elenco continuamente aggiornato di notizie su malori e morte improvvise, assolutamente in continuo aumento. I giornali citati nell’elenco quasi mai creano una correlazione tra vaccinazione e malori o morti improvvise.

Ma sappiamo ( o dovremmo sapere) che siamo sotto un regime sanitario, quindi… Comunque a voi leggere, sapere  e riflettere.

LEGGERE QUI

 

Raccolta di sospetti eventi avversi da “vaccini anti Covid-19”, in ordine cronologico, provenienti dalla stampa italiana e internazionale. Inseriti così come pubblicati in origine, anche in lingua originale non tradotta. Lista aggiornata continuamente.

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Tante notizie sui danni delle mascherine, dei tamponi e degli pseudo-vaccini QUI

 

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