GLR – CONSIDERAZIONI (37)
ANNO III DEL REGIME SANITARIO-DIGITALE
Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate QUI
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Considerare. Riflettere. Accendere sempre di più il senso critico. Conoscere. Ponderare. Meditare. Nutrirsi della forza morale dei Testimoni del passato (vedi il nostro Calendario Laico dei Santi, QUI ).
Considerare con Primo Levi ” Se questo è un uomo”. Se quest’uomo spaventato, manipolato, imbavagliato, disinfettato, siringato, controllato sanitariamente (?) e digitalmente, green-pass-ato è un uomo, ancora un uomo. Se l’uomo progettato, attraverso l’Agenda 2030, dai criminali che gestiscono il Grande Reset, da noi e nel mondo, è ancora un uomo. Se vivere di emergenze continue, continue paure, asserviti e addomesticati vuol dire ancora vita.
Un uomo “ricalibrato”: vedi QUI. Vedi e considera…
La prima Resistenza a questo orrore sono le nostre considerazioni, il nostro pensiero critico, l’informazione, la nostra ragionata indocilità che costruiscono, poi, l’azione politica e sociale, le disubbidienze civili, le opposizioni di ognuno di noi alla propaganda mediatica. Ognuno di noi non diventato covidiota. Non ridotto alla resilienza, la mefitica resilienza (vedi QUI). Non arreso.
Vi offriamo questi importanti articoli da leggere con attenzione e meditazione insieme a molte immagini per poter ispirare in noi forti considerazioni. V’invitiamo anche a leggere questo articolo: Considerazioni al tempo del regime sanitario (23). “Considerate se questo è un uomo”.
Ci invitiamo tutti a rimanere uomini/donne. C’invitiamo a conservare la dignità, costi quello che costi, a fronte di chi vuole ridurci a “nuda vita”. (GLR)
La stragrande maggioranza di noi ha accettato e accetta di tutto: lockdown, coprifuoco, imbavagliamento, tamponi, inoculazione di sieri sperimentali, chiamati impropriamente vaccini, come ad un bove, discriminazioni pseudosanitarie, distruzione della Costituzione e dei diritti sociali e civili, future docce fredde e buio a gogò per la “sacra patria”.
La stragrande maggioranza di noi ha accettato e accetta di essere impaurita ad oltranza, di essere trattata come possibile appestata, di essere “inguinzagliata”, di essere digitalizzata e controllata, di essere “razionata”, di essere sempre sospesa e quasi sbavare ai piedi di esseri indefinibili e mostruosi che decidono della nostra vita, senza provarne schifo.
Il servo naturale e volontario non vuole essere consapevole, vuole obbedire, eseguire, adeguarsi per sentirsi accolto nella massa. Il servo naturale e volontario non vuole rendersi conto delle menzogne, della violenza “buonista” e dell’ipocrisia del potere, vuole obbedire, eseguire, adeguarsi perchè non sa fare altro. Vuole scioccamente e tragicamente sentirsi sicuro proprio gettandosi nella fauci del più feroce dei lupi. Proprio perchè un essere servile è un essere stupido, un covidiota di tre cotte.
C’è qualcosa di bacato nella nostra natura umana (umanoide). Qualcosa di bacato di cui i poteri di ogni tempo hanno largamente approfittato, come oggi il potere del Grande Reset. Qualcosa di bacato che ci dovrebbe assolutamente preoccupare e su cui dovremmo vigilare sempre, testardamente per non ritrovarci a strisciare come vermi, senza dignità, con ottime giustificazioni.
Il primo nostro vero nemico da combattere senza posa ( prima di schwab, di gates, di draghi e di tutta la compagnia cantante di criminali che stanno progettando il Grande Reset, la “nuova normalità”, la governance mondiale, l’applicazione feroce dell’Agenda 2030, il nostro totale impoverimento) è dentro di noi. E’ quella “bacatura” che abbiamo dalla nascita che ci porta ad essere servi, servili, sottomessi, striscianti, piegati e meschini più di quanto crediamo e sempre con… ottime giustificazioni! GLR
IL TEOREMA DELLA SERVITÙ VOLONTARIA: PERCHÉ GLI UOMINI AMANO LE PROPRIE CATENE?
Perché gli uomini, anziché battersi contro le catene che li imprigionano, lottano in loro difesa? È questo il nucleo del teorema della servitù volontaria così come lo ha formulato il filosofo Étienne de La Boétie.
Se siamo servi, ciò dipende in larga parte da noi. Se solo decidessimo di smettere di servire, ecco che saremmo liberi. Perché il potere è un reticolo che si fonda, oltreché sul dominio dei potenti, sulla disponibilità dei più a essere docili servi volontari.
Vedi e ascolta QUI
L’articolo che segue è fondamentale, un’ottima e tragica fotografia del “nuovo” potere, quello del Grande Reset ( e rileggi i tanti articoli QUI, in particolare QUI). Un’ottima e tragica fotografia di ciò che ci aspetta se non affrontiamo quella “bacatura” dentro di noi che ci porta a farci fare da questo “nuovo” potere, l’ircocervo, ciò che Cappelli descrive molto chiaramente.
IL GRANDE IRCOCERVO E LA MUTAZIONE GENETICA DELLO STATO
In principio è stata l’emergenza. Emergenza percettiva, interiore e interiorizzata, emergenza come Weltanschauung, come profezia che si autoavvera saldando il percepito col reale.
L’emergenza è legata all’Eccezione, e l’attesa della catastrofe offre il campo – logico e psicologico, cioè politico – ai salvatori, ai messia, agli illuminati da qualche ragione superiore e qualche tecnica salvifica. Ne sono apparsi a bizzeffe, in questo tempo bisognoso di promesse: i più risibili sono quelli dell’astensione rivoluzionaria, ma questa è un’altra storia su cui prima o poi dovremo tornare.
Intanto, gli ingredienti della distopia sono belli e serviti. Bastava un nulla, l’annuncio di un pericolo, qualche immagine convenientemente manipolata, un po’ di ammuina mediatica, la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’ossessione securitaria che ha invaso la nostra opulenza ormai da mezzo secolo – proprio in concomitanza, guarda caso, con l’esplosione del consumismo compulsivo di massa, con l’illusione di un benessere per default, di una felicità in servizio permanente effettivo.
E così, eccezione dopo eccezione, uno shock dopo l’altro, il cittadino medio sembra aver dimenticato i fondamenti elementari della convivenza democratica, per lasciarsi condurre a precipizio dai nuovi conducatores, siano il truce super Mario, l’esaltata britannica, il transumanista francese o qualche altro umanoide formato alla scuola di zio Klaus (Schwab).
Non sappiamo che cosa ci sia esattamente in fondo al precipizio, ma nella discesa abbiamo già incontrato alcuni “amici” di cui difficilmente ci libereremo nei prossimi secoli, a meno di uno scatto deciso e collettivo che non si sa se sia all’orizzonte.
Il Passaporto digitale è ormai alle porte, con il suo infernale meccanismo di crediti sociali in versione occidentale (o credevate che punire i comportamenti fosse solo prerogativa cinese?). Il più grande dispositivo di disciplinamento della storia umana è ormai in funzione.
Il meccanismo è infatti legato alla possibilità stessa di accedere alla vita sociale, la partecipazione alla quale passa ad essere regolata da una serie di prescrizioni comportamentali legata in ultima istanza a un algoritmo. La famigerata “società aperta” di Popper si rivela ora per quello che era: un progetto di distruzione sistematica delle democrazie, sostituite da una “società-club” ad ammissione, per cui chi soddisfa determinati requisiti (oggi il “vaccino”, domani un qualsiasi comportamento) può partecipare alla festa, proprio come in un club.
Un sistema, dunque, di tipo autorizzatorio, che sancisce il passaggio (definitivo?) dall’era dei diritti a quella delle concessioni. Per questo ho parlato spesso di struttura neofeudale, di ritorno alla dipendenza personale, di annichilimento di secoli di sforzi sulla via delle dignità e dell’uguaglianza fra esseri umani. È questa la posta in gioco, non dimentichiamolo mai.
Sono i risultati di un processo che è iniziato con la colonizzazione della sfera pubblica da parte di quella privata, con la resa dello Stato come garante equità legale, ridotto a un attore tra tanti, obbligato a confrontarsi con colossi privati chiamati beffardamente stakeholder, cioè “portatori di interessi” – e io, vecchio ingenuo costituzionalista, che credevo che gli interessi privati fossero sottomessi alla regolazione arbitrale perequativa dello Stato!
Sì, perché il pensiero politico occidentale sa bene, dalla notte dei tempi, che i poteri privati sono pericolosi, sono nemici della giustizia distributiva. Per questo la rivoluzione neoliberista iniziatasi quarant’anni fa ha mirato, con successo, alla distruzione dello Stato.
Viviamo ora il culmine di questo processo, che ha finito per infiltrare, colonizzare le istituzioni statali, sia sul piano decisionale che su quello delle garanzie, mutandone in essenza la natura. In questo la figura “filantropo”, che sostituisce quella dello statista, è emblematica: non più diritti, ma graziose elargizioni (naturalmente condizionate) di un “signore buono”.
Qual è dunque, di che natura è il Potere che abbiamo davanti, se questo non è più propriamente quello dello Stato moderno?
Dissoltosi il meccanismo di relazione tra partiti e società, questi si sono assimilati a “comitati d’affari”, poli d’interessi legati alle ben note lobby, cioè strutture organizzate di potere (privato), a loro volta coordinate da vere e proprie istituzioni come per l’appunto il World Economic Forum. Ne è venuto fuori una sorta di monstrum che non è più Stato (fondato sul pubblico) ma non è neanche il Privato come siamo abituati a intenderlo, perché in esso l’iniziativa individuale come la intendeva il capitalismo classico è fortemente limitata dalle gigantesche corporazioni che dominano tutti i mercati.
Lo dovremo chiamare Stato postmoderno: la smaterializzazione della sovranità politica conduce dritto a lui, l’ombra dello Stato moderno, liquefattosi nel pentolone dei poteri privati globali, cosmopoliti, essenzialmente apatridi e intrisi di ideologia transumanista.
Lo Stato postmoderno ha mantenuto del suo predecessore gli apparati di controllo e repressivi, potenziandoli all’inverosimile, al servizio esclusivo degli interessi che lo occupano e lo condizionano; è questo il motivo di fondo che spiega l’espansione ipertrofica della “protezione-controllo”: in assenza di patto costituzionale, di limiti all’arbitrio dei “grandi” (come Machiavelli li chiamava crudamente), l’individuo non può più essere cittadino, ma solo corpo da controllare e dirigere.
La metafora dominante è qui quella dell’individuo-bambino, incapace di orientarsi e autoregolarsi senza la protezione del “filantropo”, degli “esperti”, dei “tecnici” in qualsiasi campo della vita umana: da quello medico a quello del comportamento pubblico e privato, anzi intimo – se è vero che l’ideologia gender, uno dei supporti ideologici di questo dispositivo, pretende di regolare gli impulsi più intimi dell’individuo.
Il potere si è concentrato a tal punto in mano a queste entità nuove, miste, gigantesche, che ne sta risultando pregiudicata la stessa impresa privata normale, di medie e anche grandi dimensioni, inglobata e dominata dai giganti che tarpano ogni creatività, ogni iniziativa personale, seppellendola sotto la grigia normalità dell’algoritmo. Questo privato ipertrofico e onnivoro non solo compete col pubblico, ma lo condiziona, lo determina, e d’altra parte soffoca la libera iniziativa, la libera impresa, perché (da Uber ad Amazon a Glovo, ma il discorso si può estendere a molteplici altri settori) è fatto per fagocitare ogni spunto individuale, annullando di fatto la stessa libertà di impresa.
Parliamo di un Privato smisurato, le cui dimensioni e connessioni alterano la natura stessa del concetto di privato sottraendolo alla dimensione individuale. Enormi conglomerati tra loro variamente collegati, che abbracciano i media, la finanza, l’edilizia, la farmaceutica: pensiamo ad AGFA (Apple Google Facebook Amazon), o a conglomerati finanziari come Black Rock. Senza contare i meccanismi di coordinamento, che ci sono e funzionano, primo fra tutti il WEF di Schwab, del quale basta analizzare il direttivo per costatare che ci sono tutti, dalla logistica ai media, dall’informazione al big pharma, alla finanza, all’edilizia, al business del cibo e dell’acqua.
Si staglia, dietro l’emergenza indotta creata coltivata, un Governo mondiale, tanto più letale per le democrazie costituzionali quanto più informale, sfuggente, proteiforme, in certa misura anche nei metodi di governo caotico, nella vocazione all’anarchia bellica, al “cupio dissolvi”, naturalmente degli altri, delle masse, degli straccioni (in cui, non illuderti, entri anche tu piccolo borghese), del troppi che infestano questo pianeta su cui tu sei, appunto, di troppo: non più cittadino e nemmeno persona, ma ammasso biologico che inquina, che sporca, che lascia una fottuta carbon footprint. Qui la parola-chiave, onnipresente nei documenti istituzionali, tanto vaga quanto minacciosa, è “sostenibilità”.
Uno strano “comunismo degli ultraricchi”, un’economia pianificata (almeno nelle loro intenzioni) dall’alto, anzi dall’altissimo, su base transnazionale e antinazionale: dalla logistica alla comunicazione, passando naturalmente per la speculazione immobiliare, l’energia, il cibo. Tutto dominato dall’alta finanza, che determina i modi di intervento e i prezzi delle risorse, dal cibo all’energia: in pratica, e in modo speculare ai crediti sociali che preparano a livello di vita individuale, anche l’accesso alle risorse da parte degli stessi Stati è divenuto un sistema di tipo autorizzatorio: una concessione condizionata, come il Pnrr.
Le istituzioni alternative a quelle costituzionali sono già emerse: non altro è il proliferare dei tribunali arbitrali privati, degli accordi di “libero commercio”, dei contratti privatistici segreti con le grandi imprese informatiche e soprattutto farmaceutiche, ma anche dell’appalto privato delle carceri o di interi spazi pubblici. Malgrado le giaculatorie di una “sinistra” ridotta a mascotte del globalismo tecnocratico (ah, i danni dell’illuminismo grezzo!), il “conflitto di interessi” (che è conflitto solo ai nostri occhi “costituzionali”, mentre ormai configura una struttura funzionale al reset postmoderno) diviene la norma di questo post-capitalismo globale: gli stessi attori dominano finanza, logistica, telematica e medicina.
Dunque non più Stato moderno, che presuppone una rappresentanza pubblica, un concetto di cittadinanza e un sistema di diritti, ma Stato postmoderno, o Non-Stato, entità tecnocratica a conduzione ultraoligopolistica, autolegittimata dalla propria (presunta) superiorità tecnologica: la legittimità non proviene più dal consenso popolare ma dalla (pretesa) efficacia tecnica delle decisione della nuova classe dominante espressa da queste potenze private infiltrate negli Stati e che usano gli Stati come strumenti.
Eccolo l’ircocervo: mostro che viene direttamente dalla notte del mito, metà cervo metà caprone, né carne né pesce, corpaccione tecnificato al servizio del più (pre)potente. La sua ideologia è molle, debole, indeterminata, liquida come l’individuo indifeso e nevrotico che vogliono produrre; non è totalitarismo classico, è piuttosto vicina a quella che un politologo profetico che scriveva dall’occhio del ciclone, Sheldon Wolin, ha chiamato “totalitarismo invertito”, e chi vi scrive “totalitarismo del bene”.
Dietro la sua apparente vaghezza, se non vacuità, dietro il suo feroce buonismo, s’indovina l’aspirazione luciferina a plasmare l’uomo, decostruirlo, manipolarlo.. per dominarlo meglio e per sempre.
Perché oltre l’uomo c’è la bestia o la divinità: ciò che è trans-umano, oltre-umano, per difetto o per eccesso.
Dietro il vago buonismo, dunque, la durezza adamantina e spietata del totalitarismo, durissima nei suoi caposaldi, basati (solo in apparenza paradossalmente) sulla congiunzione di individualismo estremo (i gruppi, i sottogruppi, le identità…) e il comunitarismo rozzo della farlocca “protezione dei fragili”, della colpevolizzante traccia ecologica, insomma di una nuova etichetta tendente a porre l’individuo in una posizione di continua mancanza, di permanente timore, di costante imbarazzo, in una parola: di sudditanza.
Questo transumanesimo che prende il peggio del liberismo e del comunismo e li fonde nel “totalitarismo invertito”, vuole l’uomo ridotto a oggetto di governance, un oggetto fra tanti, incapace di autodeterminarsi al di là delle futili beghe sessuali, fragile e smemorato, in un disperato pirandelliano “rinascere ogni giorno nuovo e diverso”, in una perpetua fuga in avanti, sradicato, manipolabile ad infinitum: proprio come in quello spot pubblicitario promosso dal Foro di Davos: “You will own nothing and be happy”.
È questa la forma e la formula del nuovo potere, dello Stato postmoderno che non è più Stato, ma ircocervo, il mostro meticcio che esiste e non esiste, a seconda della volontà del mangiafuoco di turno. Questo, al di là dei piccoli cambi di governi e capi di stato, è il mostro a cui dobbiamo far fronte con le semplici armi della tradizione e dell’humanitas.
Guido Cappelli, ComeDonChisciotte.org 12/09!2022
Guido Cappelli è docente di Letteratura italiana presso l’ Università degli Studi di Napoli L’Orientale
Totalitarismo, Formazione della Massa e ipnosi. Come e perché masse vengono manipolate dalle élite
Perché ampie fasce della società hanno improvvisamente accettato di mascherare i bambini o di impedire alle persone di visitare i propri cari, anche quando erano in punto di morte?
Ne parliamo con Mattias Desmet, professore di psicologia clinica e autore di “Psicologia del totalitarismo“, uno dei maggiori esperti mondiali del fenomeno noto come Formazione della Massa.
“Il vero motivo per cui si adagiano sulla propaganda è sempre perché porta a un nuovo legame sociale, perché li libera dall’ansia, perché permette loro di indirizzare la frustrazione e l’aggressività verso qualcosa“.
Vedi e ascolta QUI
Video integrale in lingua inglese QUI, 22/7/2022
TRAMITE L’IPNOSI AL TOTALITARISMO – È ESTREMAMENTE IMPORTANTE CAPIRE IL MECCANISMO
Eric Clapton (musicista britannico, ndr) nel corso di un’intervista a Real Music Observer :“Ho pensato: ma cosa sta succedendo? Poi Mattias Desmet ne ha parlato e mi ha illuminato: è la teoria dell‘ipnosi di formazione di massa. Una volta che l’ho scoperta, l’ho rivista ovunque. Ho visto delle cose su YouTube che mi parevano messaggi subliminali, e ho iniziato a mettere insieme i pezzi del puzzle“. È estremamente importante capire il meccanismo. Anche persone molto intelligenti sono in balia di questa ipnosi di massa, forse anche di più. Ma non è una questione di intelligenza. Un intervista da ascoltare e un libro da leggere.
Psicologia del totalitarismo di Mattias Desmet
La crisi pandemica non è piovuta dal cielo, ma è solo l’ultima di una serie di reazioni sociali a fenomeni angoscianti che si susseguono in forma sempre più convulsa e autodistruttiva: il terrorismo, i cambiamenti climatici, il Coronavirus.
Ogni volta che nella società si affaccia una nuova causa d’ansia, un’unica risposta e una sola difesa sono approntate: maggiore controllo ( leggi QUI). La mania del controllo porta nuova ansia e l’ansia porta nuova mania di controllo. Così la società si arena in un circolo vizioso che ha come inevitabile esito il totalitarismo, ossia un controllo ossessivo esercitato dall’autorità e, infine, la completa distruzione dell’integrità psichica e fisica dell’essere umano.
Questa la tesi di Mattias Desmet, professore di Psicologia clinica all’Università di Gent, in Psicologia del totalitarismo (Edizioni La Linea).
La brutta notizia è che in quanto individui di una popolazione “totalitarizzata”, non siamo minimamente consapevoli di quanto ci stia accadendo, ormai ridotti a un codice QR dentro a un grande esperimento medico-tecnocratico.
La buona notizia è che esiste una via d’uscita alternativa alla visione del futuro dominante, improntata al pessimismo e alla mancanza di prospettiva, e inizia col tornare a distinguere il falso dal vero. (leggi QUI)
Intervista integrale allo psicologo clinico Mattias Desmet in cui spiega i punti salienti del suo ultimo libro “Psicologia del totalitarismo”.
L’autore analizza in maniera approfondita le ragioni per cui un nuovo tipo di totalitarismo si sta sempre più insinuando nella nostra società a livello globale attraverso il fenomeno che chiama “formazione di massa” che conduce a una sorta di ipnosi collettiva. Questa sua interpretazione affonda le radici sin da prima del giungere della pandemia e proprio in questi ultimi due anni si acutizza e trova terreno fertile per attecchire ancor più. Il professore offre però anche una soluzione come alternativa a questa visione distopica della realtà, tutt’altro che irreale, in cui massificazione, transumanesimo, meccanicismo biologico sembrano padroneggiare…
Vedi e ascolta QUI
6/7/2022
https://www.nogeoingegneria.com/ 18/8/2022
LA FABBRICA DELLA MANIPOLAZIONE. I PUNTI DEBOLI DEI POTERI FORTI
“La fabbrica della manipolazione” è un saggio fluido e documentato che descrive molto bene l’interazione tra i media, i centri istituzionali e i grandi poteri finanziari familiari (Enrica Perucchietti, Gianluca Marletta, 2014-2021, www.ariannaeditrice.it).
Negli ultimi mesi l’informazione indipendente sta assumendo sempre più importanza e visibilità nel web. Il ruolo della libera informazione è ben radicato nei paesi anglosassoni. Nonostante tutto i poteri forti continuano a gestire il controllo diretto e indiretto sui grandi media. La cabina di regia dei poteri forti si basa sui processi che controllano l’immaginario delle persone per manipolare la volontà delle persone contro i loro interessi.
Il primo passo avviene “manipolando i manipolatori, ovvero, secondo un certo tipo di linguaggio, “creando le élite” destinate a loro volta a diffondere un certo tipo di messaggi. Stiamo parlando di quei personaggi definiti nel mondo anglosassone bright & best, i “migliori e più brillanti” – artisti, scrittori, musicisti, star, opinion makers e persino studiosi e scienziati – i quali, per interesse o per personale convinzione, inducono con la loro opera uno “stato d’animo” nelle masse” (p. 7).
Anche per lo studioso René Guénon, l’opinione pubblica è quasi sempre fabbricata dalle persone più potenti di una società. Chi manovra gli stati d’animo e l’attenzione dei cittadini non è interessato alla vera realtà delle cose.
Infatti una menzogna “può essere utile e lecita, se serve a un certo scopo, ritenendo come principio che solo “una certa élite” possa conoscere le vere finalità verso cui indirizzare i più” (p. 8). Per questo motivo in molti casi il dualismo politico tra destra e sinistra ricade in uno scenario di semplice recitazione di un ruolo.
“Non solo: il potere, se è davvero tale, potrà persino permettersi il lusso di tollerare o addirittura di generare una “pseudo-opposizione”, da usare come “specchio per le allodole” verso cui dirottare ogni possibile dissenso” (molto probabilmente in Italia questo fenomeno si è incarnato nel Movimento 5 Stelle).
Una femminista ha detto che “Nel 1960, i media d’élite inventarono il femminismo della seconda ondata, come parte di un programma d’élite al fine di smantellare la civiltà e creare un nuovo ordine mondiale”. Chiaramente il progetto ha avuto scopi molteplici: ridurre la natalità, tassare le donne, accentrare l’educazione infantile a livello statale per creare dei cittadini inerti e dei consumatori passivi.
Inoltre la svalutazione delle relazioni sentimentali familiari durature fu portata avanti dalla Fondazione Playboy, che ricevette ingenti finanziamenti da Edmund de Rothschild e da Rupert Murdoch (p. 50 e p. 51). Gloria Steinem fu molto soddisfatta dai servizi resi dalla CIA e affermò: “Non sarei arrivata a questo punto oggi se non fosse stato per la lungimiranza e il prestigio degli psicologi della CIA” (p. 62).
I poteri forti delle grandi istituzioni in molti casi ammettono di gestire le masse “attraverso l’utilizzo di tecniche di guerra in tempo di pace” (p. 16). Le popolazioni devono ricevere suggestioni continue per essere direzionate.
Nel 1958 Aldous Huxley scrisse: “Gli antichi dittatori caddero perché non sapevano dare ai loro soggetti sufficiente pane e circensi, miracoli e misteri. E non possedevano un sistema veramente efficace per la manipolazione dei cervelli”. Per lo scrittore inglese per manipolare a fondo una popolazione bisogna intervenire antropologicamente sulla natura umana attraverso l’educazione infantile statalizzata, oppure mediante la gestione psicofarmacologica generalizzata (p. 17). Fra qualche anno potrebbe diventare una realtà abbastanza l’elettrostimolazione a distanza, già sperimentata su alcuni animali.
In definitiva i veri potenti non controllano solo le cose, ma controllano anche le menti.
George Orwell aveva questa idea dei potenti: “Potere vuol dire ridurre la mente altrui in pezzi che poi rimetteremo insieme nella forma che più ci parrà opportuna”.
Quindi il principale meccanismo di difesa dai poteri forti consiste nel crearsi una cultura personale e professionale continua, attraverso la lettura di libri, di riviste specializzate e di articoli vari nel web, al di fuori dei media tradizionali e dell’educazione universitaria troppo conformista. Qualsiasi persona rischia di diventare una spugna che assorbe i pregiudizi e le manipolazioni delle persone più potenti, se non coltiva la capacità critica, la creatività personale e la passione per la vera curiosità scientifica.
Enrica Perucchietti si è laureata in Filosofia, vive e lavora a Torino, svolge l’attività di giornalista e ha scritto molti saggi
Gianluca Marletta si è laureato in Storia Medievale e in Scienze Religiose, vive e lavora a Roma.
https://www.nogeoingegneria.com/ 14/6/2021
ANNO III DEL REGIME SANITARIO-DIGITALE
Ultimi articoli che vi raccomandiamo di leggere e rileggere:
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (26). Un’Agenda che incombe.
GLR-CONSIDERAZIONI 36. La tenaglia
Verso la dittatura digitale (12). Internet dei Corpi, il fine del Grande Reset.
Verso la dittatura digitale (10). Schiavi digitali.
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (25). La Bestia.
Terza guerra mondiale e Grande Reset
Il sito di La PekoraNera riporta un prezioso elenco continuamente aggiornato di notizie su malori e morte improvvise, assolutamente in continuo aumento. I giornali citati nell’elenco quasi mai creano una correlazione tra vaccinazione e malori o morti improvvise.
Ma sappiamo ( o dovremmo sapere) che siamo sotto un regime sanitario, quindi… Comunque a voi leggere, sapere e riflettere.
LEGGERE QUI
Raccolta di sospetti eventi avversi da “vaccini anti Covid-19”, in ordine cronologico, provenienti dalla stampa italiana e internazionale. Inseriti così come pubblicati in origine, anche in lingua originale non tradotta. Lista aggiornata continuamente.
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Tante notizie sui danni delle mascherine, dei tamponi e degli pseudo-vaccini QUI
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