Articoli marcati con tag ‘cittadini’
Pubblichiamo un estratto del nuovo libro di Maurizio Viroli, “Nazionalisti e patrioti”, in uscita oggi per Laterza.
Perché il nazionalismo è pericoloso e va combattuto con assoluta intransigenza? Perché non nasce come un linguaggio che esalta la libertà, ma come un linguaggio che esalta l’omogeneità culturale o etnica: non insegna il rispetto per la persona umana, ma giustifica il disprezzo per chi non appartiene alla nostra nazione. Leggi il resto di questo articolo »
Tra i temi centrali dell’ultima crisi di governo, oltre agli scontri legati al ritorno di Giuseppe Conte alla Presidenza del Consiglio, c’è la votazione della proposta di legge del M5S relativa al taglio del numero dei parlamentari. Il “tagliapoltrone”, come l’ha ribattezzato Luigi Di Maio, ha già affrontato un lungo iter legislativo e dopo l’approvazione dell’11 luglio in Senato, aspetta il passaggio finale alla Camera. La votazione, programmata per il prossimo 9 settembre, è adesso in sospeso a causa delle dimissioni di Conte. Leggi il resto di questo articolo »
Istituzioni a confronto
La disobbedienza civile non vale solo nei regimi dispotici. È, anzi, il sale della democrazia. A provocarla è, come ha scritto Hannah Arendt nel 1970, «l’incapacità del governo di funzionare adeguatamente». I cittadini sono assaliti dal dubbio sulla legittimità di una legge. Non sanno, però, come esprimerlo, perché l’opposizione è affievolita o tace del tutto. Il timore è di restare inascoltati, mentre il governo insiste in quelle iniziative «la cui legalità e costituzionalità suscitano molti interrogativi». Leggi il resto di questo articolo »
Pochi giorni fa, nel corso della cerimonia che si è svolta a Parigi per ricordare la fine della Prima guerra mondiale, il presidente Emmanuel Macron ha affermato che “le patriotisme est l’exact contraire du nationalisme. Le nationalisme en est sa trahison”.
Il 4 novembre, in occasione delle commemorazioni italiane, il presidente Sergio Mattarella, in un’intervista al Corriere della Sera, ha sostenuto che “oggi possiamo dirlo con ancora maggior forza: l’amor di Patria non coincide con l’estremismo nazionalista. L’amor di Patria viene da più lontano, dal Risorgimento. Un impegno di libertà, per affrancarsi dal dominio imposto con la forza: allora da Stati stranieri. Dopo la Grande Guerra fu una parte politica a comprimere la libertà di tutti. In questo risiede il profondo legame tra Risorgimento e Resistenza”. Leggi il resto di questo articolo »
Le società occidentali sono abituate a rappresentare la storia come una sorta di linea retta, una direzione univoca verso l’evoluzione e il progresso. L’abitudine deriva dall’influenza della teologia ebraico-cristiana e dalla prosperità economica e sociale che negli ultimi tre secoli è stata concessa a vaste fasce della popolazione, con brevi e bellicose interruzioni. Volgendo lo sguardo un po’ più indietro, però, si nota come la storia non è stata sempre volta al progresso e al benessere, alternandosi con parentesi barbariche e medioevali che poco o nulla hanno a che fare con l’evoluzione della specie umana. Ecco, sembra che siamo arrivati a una nuova parentesi di buio. Prendiamo ad esempio l’idea che l’opinione pubblica ha dello Stato in questo preciso momento storico. Leggi il resto di questo articolo »
Victor Hugo, davanti all’Assemblea costituente francese del 1848, spiegò: “Io dico, signori, che le riduzioni proposte sul bilancio delle scienze, delle lettere e delle arti, sono negative per due motivi. Sono insignificanti dal punto di vista finanziario e dannose da tutti gli altri punti di vista”. Questa solenne affermazione – da cui ci seperano, inutilmente, 170 anni – ci è venuta in mente ieri leggendo un bel pezzo di Nicola Lagioia su Repubblica.
Siamo in campagna elettorale – scrive il direttore del Salone del libro di Torino – e tra le mille promesse non ce n’è una che riguardi il rilancio di quella che lui chiama “battaglia per la lettura”. E dire – prosegue – che molto si potrebbe fare per il libro, a cominciare dalle biblioteche (comprese quelle scolastiche per cui s’invoca l’introduzione di un bibliotecario in ogni istituto, come accade in diversi Paesi europei). Leggi il resto di questo articolo »
Lo spazio pubblico è cannibalizzato dagli “eventi”, la logica dell’immediatezza prevale sull’investimento di lungo periodo
Nel 2011, alle Ogr di Torino, si tenne la mostra celebrativa per il 150° anniversario dell’unità d’Italia: una cattedrale fordista, un luogo di culto dell’organizzazione del lavoro novecentesco, fu trasformata nel palcoscenico di una rappresentazione della nostra storia dal 1861 a oggi. Alla fine la mostra fu smantellata e non ne rimase più niente, tranne la scenografia utilizzata per raccontare la mafia, ereditata dai giovani di Libera e installata in una cascina sequestrata alla criminalità organizzata. Poche settimane fa, le stesse Ogr hanno visto l’inaugurazione di un nuovo polo culturale destinato a incidere sul futuro di Torino. L’evento è stato salutato con entusiasmo dai media. Nessun accenno, neanche minimo, è però emerso ai successi del 2011, archiviati nell’indifferenza, sprofondati nell’oblio.
- Se un condannato per mafia e stragi come Giuseppe Graviano avesse dichiarato che ho pesanti responsabilità per attività terroristiche e sono colluso con la criminalità organizzata, sarei io ad esigere un contraddittorio davanti a un giudice e, per essere sicuro che la mia onorabilità fosse agli occhi della pubblica opinione più chiara del sole, farei di tutto affinché televisioni e giornali assistessero al dibattimento.
Se un galantuomo e giornalista stimato come Ferruccio De Bortoli avesse scritto in un libro che ho esercitato pressioni indebite affinché un importante istituto bancario intervenisse per salvare una banca a rischio di collasso per la mala gestione di mio padre e di altri, raccoglierei i miei risparmi per querelare il De Bortoli e, prima ancora che la giustizia completasse il suo lungo e lento iter, lo sfiderei a un pubblico contraddittorio davanti a televisioni e alla presenza di giornalisti al fine, ancora una volta, di difendere il mio onore. Leggi il resto di questo articolo »
La sentenza 25.201 della Cassazione del 7 dicembre 2016 (cfr. articolo di Luisiana Gaita del 30 dicembre 2016 su ilfattoquotidiano.it), circa la liceità del licenziamento per opportunità di profitto, merita di essere letta nelle sue parti conclusive: “Anche la Carta sociale europea (ratificata con I. n. 30 del 1999), all’art. 24, si limita a stabilire l’impegno delle parti contraenti a riconoscere il diritto dei lavoratori a non essere licenziati senza un valido motivo e tra essi pone quello ‘basato sulle necessità di funzionamento dell’impresa’. […]— In definitiva la ragione inerente all’attività produttiva ed all’organizzazione del lavoro è quella che determina un effettivo ridimensionamento riferito alle unità di personale impiegate in una ben individuata posizione lavorativa. Leggi il resto di questo articolo »
È il momento di reagire. Mentre la politica appare impotente di fronte a vicende che aumentano la distanza dai cittadini, travolta in modo trasversale dai casi Marra e Sala, e con un governo fotocopia di quello uscito sconfitto dal referendum costituzionale, non bisogna dimenticare che siamo all’indomani di un risultato epocale. Da una parte, Matteo Renzi rivela qual è il suo senso per la rottamazione. Leggi il resto di questo articolo »
Pubblichiamo stralci dell’intervento del professor Savatore Settis a un convegno sull’erosione delle democrazie promosso al Parlamento Europeo da Barbara Spinelli.
Il combinato disposto fra nuova legge elettorale (Italicum) e riforma costituzionale mostra la chiara intenzione di far leva sull’astensionismo per controllare i risultati elettorali, restringendo de facto la possibilità dei cittadini di influire sulla politica. La nuova legge incorre nelle stesse due ragioni di incostituzionalità del defunto Porcellum. Prevede un premio di maggioranza per la lista che superi il 40% dei voti, e ammettiamo pure che sia ragionevole. Ma se nessuna lista raggiunge questa soglia, si prevede il ballottaggio fra le due liste più votate, delle quali chi vince (sia pure per un solo voto) conquista 340 seggi (pari al 54%). Se, poniamo, le prime due liste hanno, rispettivamente, il 21 e il 20%, e al ballottaggio prevale una delle due, a essa toccheranno tutti e 340 i seggi di maggioranza. Leggi il resto di questo articolo »
La ricetta dello studioso francese Pierre Rosanvallon: “La democraticità delle elezioni va unita alla democraticità dell’azione di governo”.
Intervista di Fabio Gambaro
PARIGI «Inostri regimi possono essere considerati democratici, noi però non siamo governati democraticamente». Parte da questa amara constatazione il nuovo utilissimo saggio di Pierre Rosanvallon, “Le bon gouvernement” (Seuil), ultimo capitolo della sua ormai più che decennale riflessione sulle forme e i caratteri della democrazia. In queste pagine lo studioso francese che insegna al Collège de France parte dall’insoddisfazione dei cittadini di fronte a governi che non rispettano le regole della trasparenza e della responsabilità, proponendo oltretutto politiche confuse e illeggibili. Motivo per cui considera urgente tracciare una mappa delle regole del buongoverno e delle modalità che consentano ai cittadini di esercitare un controllo più stringente sulle azioni della politica. Solo il buon governo, infatti, può battere il disincanto democratico. Leggi il resto di questo articolo »
IL PACCHETTO ISTITUZIONALE DI RENZI & B. MINA IL SISTEMA DI CONTRAPPESI FRA POTERI DELLO STATO.
Ecco cosa accadrà se le “riforme” di Renzi, Berlusconi & C. entreranno in vigore: un regime da “uomo solo al comando” senza opposizioni né controlli né garanzie. Cari lettori, scriveteci il vostro pensiero sul modo migliore di opporci al rischio di questo disegno incostituzionale e piduista. Leggi il resto di questo articolo »
A livello politico, la corruzione è la deviazione del potere dalle finalità che gli vengono assegnate dalla civiltà moderna. Che consistono nell’amministrare impersonalmente e imparzialmente, e nel riconoscere e tutelare i diritti individuali e collettivi in un contesto di legalità, di certezza, di uguaglianza, di prevedibilità. C’è corruzione quando un apparato pubblico (una burocrazia) accetta o sollecita per sé benefici, in denaro o d’altra natura. Benefici solo in cambio dei quali soddisfa alcuni bisogni sociali – non tutti, ma solo quelli dei corruttori –; ma questa è appunto una deviazione sostanziale del potere dal proprio orizzonte pubblico. La corruzione rende il potere parziale e ingiusto perché favorisce qualcuno (chi è in grado di corrompere prima e meglio) a danno di tutti coloro che hanno diritto a una prestazione pubblica, o a vedere riconosciuto un diritto, un merito. Leggi il resto di questo articolo »
Il presidente Napolitano ha detto una cosa essenziale, domenica a Rimini, e niente affatto ovvia: che nella crisi che traversiamo il linguaggio di verità è un´arma fondamentale. E che se la politica sta fallendo è perché quest´arma l´ha volontariamente ignorata per anni. Per questo siamo «immersi in un angoscioso presente, nell´ansia del giorno dopo»: un popolo tenuto nel buio non vede che buio. A destra la crisi è stata minimizzata, sdrammatizzata, spezzando nell´animo degli italiani la capacità di guardarla in faccia con coraggio e intelligenza. Prioritario era difendere, a ogni costo, l´operato del governo: «anche attraverso semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie su scala europea». Ma la sinistra non è meno responsabile: nella battaglia contro Berlusconi non c´era spazio per l´analisi della crisi, delle mutazioni che impone, dei privilegi che mette in questione. Leggi il resto di questo articolo »
È bello che l’onorevole Gelmini, nel commentare le dichiarazioni del presidente del Consiglio sulla scuola, abbia citato la Costituzione. Peccato che l’abbia citata a sproposito, capovolgendone il senso. Secondo l´on. Gelmini, «Il pensiero di chi vuol leggere nelle parole del premier un attacco alla scuola pubblica è figlio della erronea contrapposizione tra scuola statale e scuola paritaria. Per noi, e secondo quanto afferma la Costituzione italiana, la scuola può essere sia statale, sia paritaria. In entrambi i casi è un´istituzione pubblica, cioè al servizio dei cittadini». Ma la Costituzione non dice questo, dice il contrario (art. 33). Dice che «la Repubblica detta le norme generali sull´istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi». Che «enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». Dice che «la legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali». L´art. 34 aggiunge che «l´istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita», e prescrive che la Repubblica privilegi, con borse a aiuti economici alle famiglie, «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi». La Costituzione stabilisce dunque una chiarissima gerarchia. Assegna allo Stato il dovere di provvedere all´educazione dei cittadini (obbligatoria per i primi otto anni) e di garantirne l´uguaglianza con provvidenze ai «capaci e meritevoli». Fa della scuola di Stato il modello a cui le scuole private devono adeguarsi, e non ipotizza nemmeno alla lontana due modelli di educazione alternativi e concorrenti. Leggi il resto di questo articolo »
Questo è un estratto dell’appello che sarà letto oggi in Piazza del Popolo a Roma nella manifestazione “A difesa della Costituzione”
Da anni, lo sappiamo, la Costituzione è sotto attacco. Un attacco che, negli ultimi tempi, è divenuto sempre più diretto, violento, sfacciato. Le proposte di modifiche costituzionali riguardanti la giustizia ne sono l’ultima conferma. Per questo siamo qui, per contrastare una volta di più una voglia eversiva dei fondamenti della Repubblica. Sedici milioni di cittadini, ricordiamolo, hanno saputo difendere la Costituzione e i suoi principi il 25 e il 26 giugno 2008, votando contro la riforma costituzionale voluta dal centrodestra. Ma quella straordinaria giornata è stata troppo rapidamente archiviata. Da chi ha tratto un frettoloso sospiro di sollievo per lo scampato pericolo. E da chi si era preoccupato di dire che la bocciatura di quella riforma non doveva pregiudicare la necessaria riforma costituzionale. Leggi il resto di questo articolo »
Se continua così, le nazioni di tutto il mondo produrranno presto generazioni di macchine utili, docili, tecnicamente perfezionate, piuttosto che cittadini completi che possono pensare da soli, criticare la tradizione e comprendere il significato delle sofferenze di un’altra persona.
Martha Nussbaum, filosofa americana Not for Profit