Articoli marcati con tag ‘mafia’

 

Il 16 maggio 1955  muore a Sciara (PA) ucciso da Cosa Nostra  con sei colpi di lupara SALVATORE CARNEVALE (32 anni) bracciante e sindacalista della CGIL socialista.

 

Vedi:  Il sindacalista che ancilu era: SALVATORE CARNEVALE

 

Il 9 maggio 1978 muore a Cinisi (PA) ucciso da Cosa Nostra GIUSEPPE IMPASTATO (30 anni, detto Peppino) attivista civile, giornalista, politico e poeta.

 

Vedi:  Il giovane che non voleva abituarsi: PEPPINO IMPASTATO

Partinico (PA)

L’8 maggio 1947 muore ucciso a Partinico (PA) con un colpo di fucile in bocca MICHELANGELO SALVIA (41 anni) contadino, dirigente comunista della Camera del lavoro locale.

Vedi:  L'uomo a cui hanno chiuso la bocca: MICHELANGELO SALVIA

 


 

Il 1 maggio 1947 a Portella della Ginestra ( PA)  avvenne una STRAGE DI LAVORATORI durante la Festa del Lavoro del 1 Maggio.

 

Vedi:  Una strage di contadini: PORTELLA DELLA GINESTRA

 

 

 


 

Il 24 marzo del 1966 viene ucciso a Tusa (ME) dalla cosiddetta mafia dei pascoli CARMELO BATTAGLIA (43 anni) sindacalista socialista,  assessore comunale, dirigente della Camera del lavoro di Tusa e della sezione locale del Psi.

 

Vedi:  L'uomo che non si era arreso: CARMELO BATTAGLIA

Il 6 agosto 1980 muore ucciso da sicari mafiosi in una via di Palermo con tre colpi di pistola GAETANO COSTA (64 anni), magistrato e Partigiano.

Gaetano Costa, procuratore capo di Palermo, fu un magistrato siciliano di assoluta dirittura morale e professionale e per questo venne visto come modello di riferimento da uomini e magistrati come GIOVANNI FALCONE e PAOLO BORSELLINO e da ROCCO CHINNICI, suo grande amico (che ne continuò l’impegno di alto valore morale e giuridico come consigliere istruttore di Palermo), tutti uccisi anch’essi da Cosa Nostra in anni seguenti.

Fu anche punto di riferimento per BORIS GIULIANO, capo della squadra mobile di Palermo e suo stretto collaboratore, ucciso da Cosa Nostra nel 1979.

Di Costa scrisse un suo sostituto che era un uomo “di cui si poteva comprare solo la morte“.

 

Lapide sul luogo dell'assassinio di Gaetano Costa

 

Biografia provvisoria

 

 


“La proposta di prorogare per tutto l’anno lo stato d’emergenza è per molti versi discutibile. Lo è sia con riguardo alle attuali circostanze epidemiche, che non paiono esigere questa misura; sia per il significato simbolico che assume, dato che, socialmente, trasmette insicurezza e allarme ai cittadini, mentre politicamente sembra servire a sorreggere e rafforzare un governo sempre più sfilacciato.”

Carlo Galli in  Terrore sanitario (25). Emergenza infinita? (2)

 

 

Vedi e ascolta: “STATO DI EMERGENZA? INGIUSTIFICATO! È UNA SVOLTA AUTORITARIA DI CONTE”

Prof. Avv. Enrico Michetti, direttore della “Gazzetta Amministrativa della Repubblica Italiana”

https://youtu.be/QxqKgJhQFYs

13/7/2020 Leggi il resto di questo articolo »

Le scelte su intercettazioni e giustizia dimostrano che la china populista non è una distrazione momentanea, ma il frutto della lunga semina del ’92-93. Altrimenti niente di tutto questo sarebbe stato possibile, e nemmeno pensabile.

Non è facile stabilire se sia più grave la decisione di consentire l’uso di intercettazioni ottenute attraverso trojan anche per altri reati per i quali non siano state autorizzate da alcun giudice, la scelta di estendere l’uso di tali intercettazioni anche ai reati di corruzione contenuta nella cosiddetta legge «spazzacorrotti» o il fatto che nell’Italia del 2020 esista una legge chiamata «spazzacorrotti». Leggi il resto di questo articolo »

Ultimamente sono sempre più convinto che la memoria non sia poi così utile. Ti costringe a ricordare errori commessi da te o da altri, su cui incaponirsi e incistarsi. Stai lì a riflettere in ogni istante su quella parola detta da una tua amica che proprio non ti va giù, che no, non puoi perdonare. Ripensi a quello sguardo o a quel tocco in cui hai sentito distintamente che entrambi eravate lì, insieme, per davvero. E ci pensi e ripensi perché lei pare invece se ne sia dimenticata. Leggi il resto di questo articolo »

Il 14 gennaio 1919 nasceva a Roma Giulio Andreotti, sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque degli Esteri; un senatorato a vita e diversi epiteti – il Divo, Belfagor, il Gobbo, la Volpe, Belzebù. Oggi sarebbe stato il suo centesimo compleanno. La sua è una figura che, nella maggior parte dei casi, viene definita come “controversa”; un aggettivo che suona tanto democristiano quanto il soggetto a cui è riferito. Leggi il resto di questo articolo »

La storia dell’immigrazione a Washington. Il festival delle letterature migranti.

Un tempo i migranti eravamo noi, orde di italiani in fuga. Scappavamo per le stesse ragioni che oggi spingono migliaia di disperati verso le nostre coste, e spesso ci comportavamo come loro, nel bene e nel male. Eravamo soggetti alle stesse discriminazioni, e agli stessi atti di compassione; commettevano gli stessi crimini, e offrivamo gli stessi contributi di eccellenza, quando l’integrazione alla fine ce lo consentiva.

È la lezione, esaltante e triste, che si impara visitando il Museum on Italian Immigration, inaugurato dalla National Italian American Foundation la settimana scorsa nella sua sede di Washington, dedicata all’ex ambasciatore degli Stati Uniti a Roma Peter Secchia. Leggi il resto di questo articolo »

Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.

Giovanni Falcone, magistrato, in   G. Falcone, Cose di Cosa Nostra, 1991

 

Vedi:  Pensiero Urgente n.275)

Il gioco grande del potere


Gli uomini d’onore non sono né diabolici né schizofrenici. Non ucciderebbero padre e madre per qualche grammo di eroina. Sono uomini come noi. La tendenza del mondo occidentale, europeo in particolare, è quella di esorcizzare il male proiettandolo su etnie e su comportamenti che ci appaiono diversi dai nostri. Ma se vogliamo combattere efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro, né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia.

Giovanni Falcone, magistrato, in   G. Falcone, Cose di Cosa Nostra, 1991

 

Vedi:  Antropologia del conformista che fugge dalla libertà

GLI INDIFFERENTI E GLI UOMINI MEDI

Le parole che usiamo per mettere a posto la coscienza

Pensiero Urgente n.277)


Ci troviamo d’accordo nel dire che il nostro è un Paese fermo, al quale vengono troppo spesso promesse e rinnegate quasi sull’istante “grandi riforme”. Proprio in questi giorni, grandi cervelloni della politica stanno discutendo la prossima legge elettorale che per l’ennesima volta risuona di inciuci e incostituzionalità. Ci ritroveremo alleanze e coalizioni in Parlamento e soprattutto partitini che, come sempre, continueranno a importare “personaggi” che alla fine vedremo andare a ricoprire ruoli tra le più alte cariche di governo. Ci sarebbe da esclamare: che schifezza! Ecco, è proprio sul piano di questa schifezza che le domando come dei “politici” possano ancora continuare, in periodi così delicati, ad abusare della nostra morale. Leggi il resto di questo articolo »

Il 5 settembre del 2010 viene ucciso a Pollica (SA) con 9 colpi di pistola in un agguato camorristico ANGELO VASSALLO (57 anni) imprenditore ittico, politico e sindaco.

Vassallo nacque a Pollica ed era cresciuto calcando i mari e vivendo il mondo dei pescatori. Aveva anche maturato una grandissima ammirazione per la bellezza della sua terra, il Cilento, tanto da sentirsi impegnato nel difendere Pollica, mantenerla pulita, migliorarla.

Aveva fatto in modo, da sindaco, che il porto di Acciaroli (Pollica) diventasse il simbolo del paese: rimodernato, curato e rilanciato, il suo mare aveva ricevuto la Bandiera Blu, cosa di cui Vassallo andava fierissimo. Questa ammirazione e questo rispetto per la sua terra lo portò a dedicarle la sua vita politicamente e socialmente, pienamente cosciente delle contraddizioni da cui era afflitta. Leggi il resto di questo articolo »

Il 13 agosto 1955 muore ucciso a Cattolica Eraclea (AG)  con sette colpi di lupara da parte di sicari mafiosi GIUSEPPE SPAGNOLO (55 anni) contadino, sindaco e attivista sindacale comunista.

Spagnolo fu attivista e primo segretario del Partito comunista locale e della Camera del Lavoro e stimato leader del movimento contadino. In quegli anni era sempre in testa alle celebri cavalcate nelle terre incolte e con in pugno la bandiera rossa guidava la riscossa dei contadini poveri. Fondò con altri compagni nel 1945 la cooperativa La Proletaria con la quale venivano gestite  le terre incolte dei nobili latifondisti dopo averle conquistate con le occupazione delle terre e aspri scontri con i gabelloti e i campieri della mafia al servizio dei padroni. Leggi il resto di questo articolo »

Il 7 agosto 1952 muore ucciso a colpi di accetta da parte di sicari di Cosa Nostra a Caccamo (PA) FILIPPO INTILI (51 anni) contadino e militante comunista.

Intili oltre a svolgere il suo lavoro nei campi prendeva parte alle proteste dei contadini che rivendicavano l’applicazione della riforma agraria. Infatti voleva dividere il prodotto dei campi che aveva a mezzadria al 60% per il mezzadro e il 40% per il proprietario in base al decreto del ministro Fausto Gullo dell’ottobre 1944. A molti anni dal decreto agrari e mafiosi pretendevano di dividere ancora al 50%. Leggi il resto di questo articolo »

Il 6 agosto 1945 muore ucciso con due colpi di lupara da parte di sicari di Cosa Nostra a Casteldaccia (PA) ANDREA RAIA (38 anni) artigiano di fuochi artificiali, sindacalista e segretario della Camera del Lavoro locale.

Raia venne ucciso proprio davanti alla sua abitazione mentre con la sedia in mano stava entrando in casa dopo essersi riposato al fresco per andare a dormire. Venne colpito nel momento in cui si girò verso l’uscio per rincasare.

Raia fu la prima vittima comunista e il suo fu il primo delitto politico-mafioso del dopoguerra in Sicilia che come tutti gli altri precedenti e successivi sindacalisti uccisi subì l’ingiustizia del depistaggio, la mancanza di un processo e il proscioglimento dei mandanti e degli esecutori accusati dalla coraggiosa mamma e dalla vedova di Raia. Leggi il resto di questo articolo »

Appena il boss stragista Giuseppe Graviano, intercettato nell’ora d’aria, ha dato segni d’insofferenza e lanciato propositi di vendetta per le promesse non mantenute dai tanti che trattarono con Cosa Nostra per conto dello Stato e anche per conto proprio in attesa di farsi essi stessi Stato fra il 1992 e il ’94, nel biennio delle stragi, lo Stato non ha perso tempo e ha subito risposto. Con una sequenza di atti tutti formalmente legittimi, ma tutti impensabili fino a qualche mese fa.

1) La Cassazione ha respinto il diniego del Tribunale di sorveglianza di Bologna alla scarcerazione di Totò Riina, detenuto da 24 anni al 41-bis per scontare 15 ergastoli, invocando il suo diritto a una “morte dignitosa” nel letto di casa sua, come se fosse la cosa più normale di questo mondo. 2) Forza Italia ha chiesto formalmente agli amici del Pd di ammorbidire il nuovo Codice antimafia che allarga le maglie dei sequestri dei beni a chi risponde “soltanto” di corruzione o concussione, delitti sempre più difficili da distinguere da quelli delle nuove mafie. 3) Marcello Dell’Utri ha chiesto di tornare a casa anche lui per fantomatici motivi di salute, anche se dei 7 anni inflittigli per concorso esterno in associazione mafiosa ne ha scontati solo 3. 4) Lo stesso Dell’Utri ha ottenuto il permesso di farsi intervistare su La7 in una saletta del carcere, caso più unico che raro per un condannato detenuto per mafia e mai pentito, per definirsi “prigioniero politico” e benedire il governo Renzusconi prossimo venturo, mentre l’intrepido intervistatore lo chiamava “senatore”. 5) La Cassazione ha annullato le conseguenze della condanna definitiva di Bruno Contrada a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, in un “incidente di esecuzione” che non entra nel merito del verdetto e discute la colpevolezza, ma rende “ineseguibile e improduttiva di ogni effetto” la sua stessa pronuncia. Leggi il resto di questo articolo »

L’ 8 luglio 1949 muore ad Alcamo (TP) ucciso da Cosa Nostra LEONARDO RENDA (43 anni) contadino, segretario della DC e assessore comunale.

Dopo una dura giornata di lavoro nei campi quattro uomini identificatisi come carabinieri pregarono Renda di seguirli in una caserma vicina per alcune comunicazioni che lo riguardavano. Purtroppo questi uomini non erano affatto dei carabinieri ma “picciotti” mafiosi e verso le undici di sera si udirono dei colpi di mitragliatrice.

Il cadavere di Renda fu rinvenuto l’indomani da una pattuglia, questa volta composta da veri carabinieri, del nucleo mobile di Partinico. L’uomo era stato ucciso senza alcuna pietà: cinque pugnalate, una sassata alla nuca e svariati colpi di mitra avevano ucciso una delle personalità di spicco di Alcamo. Sul corpo senza vita di Renda gli assassini vi avevano posto la carta d’identità in bella vista. Leggi il resto di questo articolo »

Bagheria (PA)

Il 2 luglio 1962 muore ucciso da Cosa Nostra con due colpi di lupara a Bagheria (PA) GIACINTO PULEO bracciante agricolo.

Puleo era un bracciante che come tanti altri suoi paesani era emigrato in Germania. Con una idea fissa in testa: risparmiare abbastanza per tornare al paese, comprare un pezzo di terra e mettersi per conto suo. Col tempo il suo sogno si era trasformato in realtà. Così dopo aver preso un pezzo di limoneto a Bagheria ( nel latifondo dei potenti costruttori Notaro) a mezzadria insieme ad un amico si era rimesso al lavoro. Leggi il resto di questo articolo »

Il 28 giugno 1946 muore ucciso da Cosa Nostra a colpi di lupara  a Naro (AG) PINO CAMILLERI (27 anni) studente, politico e sindaco socialista.

Camilleri, nonostante la sua giovane età, era già riconosciuto come capo contadino in una vasta zona a cavallo tra le province di Caltanissetta e Agrigento e fu colpito con colpi di lupara mentre cavalcava da Riesi (Caltanissetta) verso il feudo Deliella di cui i contadini chiedevano l’assegnazione nonostante le intimidazioni e le minacce da parte dei gabelloti mafiosi. Leggi il resto di questo articolo »

Il 23 maggio 1923 muore dopo una lunga malattia a Milano NICOLA BARBATO ( 67 anni, Kola Barbati in albanese) medico, giornalista, politico socialista e tra i capi dei Fasci Siciliani dei Lavoratori.

Barbato nacque a Piana degli Albanesi (PA), un paese formato in gran parte di poveri braccianti agricoli di origine albanese: da  ragazzo perdette il padre ed ebbe una infanzia e una prima giovinezza non facili. Studiò nel Seminario greco-albanese, con difficoltà per le ristrettezze economiche della famiglia arrivando comunque brillantemente fino all’Università, che frequentò a Palermo e dove si iscrisse ai corsi di Medicina. Leggi il resto di questo articolo »

Il 16 maggio 1955  muore a Sciara (PA) ucciso da Cosa Nostra  con sei colpi di lupara SALVATORE CARNEVALE (32 anni) bracciante e sindacalista della CGIL socialista.

Carnevale venne ucciso  mentre si recava a lavorare in una cava di pietra gestita dall’impresa Lambertini e i killer lo attesero su una mulattiera che egli percorreva tutti i giorni. Come i Piaggio dei Cantieri Navali di Palermo e altri gruppi capitalistici italiani Lambertini aveva accettato i buoni uffici della mafia della zona guidata da Peppino Panzeca di Caccamo (PA), capo ossequiato, uomo di chiesa (era fratello del prete locale) e ammanigliato con la politica, prima con il partito liberale poi democristiano. Leggi il resto di questo articolo »

Il 16 maggio 1946 muore a Favara (AG) ucciso da Cosa Nostra con un colpo di lupara alla nuca GAETANO GUARINO (44 anni) farmacista, sindaco e politico socialista.

Negli anni dell’immediato dopoguerra a Favara, un centro agricolo al confine con Agrigento, la vita sembrava riprendere dopo la guerra, anche se con la secolare lentezza, trascinando con sé i problemi di sempre: furti, abigeati, sequestri di persona, occupazione delle terre, angherie varie. E’ in questo difficile contesto che maturò l’assassinio del giovane sindaco del paese Gaetano Guarino. Leggi il resto di questo articolo »

Il 9 maggio 1978 muore a Cinisi (PA) ucciso dalla mafia GIUSEPPE IMPASTATO (30 anni, detto Peppino) attivista giornalista e poeta.

Era membro di Democrazia Proletaria (candidato al consiglio comunale di Cinisi) e notissimo per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra fatte attraverso una radio privata articoli di giornali e straordinarie drammatizzazioni di strada: tutto questo lo portò ad essere ucciso a colpi di pietra in un casotto di campagna e poi con il suo cadavere venne inscenato un attentato per distruggerne anche l’immagine in cui la stessa vittima apparisse come suicida ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia.

Verranno recuperati pochissimi resti del suo cadavere. Pochi giorni dopo gli elettori di Cinisi voteranno ancora il suo nome riuscendo ad eleggerlo simbolicamente al consiglio comunale. Leggi il resto di questo articolo »

Se B. torna ci sta bene-

Io mi auguro che Silvio Berlusconi possa presentarsi alle prossime elezioni politiche e le vinca. Un premier pregiudicato, “delinquente naturale” come l’ha definito il Tribunale di Milano, darebbe l’esatta fotografia, all’interno e all’esterno, di cos’è diventato realmente il nostro Paese. Dove sono corrotti tutti. Politici, amministratori, funzionari pubblici, militari, finanzieri, cooperative, imprenditori, grandi, medi e piccoli, giornalisti, avvocati, magistrati e anche coloro che dovrebbero controllare il malaffare e che invece ne fanno parte, vescovi, arcivescovi, preti e le varie emanazioni del Vaticano. Leggi il resto di questo articolo »

Cippo commemorativo sul luogo della strage

Il 1 maggio 1947 a Portella della Ginestra (un passo montano della Sicilia settentrionale situato vicino Palermo tra Piana degli Albanesi e la valle del fiume Iato) avvenne una STRAGE DI LAVORATORI durante la Festa del Lavoro del 1 Maggio.

La strage fu perpetrata  dal bandito Salvatore Giuliano e dai suoi uomini che fecero fuoco contro la folla di uomini donne e bambini radunata per celebrare la festa del lavoro che era stata ripristinata quell’anno dopo il periodo fascista. La sparatoria provocò undici morti e numerosi feriti. Leggi il resto di questo articolo »

Il 1 aprile del 1948 muore ucciso in un agguato mafioso a Camporeale (PA) CALOGERO CANGELOSI (42 anni) contadino, esponente socialista e segretario locale della CGIL e della Camera del Lavoro.

Cangelosi uscì con cinque amici dalla Camera del lavoro di Camporeale dove quella sera del 1 aprile si era parlato delle elezioni politiche del 18 aprile 1948 e della povera gente che avrebbe potuto vincere sui padroni dei feudi terrieri. Inoltre si era discusso sulle lotte da organizzare per l’applicazione dei decreti Gullo ( ottobre 1944): la divisione del grano a 60 e 40 e la concessione alle cooperative contadine delle terre incolte e malcoltivate degli agrari. Leggi il resto di questo articolo »

Il 25 marzo del 1957 muore ucciso a Camporeale (PA) in un agguato mafioso PASQUALE ALMERICO  (43 anni)  maestro elementare, segretario della locale sezione DC e sindaco del paese.

Almerico nacque  e visse a Camporeale. Conseguita l’abilitazione magistrale  divenne maestro elementare e si iscrisse all’università alla facoltà di legge con ottimi risultati, ma abbandonò gli studi preso dall’impegno politico. Scrisse per un breve periodo per il  Giornale di Sicilia e svolse il servizio militare  venendo congedato nel 1936.

Insegnò poi nella scuola elementare di Camporeale divenendo anche responsabile della mensa scolastica. Con alcuni cattolici impegnati politicamente Almerico creò poi la sezione del partito della DC di Camporeale. Leggi il resto di questo articolo »

Il 24 marzo del 1966 viene ucciso a Tusa (ME) dalla cosiddetta mafia dei pascoli CARMELO BATTAGLIA (43 anni) sindacalista socialista,  assessore comunale, dirigente della Camera del lavoro di Tusa e della sezione locale del Psi.

Nella zona di Tusa era in atto una “guerra dei pascoli” con molte vittime tra i pastori e abigeatari. Battaglia già a 22 anni era un leader del movimento contadino, con l’obiettivo di assicurare ai propri compaesani che lavoravano la terra un’esistenza dignitosa, senza più lo sfruttamento al quale erano sottoposti da anni da feudatari e gabelloti mafiosi. Leggi il resto di questo articolo »

Il 17 marzo del 1958 muore a Licata (AG) ucciso con un colpo di pistola in un agguato mafioso VINCENZO DI SALVO (32 anni) operaio edile e dirigente sindacale.

Di Salvo dirigeva la Lega locale degli edili (aderente all’organizzazione sindacale unitaria) e contemporaneamente prestava la sua attività lavorativa presso la ditta Iacona impresa appaltatrice dei lavori di costruzione delle fognature cittadine.

In qualità di dirigente sindacale Di Salvo era alla testa da una settimana circa dello sciopero dei dipendenti dell’ impresa non essendo riusciti i lavoratori ad ottenere dal 1 febbraio 1958 il pagamento dei salari e degli assegni familiari maturati. Leggi il resto di questo articolo »

Il 10 marzo del 1948 viene ucciso a Corleone (PA) in un agguato mafioso PLACIDO RIZZOTTO (34 anni) sindacalista, politico e Partigiano.

Rizzotto, figura eminente della resistenza sindacale e politica alla mafia in Sicilia, era il primo di sette figli in una famiglia contadina povera; quando suo padre fu arrestato ingiustamente per complicità mafiosa dovette lasciare la scuola ed occuparsi della famiglia.

Partecipò alla seconda guerra mondiale ed arrivò al grado di sergente. Prima di partire per la guerra era un semplice contadino semi-analfabeta ma dopo l’8 settembre 1943 gettò la divisa militare e scelse di salire sulle montagne con i partigiani delle Brigate “Garibaldi” come socialista e per combattere contro il nazi-fascismo.

Per mesi visse tra le montagne innevate della Carnia nel Nord-Est dividendo il pane e la paura con altri giovani come lui convinto di battersi per la causa giusta. In Carnia imparò tanto, soprattutto che gli uomini non nascono ricchi o poveri, padroni o schiavi, ma tutti uguali e tutti liberi. Leggi il resto di questo articolo »

Il 2 marzo 1948 viene ucciso a Petralia Soprana (PA) con due colpi di fucile da parte di sicari mafiosi EPIFANIO LI PUMA (55 anni) contadino, sindacalista e politico.

Li Puma nacque a Petralia Soprana (PA) in una frazione chiamata Raffo che rimase sempre il suo punto di riferimento. Appassionato dirigente socialista di lotte contadine e padre di dieci figli era un infaticabile lavoratore dei campi molto religioso, ma critico nei confronti di una chiesa troppo ricca, e di carattere rigoroso.

La prima lotta la intraprese al ritorno dalla prima guerra mondiale rivendicando le terre che lo Stato aveva promesso ai combattenti. Li Puma era contro il fascismo e lo diceva apertamente, il suo coraggio e la sua determinazione erano a conoscenza di tutti. Non era un rivoluzionario ma un pacifista che credeva nello stato e nella legge uguale per tutti. Un politico sindacalista che in occasione del referendum sulla monarchia o repubblica nel 1946 si schierò facendo votare in favore di quest’ultima. Leggi il resto di questo articolo »

Il 29 febbraio del 1920 muore ucciso a Prizzi (PA) da sicari mafiosi NICOLA ALONGI (57 anni, detto Nicolò) contadino, sindacalista socialista, politico e giornalista.

Alongi nacque a Prizzi in una famiglia contadina e all’età di trent’anni entrò nell’agone politico e sindacale, seguendo il leader del Fascio siciliano di Corleone, BERNARDINO VERRO ( futuro primo sindaco socialista di Corleone), e partecipò alla costituzione del Fascio di Prizzi. In occasione dello sciopero agrario del 1901 Alongi assunse la direzione del movimento dei Fasci e la polizia lo tenne continuamente sotto vigilanza perché ritenuto un pericoloso “sovversivo”. Leggi il resto di questo articolo »

Il 1 febbraio 1893 muore sul treno tra Termini Imerese e Trabia (PA) ucciso con 27 colpi di pugnali da parte di sicari mafiosi EMANUELE NOTARBARTOLO ( 59 anni) banchiere e politico.

Notarbartolo nacque a Palermo in una famiglia aristocratica, i marchesi di San Giovanni. Rimasto orfano dei genitori si trasferì a Parigi nel 1857 e poi in Inghilterra:  s’interessò di economia e storia e divenne sostenitore del liberalismo conservatore, allora noto come Destra Storica.

Nel 1859 Notarbartolo si arruolò nell’Armata Sarda poi partecipò alla spedizione dei Mille nel 1860 combattendo a Milazzo. Rimasto ufficiale dell’esercito regio nel 1865 divenne responsabile della polizia urbana di Palermo. Dopo l’insurrezione di Palermo del 1866, che lo allontanò per un periodo dalla politica, nel 1873 venne eletto sindaco di Palermo. Leggi il resto di questo articolo »

In questa società comanda soprattutto chi ha la possibilità di convincere. Convincere a fare le cose: acquistare un’auto invece di un’altra, un vestito, un cibo, un profumo, fumare o non fumare, votare per un partito, comperare e leggere quei libri. Comanda soprattutto chi ha la capacita’ di convincere le persone ad avere quei tali pensieri sul mondo e quelle tali idee sulla vita. Leggi il resto di questo articolo »

Il 5 gennaio 1984 muore a Catania ucciso da mafiosi con cinque colpi di pistola GIUSEPPE FAVA (59 anni) giornalista, scrittore e autore di opere teatrali.

Fava nacque a Palazzolo Acreide (SI) da una famiglia di media borghesia. Nel 1943 si laureò in giurisprudenza all’Università di Catania e nel 1952 divenne giornalista professionista. Dopo aver collaborato a numerose testate regionali e nazionali nel 1956 venne assunto all’Espresso Sera di Catania di cui fu caporedattore fino al 1980.

Pur interessandosi di calcio e spettacoli cominciò ad intervistare alcuni boss di Cosa Nostra come Vizzini e Genco Russo. In seguito il proprietario di Espresso Sera non lo nominò direttore perché Fava mostrava già di essere poco controllabile. Nel 1980 gli venne affidata la direzione del Giornale del Sud di Catania in cui formò una redazione vivace e giovane ( era presente anche il figlio Claudio) che rese il giornale un quotidiano coraggioso alla ricerca decisa della verità per “realizzare giustizia e difendere la libertà”, come Fava scrisse l’11 ottobre del 1981. Il giornale cominciò a denunciare le attività di Cosa Nostra, molto attiva a Catania nel traffico di droga ( gestito da uno dei più feroci boss mafiosi: Nitto Santapaola alleato di Totò Riina) . Leggi il resto di questo articolo »

Il 4 dicembre 1945 viene ucciso a Ventimiglia di Sicilia (PA) con colpi di lupara da parte di sicari mafiosi GIUSEPPE PUNTARELLO ( 53 anni) autista di una ditta di trasporti e segretario della sezione locale del PCI.

Puntarello nacque a Comitini (AG) e nel 1932 si stabilì a Ventimiglia di Sicilia dove trovò lavoro, si sposò ed ebbe cinque figli. Era una persona semplice e nel 1939 fu costretto anche ad emigrare per due anni ad Asmara, in Eritrea, e al ritorno a Ventimiglia cominciò ad interessarsi della questione contadina aderendo al Partito comunista e fondando la Camera del lavoro locale.

Intanto Puntarello svolgeva le mansioni di autista di autobus. Da diversi anni ormai conduceva l’autobus lungo la linea Ventimiglia-Palermo e viceversa, alternandosi nella guida con un compagno di lavoro, pure lui di Ventimiglia. Leggi il resto di questo articolo »

Il 28 novembre 1946 muore a Calabricata (Catanzaro)  uccisa da un colpo di fucile GIUDITTA LEVATO ( 31 anni) contadina.

Giuditta nacque in una frazione di Albi (Catanzaro) in una semplice famiglia contadina e crebbe dividendosi tra il lavoro nei campi e le faccende domestiche con pochissimi studi. A 21 anni si sposò e divenne madre di due figli, ma ben presto fu costretta a prendersi totalmente cura della famiglia perché il marito fu chiamato alle armi. Giuditta coltivò la terra, raccolse il grano e diede il pane ai propri figli in modo tale da sopperire all’ assenza del padre. Dopo la guerra il marito tornò a casa ma la serenità familiare venne presto sconvolta dalle lotte per le rivendicazioni delle terre. Leggi il resto di questo articolo »

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