GLR – CONSIDERAZIONI   (51)

ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate  QUI

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Scrittore ed aforista italiano (1983)

 

 

La tirannia dell’emergenza continua è il metodo di fondo del progetto criminale globale chiamato Grande Reset, gestito dai farabutti pluri-miliardari dell’aristocrazia finanziario-usuraia ( vedili QUI).

Un metodo attraverso il quale noi dobbiamo essere soggetti ad una paura costante ( leggi QUI) e quindi diventare sempre più malleabili e disposti a sottometterci ad ogni manipolazione fisica e psichica, come abbiamo già visto dal 2020 in poi ( leggi QUI).

Prima con la pseudo-pandemia ed ora con l’isteria diffusa legata al cosiddetto cambiamento climatico, all’ossessione della CO2 siamo davanti ad una continua rappresentazione catastrofica che non permette un dibattito pubblico sereno ma porta solo a terrorizzare la popolazione rendendola più che manovrabile e disposta ad accettare (subire) nella propria vita cambiamenti devastanti ( la “nuova normalità” prevista dalla mefitica Agenda 2030 dell’èlite miliardaria) che avranno lo scopo di aumentare le ricchezze delle aziende farmaceutiche e delle aziende del comparto ambientale-green ( tutte legate all’èlite) oltre che di asservirci ed addomesticarci ( leggi QUI).

Fondamentale, se ce ne siamo accorti, per questo progetto diabolico è il ruolo di una pseudo-scienza e di pseudo-scienziati asserviti allo strapotere economico dell’èlite dei pluri-miliardari con il supporto costante dei media del mainstream, anch’essi ridotti in servitù, per amplificare le sentenze pseudo-scientifiche dogmatiche presentate come rivelazione divina, in una costante situazione di pseudo-emergenza usata come alibi per eliminare ogni possibilità di critica o di opinione scientifica contraria cosicchè si possa definire ogni forma di legittimo dissenso come tradimento, eresia, inganno, passaggio al nemico ( leggi QUI).

Usando, altresì, un linguaggio quasi bellico perchè la pseudo-emergenza costruita a tavolino è come una guerra e in guerra si sta da una parte o dall’altra, non ci sono posizioni intermedie. Pochi capiscono, poi, che in effetti una guerra c’è, eccome: non quella russo-ucraina ma la guerra dell’èlite contro ognuno di noi finchè non ci pieghiamo e ci facciamo fare di tutto.

E così la pseudo-scienza ( sanitaria o climatica) assurge a nuova religione, nuova fede, nuovo credo indiscutibile, nuovo dogma imperscrutabile naturalmente con i suoi tribunali dell’inquisizione e i suoi indici dei libri/idee proibite. E fra non molto anche con i suoi roghi per i nuovi eretici e le nuove streghe. Statene certi  ( leggi QUI).

E così la pseudo-scienza ha e avrà il suo stuolo di fedeli adoranti, tremanti e biascicanti “preghiere” in attesa di miracoli e grazie per sollevarli dalle loro paure ancestrali: la folla infinita di covidioti e climadioti. Un mare di anime morte tra pseudo-scienziati e loro seguaci.

E noi che pensavamo che la laicità, il pensiero critico, la ricerca libera presentati da sempre come una conquista della modernità fossero ormai affermati ed indiscutibili… E invece il cosiddetto oscurantismo medievale “ce fà un baffo”. (GLR)


 


 


La scienza, il dubbio, il bavaglio

Lo dice la scienza, signora mia ! Assomiglia al brocardo antico Roma locuta, causa finita. Ogni questione è risolta, ogni dubbio dissipato dalla pronuncia della massima autorità.

La verità indiscutibile, la religione rivelata è la scienza. O forse la tecnica e la tecnologia, le sue ancelle.

Il problema della verità scientifica è che non può essere divisa; non esiste la “mia” o la “tua “ verità”.  Come la mettiamo, allora, con la superstizione para religiosa sul clima, la credenza obbligata che stia cambiando a velocità inaudita per responsabilità esclusivamente umane? Una teoria, nient’altro.

Eppure, il sistema mediatico, il giornalismo e la “ cultura” con rimborso a piè di lista sono certissimi: così è perché lo “dice la scienza”. Poi capita che un battaglione di scienziati qualificati la pensi diversamente e rediga un manifesto che confuta la tesi ufficiale. Poveri inetti invidiosi dei colleghi allineati, circonfusi da un’aura di prestigio e di infallibilità oracolare.

Succede anche che il premio Nobel per la fisica in carica, John F. Clauser non la pensi come l’oligarchia al potere e gli sia impedito di parlare al forum sul clima del Fondo Monetario Internazionale.

Sorpresa: l’incontro è organizzato dal FMI,  supremo pilastro del potere finanziario, non da un cenacolo di meteorologici e fisici.

Segno che la teoria del cambio climatico e del riscaldamento della Terra per motivi antropici è una tesi i cui mandanti sono i padroni del mondo. Gli interessi dei banchieri vincono sulle ricerche degli scienziati: la mano che dà è superiore alla mano che riceve.

Tanto basterebbe per essere prudenti, sospettosi, noi ignoranti, noi che ci fidiamo dei nostri occhi e dei nostri ricordi.

La nonna di chi scrive usava dire: il freddo e il caldo vengono sempre. Il primo in inverno, il secondo in estate. Da non credere, eh, ultras della “scienza” ? Secondo l’informazione di sistema, il 97 per cento degli scienziati ( qualifica posseduta o ritirata a insindacabile giudizio del mainstream) è certo che il clima stia mutando per ragioni antropiche.

Chissà come hanno effettuato la rivelazione: il mago Otelma o Alessandra Ghisleri, principessa dei sondaggisti ? La prostituzione intellettuale è più diffusa e pericolosa di quella tradizionale.

Più seriamente, la scienza sta abbandonando la sua natura , fondata sul dubbio programmatico, sul continuo provare e riprovare, sul coraggio di abbandonare vecchie certezze se la ricerca porta altrove.

Il nuovo paradigma bandisce il dubbio e brandisce il bavaglio, perfino se il destinatario è un prestigioso premio Nobel. In tempi di pandemia la grancassa scientifico- mediatica ha trattato da rimbecillito Luc Montagnier, un monumento della medicina, in quanto non allineato alla verità ufficiale, salvo riconoscere a posteriori che lo studioso francese, nel frattempo deceduto, aveva le sue ragioni.


Bavaglio dopo bavaglio, la scienza si trasforma in oracolo, credenza, superstizione indiscutibile.

Gli stessi che hanno decostruito, abbattuto nel tempo ogni certezza si trasformano nei nuovi inquisitori. Uguale potenza assertiva, stessa violenza verbale, al servizio del contrario di quanto asserivano ieri.

E’ il cambio di paradigma di cui parlava Thomas Kuhn. Granitiche certezze – ben pagate, supponiamo- sostituiscono il dubbio e la ricerca costante, libera, aperta a ogni ipotesi suffragata dai fatti.

Una strana scienza che sembra non essere più in grado di rispondere a domande elementari, diventate pericolosi tabù.

Che cos’è una donna, ha domandato il capo del partito spagnolo Vox ai suoi avversari, presidente e vice presidente del governo in carica. Silenzio imbarazzato. Simile a quello di Ketanji Jackson, giurista candidata alla Corte Suprema americana, che alla medesima domanda, ha opposto uno sconcertante “ non lo so, non sono biologa”.

Poiché la signora non è neppure zoologa, immaginiamo la sua difficoltà a riconoscere un gatto , che potrà confondere con un cappello o un paio di stivali.


Sconcerta che una parte di opinione pubblica, disabituata a pensare, fanaticamente imbevuta di fede nella “scienza”, dia credito a spacciatori di idee false e avariate.

L’abuso della credulità popolare non cambia, se non nelle modalità. Generazioni scervellate sono portate a credere che una donna sia “ un essere umano adulto che si percepisce come tale, indipendentemente dal genere rilevato alla nascita”( dizionario Cambridge) che il ruolo di madre e la gravidanza siano costruzioni sociali, perfino che il caldo di luglio sia colpa dell’uomo cattivo.

Una deputata italiana, Eleonora Evi, laureata in “design dei servizi”, indispensabile nuova scienza , chiede di condannare “ chi nega le colpe dell’uomo”.

Più moderata del collega verde, geometra Angelo Bonelli, che invoca l’introduzione del reato di negazionismo climatico. Tragitto concluso: da libertari a forcaioli sempre nel nome della scienza, del progresso, della “liberazione” dell’uomo. Viva la nonna, che stava ai fatti e diffidava dei saccenti.


Non è stato sempre così: la scienza per moltissimo tempo si è retta su presupposti assai diversi. Mai ha praticato la ribellione contro la realtà.

Ingiungono di “credere alla scienza”. Il fatto è che non di un atto di fede si tratta, ma della ricerca delle leggi relative ai fenomeni fisici,  un metodo di conoscenza che avanza per contrasto tra ipotesi diverse.

Stiamo diventando un popolo che ha dimenticato come accendere il fuoco e allora postula che la scintilla sia un “costrutto culturale”.  Per la persona religiosa, la fede consiste nel credere in ciò che non vede. La fede della neo religione ufficiale costringe a credere il contrario di ciò che vediamo.

In ogni tempo e in ogni luogo sono state difese delle falsità, imposti concetti erronei, ma l’ovvio non è mai stato negato.

I padroni così vogliono, come quelli di O‘ Brien in 1984. “Ma come posso fare a meno…borbottò Winston, come posso fare a meno di vedere quel che ho dinanzi agli occhi? Due e due fanno quattro. Qualche volta, Winston. Qualche volta fanno cinque. Qualche volta fanno tre. Qualche volta quattro e cinque e tre nello stesso tempo. Devi sforzarti di più. Non è facile recuperare il senno. Quasi inconsciamente, Winston scrisse con le dita sul tavolo coperto di polvere: 2+2 = 5.”


La vera scienza lavora per approssimazione ed è per natura aperta a ribaltare le sue conclusioni, se sopravvengono ipotesi migliori. Non può consistere in un credo.

Julian Huxley, genetista e uomo di potere, scrisse che la scienza compie suicidio quando adotta un credo.

Il fisico e matematico Jules-Henri Poincaré, il primo a formulare una teoria della relatività, negò sì la possibilità di una morale scientifica, ma affermò anche che non può sussistere una scienza immorale.

Poiché conoscere è un atto, la scienza appartiene alla sfera della morale; agire è seguire un pensiero: dunque la morale appartiene al campo della scienza.

Tutto ciò significa che la scienza non può diventare scientismo, la convinzione che attribuisce alle scienze fisiche e ai loro metodi la capacità di risolvere tutti i problemi, le ansie e i bisogni dell’uomo.

La contemporaneità, in particolare le classi dirigenti, sta percorrendo con il paraocchi la via della religione scientifica ( e tecnica, giacché l’uomo moderno vuol essere innanzitutto faber, artefice e creatore).

Lodata sia la scienza, ovviamente, purché non diventi il criterio unico di giudizio, la Verità rivelata agli Illuminati e da essi fatta discendere al volgo.

 

La scienza non ci redimerà dai nostri peccati: tutt’al più allargherà di un po’ i nostri limiti, senza raggiungere le verità ultime o svelare il senso della vita. Adesso è diventata il credo della classi semicolte, incessantemente predicato dai suoi sacerdoti, la casta politica, il coro mediatico e “ color che sanno”.

La pandemia di Covid-19 ha moltiplicato la fede scientifica, ma la svolta era già nell’aria, specie nei presagi sull’ imminente catastrofe climatica. Scienza singolare, questa dei nostri giorni, un luogo incantato in cui non c’è dibattito o contrasto, solo  certezze granitiche, verità imposte mettendo a tacere i reprobi, trasformati in eretici e nuovi atei.

I suoi tribuni non sono scienziati, ma politici, comunicatori, industriali, finanzieri, “influencer”. Non si esprimono come ricercatori che espongono razionalmente delle teorie, sono sciamani che distillano sentenze e pongono intangibili tabù.

Sul coronavirus non c’è stato un dibattito scientifico.  Ogni tentativo è stato  picconato da campagne mediatiche di linciaggio morale, scherno, insulti, come quelli subiti da Montagnier quando ha osato uscire dallo spartito officiato a reti, governi, culture unificate.

Uguale sorte sta raggiungendo coloro che osano diffidare delle previsioni mai verificate dell’apocalisse climatica.

Ma può esistere una scienza senza discussione, priva di dibattito, esente dal pubblico esame di tesi ed ipotesi, immune dalle critiche? Evidentemente no. Ciò che le  classi dominanti chiamano “scienza” non è tale. La scienza è un insieme di certezze rivedibili. Se non vengono sottoposte a revisione, diventano comandamenti.


L’’intero percorso di riflessione sulla conoscenza nel secolo scorso camminava  esattamente nella direzione opposta, con la  permanente messa in discussione della capacità della scienza di incarnare la verità.

Il principio di indeterminazione di Heisenberg ha insegnato che la nostra qualità di osservatori “interni”, altera la percezione e la precisione del calcolo. Il teorema di incompletezza di Gödel ha svelato i limiti dei sistemi matematici formali nel dimostrare ciò che è vero.

Thomas Kuhn ha stroncato l’idea del progresso per accumulazione delle scienze per sostituirlo con una successione di cambi di “ paradigma”, ossia teorie dominanti che diventano visioni del mondo.

Karl Popper ha abbassato le pretese di verità della conoscenza scientifica introducendo la più modesta falsificabilità: è scientificamente corretta una proposizione che non può (più) essere confutata.

Jacques Monod, biologo ed espistemologo, ha concluso che la scienza moderna non è in grado di attraversare un triplice confine: l’ origine del Big-Bang, il sistema nervoso centrale umano e l’emergere del primo DNA.

Paul Feyerabend ridusse in polvere la pretesa di stabilire regole universali, affermando che il metodo della scienza è non avere un metodo.

David Bohm iniziò con la fisica quantistica e concluse con la certezza che l’universo si regge in un “ordine implicato” che avvolge in unità ogni cosa, a sua volta implicata nel tutto .


Dunque, ciò che ha caratterizzato la scienza è stata la consapevolezza dei propri limiti, l’esatto contrario della futile petulanza di chi oggi sventola la bandiera scientista.

La fanciullesca venerazione della scienza è una sorprendente regressione cognitiva, come un paziente il cui deterioramento mentale gli fa ricordare solo alcuni fatti e dimenticare tutto il resto.

Abbiamo cancellato un secolo di pensiero per tornare al positivismo ingenuo di Auguste Comte , che vedeva nell’uomo di scienza la fase più avanzata — e ultima — dell’evoluzione umana; i bei tempi in cui la borghesia trionfante toglieva Dio dagli altari e vi innalzava la scienza gridando “viva il progresso”.

Con lo stesso fervore religioso, i suoi predicatori intonano gli inni a una scienza che è il nome di una fede senza Dio né paradiso, ma con inferno, inquisizione e roghi degli eretici in Campo de’ Fiori.

Niente di nuovo sotto il sole, come già sapeva Qoelèt.

Roberto Pecchioli, https://www.ereticamente.net/  27/7/2023

Roberto Pecchioli (1954), studioso di geopolitica, economia e storia, svolge un’intensa attività pubblicistica in ambito saggistico. Collabora con riviste e siti web di cultura e informazione indipendente. Già dal 2020 ha preso posizione contro la strategia del Grande Reset.

 

 

 

 

 

LE ANIME MORTE

«Essere governati significa essere, in ogni operazione, in ogni transazione, in ogni movimento, annotati, registrati, contati, valutati, timbrati, quotati, brevettati, concessi in licenza, autorizzati, postillati, ammoniti, impediti, riformati, rettificati, corretti da esseri che non hanno né titolo, né scienza, né virtù».

Pierre-Joseph Proudhon

filosofo ed economista francese ( 1809- 1865)

 

Nabokov, nel suo libro su Gogol’, ha provato a definire che cos’è il pošlost’, lo squallore dozzinale e smaccato in cui vivono i personaggi di quell’immenso scrittore dal cappotto del quale, diceva Dostoevskij, «noi tutti siamo usciti».

Del pošlost’, emblema, sbirro e, insieme, incarnazione è Čičikov, l’ineffabile compratore di anime morte, cioè di quei defunti servi della gleba, per i quali il padrone continuava a pagare il testatico, procurando così loro una specie di fasulla sopravvivenza.

Non credo di proporre nulla di stravagante, suggerendo che Čičikovsia è per noi il simbolo di coloro che oggi governano – o credono di governare – la vita degli uomini.

Come Čičikov, essi manipolano e trafficano, infatti, anime ormai morte, la cui sola parvenza di vita è che pagano esse stesse il testatico e acquistano i beni di consumo che gli si dice di comprare.

Se poi queste anime siano veramente morte o se tali appaiano soltanto a coloro che li governano, non fa troppa differenza, dal momento che essenziale è che esse si comportino – e lo fanno così bene – come se fossero morte.

Sì, certo sono morti» dice Cicikov delle sue anime «ma d’altra parte che cosa si ricava dai vivi di oggi? Che razza di uomini sono?», e all’interlocutore che gli obietta che questi almeno sono vivi, mentre le sue anime sono soltanto una finzione, risponde sdegnato: «Una finzione? Ma proprio! Se solo li aveste veduti… vorrei proprio sapere dove trovereste una finzione simile».

È bene riflettere su che cosa sia un tale stato-pošlost’, in cui tutto è organizzato in ogni particolare presumendo di aver a che fare soltanto con delle anime morte, che occorre puntualmente registrare, contare, timbrare e orientare nella direzione voluta.

Se qualche anima sfugge alla conta e risulta invincibilmente viva si provvederà, quando non sia necessario eliminarla, a isolarla o a respingerla nei margini.

Un tale stato-pošlost’ ha, infatti, unicamente bisogno di anime morte e guai a chi si ostina a essere vivo, a non obbedire ai decreti televisivi e alle prescrizioni del cellulare che è stato provvidenzialmente inserito nella sua bara.

Eppure anche Čičikov non riesce a farla franca fino alla fine, chi ha comprato solo anime morte si ritrova in ultimo a mani vuote e solo con la fuga riesce a sottrarsi al castigo.

Un giorno, anche se non si sa quando, le anime che si sono lasciate fino ad allora trattare come morte bruscamente si desteranno e non è detto che questa volta Čičikov riuscirà a salvare la pelle.

Giorgio Agamben, filosofo      https://www.quodlibet.it/   24/7/2023

Filosofo italiano di fama mondiale. Ha scritto opere che spaziano dall’estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica. Già dal 2020 ha preso posizione contro la strategia del Grande Reset.

 

 

 

Una pseudo-scienza per creare ansia a servizio del Grande Reset….

 

ATTRICE IN LACRIME: “MINISTRO, HO L’ECO-ANSIA”. LA SCIENZA DISTORTA VUOLE TERRORIZZARE I GIOVANI

“Le confesso, Ministro, che ho molta paura per il mio futuro. Io personalmente soffro di eco-ansia e alle volte penso che io non ho un futuro, perché la mia terra brucia, in questi giorni in Sicilia sta bruciando tutto. E io non so se voglio avere figli. Sinceramente, Ministro, non lo so.”

Lacrime da emergenza climatica, anzi, da eco-ansia. È successo durante il Giffoni Film Festival, e il video ha fatto il giro dei media generalisti che ormai da mesi profetizzano la catastrofe ambientale e che non mancano occasione per diffondere il panico cercando di contagiare il pubblico con, appunto, la nuova psicopatologia dell’ansia da riscaldamento globale.

Dopo le passerelle dell’adolescente Greta Thunberg e di altri giovani nostrani, la narrazione unica sull’ambiente promuove nuovi volti che possano rilanciare la drammaticità di un’emergenza che per molti autorevoli scienziati, in realtà, neanche esiste.

Le lacrime dell’attrice

A proposito di dramma, o psicodramma eco-ansioso, vale la pena sottolineare che la giovane, che piangendo si è rivolta al ministro per l’ambiente Gilberto Pichetto Fratin – a sua volta in lacrime – durante l’incontro al Festival di Giffoni, si chiama Giorgia Vasaperna, ha 27 anni e fa l’attrice, ha recitato come protagonista in due cortometraggi e ha conseguito un diploma da attore e doppiatore. Certo forse non basta a dimostrare che nel suo intervento dal pubblico stesse recitando, se fosse così avrebbe peraltro anche del talento, certamente però il tema che ha sollevato, quello dell’eco-ansia, merita una riflessione.

Se questa psicopatologia esiste, chi e perché la sta instillando nelle menti dei giovani, che di norma sono facilmente condizionabili? È la scienza di regime, quella che non dà spazio al dibattito e alle voci critiche.


Dall’ipocondria all’eco-ansia

Basta fare un passo indietro per rendersi conto che è già successo durante la cosiddetta pandemia Covid, in cui ragazzi perfettamente sani sono stati resi ipocondriaci e terrorizzati da un virus che nelle loro condizioni è perfettamente curabile, con un’adeguata profilassi.

Sono stati convinti, su basi completamente infondate, che se si fossero sottoposti all’iniezione di un prodotto farmaceutico sperimentale avrebbero protetto anziani e fragili. Così hanno rischiato, e in alcuni, troppi, casi contratto malattie gravi cardiache, neurologiche o autoimmuni.

Ora la “scienza senza basi scientifiche” si abbatte nuovamente sulle loro menti plasmabili e li convince che la loro stessa sopravvivenza è a rischio e che è meglio rinunciare a formare una famiglia e generare figli.


Lo studio distorto di Lancet

Ogni giorno abbiamo esempi della distorsione del pensiero climaticamente corretto: il quotidiano La Verità, tanto per citare uno dei casi più recenti, ha messo in luce la disonestà intellettuale di uno studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Lancet sui morti per caldo e per freddo, che punta a dimostrare il presunto aumento dei decessi dovuti al riscaldamento globale ( vedi subito dopo questo articolo, glr).

Basta dare uno sguardo all’asse orizzontale alla tabella per avere la dimostrazione che il grafico è totalmente sballato: a sinistra la linea del tasso di mortalità procede di 50 in 50, a destra di dieci in dieci.

Le proteste inutili dei collettivi ambientalisti

Certo, l’ambiente va protetto, ma con azioni e provvedimenti efficaci. Hanno senso le manifestazioni dei gruppi giovanili come Ultima Generazione per sollevare l’attenzione sul tema?

Ha senso imbrattare monumenti e opere d’arte? Ha senso bloccare il traffico con sit-in mezzo alla strada costringendo le auto ad emettere ancora più gas di scarico nell’immobile attesa che il presidio venga sciolto?

Le uniche barriere naturali contro il caldo rinvigorito dal cemento sono gli alberi. Ma dove sono i giovani dei collettivi ambientalisti quando si tengono le proteste contro gli abbattimenti, partecipate quasi sempre solo da adulti?

Chi insegnerà ai ragazzi, prima che l’eco-ansia li paralizzi, che auto e monopattini elettrici non sono la soluzione?

Narrazione distorta anche sugli incendi

La giovane attrice Giorgia Vasaperna piange per gli incendi che colpiscono la Sicilia: qualcuno può spiegarle, insieme a noi di Byoblu, che i roghi, purtroppo, si verificano ogni estate da anni e la colpa è dei piromani e di chi vuole distruggere boschi e foreste per appropriarsi di quei terreni?

Ministro Pichetto Fratin, per favore, faccia chiarezza invece di rispondere alle lacrime con le lacrime.

Byoblu,  29/7/2023

 

 

 

 

Lancet tarocca pure le tabelle per creare l’ondata dei morti di caldo

Da  La Verità del 29/7/2023

 


 

 

 

 

La scienza detta ai giornalisti gli articoli sul meteo

Da  La Verità del 28/7/2023



 

 

 

 

ANNO IV DELLA DITTATURA SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

 

 

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