Articoli marcati con tag ‘rivoluzione’

 

Il 27 aprile del 1937 muore a Roma, dopo una lunga malattia aggravata dalla carcerazione che subiva da molti anni, ANTONIO GRAMSCI (46 anni) filosofo, politico, giornalista, storico, linguista e Antifascista.

 

Vedi:  Il filosofo rivoluzionario: ANTONIO GRAMSCI

 



 

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Il disegno qui sopra bene sintetizza cosa sarà il futuro “uomo” secondo la “nuova normalità“, prevista dal progetto criminale chiamato Grande Reset gestito da Big Money, Big Pharma, Big Tech, Big Agricolture e dai governucoli allineati come quello italiano.

Verrebbe da citare il titolo del capolavoro di PRIMO LEVI: Se questo è un uomo” (1947). No, questo non è più un “uomo” ma un burattino in mano a forze oscure ( ma neanche tanto) che progettano il dominio planetario, una governance globale veicolata, oggi, dal racconto mediatico di un virus presentato come la peste nera del 1346 ( quella presente nel Decamerone di Giovanni Boccaccio ( 1313- 1375) ). Un racconto che grazie alla paura, anzi, al terrore indotto attraverso i media sta creando da mesi milioni di lobotomizzati, di ipnotizzati, di “cecati” che sono il prodomo del futuro “uomo normalizzato“.

 

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Stiamo vivendo una stagione di grandi proteste. Da Beirut a Parigi e da Santiago a Hong Kong, milioni di persone sono scese in piazza a manifestare. Si potrebbe quasi essere indotti a credere che tutti questi movimenti di protesta siano mossi dagli stessi motivi e che puntino agli stessi obiettivi. Leggi il resto di questo articolo »

No al Pd, sì a Bossi e Bannon: ecco le vere radici del Movimento 5 Stelle. Casaleggio senior ispirò la campagna pro-Brexit e per M5S dettò la linea: mai con i dem. Dopo le accuse e gli arresti al Campidoglio, un libro svela le origini reali del Movimento e la rete sovranista che l’avvolge.

Ce lo vedete il braccio destro di Bannon a lezione da Casaleggio? I pezzi grossi pro-Brexit che volano a Milano per prendere ispirazione in via Morone 6? Grillo che parla di sovranismo nel 2013? Di Maio che dialoga con Savona già nel 2016? Eppure è accaduto. Granelli che spiegano come il Movimento Cinque Stelle che governa con la Lega sia l’esecuzione di una spinta che viene da lontano. Leggi il resto di questo articolo »

Icona pop da un lato, pensatore tanto prolifico quanto sconosciuto (ma solo in Italia) dall’altro: questo è per il pubblico, in estrema sintesi, Antonio Gramsci. Chiunque è in grado di riconoscere la sua immagine, con gli occhiali tondi e la capigliatura increspata, e si sarà imbattuto almeno una volta nelle sue massime “odio gli indifferenti” o “istruitevi, agitatevi, organizzatevi”. Gramsci fu però molto più di questo: uomo politico capace e lungimirante, contribuì a fondare il Partito Comunista d’Italia nel 1921, diventando anche un esponente di rilievo della delegazione italiana al Comitato Esecutivo dell’Internazionale Comunista tra il 1922 e il 1923, e seppe rinnovare in modo radicale il pensiero marxista per fornire una lettura lucida e concreta della società del suo tempo. Leggi il resto di questo articolo »

Facevamo un’opposizione disperata e inesorabile al regime e a Mussolini.

Combattevamo Mussolini come corruttore, prima che come come tiranno; il fascismo come tutela paterna prima che come dittatura; non insistevamo sui lamenti per mancanza della libertà e per la violenza, ma rivolgemmo la nostra polemica contro gli italiani che non resistevano, che si lasciavano addomesticare… Leggi il resto di questo articolo »

La crisi della sinistra

Recentemente è apparso un libro bellissimo, Popolocrazia, di Ilvo Diamanti e Marc Lazar, che mi augurerei fosse letto dal numero più ampio di italiani, e in modo particolare di politici italiani, per la natura precisa e circostanziata delle analisi. La mia opinione è che il termine- concetto “ populismo” sia inappropriato alla materia che pretenderebbe di descrivere: e che perciò, usato a sproposito (non è certo il caso di Diamanti e Lazar), possa produrre qualche equivoco.

Perché “ inappropriato”? Perché il termine- concetto, da cui esso prende ovviamente origine, è a sua volta desueto e inappropriato alla materia da descrivere. In che senso? Nel senso che il “popolo” — non più in questo caso termine- concetto, ma realtà politico- sociale attivamente presente sul piano storico — sta uscendo di scena da diversi decenni. Dove accade questo? In tutte — io penso — le forme di democrazia rappresentativa esistenti e funzionanti nel mondo occidentale, ma soprattutto qui in Italia. Leggi il resto di questo articolo »

È davvero meravigliosa la lotta che l’umanità combatte da tempo immemorabile; lotta incessante, con cui essa tenta di strappare e lacerare tutti i vincoli che la libidine di dominio di un solo, di una classe, o anche di un intero popolo, tentano di imporle. È questa una epopea che ha avuto innumerevoli eroi ed è stata scritta dagli storici di tutto il mondo. L’uomo, che ad un certo tempo si sente forte, con la coscienza della propria responsabilità e del proprio valore, non vuole che alcun altro gli imponga la sua volontà e pretenda di controllare le sue azioni e il suo pensiero. Leggi il resto di questo articolo »

Il 27 aprile del 1937 muore a Roma, dopo una lunga malattia aggravata dalla carcerazione che subiva da molti anni ANTONIO GRAMSCI (46 anni) filosofo, politico, giornalista, linguista e Antifascista.

Gramsci fu tra i fondatori nel 1921 del Partito Comunista d’Italia ed uno dei più grandi pensatori del 900. I suoi scritti hanno dato una svolta fondamentale alla tradizione filosofica marxista e attraverso la sua analisi culturale politica elaborò il concetto di egemonia con la quale le classi dominanti impongono i propri valori politici intellettuali e morali a tutta la società affinchè  il loro  potere risulti condiviso da tutte le classi sociali comprese quelle subalterne. Leggi il resto di questo articolo »

L’eredità – Molti della mia generazione si sono salvati dal marxismo banale e dogmatico degli anni Settanta grazie ai “Quaderni dal carcere” che ci hanno costretto a discutere in modo critico le prospettive del comunismo

Per molti della mia generazione la lettura degli scritti di Antonio Gramsci ha avuto l’effetto di una liberazione dal marxismo-leninismo banale e dogmatico che teneva banco, alla fine degli anni Sessanta, fra i movimenti della sinistra extraparlamentare. Non ho prove storiche da offrire, ma credo che molti giovani si siano avvicinati al Pci anche perché quel partito si proclamava erede di Gramsci e si impegnava attivamente a farne conoscere gli scritti. Leggi il resto di questo articolo »

La conquista delle otto ore lascia un margine di tempo libero che dev’essere dedicato al lavoro di cultura in comune. Bisogna convincere gli operai e i contadini che è loro interesse sottoporsi a una disciplina permanente di cultura, e farsi una concezione del mondo, del complesso e intricato sistema di relazioni umane, economiche e spirituali, che dà una forma alla vita sociale del globo.

Lo studentucolo che sa un po’ di latino e di storia, l’avvocatuzzo che è riuscito a strappare uno straccetto di laurea alla svogliatezza e al lasciar passare dei professori crederanno di essere diversi e superiori anche al miglior operaio specializzato che adempie nella vita ad un compito ben preciso e indispensabile e che nella sua attività vale cento volte di piú di quanto gli altri valgano nella loro. Ma questa non è cultura, è pedanteria, non è intelligenza, ma intelletto, e contro di essa ben a ragione si reagisce. La cultura è una cosa ben diversa. Leggi il resto di questo articolo »

Primo maggio, festa del lavoro. Solo spiragli di luce nelle tenebre della globalizzazione.

Celebriamo il Primo Maggio. Certo, con il concerto di Piazza San Giovanni a Roma ma con qualche filo di speranza in più, con qualche segno di risveglio sindacale dal letargo degli ultimi anni nella Germania Federale con gli scioperi operai in 130 imprese, con la svolta socialista del partito laburista britannico guidata da Jeremy Corbyn in parallelo con l’insorgenza pre-elettorale di Bernie Sanders nel partito democratico americano, ma anche e soprattutto con gli eventi di Place de la Republique a Parigi e nelle altre città della Francia dove studenti e lavoratori da più di una settimana si battono contro le riforme del patetico socialista Francois Hollande che ha imboccato la strada dell’italiano Matteo Renzi. Leggi il resto di questo articolo »

“Ora che il governo della Repubblica è caduto nel pieno arbitrio di pochi prepotenti, re e tetrarchi sono divenuti vassalli loro, a loro popoli e nazioni pagano tributi: noi altri tutti, valorosi, valenti, nobili e plebei, non fummo che volgo, senza considerazione, senza autorità, schiavi di coloro cui faremmo paura sol che la Repubblica esistesse davvero. Ma chi, chi se è un uomo, può ammettere che essi sprofondino nelle ricchezze e che sperperino nel costruire sul mare e nel livellare i monti, e che a noi manchi il necessario per vivere? Che essi si vadan costruendo case e case l’una appresso all’altra e che noi non si abbia in nessun angolo un tetto per la nostra famiglia? Leggi il resto di questo articolo »

Piero Gobetti 1901-1926

Tra sdegno e amare profezie, “una lotta continua contro tutto ciò che ci può irrigidire in un passato”

Quando è morto, Piero Gobetti aveva 25 anni. Era un giovane prodigioso, destinato a lasciare un segno nella cultura politica dell’Italia del ’900. Ad aiutarci oggi a penetrare nel segreto di questa giovinezza miracolosa ci sono anzitutto le lettere che si scrisse con Ada Prospero, sua moglie. Nel 1918 Piero e Ada avevano rispettivamente 17 e 16 anni. Abitavano entrambi in un vecchio stabile di via XX Settembre a Torino. Dal loro carteggio emerge il percorso di formazione di un adolescente che si costruisce una identità forte, pagando un prezzo molto alto in termini di solitudine e di energie consumate, bruciando la sua fiamma vitale in una febbrile giovinezza improvvisamente troncata dalla morte. «Credo di poter riconoscere», scriveva, «le mie qualità più innate in una fondamentale aridezza e una inesorabile volontà [...]. Ho l’anima e l’inquietudine di un barbaro, con la sensibilità di un cinico; la storia non mi ha dato eredità di sorta; l’ambiente in cui son vissuto non mi ha offerto comunicazioni, non ha alimentato i miei problemi; non devo nulla a nessuno. Se ho voluto la storia me la son dovuto creare io; se ho voluto capire ho dovuto vivere…». Leggi il resto di questo articolo »

Così fu ucciso Bonhoeffer teologo devoto a Dio e al mondo. Settant’anni fa fu giustiziato dai nazisti il grande studioso protestante. Che fece dell’amore per la vita il centro della sua fede

 

ESATTAMENTE 70 anni fa, all’alba del 9 aprile 1945, completamente nudo, veniva giustiziato nel lager nazista di Flossenbürg il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer che scontava così la sua partecipazione alla Resistenza. Nel 1955 il medico del lager H. Fischer-Hüllstrung rilasciò una testimonianza, da allora ripetutamente citata, secondo cui il condannato prima di svestirsi si era raccolto in preghiera: «La preghiera così devota e fiduciosa di quell’uomo straordinariamente simpatico mi ha scosso profondamente; anche al luogo del supplizio egli fece una breve preghiera, quindi salì coraggioso e rassegnato la scala del patibolo, la morte giunse dopo pochi secondi». Leggi il resto di questo articolo »

Antonio Gramsci è, più di ogni altro, autore fecondamente “inattuale”, dissonante rispetto allo spirito del nostro presente. A caratterizzare il rapporto che l’odierno tempo del fanatismo dell’economia intrattiene con Gramsci è, infatti, la volontà di rimuoverne la passione rivoluzionaria, l’ideale della creazione di una “città futura” sottratta all’incubo del capitalismo e della sua mercificazione universale. Risiede soprattutto “nell’attuale inattualità” della sua figura la difficoltà di ogni prospettiva che aspiri oggi a ereditare Gramsci e ad assimilare il suo messaggio: ossia ad assumere come orientamento del pensiero e dell’azione la sua indocilità ragionata, fondata sulla filosofia della praxis dei “Quaderni”. Essa trova la sua espressione più magnifica nella condotta di vita gramsciana, nel suo impegno e nella sua coerenza – pagata con la vita – nella “lotta per una nuova cultura, cioè per un nuovo umanesimo”. Critica glaciale delle contraddizioni che innervano il presente e ricerca appassionata di un’ulteriorità nobilitante costituiscono la cifra del messaggio dell’intellettuale sardo: l’ha condensato lui stesso nel noto binomio del “pessimismo dell’intelligenza” e dell’”ottimismo della volontà”. Ereditare Gramsci significa, di conseguenza, metabolizzare la sua coscienza infelice e non conciliata, la passione durevole della ricerca di una felicità più grande di quella disponibile. Leggi il resto di questo articolo »

Per un periodo ancora indeterminato la storia verrà fatta dalla potenza delle polizie e dalla potenza del denaro, contro l’interesse dei popoli e la verità dell’uomo. Ma forse proprio per questo è consentita la speranza. Visto che non viviamo più i tempi della  rivoluzione, impariamo almeno a vivere il tempo della rivolta. Leggi il resto di questo articolo »

PIERO CALAMANDREI 1889- 1956

Il discorso che segue fu pronunciato da Piero Calamandrei nel salone degli Affreschi della Società Umanitaria il 26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un gruppo di studenti universitari e medi per illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici che stanno a fondamento della nostra Repubblica.


“L’articolo 34 dice: “i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” E se non hanno mezzi! Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo, che è il più importante di tutta la Costituzione, Leggi il resto di questo articolo »

Dalla Val di Susa alla Sicilia, dall’Altopiano a Pantelleria, dalle isole toscane al Salento il paesaggio naturale e il paesaggio storico della penisola sono sottoposti a dissipazioni, cementificazioni e sconvolgimenti artificiali che non solo hanno aumentato la loro scala e intensità negli ultimi vent’anni in modo esponenziale, ma vedono proprio ora un’accelerazione improvvisa, a dispetto di ogni crisi, come se ci fosse nell’aria un presagio di diluvio incombente e un’esplosione come di furia rabbiosa, una sinistra pulsione a rapinare tutto quello che si può, finché si è in tempo. Ho accennato a disastri di genere diverso: c’è l’opera di Stato, difesa dall’esercito contro la popolazione locale, senza che un solo argomento ragionevole, in mesi e mesi di polemica, sia stato avanzato dai suoi sostenitori bipartisan (e nonostante libri interi di argomenti contrari e relative cifre, economiche e gestionali oltre che ecologiche, siano inutilmente a disposizione del pubblico); ma ci sono anche le rapine multinazionali di quelli che vanno a trivellare a un costo ridicolo il Mediterraneo sotto Lampedusa, alla ricerca del petrolio, con i rischi enormi denunciati recentemente da Luca Zingaretti su Repubblica. Leggi il resto di questo articolo »

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