GLR-NOTIZIE-FLASH 53 27/1/2023
ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
Vedi “Notizie” precedenti QUI
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Sempre più, in questo tragico tempo della dittatura sanitario-ecologico-digitale, ci domandiamo dove è andata a finire la dignità del nostro paese.
Sempre più ci domandiamo in quale fosso è stata buttata, dai politici e dalla gente comune, la MEMORIA di coloro che tra Risorgimento e Resistenza hanno dato la vita affinchè l’italia fosse un paese libero, sovrano, dignitoso, civile e non guerrafondaio.
Sempre più ci domandiamo perchè dobbiamo avere notizie come quelle che seguono.
Mentre vi fate queste domande e provate a cercare la risposta vi rimandiamo a questi articoli su una guerra assurda, strumento dei criminali che gestiscono il progetto devastante globale chiamato Grande Reset: leggete QUI, QUI e QUI. E questo fondamentale articolo che trovate QUI potrà aiutarvi nella risposta.
Ed intanto firmate l’appello che segue. (GLR)
FIRMA CONTRO ZELENSKY A SAN REMO: LA PETIZIONE CONTRO LA SPETTACOLARIZZAZIONE DELLA GUERRA
Questa è la petizione firmata da illustri personaggi che contestano la spettacolarizzazione e militarizzazione del Festival di Sanremo. La musica non deve avere nulla a che fare con la propaganda bellica. Se la condividi e vuoi aderire clicca qui.
Fin dagli albori della televisione pubblica, il Festival di Sanremo si è accreditato come la più seguita manifestazione popolare italiana. Milioni di persone seguono lo spettacolo trasmesso in mondovisione dalla Rai.
Che piaccia o meno, il Festival rappresenta anche sul piano internazionale un aspetto dell’identità culturale del Bel Paese. L’Italia ha lanciato da Sanremo successi planetari che celebrano la vita, la felicità e l’amore.
Abbiamo appreso perciò con incredulità che, in una delle serate clou dell’evento, presumibilmente sabato 11 febbraio, interverrà Volodymyr Zelenskij, capo di Stato di uno dei due paesi che oggi combattono la sanguinosa guerra del Donbass.
Una guerra terribile, fomentata da irresponsabili invii di armi e da interessi economici e geostrategici inconfessabili, che ha portato il mondo sull’orlo di un olocausto nucleare per la prima volta dopo la crisi dei missili di Cuba.
Una guerra che ha ragioni complesse, tra cui il fatto che la Nato sia andata ad “abbaiare ai confini della Russia” (utilizzando le parole di Papa Francesco), oltre alle conseguenze della brutale repressione del governo nazionalista di Zelenskij contro la popolazione russofona, soprattutto in Donbass.
Una guerra che come italiani abbiamo il dovere costituzionale di “ripudiare”, non soltanto di rifiutare, nel rispetto dell’ Art. 11 Costituzione, ma che invece continuiamo a finanziare, favorendone così in modo diretto e indiretto la letale escalation.
L’Italia non solo invia armi (ed aumenta il budget militare in una fase economica difficilissima per la maggioranza degli italiani), ma lascia che la NATO e gli Stati Uniti utilizzino a loro piacimento il suo territorio, in assenza di qualsiasi forma di controllo governativo, parlamentare e popolare.
A causa di questa posizione acritica e supina, l’Italia ha rinunciato a svolgere l’importante ruolo di mediazione geopolitica che corrisponde alla sua vocazione storica, abdicando al contempo al proprio interesse nazionale e al proprio ruolo di fondatrice del processo di unificazione europea, come struttura per assicurare la pace fra le nazioni.
Proprio in queste settimane, mentre la propaganda infuria sui giornali controllati dagli interessi del blocco finanziario che si riconosce nella NATO, è in corso da parte americana la sostituzione dei precedenti ordigni nucleari. Questi già da anni collocati sul suolo italiano (in violazione del Trattato sulla non proliferazione nucleare a suo tempo sottoscritto sia dagli USA che dall’Italia) saranno ora sostituiti con dispositivi di ultimissima generazione, dotati di intelligenza artificiale e piena manovrabilità a distanza.
Un’operazione pericolosissima anche nell’immediato, di cui il popolo italiano, che più volte si è espresso contro il rischio nucleare anche civile, è tenuto all’oscuro.
Riteniamo dunque tragicamente ridicolo e profondamente irrispettoso di un’ampia fetta dell’opinione pubblica che non si riconosce nelle politiche militari dei governi Draghi e Meloni il fatto che Zelenskji sia invitato a Sanremo.
Il dramma oggi in corso nel suo Paese non è altro, infatti, che l’epilogo di un conflitto ben più lungo, quale quello del Donbass, che i maggiori Stati della NATO (quegli stessi cui oggi l’Italia è accodata!) hanno contribuito ampiamente a fomentare, limitandosi ad appoggiare militarmente l’Ucraina, nel corso degli anni.
Come intellettuali abbiamo il dovere di comprendere ciò che avviene dietro le quinte, e ci mettiamo perciò a disposizione per parlare al popolo italiano, che a tal fine invitiamo alla mobilitazione sabato 11 febbraio a Sanremo, per partecipare ad una grande assemblea popolare di piazza.
L’Italia deve uscire subito dalla guerra interrompendo ogni aiuto diretto o indiretto a una delle parti in conflitto.
L’ Italia non può rassegnarsi a restare un deposito di ordigni nucleari micidiali sotto controllo americano, né luogo di laboratori e centri di ricerca bellici. È necessario liberare il nostro territorio da questa presenza.
Saremo a Sanremo l’11 febbraio per dire al mondo in modo motivato e razionale ma forte e chiaro: Il ripudio della guerra significa ripudio senza se e senza ma.
La sovranità può essere limitata solo per assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni (Art. 11 Cost.).
Ugo Mattei (Generazioni Future/CLN; giurista, professore universitario)
Manlio Dinucci (Comitato NO NATO NO WAR; giornalista)
Germana Leoni (Comitato NO NATO NO WAR/CLN; giornalista)
Alberto Bradanini (ex ambasciatore)
Franco Cardini (storico, professore universitario)
Carlo Freccero (massmediologo)
Joseph Halevi (economista, professore universitario)
Moni Ovadia (regista, drammaturgo)
Paolo Cappellini (storico del diritto, professore universitario)
Franco Guarino (reporter)
Geminello Preterossi (filosofo del diritto, professore universitario)
Roberto Michelangelo Giordi (scrittore, cantautore)
Alessandro Somma (giurista, professore universitario)
Savino Balzano (sindacalista, saggista)
Anna Cavaliere (giurista, professore universitario)
Thomas Fazi (economista, saggista)
Carlo Magnani (giurista, ricercatore)
Pasquale De Sena (giurista, professore universitario)
Alessandra Camaiani (giurista, ricercatrice)
Gabriele Guzzi (economista, presidente de L’Indispensabile)
Giovanni Messina (giurista, ricercatore)
Giulio Di Donato (filosofo del diritto, ricercatore)
Sara Gandini (epidemiologa, biostatistica, professore universitario)
Simone Luciani (editore)
Sirio Zolea (giurista, ricercatore)
Giorgio Bianchi (giornalista, attivista)
Alessandro Di Battista (politico, giornalista)
Giuseppe Mastruzzo (direttore International University College of Turin
Byoblu
Guardate che schifo… Perchè?
ITALIA: SEMPRE PIU’ ARMI VENDUTE ALL’ESTERO!
Un primato bellico: la vendita italiana di armi alimenta le guerre nel mondo provocando morte e distruzione, in barba alla pandemia covidiota e alla Costituzione repubblicana.
Invece di esportare cultura, bellezza, pace e ingegnosità, l’Italia vende strumenti atti a uccidere la vita umana e semina violenza per trarre un profitto economico intascato da un branco di prenditori senza scrupoli (allevati, avallati e protetti dallo Stato tricolore).
La Presidenza del Consiglio, il 13 maggio 2022, ha inviato al Parlamento una versione (sbianchettata) della «Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento», relativa alle operazioni svolte nell’anno 2021 contenente correzioni e integrazioni un’ampia serie di informazioni errate e mancanti nel testo inviato precedentemente alle Camere. Il primo dei due volumi riporta una pagina di «Errata corrige», che sostituisce in particolare tutti i dati, comunicati dall’Agenzia delle dogane riguardanti le operazioni di esportazione effettiva di armamenti.
Nel secondo volume tutto il documento redatto dall’Agenzia delle dogane viene integralmente sostituito da una nuova versione, che elenca i dati nella loro completezza, a seguito di alcuni rilievi che erano stati avanzati da parte della Rete italiana pace e disarmo e dall’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal).
I numeri dell’export militare italiano di armi per il 2021 segnano il massimo storico di esportazioni effettive. Nel 2021, hanno segnato dalla pandemia di Covid-19, le aziende militari italiane hanno esportato nel mondo armamenti per quasi 4,8 miliardi di euro.
Tra i maggiori destinatari di sistemi militari «made in Italy» figurano: Qatar (958.849.653 euro), Kuwait (875.393.504 euro), Egitto (773.289.163 euro), Turkmenistan (378.470.352 euro), ma anche Regno Unito (233.466.565 euro), Stati Uniti d’America (223.451.692 euro), Francia (148.001.753 euro), Germania (128.755.982 euro), nonché Arabia Saudita (135.844.327 euro), Emirati Arabi Uniti (122.460.394 euro) e Pakistan (87.774.972 euro).
Per quanto concerne le nuove autorizzazioni individuali all’export, queste mostrano un leggero calo ma restano un numero alto, passando dai 3.927.988.408 euro del 2020 ai 3.648.843.633 euro dell’anno scorso.
Tale diminuzione è tuttavia compensata da «licenze globali» di progetto e varie autorizzazioni di trasferimento che riguardano soprattutto progetti militari congiunti fra Paesi dell’Unione europea della Nato: ai 3.648.843.633 di euro di «autorizzazioni individuali» (cioè per singole licenze di esportazione) vanno infatti sommati i 1.012.348.699 euro di «licenze globali», «licenze generali» e «intermediazioni» che rappresentano per le aziende uno strumento di semplificazione delle procedure.
Il totale definitivo delle autorizzazioni rilasciate nel 2021 è dunque di 4.661.192.334 euro, in leggero aumento rispetto all’anno precedente.
Tra i principali acquirenti di armi italiane si trovano Paesi governati da dittature e regimi autoritari primo fra tutti il Qatar, accusato di legami con l’estremismo islamico e tra i primi quindici Paesi figurano Pakistan, Filippine, Malaysia, Egitto oltre che Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti coinvolti nella guerra in Yemen e accusati da organismi organizzazioni internazionali di essere autori di numerose stragi.
Ad oggi non è dato sapere se tali armi vengano utilizzate o meno dai sauditi nel conflitto in Yemen; inoltre, più di 970 milioni di euro di licenze di esportazione (pari al 26,6 per cento) riguarda l’Africa settentrionale e il Medio Oriente.
È inaccettabile che l’Italia continui a produrre e a commerciare armamenti, soprattutto verso regimi autoritari e dittatoriali, alcuni dei quali coinvolti in aree di guerra, dove a pagare il prezzo più pesante è la popolazione civile e ciò, è in contrasto con la legge italiana numero 185 del 1990.
Gianni Lannes, giornalista, http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/ 23/1/2023
LIBERO E VIRGILIO: SERVER FUORI SERVIZIO DA GIORNI. E SE IN FUTURO ACCADESSE AL NOSTRO DENARO DIGITALE?
Tra la notte di domenica 22 e lunedì 23 i server di Libero e Virgilio sono andati giù e, pertanto, da quel momento nessuno può accedere al proprio indirizzo email, sia esso privato che della propria azienda e all’interno ci sono sia coloro che usufruiscono gratuitamente del servizio e anche quelli che, per motivi di spazio, pagano per avere una casella di posta più spaziosa o con servizi aggiuntivi; milioni di utenti si trovano impossibilitati a leggere la posta arrivata o ad inviare messaggi, costretti, in caso di urgenza, a farsi un indirizzo di posta alternativo.
Non conosciamo le motivazioni, Italia Online, la società che gestisce i server di entrambi, ha tenuto a dire che non si tratta di un attacco hacker, ma di un problema tecnico in via di risoluzione ma, qualsiasi sia la causa, l’effetto è davvero imponente e, come ha fatto notare Marcello Pamio, sul suo canale Telegram, contestualmente Google starà gioendo per la previsione che molti utenti si riverseranno verso quello che è, ormai, il gestore più famoso.
Tanti ne stanno parlando [1][2][3] dato che, si stima, le caselle di posta sono tra 9 e 11 milioni, quindi si è creato un vero e proprio disservizio nazionale, che fa molto riflettere proprio per la direzione (chiamiamola deriva) che sta prendendo la società attuale, perseguendo le varie “Agenda 2030”, “Vision 2030” (per i paesi arabi) e “Vision 2035” per la Cina, da anni il WEF, e non solo, ci illustra ed indica il cammino, ovvero: la digitalizzazione totale.
Non sono un retrogrado o uno che ama remare contro il progresso scientifico e tecnologico, ma difronte a certe implementazioni e a causa del vissuto degli ultimi anni, in particolare degli ultimi tre, non posso fare a meno di domandarmi a cosa potremmo andare in contro se venissero attuate una serie di proposte, o meglio, di obiettivi che tutti i governi stanno portando avanti.
Sono partito proprio dallo spunto del suddetto Marcello Pamio, perché la sua domanda (retorica) è anche la mia domanda e lo è da molto tempo:
se dovessero digitalizzare interamente il denaro, cosa accadrebbe se vi fosse un evento simile a quello che sta accadendo con delle “semplici” caselle di posta?
Se il blocco della moneta digitale fosse a causa di un attacco hacker o se, perseguendo l’idea del controllo di massa e del credito sociale, dall’alto decidessero che certe persone non potessero più utilizzare il proprio denaro o ne limitassero la quantità utilizzabile secondo il proprio volere, cosa faremmo?!
Questa situazione ci dovrebbe allertare e non dovremmo vedere la cosa come un disagio o poco più che un problema tecnico, ma come un precedente importante, un avvertimento nato dal caso e che sussurra al nostro orecchio.
Attento, che in futuro, in un qualunque momento, per una causa qualsiasi, ti potresti trovare ad essere povero perché non hai fatto una punturina obbligatoria o perché sei in ritardo col pagamento delle tasse o perché hai manifestato contro lo Stato”.
“Fantasie!” staranno dicendo alcuni voi ma, ahimè, dovremmo aver imparato che quello che pensavamo fosse irrealizzabile è diventato realtà e quello che ci sembrava distopico è diventato democratico.
La Cina, in primis, dal 2014 ci sta insegnando da anni cosa lo Stato può fare ai propri cittadini (sudditi?) e, proprio attraverso il sistema del credito sociale, sta sperimentando il controllo di massa; insomma prendendo ispirazione, con la tecnologia attuale, a quello che George Orwell, in “1984”, chiamò Big Brother, il Dragone ha dato vita (o forse ha migliorato quelli già esistenti in altri Paesi) al Grande Fratello.
Purtroppo adesso, se si parla di Grande Fratello, alla gente viene solo in mente quel format televisivo, di opinabile qualità, che vede un gruppo di personaggi chiusi in una casa e spiati 24 ore al giorno.
Come abbiamo avuto modo di vedere, attraverso alcuni servizi televisivi (il primo reperibile della BBC del 2018 [4][5], fino ad arrivare al servizio televisivo della RAI con la trasmissione “Petrolio” [6]), in alcune città sperimentali, grazie all’implementazione di una copertura totale di telecamere col sistema di riconoscimento facciale, collegate a dei server gestionali, lo Stato attribuisce un punteggio base a tutti i cittadini, i quali, a seconda delle azioni che compiono, subiscono un aumento o una diminuzione dei loro punti e, sotto una certa soglia, la loro vita può essere limitata.
Una limitazione vera e propria, tanto da non poter prendere un aereo per lasciare il paese o essere denigrati a livello sociale e subire vere e proprie umiliazioni pubbliche, come mostrare le foto dei volti, con nome e cognome, di coloro che hanno il punteggio più basso; se tutto ciò non bastasse, per guadagnare punti, viene fomentato lo spionaggio tra vicini di casa e colleghi di lavoro: per aumentare il proprio credito sociale, non solo le persone devono cercare di fare buone azioni e rispettare le leggi, ma posso acquisire punti extra segnalando il comportamento scorretto dei propri concittadini, o coloro che sono critici nei confronti dello Stato, un po’ come il ruolo degli “informatori non ufficiali” reclutati dalla STASI per spiare, alla fine tutti spiavano tutti senza sapere di essere spiati.
La digitalizzazione è la chiave del controllo totale e, ricordando la frase legata proprio all’Agenda 2030 di Davos, ovvero
Nel 2030 non avrai nulla e sarai felice” [7],
dovremmo ormai aver chiaro in mente cosa ci riserva il futuro, perché ce lo dicono apertamente, ce lo sbattono in faccia con i loro messaggi e spot; non potremo certo dire “non lo sapevo” o “non credevo si arrivasse a tanto”, perché non saremmo credibili e, soprattutto, non saremmo intellettualmente onesti, principalmente con noi stessi!
Quando nel 2017 l’allora Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dichiarò di voler rendere obbligatori 10 vaccini per l’infanzia e ne fece, poi, un decreto, dissi “con questa legge si è creato un grave precedente” e, purtroppo mi sono reso conto, alcuni anni dopo, che veramente quello era un primo passo per arrivare alla direzione che abbiamo vissuto; nonostante quella legge fosse al centro di polemiche, già prima diventare decreto, molte relative alla sua anticostituzionalità [8], la stessa è tutt’ora in vigore e i giudici, specialmente da parte della Corte Costituzionale, non hanno fatto altro che avvalorarla con la sentenza 2017 [9], stessa cosa accaduta poco tempo fa con la decisione, sempre della Corte Costituzionale, sui “vaccini” anti-Covid19.
Tornando all’argomento iniziale, è ovvio che un server caduto, un problema tecnico o un attacco hacker, non debba allarmare più di tanto ma, come per me nel 2017, questo potrebbe creare un grave precedente, ma un precedente che stavolta ci dà in mano un’arma contro questo sistema, un grave precedente per i loro piani, perché dovrebbe far riflettere coloro che sono assai felici di entrare in un’era totalmente digitale, che un qualsiasi piccolo problema tecnico o un blackout energetico prolungato, può causare più problemi in futuro di quanti ne causi adesso.
Veicoli che si guidano da soli, che perdono il controllo da soli; soldi digitali che adesso ci sono e tra un minuto non ci sono più o non sono più disponibili; macchinari che rilasciano farmaci nell’organismo che, non ricevendo più un segnale, non rilasciano più i farmaci o ne rilasciano in continuazione; banche senza cassa, che senza collegamento internet non possono fornire il denaro richiesto.
Gli esempi possono essere tanti per creare il dubbio sulla direzione intrapresa, soprattutto se si pensa all’incidente, al malfunzionamento, al blackout, ma se pensiamo che dall’altra parte, anche per un errore, possono decidere della nostra vita a loro discrezione, siamo proprio certi di voler seguire quella strada?
A tal proposito vi lascio citando il titolo di una commedia di Giuseppe Giacosa del 1870:
Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova”.
Giacomo Ferri, ComeDonChisciotte.org 27/1/2023
Note:
[1] https://www.affaritaliani.it/mediatech/libero-mail-virgilio-down-cosa-sta-succedendo-835962.html?refresh_ce
[2] https://www.tag24.it/477899-libero-virgilio-non-funzionano-mail-da-quando-soluzioni-sblocco/
[3] https://techprincess.it/libero-e-virgilio-down-email/
[4] https://www.bbc.co.uk/sounds/play/w3cswkf6
[5] https://www.youtube.com/watch?v=EovTU2yqqkY
[6] https://www.raiplay.it/video/2020/05/petrolio-sistema-di-credito-sociale-in-cina-96ac1b56-ed50-4236-9e11-e473c7b122d5.html
[7] https://comedonchisciotte.org/agenda-2030-non-avrai-nulla-e-sarai-felice/
[8] https://domus-europa.eu/2017/06/19/vaccinazioni-il-decreto-lorenzin-e-anticostituzionale-di-francesco-mario-agnoli/
[9] https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?menu=notizie&id=3184
Le multe covid
Da La Verità 27/1/2023
DALLA RETE
ANNO IV DELLA DITTATURA SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
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