E continua il festival dei resilienti: “auguri, buon anno”, dopo “auguri, buon natale” e verso “auguri, buona befana”. Una caterva di auguri non si sa di cosa se non la solita nenia: soldi, salute, fortuna, figli maschi e putipù…. Siamo proprio una povera cosa!

Il nuovo anno è iniziato nel giorno del Solstizio d’ Inverno, il 21 dicembre (leggi QUI ), il vero capodanno dalla notte dei tempi anche se la massa continua ad aspettare la notte del 31 dicembre per farsi… gli auguri (!), mangiare, stappare bottiglie, fare i botti, festeggiare più o meno a gogò. Sembriamo proprio come quei passeggeri del transatlantico Titanic, nel 1912, che cantavano e danzavano mentre la nave stava affondando nei gorghi dell’oceano Atlantico.

Pasolini diceva che il natale è una cosa atroce ( leggi QUI ). Il capodanno tradizionale lo è ancora di più con i suoi auguri a vanvera, soprattutto al tempo della dittatura sanitario-ecologico-digitale che il progetto criminale globale chiamato Grande Reset, gestito dall’aristocrazia finanziario-usuraia all’interno del deep state globale, sta costruendo inesorabilmente per arrivare alla governance di un mondo di sottomessi, di addomesicati, di manipolati, di vaccinati e di resilienti ammaestrati ( leggi QUI) che però si fanno gli auguri!

Auguri che non tengono conto che viviamo nel tempo della paura, dello spavento, delle emergenze perenni: e affinchè i covidioti “auguranti” non se lo dimentichino ariecco, puntuale, la paura del covid:


Da La Verità, 29/12/2022

 

Scarica e leggi i PDF:

ricomincia-il-terrorismo-e-limpaurimento

 

una-scusa-per-rilanciare-vaccini-e-green-pass

 

Che puntualità, che tempestività, che meticolosità da parte delle belve del Grande Reset, non trovate? No? E allora vi meritate i banali auguri che farete o riceverete in questi sciocchi giorni di “festa”.

Noi, invece, ci auguriamo, vi auguriamo che il nuovo anno, già iniziato il 21 dicembre, sia nuovo davvero e ci trovi più ricchi di senso critico, di consapevolezza e quindi d’indignazione da cui derivi la forza di essere e continuare ad essere RESISTENTI contro questo progetto criminale che persiste e persisterà, alla faccia dei resilienti con la bocca piena di cotechino e lenticchie e con in mano un bicchierozzo di spumante.

Ci, vi auguriamo di RESISTERE alla loro strategia della paura e dell’emergenza per asservirci, come molti già fanno, per la vostra dignità e la vostra anima ( leggi QUI), costi quello che costi, come c’insegnano i Santi di ogni tempo presenti nel nostro Calendario Laico dei Santi.

Sarebbe allora un anno nuovo, davvero. (GLR)


 

 

È TEMPO DI RISALIRE DALL’ABISSO DELLA PAURA

Chi supera la paura traccia una strada per il coraggio

 

Il dispotismo non paga mai alla fine, ma la resistenza ad esso paga sempre. Perché il coraggio è più forte della paura.

 

Si dice che l’ex presidente francese Valéry Giscard d’Estaing abbia portato regolarmente alla disperazione le sue guardie del corpo. Motivo: al presidente piaceva scappare di notte dal Palazzo dell’Eliseo per mostrare al suo cane le strade di Parigi. Non era preoccupato per la propria incolumità, secondo il motto: “I francesi mi hanno scelto, perché dovrebbero volermi fare del male?” Per molto tempo il quadro è stato simile per i consiglieri federali in Svizzera, che hanno potuto viaggiare in tram vicinissimi alla gente e indisturbati. Di recente si è saputo che il consigliere federale e ministro della sanità Alain Berset aveva con sé guardie del corpo 24 ore su 24, anche durante le vacanze sugli sci. Cosa ci dice?


La concentrazione di potere ha un prezzo oscuro

Negli ultimi anni la politica è diventata sempre più autoritaria, più restia al dialogo e più cieca nei confronti delle alternative.

Poiché lo Stato di potere ha preso la parola, lo Stato di diritto ha avuto una battuta d’arresto. In caso di emergenza, la “necessità” non contempla alcun comandamento. Pensatori autoritari come De Maistre e Carl Schmitt sono stati riattivati dalla loro naftalina. Si diffonde la parola dittatura igienica, una nuova forma di dispotismo democratico. …

Il dipartimento della salute ha deciso in modo eccessivo, non si è fermato nemmeno di fronte a misure prive di prove e alla grande menzogna delle vaccinazioni. Tuttavia, ogni aumento di potere ha un prezzo occulto. …

La droga più pericolosa del nostro tempo, per se stessi e per gli altri, è il potere. Chi cade sotto il suo incantesimo inizia a comportarsi come un drogato che ha paura di non riuscire a procurarsi la prossima dose.

La dipendenza dal potere passerà attraverso i cadaveri. Dissolve gli autentici legami, capovolge la logica, si arma di menzogne e inganni e costruisce una roccaforte su un terreno incerto. Il potere fondato sulla lealtà attraverso la paura prospera solo per poco tempo grazie a un cocktail di paranoia, comportamento eccessivo e arbitrarietà, che a sua volta aumenta la contropressione nella popolazione. Come già notava il rivoluzionario francese Mirabeau nel suo “Essai sul dispotismo”, alla fine la nazione diventa sempre più forte e prima o poi si vendica del tiranno.

Per sua stessa natura, ogni concentrazione di potere implica che non ci possano mai essere alternative ad esso. Per questo motivo ha bisogno di collaboratori che alterino la realtà in modo politicamente corretto.

Le aziende mediatiche nell’orbita del potere diventano pittori di illusioni, esagerano i pericoli e ritoccano le informazioni sgradite. Questo assume caratteristiche sempre più grottesche fino a quando anche questo potere si erode completamente.

Le lacune sono già inequivocabili: Dov’è la discussione sugli autori del sabotaggio dell’oleodotto nel Mar Baltico? Dov’è la discussione sulla pericolosa ricerca sul guadagno di funzioni a Wuhan intorno ad Anthony Fauci, che sta mentendo spudoratamente? Dov’è la discussione riguardo alla possibilità di influenzare le elezioni americane con un comportamento di censura di parte da parte di Twitter, come recentemente reso pubblico nei “Twitter Files”? A conti fatti, molti media non hanno voluto prendere sul serio il presunto tentativo di colpo di Stato in Germania da parte di cittadini del Reich in età pensionabile.

Il potere è un veleno strisciante che prima intossica il demagogo e infine lo manda in infermità. Chi si immerge nel potere ne inala i fumi tossici. Chi toglie qualcosa agli altri, come la libertà di movimento, toglie anche la propria libertà di movimento.

Non per nulla la nomenklatura della DDR viveva in un insediamento isolato vicino a Berlino. Tuttavia, questo esercizio sfrenato del potere ha sempre un effetto immunizzante sulla popolazione. Dopo lo shock iniziale dell’eccesso di potere, la persona che resiste scopre che la sua mente è in grado di non farsi abbindolare dal potere.

Impotenza, confusione e paura si trasformano in un nuovo stato di forze. Si comincia a decifrare lentamente ma inesorabilmente i geroglifici del nuovo potere e a ricalibrare la propria vita.


La resistenza ripaga

Il gioco di potere di una minoranza, da un lato, e la resistenza contro di essa, dall’altro, sono avversari naturali. Ciò si riflette anche nella distribuzione dei premi. Per chi usurpa il potere, la ricompensa è maggiore all’inizio ma col tempo diventa un danno per se stesso e per gli altri. Il latte dolce diventa acido.


Per il resistente è il contrario. All’inizio soffre di più perché deve abbandonare subito la sua zona di comfort e farsi strada attraverso gli ostacoli. Tuttavia, con il tempo questi ostacoli diventano strumenti di formazione.


Chi resiste diventa un professionista nel superare un percorso a ostacoli. Ed è il primo a resistere al mondo illusorio, il nuovo mondo della comodità descritto da Huxley.

 

È immediatamente a disagio ed è il primo ad accogliere la sofferenza, il che fa sì che alla fine sia il primo a non essere condizionato dal dolore. Alla fine si relaziona con altre persone che la pensano come lui e sgretola la rete del potere.


Milosz Matuschek, 26/12/2022

Nato nel 1980 in Polonia è un avvocato qualificato, giornalista e autore. Per sei anni è stato editorialista freelance per la Neue Zürcher Zeitung e da settembre 2019 a fine 2020 è stato vicedirettore capo della rivista Schweizer Montag .

FONTE: https://www.freischwebende-intelligenz.org/p/raus-aus-der-angst?utm_source=post-email-title&publication_id=95541&post_id=92882542&isFreemail=true&utm_medium=email

 

 

 

 

 

 

IL SEGRETO INCONFESSABILE DEL PNRR

Il PNRR ha, nel suo acronimo, la R di resilienza. Ma che cos’è davvero la resilienza? Perché è diventata tanto importante, nell’ordine del discorso dominante, questa parola che fino a non molti anni fa era letteralmente sconosciuta in un ambito diverso da quello suo proprio, legato ai metalli e alla loro capacità di resistere agli urti?


La resilienza in effetti occupa un ruolo centralissimo nell’ordine del discorso neoliberale: se there is no alternative e la realtà deve essere solo sopportata, senza mai poterla trasformare in nome di desideri di migliori libertà e di ulteriorità nobilitanti, ecco che l’atteggiamento richiesto al suddito del nuovo ordine mondiale coincide con la supina accettazione di ciò che c’è.


Non potendo mutare un ordine dichiarato in trasformabile, egli deve cambiare se stesso per rendersi conforme allo stato delle cose: detto altrimenti, se il mondo ti fa soffrire, non puoi e non devi cambiare il mondo, ma te stesso, acciocché tu possa acquisire la virtù stoica della sopportazione dell’insopportabile.

Questo nell’essenziale dice la resilienza e così si spiega anche l’alto indice di gradimento che essa incontra presso il polo dominante, che non vede l’ora di poter disporre di servi docili e resilienti: di servi cioè che anziché intraprendere la via della rivolta e della indocilità ragionata, lavorino su se stessi per farsi adattivi, per rendersi più conformi all’esistente.

Il paradigma ideale della resilienza che tanto piace al potere è quello di Paperino, che prende botte dalla mattina alla sera e che non di meno si rialza sempre di nuovo, senza mai mettere in discussione ciò che lo fa ininterrottamente cadere a terra.


Se questo è nell’essenziale il significato della resilienza, chiaro è allora che dobbiamo respingerla per riscoprire i valori antiattivi della rivolta e delle insurrezione, della rivoluzione e della ribellione. Non Paperino, ma Spartaco deve essere il nostro modello


Diego Fusaro, filoso  Byoblu 28/12/2022

 

 

 

Ciò che segue è il nostro augurio per un anno veramente nuovo che ci porti a frantumare con tutte le nostre forze i muri che ci stanno costruendo intorno. Con la stessa decisa forza del “Grande capo”. Auguri!!

 

Da “Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo“: Fuga dal Manicomio e Libertà

Scena finale tratta dal Film: “Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo” di Milos Forman, Usa 1975, con: Jack Nicholson, Louise Fletcher ed altri.

McMurphy (Jack Nicholson) arriva nel 1963 all’ospedale psichiatrico di Salem, e viene accolto dal Dottor John Spivey, che gli spiega a quali trattamenti verrà sottoposto per capire la natura della sua malattia mentale. Durante il periodo di osservazione, assume un comportamento insubordinato e istiga alla ribellione gli altri pazienti: rifiuta le medicine, prende in giro gli infermieri e i degenti, si impossessa dell’autobus dell’ospedale e con altri compagni ruba una barca da pesca, fingendo di far parte di un gruppo di medici della struttura.

Sotto la sua guida e grazie al suo esempio, gli altri pazienti iniziano a ribellarsi ai trattamenti vessatori degli infermieri e soprattutto della temibile caporeparto, Mildred Ratched (Louise Fletcher) i cui metodi inflessibili e repressivi conducono al suicidio un giovane nevrotico. McMurphy stringe amicizia con gli altri degenti, in particolare con Billy , ragazzo timido e balbuziente ( quello che si suiciderà), e con Bromden, un indiano chiamato “Grande capo”, che si finge sordomuto e dalla corporatura imponente, e cerca di aiutarli a comprendere che sono persone degne di rispetto e di essere trattate come tali, ma quando capirà che è impossibile cambiare realmente le cose, organizzerà la fuga.

Purtroppo la fuga fallirà e McMurphy, ritenuto irrecuperabile, pericoloso e aggressivo, subirà una tremenda loboctomia che lo rende totalmente instupidito. Ma “il Grande capo” ha recuperato la forza della propria dignità di uomo libero proprio grazie a ciò che McMurphy gli ha mostrato. Una notte Bromden, il “Grande capo”, vedendo il suo amico nelle sue tristi condizioni, senza più coscienza e forza di volontà, decide di non abbandonarlo al proprio destino e, convinto che non valga la pena di lasciarlo vivere in quello stato, lo uccide soffocandolo con un cuscino, per poi strappare da terra un pesante lavabo di marmo, scagliarlo contro la finestra e fuggire dalla breccia, correndo lontano verso la libertà, mentre gli altri degenti rimangono meravigliati e uno di loro, Taber, scoppia a ridere sguaiatamente osservando la scena.

 

Vedi e ascolta QUI

 

 

 

 

 

Scegliamo di farci curare solo da medici no-vax: anche questo è una scelta di Resistenza!

Da  La Verità, 22/11/2022




 

 

ANNO III DELLA DITTATURA SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

 

 

 

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