Mai conosciuto nella storia un essere più remissivo, manipolabile, docile, prono, spaventato e sottomesso del covidiota. Eppure i gestori criminali del Grande Reset, con i loro complici governativi e mediatici, non stanno tranquilli e debbono continuamente rafforzare il clima di paura che tiene avvinto il covidiota attraverso continue campagne di emergenze ( sanitarie, belliche, energetiche, economiche, alimentari) per poter portare avanti il loro diabolico progetto di una “nuova normalità” e di una “nuova umanità” sottomessa, sorvegliata, controllata e eterodiretta digitalmente attraverso la nuova forma del governare e fare politica: emergenze permanenti.

Argomenti fondamentali e preziosi come salute, clima, difesa della Terra, energia rinnovabile, sostenibilità, ambiente, pace, rapporti sociali diventano in mano ai gestori criminali del Grande Reset ( e ai loro complici locali come i governi), per i loro scopi di potere, uno strumento di oppressione e morte. Non dimenticatelo. Essi, i criminali, non hanno alcun interesse per il Bene degli Uomini e della Terra. Non dimenticatelo. Big Money, Big Pharma, Big Tech, Big Agricolture ( i criminali del Grande Reset) hanno a cuore solo i loro incalcolabili interessi. Non dimenticatelo. E non ci cascate…

E se veramente, i criminali, fossero mossi da intenti buoni e giusti non agirebbero creando continue paure, emergenze e sottrazione di diritti inalienabili. Non dimenticatelo, come fanno i covidioti. Non si può fare del Bene mettendo paura, terrorizzando e ricattando. Non dimenticatelo. Si mette paura, si terrorizza, si allarma continuamente solo se si vuole schiavizzare. Non dimenticatelo.

Per cui temendo, chissà, una improbabilissima resipiscenza del covidiota per criminali del Grande Reset ora è tempo di battere e ribattere sul “nuovo covid“, sulla nuova emergenza: quella climatica. In modo che il covid-iota si sviluppi in clim-idiota. Sempre idiota, comunque.

“Il tempo stringe”. “Siamo a un passo dall’apocalisse”. “L’emergenza climatica mette a rischio l’esistenza umana”. Con questi toni i media sono tornati a insistere sul cambiamento climatico. Una propaganda ben studiata e in atto per mantenere il panico sin qui costruito.

Questi fatti dimostrano che dietro al Grande Reset c’è la Grande Finanza, che sta attuando un piano di accentramento del potere e di controllo sociale con strumenti come il “green pass” e i prossimi IDPay (leggi: Verso la dittatura digitale (10). Schiavi digitali. )  e wallet digitale  ( leggi: GLR-NOTIZIE  105 - 22/7/2022).  A questi se ne aggiungono ora altri che fanno leva, oltre che sul “rischio pandemia”, sul “rischio climatico” ( leggi e rileggi: Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (23). Dittatura ecologica. ).

Come dichiara la BlackRock, una delle Tre Piovre che gestiscono il Grande Reset ( leggi: Le tre piovre. ), “il rischio climatico rimodellerà fondamentalmente la finanza e guiderà una significativa riallocazione del capitale”.

A tal fine, mentre si spettacolarizza il riscaldamento globale annunciando l’imminente catastrofe, si ignora il continuo peggioramento della qualità dell’aria che, secondo il rapporto 2021 dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, provoca in Italia circa 65 mila morti l’anno, approssimativamente lo stesso numero attribuito al Covid-19. Ma per mettere paura è una notizia poco efficace.

Clima: il nuovo covid. E vai!!! (GLR)


 

 

 

BALLE CLIMATICHE: ECCO COME I MEDIA COSTRUISCONO EMERGENZE

D’estate fa caldo e d’inverno fa freddo, su questo tutti sembrano essere d’accordo. Eppure, all’improvviso il caldo estivo è diventato un problema che metterebbe in pericolo l’esistenza umana. Perlomeno, è questa la percezione se si consultano i media o vedendo un qualsiasi telegiornale generalista. Dietro a questa strategia di comunicazione attuata dai media si cela un obiettivo ben preciso: sostituire il terrorismo mediatico dell’emergenza sanitaria, instillando il panico nella popolazione con l’emergenza ambientale.

Dipendente CNN shock: “Cambiamento climatico sarà nuovo Covid”

Negli ultimi giorni, sui social è tornata in voga un’inchiesta pubblicata ad aprile del 2021 su Project Veritas, sito di giornalismo d’inchiesta statunitense. Catturato dalle telecamere di un giornalista sotto copertura, il direttore tecnico di CNN Charlie Chester ha affermato che l’emittente statunitense avrebbe presto iniziato a “focalizzarsi prevalentemente sulla questione climatica”.

Il motivo? Con il tempo la narrazione dell’emergenza Covid si è affievolita e l’Agenda setting di uno dei mezzi d’informazione più seguiti negli Usa avrebbe dovuto trovare un nuovo filone narrativo per mantenere uno stato di paura collettivo. “Il cambiamento climatico sarà il nuovo Covid per la CNN”, ha rivelato Chester senza tanti giri di parole. Il direttore tecnico dell’emittente di sponda democratica ha inoltre spiegato la strategia messa in atto dalla testata durante l’amministrazione Trump, mirata a rimuovere il tycoon dalla Casa Bianca attraverso notizie sulla gestione dell’emergenza sanitaria. “Sono sicuro al 100% che se non fosse stato per la CNNTrump non avrebbe perso le elezioni”, ha detto Charlie Chester.

I media suonano la carica

Le previsioni del dipendente di CNN si sono infatti avverate. Da settimane il quotidiano pubblica articoli di allarme sulle conseguenze del cambiamento climatico. Le parole chiave sono attentamente studiate per gettare il panico: alte temperature, pericolo, minaccia, emergenza, disastro e addirittura “apocalisse”, come ha scritto il premio Nobel Paul Krugman in un editoriale sul New York Times. Scenari che vengono presentati sotto le mentite spoglie di un largo consenso scientifico ma che, in chiave giornalistica, assumono le sembianze della più classica propaganda. Un bombardamento di notizie dal tono allarmistico, presto scimmiottato anche dai media europei.

Correlazioni inventate

“Il calore scioglie cavi elettrici a Baden-Baden”, ha titolato il quotidiano tedesco Bild il 20 luglio 2022. L’articolo spiega che le alte temperature avrebbero addirittura squagliato dei cavi elettrici, lasciando 10.000 persone senza corrente. Nell’era in cui non possono esistere correlazioni, il giornalista della Bild Zeitung l’ha invece stabilita tout court, probabilmente guardando un paio di foto dei cavi sullo schermo di un computer. Alcune ore dopo, infatti, la rettifica: “Non è stato il caldo”, la causa è da ritrovarsi in un punto di contatto difettoso che ha innescato un cortocircuito.

Tuttologi si professano detentori della verità assoluta

Nei salotti televisivi i virologi si danno ora il cambio con esperti ambientali, naturalmente schierati da una sola parte. Curioso come, in alcuni casi, le virostar del passato diventino ora gli scienziati esperti del clima. “Cambiamenti climatici. Con le ondate di calore aumentano i decessi”, titola Repubblica il 22 luglio, citando uno studio che annovera tra gli autori nientepopodimeno che Walter Ricciardi. Il superconsigliere di Roberto Speranza, di cui evidentemente non bastavano le inaffidabili dichiarazioni sulla Covid-19.

Il copione è sempre lo stesso: c’è una scienza inconfutabile e ci sono dei poveri cretini che non capiscono. Il tempo che rimarrebbe per “salvare il pianeta” sarebbe poi prossimo all’esaurimento. Grafiche e cartine meteorologiche rosso fuoco alimentano il panico che consente il mantenimento del controllo sull’opinione pubblica. Una reale soluzione ai problemi impellenti non viene però presentata. Difficile credere che il rimedio, ad esempio dell’emergenza siccità, possa essere quella di non lavarsi e di cambiare le mutande ogni tre giorni, come ha consigliato il presidente onorario del WWF, Fulco Pratesi.

Il rapporto tra media e Governanti

Strategie contenute nel kit del piccolo terrorista mediatico, il cui compito è quello di abbindolare i lettori in una costante narrazione di emergenza permanente. Racconti spesso non attinenti alla realtà dei fatti e che supportano le politiche portate avanti dalle amministrazioni in carica. “Il cambiamento climatico è un pericolo chiaro e imminente”, ha detto il presidente Usa Joe Biden il 20 luglio in un discorso tenuto presso la Brayton Point Power Station a Somerset in Massachusetts. L’intenzione dell’inquilino della Casa Bianca sarebbe quella di dichiarare uno stato d’emergenza climatico, in modo da sbloccare ulteriori fondi federali.

Niente soluzioni, solo psicosi collettiva

Beninteso, la questione climatica è un tema delicato ed estremamente complicato da analizzare. Come ad esempio dimostrano le analisi che il fisico dell’atmosfera, Franco Prodi ha enunciato qui su Byoblu. La società del controllo si nutre di tanti problemi che si trasformano tutti in emergenze. Nessuna di queste viene risolta, poiché il fine non è una soluzione, ma un “clima” di perenne paura.

Un modus operandi che crea ulteriori problemi, piuttosto che venirne a capo. Giovani attivisti incollano le proprie mani sulla ”Primavera” di Botticelli agli Uffizi di Firenze, o bloccano autostrade in nome della lotta al cambiamento climatico. Il risultato di tale terrorismo non è certo un pensiero razionale, ma una psicosi che colpisce qualcuno più di altri. La paura fa novanta (gradi).

https://www.byoblu.com/  22/7/2022

 

Vedi e ascolta QUI

 

 

 

 

SICCITA’: CLIMA DI GUERRA!

Clima di guerra e menzogne sul clima: questo caldo insopportabile e la siccita’ non incombono a caso. Il tempo meteorologico e’ un’arma insospettabile. La data fatidica è l’anno 2025, ormai prossimo, quando gli USA avranno – come pretendono – il controllo globale del clima terrestre. Attualmente, un fatto e’ evidente: l’implementazione dell’inquinamento elettromagnetico.

«L’emergenza climatica è come la pandemia. È vero che stiamo ancora lottando contro la pandemia, ma questa è un’emergenza di uguale entità e non dobbiamo assolutamente ridurre la nostra determinazione ad affrontare i cambiamenti climatici» ha sbottato Mario Draghi al vertice sul Clima durante l’Assemblea generale dell’ONU (settembre 2021).

Le due questioni sono intrecciate, perché servono a mantenere uno stato d’emergenza inventato di sana pianta – senza giustificazione – che sostituisce la democrazia incompiuta con la tecnocrazia imperante. Questo connubio ideologico tra clima e pandemia non è casuale. Tutto serve a mantenere il falso stato di emergenza.

In questa prospettiva la pandemia è un’occasione per rendere ancora più concreto e stringente lo stato d’emergenza, con tanto di sospensione delle libertà individuali e delle garanzie democratiche e consolidare la transizione transumanista all’eugenetica totalitaria. Questo andazzo, a sua volta, faciliterà il perpetuare le misure costrittive anche per la presunta emergenza climatica.

Emergenza infinita? Il perenne stato d’emergenza inoltre genera almeno due conseguenze. La prima è la fine della democrazia. Non si tratta di un effetto collaterale, ma di un obiettivo esplicitamente voluto. Infatti, in un rapporto del Club di Roma, risalente al 1991, intitolato The First Global Revolution (La Prima rivoluzione globale), c’e’ scritto:

«La democrazia non è una panacea. (…) per quanto possa suonare sacrilego, la democrazia non è più appropriata per gli obiettivi che abbiamo davanti. La complessità e la natura tecnica di molti dei problemi di oggi non sempre permettono a rappresentanti eletti di prendere decisioni corrette al momento giusto».

La direzione è quella di un governo mondiale tecnocratico capace di affrontare “scientificamente” le emergenze globali (o che vengono presentate come tali). Guardando a come i media propagandano la pandemia e i cambiamenti climatici, non ci sono dubbi al riguardo. La seconda conseguenza è la crescente invadenza dello Stato eterodiretto in ogni ambito della vita umana. La sussidiarietà, l’iniziativa personale sono bandite, tutto dipende dalle decisioni del governo telecomadato dal sistema di dominio.

Con il termine “tecniche di modificazioni ambientalisi fa riferimento a qualsiasi tecnica per modificare – attraverso la manipolazione deliberata dei processi naturali – le dinamiche, la composizione o la struttura della Terra, della sua litosfera, idrosfera, ed atmosfera, o dello spazio esterno. (Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazioni ambientali, Nazioni Unite, Ginevra: 18 maggio 1977).

La Convenzione Enmod dell’ONU – ratificata dalla legge italiana 962 del 1980 – definisce la guerra ambientale come la “premeditata modificazione o manipolazione dei sistemi naturali ecologici, come quello climatico e meteorologico, della terra, della ionosfera, della magnetosfera, del sistema tettonico a placche, e/o lo scatenamento di eventi sismici (terremoti) per causare intenzionalmente distruzioni fisiche, economiche e psico-sociali su prefissati obiettivi geofisici o su ambienti popolati, come parte di azioni belliche di natura strategica o tattica”.

Nel Rapporto Conclusivo AF 2025 dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti, datato 1996 si legge:

«[La modificazione meteorologica] offre al combattente bellico una larga serie di possibili opzioni per sconfiggere o reprimere un avversario…La modificazione meteorologica diventerà parte della sicurezza domestica ed internazionale e potrà essere messa in atto unilateralmente…Potrà avere applicazioni offensive e difensive e anche essere usata per scopi di deterrenza. La capacità di generare precipitazioni, nebbie e tempeste sulla terra o per modificare le condizioni meteorologiche dello spazio…e la produzione di condizioni meteorologiche artificiali, tutto fa parte di un pacchetto integrato di tecnologie [militari]».

I dirigenti tecnocratici di tutto il mondo si incontrano a Copenhagen nel dicembre 2009 con l’obiettivo di raggiungere un accordo sul Riscaldamento Globale. Il dibattito sulle Variazioni Climatiche si focalizza sull’impatto delle emissioni dei gas serra e sulle misure per ridurre le emissioni di CO2 prodotte dall’uomo, secondo il Protocollo di Kyoto. L’opinione generale di base è che le emissioni di gas serra costituiscono l’unica causa dell’instabilità climatica. Nessun governo o gruppo di azione ambientalista ha sollevato il problema della “guerra ambientale” o delle “tecniche di modificazioni ambientali (ENMOD)” a scopi militari.

Malgrado un vasto corpo di conoscenze scientifiche, il problema delle manipolazioni del clima per scopi militari è stato escluso dall’agenda delle Nazioni Unite sulle variazioni climatiche.

John von Neumann nel 1955 sottolineava con tremenda preveggenza che : “Interventi in materia atmosferica e climatica…si apriranno ai nostri occhi con una dimensione difficile da immaginare al presente…Questo amalgamerà gli interessi di ogni nazione con quelli di tutte le altre, in modo totale, più di quello che la minaccia nucleare o una qualche altra guerra abbiano fatto fino ad ora.” (Citazione da Spencer Weart, Guerra Ambientale: Schemi di modificazioni climatiche, Global Research, 5 dicembre 2009).

Appunto nel 1977, tale Convenzione internazionale, ratificata dall’Assemblea Generale dell’ONU, metteva al bando “l’uso militare, o di altra ostile natura, di tecniche di modificazioni ambientali con effetti a larga diffusione, di lunga durata o di violenta intensità.” (AP, 18 maggio1977).

Sia gli Stati Uniti d’America che l’Unione Sovietica risultarono firmatari della Convenzione.

Guidati dall’interesse di consolidare la pace,…e di salvare l’umanità dai pericoli derivati dall’uso di nuovi strumenti di guerra, (…) Riconoscendo che l’uso militare di tali tecniche di modificazioni ambientali possa procurare effetti estremamente dannosi al benessere dell’uomo, (…) Desiderando proibire efficacemente l’uso militare di tecniche di modificazioni ambientali in modo da eliminare i pericoli all’umanità…e affermando la volontà di lavorare per il conseguimento di questo obiettivo, (…) ogni Stato Parte Contraente di questa Convenzione si impegna a non dedicarsi all’uso militare di tecniche di modificazioni ambientali con effetti a larga diffusione, di lunga durata e di violenta intensità, come mezzi di distruzione, di danneggiamento o di lesioni nei confronti di ogni altro Stato Contraente.”(Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazioni ambientali, Nazioni Unite, Ginevra: 18 maggio 1977. Entrata in vigore il 5 ottobre 1978).

La sostanza della predetta Convenzione risalente al 1977 veniva riaffermata in termini generali attraverso la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sulle Variazioni Climatiche (UNFCCC), sottoscritta nel 1992 al Summit sulla Terra di Rio de Janeiro:

«Gli Stati hanno…in accordo con la Carta delle Nazioni Unite e i principi del diritto internazionale, la (…) responsabilità di assicurare che le attività nell’ambito della loro giurisdizione o controllo non procurino danni all’ambiente di altri Stati o di aree oltre i limiti della loro giurisdizione nazionale.». (Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sulle Variazioni Climatiche, New York, 1992)

Dopo il Summit sulla Terra mandato in onda nel 1992, il problema delle variazioni climatiche a scopo militare non è stato mai sollevato nei successivi summit e convegni sulle variazioni climatiche sotto gli auspici dell’UNFCCC. Il problema è stato cancellato, rimosso. Non fa parte del dibattito sulla variazione brusca del clima.

Tuttavia, nel febbraio 1998, la Commissione per gli Affari Esteri, la Sicurezza e le Politiche di Difesa del Parlamento Europeo ha tenuto sedute pubbliche a Bruxelles sulle capacità di guerra meteorologica espresse da Washington e sviluppate secondo il programma HAARP, con base in Alaska (Parlamento Europeo, Commissione per gli Affari Esteri, la Sicurezza e le Politiche di Difesa , Brussels, doc. no. A4-0005/99, 14 gennaio 1999).

In ogni caso, la richiesta della Commissione di redigere una “Carta Verde” sugli “impatti ambientali delle attività militari” veniva fortuitamente accantonata sulla base che la Commissione Europea mancava della giurisdizione opportuna a mettere sotto inchiesta “i collegamenti fra ambiente e difesa”. Brussels era ansiosa di evitare uno scontro con Washington (European Report, 3 febbraio 1999).

Nel 2007, “The Daily Express” – in seguito alla desecretazione e alla declassificazione di documenti del governo Britannico dagli Archivi Nazionali – riferiva che: «I documenti declassificati rivelano che sia gli USA, al primo posto, che l’Unione Sovietica possedevano programmi militari segreti con l’obiettivo di controllare il clima del mondo.».

Uno scienziato ha dichiarato con vanto: “Dal 2025 gli Stati Uniti governeranno il tempo atmosferico”.

Queste rivendicazioni sono liquidate dai negazionisti ad oltranza come teorie del complotto; eppure esistono sempre più evidenze che i confini fra fantascienza e realtà stanno diventando sempre più indistinti. La possibilità di manipolazioni climatiche e ambientali come parte di una agenda militare, ammessa anche formalmente da documenti ufficiali del governo e dell’esercito USA, non è stata mai considerata rilevante nel dibattito internazionale sul clima.

Gli analisti di cose militari al riguardo sono muti. I meteorologi non fanno inchieste sull’argomento, e gli ambientalisti sono invischiati sul riscaldamento globale e sul Protocollo di Kyoto.D’altro canto, la moltitudine dei giornalisti ha ormai piegato la schiena.

Comunque la scienziata indipendente Rosalie Bertell, presidente dell’Istituto Internazionale di Interesse alla Salute Pubblica, ha affermato che l’HAARP agisce come «un gigantesco riscaldatore che può causare sconvolgimenti nella ionosfera, producendo non solo buchi, ma lunghe incisioni nello strato protettivo che impedisce a radiazioni mortali di bombardare il pianeta.». Il fisico Bernard Eastlund ha definito l’HAARP come “il più esteso riscaldatore ionosferico mai costruito”.

Secondo un documento della Duma di Stato della Russia, “gli Stati Uniti stanno pianificando l’esecuzione di esperimenti su larga scala, secondo il programma HAARP, per creare sistemi d’arma in grado di interrompere le linee di comunicazioni radio e di mettere fuori uso la strumentazione installata su navicelle e razzi spaziali, per provocare seri infortuni alle reti di elettricità e agli oleodotti e gasdotti, e per scatenare impatti negativi sulla salute mentale di intere regioni.

«La manipolazione del tempo atmosferico è un’arma preventiva per eccellenza. Può essere diretta contro paesi nemici o “nazioni amiche” senza che se ne rendano conto, può essere usata per destabilizzare sistemi economici, ecosistemi e agricolture. Inoltre può sconvolgere i mercati finanziari e delle materie prime. Lo sconvolgimento in agricoltura induce una più grande dipendenza dagli aiuti alimentari e dai prodotti cerealicoli importati dagli USA e da altri paesi occidentali» (Michel Chossudovsky, Weather Warfare: Beware the US military’s experiments with climatic warfare – Guerra meteorologica: attenti agli esperimenti dell’esercito USA con sistemi d’arma climatici!, The Ecologist, dicembre 2007).

Un’analisi della documentazione emanata dall’Aviazione Militare degli Stati Uniti mette in evidenza l’impensabile: la manipolazione segreta di configurazioni atmosferiche, dei sistemi di comunicazioni e dell’energia elettrica, come arma in una condizione di guerra globale, che consente agli Stati Uniti d’America di danneggiare e dominare intere regioni del mondo.

Secondo un documento ufficiale dell’Aviazione Militare United States of America (anno 1996), «la modificazione del tempo atmosferico offre al combattente bellico un’ampia serie di possibili opzioni per sconfiggere o reprimere un nemico…Negli Stati Uniti, la modificazione del tempo atmosferico verosimilmente diverrà parte di una politica di sicurezza nazionale con applicazioni sia domestiche che internazionali. Il nostro governo perseguirà tale politica, subordinando a questa i suoi interessi, a vari livelli.» (Aviazione Militare degli Stati Uniti. Università dell’Aria dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti, AF 2025, Rapporto Conclusivo).

La manipolazione del clima per scopi militari è potenzialmente una minaccia più grave nei confronti dell’umanità rispetto alle emissioni di CO2. Perché questa questione è stata esclusa dal dibattito alla COP 15, quando la Convenzione delle Nazioni Unite del 1977 stabilisce del tutto esplicitamente che “l’uso militare o di altra ostile natura di tali tecniche potrebbe avere effetti estremamente pericolosi per il benessere dell’umanità”? (Convention on the Prohibition of Military or Any Other Hostile Use of Environmental Modification Techniques – Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazione ambientale, Nazioni Unite, Ginevra, 1977).

Perché questa copertura? Perché le tecniche di modificazione ambientale (ENMOD) non sono state discusse dalla società civile e dalle organizzazioni ambientaliste sotto gli auspici del Forum Alternativo sul Clima 2009?

Il mutamento è l’essenza stessa del clima, anche se adesso tale ovvietà viene spacciata come nuovo allarme planetario. Alimentare il catastrofismo su un ipotetico riscaldamento globale di origine antropica che dovrebbe distruggere il pianeta, se non si risparmia Co2, è la terza grande narrazione dopo la pandemia artificialmente esaltata e l’ennesima guerra voluta a ogni costo: si tratta del del grande reset destinato a rendere virtuoso l’impoverimento e la disoccupazione, mascherato dal falso scopo di salvare il pianeta azzurro.

Oggi il catastrofismo può essere gestito in maniera ottimale sia per rendere marginali le sue medesime tesi, sia per trasformarlo in un arma di persuasione di massa. Le questione climatiche non sono altro che un modello affaristico. Se esistono numerose buone ragioni per temere l’inquinamento degli oceani e dei terreni, ci sono un’enormità di ragioni per dubitare concretamente di un influsso catastrofico delle attività umane sul clima: di certo la quantità di Co2 di origine antropica non può giustificare un riscaldamento globale che peraltro non è nemmeno arrivato ai picchi storici già conosciuti, in eta’ romana e medioevale.

Davvero il 97 per cento degli scienziati concorda sul fatto che il cambiamento climatico è provocato dall’uomo? In realta’ questo numero inventato proviene da un meta-studio del 2013 e da allora e’ stato propinato come una verità indiscutibile. In questa impresa, tale John Cook del Center for Climate Change Communication, ha esaminato circa 12 mila documenti di ricerca sui temi del clima e dell’ambiente per vedere se incolpano o meno gli esseri umani per il cambiamento climatico. E secondo Cook il 97 per cento degli studi e dei documenti sarebbe d’accordo sul fatto che il riscaldamento ha una causa antropica.

Si tratta di una menzogna plateale, perché in realtà solo  lo 0,54% dei lavori scientifici è dell’opinione che gli esseri umani siano all’origine di almeno il 50% del cambiamento climatico. In sostanza, solo 64 dei 3.974 studi presi in considerazione, sono dell’opinione che gli esseri umani siano responsabili di oltre il 50 per cento del cambiamento climatico.

Gianni Lannes, http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/   6/7/2022

 

 

 

IL CONTROLLO DEL CLIMA, IL PROGETTO CINESE ENTRO IL 2025

Molti governi, in tutto il mondo, potrebbero avere già da tempo gli strumenti per controllare e modificare a proprio piacemento le condizioni metereologiche e il clima. No, non è l’inizio della trama di un film di fantascienza, ma è una realtà di cui dovremmo prendere consapevolezza.

Il governo cinese ha ufficialmente annunciato che sta potenziando il suo progetto di controllo del tempo per creare pioggia e nevicate artificiali. Questo progetto sarà pronto entro il 2025 e punta a coprire il 56% dell’intera superficie territoriale del Paese con pioggie laddove queste dovessero essere necessarie.

L’obiettivo del governo cinese è portare il progetto ad un “livello globale avanzato” entro il 2035 per mitigare “disastri come la siccità e la grandine” e facilitare gli interventi di emergenza “in caso di incendi di boschi o di pascoli”.

La Cina non è il solo Stato ad avere questa tecnologia, di sicuro gli Stati Uniti e molti altri paesi occidentali ne sono in possesso. Il suo nome è cloud seeding o “inseminazione delle nuvole” e consiste nell’irrorare prodotti chimici come lo ioduro d’argento o l’azoto liquido nelle nuvole, dove le goccioline d’acqua si condensano e cadono.

L’inseminazione delle nuvole è una scoperta scientifica che risale addirittura al 1946. A farla fu Vincent J. Schaefer un ricercatore statunitense che lavorava per la general electric. Non è la sola tecnica per controllare e modificare il tempo. Pier Luigi Ighina, scienziato italiano e collaboratore di Guglielmo Marconi, in un’intervista rilasciata a report nel 1998 all’età di novant’anni, mostrò la macchina della pioggia.

Si tratta di uno strumento composto da una grossa elica da elicottero rivolta verso l’alto e da due gruppi di tubi, posti in superficie e sotto terra, caricati con polvere di alluminio, in grado di allontanare o avvicinare le nuvole per creare, in quest’ultimo caso, uno stato di nuvolosità che permetterebbe lo scatenarsi delle precipitazioni.

Quella del controllo del clima non è quindi più una ipotesi inverosimile, in base a quanto ha rivelato il governo cinese. Abbiamo tecnologie che possono modificare il clima, combattere la siccità e risolvere il problema della fame nel mondo. Cosa potrebbe accadere però se queste tecnologie fossero usate per scopi bellici? Lo ritenete improbabile?

Nel 2013 il generale Fabio Mini, comandante dell’esercito italiano nella missione in Kossovo del 2002-2003, scrisse un articolo sulla rivista di geopolitica, Limes, dal titolo “Owning the Weather: la guerra ambientale è già cominciatà”, in cui avvisava della possibilità che le guerre del futuro si sarebbero combattute con terremoti, maremoti e disastri ambientali artificiali.

Il generale Mini citava nell’articolo uno studio dal titolo Owning the weather in 2025, “Possedere il clima nel 2025”, condotto nel 1996 da un gruppo di ricercatori della scuola del dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America.

Come spesso accade, una tecnologia potrebbe distruggere il mondo o renderlo un posto migliore. Il vero punto è chi saranno gli uomini e l’umanità che l’avrà a disposizione.

https://www.byoblu.com/  7/12/2020

 

 

 

 

«Il riscaldamento della Terra nasce da cicli naturali. Si ascolta Greta, non gli scienziati»

Parla il fisico Franco Prodi: «In passato ghiacci anche più ritirati di così. Si ascolta Greta ma non gli scienziati, questo la dice lunga».


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Ecco i primi e veri alleati dei criminali del Grande Reset

 

Centri sociali e No Tav organizzano il Social camp per il clima con Greta

A Torino summit internazionale sulla «rivoluzione green», dove è attesa pure Greta Thunberg, con il sostegno di antagonisti nei guai con la giustizia: Askatasuna e gruppi anti Alta velocità. E c’è il patrocinio del Comune.

Qualche anno fa, in un bel libro intitolato Punk Capitalismo, Matt Mason mostrò come il sistema neoliberista fosse così fluido da riuscire a inglobare anche il suo (apparente) contrario, servendosene per divenire più efficiente.

Il capitalismo, nel corso degli anni, è riuscito ad appropriarsi della contestazione, perfino quella che sembra più radicale, e sfrutta le «battaglie per i diritti» ai propri fini: ciò che un tempo pareva ribellione, oggi mostra il suo vero volto di totale asservimento alla logica dominante. L’esempio più calzante di questa nuova fase è la cosiddetta «rivoluzione green».

Presentata da movimenti e attivisti come una necessaria risposta ai danni causati dal capitale, in realtà è precisamente una nuova fase del capitalismo, che porterà molti benefici a grandi aziende transnazionali e ben pochi vantaggi alle popolazioni.

Quindi non stupisce troppo quanto sta per accadere a Torino, dove gli antagonisti più radicali uniranno le forze con le istituzioni proprio al fine di sostenere la lotta al cambiamento climatico che tanto piace ai giganti neoliberisti. Sotto la Mole, al Parco della Colletta, dal 25 al 29 luglio si terrà un grosso evento chiamato Climate social camp.

Nella presentazione ufficiale leggiamo che «il programma prevede incontri gratuiti per sviluppare un pensiero e un agire ecologico nella sua totalità. Il Climate social camp», spiega ancora il comunicato stampa, «vuole riflettere sui danni della crisi ecoclimatica che si traduce anche in una crisi sociale, migratoria ed economica che colpisce in modi ed intensità diverse le diverse fasce della popolazione, prime fra tutte le categorie oppresse: i popoli del Sud del mondo, le classi sociali più povere, le persone migranti, le donne, le persone Lgbtqi+, le persone con disabilità».

Le frasi che abbiamo appena riportato sono tratte dal sito ufficiale del Comune di Torino, che ha deciso di sostenere l’intera iniziativa. A una richiesta di accesso agli atti effettuata da Fratelli d’Italia, infatti, il Comune ha risposto di aver concesso patrocinio agli eventi di Fridays for future, impegnandosi pure a fornire un «contributo in servizi (materiale economale più servizio Polizia municipale)».

La kermesse si annuncia imponente e molto partecipata. Il logo della manifestazione, tanto per dire, è stato disegnato dal noto fumettista «antagonista» Zerocalcare, che si è anche speso come sponsor. Per l’occasione, ha spiegato con dovizia di particolari La Stampa in vari articoli celebrativi, si attendono vip e vippetti, compresi musicisti famosi come Subsonica e Rappresentante di lista. «In calendario anche il direttore dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr Antonello Provenzale, il fondatore di Slow Food Carlin Petrini, il rettore del Politecnico Guido Saracco e il rettore dell’Università degli studi di Torino Stefano Geuna».

Non è un caso che il rettore del locale ateneo abbia deciso di partecipare. In contemporanea al Social camp, infatti, si terrà sempre a Torino il secondo meeting internazionale di Fridays for future, ovvero «cinque giorni di dibattiti, workshop, conferenze, per confrontarsi su rivendicazioni e pratiche del movimento e trovare nuove idee per combattere la crisi climatica». Parteciperanno, dicono gli organizzatori, «più di 500 aivist3 (non è un errore, lo scrivono proprio così per rispettare tutti i generi, ndr) da 55 Paesi». E dove si svolgerà questo bel meeting? Negli spazi del Campus Einaudi dell’Università degli studi di Torino. Come vedete, dunque, le istituzioni si sono date un gran daffare per supportare i battaglieri ambientalisti. I loro sforzi, a quanto risulta, saranno ben ripagati.

Da giorni infatti la stampa torinese scrive che al Climate social camp parteciperà addirittura Greta Thunberg, la rivoluzionaria più amata dai padroni, una che passa senza problemi dai palazzi di Davos a un campeggio in Piemonte. Per carità: Fridays for future ha tutto il diritto di organizzare eventi e parate. Ci sono però un paio di particolari non secondari che vale la pena riportare, giusto per avere un quadro più ampio. Per prima cosa, giova notare che il Climate social camp è gemellato con un altro evento, ovvero il Festival della felicità di Venaus, in Val Cenischia, che è storicamente un luogo di ritrovo dei No Tav.

Giusto a maggio dell’anno scorso, riporta il Quotidiano Piemontese, un pm di Torino ha chiesto condanne dai 10 mesi ai 2 anni per 14 attivisti che «durante il Festival Alta felicità del luglio 2019 avevano forzato le recinzioni a protezione del cantiere Tav […] in località Maddalena di Chiomonte. Durante la marcia ci furono diversi scontri con la polizia. La procura contesta agli attivisti i reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e inosservanza dei provvedimenti dell’autorità». A quanto sembra, dunque, gli ecologisti di Fridays for future hanno stabilito una interessante collaborazione con il mondo No Tav.

Stando alle informazioni che recuperate dalla Verità, non si tratta dell’unico legame problematico stretto dagli ecologisti. All’organizzazione del Social camp torinese, infatti, ha collaborato attivamente anche lo storico centro sociale piemontese Askatasuna. Il profilo Instagram del centro sociale ha pubblicato tutto il materiale promozionale del Social camp e sempre tramite lo stesso profilo, nel maggio di quest’anno, Askatasuna ha convocato i suoi simpatizzanti alla conferenza stampa di presentazione: «Domani, ore 20,30 nell’area pedonale di via Balbo avremo il piacere di presentarvi il Climate social camp insieme a Zerocalcare».

Del resto, già nel 2020 a rilasciare interviste per conto di Fridays for future era Stefano Millesimo, giovane attivista che a maggio è finito nei guai con la giustizia, accusato con altre dieci persone di aver partecipato all’assalto alla sede dell’Unione industriali di via Fanti lo scorso febbraio. Alcuni dei partecipanti all’attacco sono finiti agli arresti domiciliari, mentre a Millesimo è toccato l’obbligo di firma.

Insomma, sembra proprio che tra i tifosi della rivoluzione green e gli antagonisti più esagitati del Piemonte ci sia corrispondenza di amorosi sensi. E ciò risulta vagamente imbarazzante per il Comune di Torino, che concede appoggio a una iniziativa organizzata anche da un centro sociale il quale, secondo i giudici del Tribunale del Riesame ospita addirittura una «associazione a delinquere».

Citiamo da un articolo di Repubblica uscito l’11 luglio: «C’è un’associazione a delinquere dentro al centro sociale Askatasuna. Lo hanno stabilito i giudici del tribunale del riesame accogliendo in parte la richiesta della procura che a marzo aveva chiuso una corposa indagine, basata anche su intercettazioni telefoniche e ambientali, in cui si analizzavano dieci anni di azioni violente o illecite, legate al cantiere della Tav o in generale contro le forze dell’ordine, portate avanti da un gruppo di esponenti dello storico centro sociale torinese, considerato tra i più importanti in Italia per l’area autonoma».

Comprensibile dunque lo sdegno di Maurizio Marrone, assessore regionale di Fratelli d’Italia: «La saldatura tra il campeggio europeo di Greta Thunberg e il festival dei centri sociali No Tav in Valsusa dimostra le strette connessioni tra i giovani ambientalisti dalla faccia pulita, tanto coccolati dai salotti radical chic, con gli antagonisti avvezzi alle aggressioni violente contro forze dell’ordine e avversari politici, già definiti dalla Procura e dal Tribunale del riesame di Torino come associazione a delinquere», dice Marrone. «Al sindaco Lo Russo chiedo come possa confermare il patrocinio al Climate social camp ora. Lo revochi per dignità istituzionale di Torino e coerenza sull’Alta velocità».

Riassunto: i rivoluzionari rossi salgono sul trenino mainstream della rivoluzione verde con il bollino del Comune. E anche la lotta di classe è finita in farsa.

https://www.laverita.info/  22/7/2022

 

 

 

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Ma sappiamo ( o dovremmo sapere) che siamo sotto un regime sanitario, quindi… Comunque a voi leggere, sapere  e riflettere.

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