Articoli marcati con tag ‘colpa’

 

GLR – CONSIDERAZIONI   (52)

ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate  QUI

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Paura e colpa per noi, scimmiette ammaestrate o da ammaestrare.

Ci offendiamo? E perchè? Pensate forse che la gestrice diabolica del progetto criminale globale chiamato Grande Reset, cioè l’aristocrazia fianziario-usuraia ( l’èlite degli stra-miliardari che hanno il VERO POTERE nel mondo, leggi QUI) ci consideri diversamente da scimmiette da ammaestrare Leggi il resto di questo articolo »

“Io non sono convinto che in questi mesi gli italiani abbiano dimostrato “responsabilità”, “disciplina”, “senso civico”. I nostri concittadini si sono fatti prendere dal panico, si sono lasciati convincere da un’informazione (soprattutto televisiva) sensazionalista, parziale, ispirata al ‘pensiero unico” del male assoluto.”

(da:  Terrore sanitario e la gente comune. )

 

 

Dall’articolo: Il lavoro fatto su Giap durante l’emergenza coronavirus. Un bilancio – e un glossario – mentre si «smarmella tutto»

0. Le destre in piazza, ma che sorpresa!

Mentre scriviamo si parla molto delle «destre che scendono in piazza cavalcando il malcontento». Su questo blog già dai primi di aprile avvisavamo che presto o tardi sarebbe accaduto: quel malcontento – la rabbia per la gestione dell’emergenza coronavirus e per le sue conseguenze sociali – stava già montando, ma si esprimeva in modi che non entravano nei radar, oppure ci entravano, ma venivano subito fraintesi, distorti, sminuiti, derisi. Leggi il resto di questo articolo »


Nel 52 a.C. Cicerone difende Tito Annio Milone, accusato di aver fatto uccidere Clodio. Cicerone sostiene che Milone ha agito per legittima difesa, in occasione di un’imboscata. Come provarlo? Fatto sta che, dopo l’omicidio, Milone si è recato tranquillamente a Roma affidandosi alle autorità «senza sensi di colpa, senza paure, senza tormenti di coscienza». Cicerone usa spesso l’argomento della «coscienza a posto» come indizio per provare che l’accusato è innocente. Alla fine della carriera di avvocato, Cicerone affronta il tema dell’infallibilità del «tribunale della coscienza». Leggi il resto di questo articolo »

Quando nel 1995 Christopher Lasch, l’autore del celebre volume “La cultura del narcisismo”, diede alle stampe un altro capitolo della sua indagine sulla società americana, “La rivolta delle élite” (ora ristampato opportunamente da Neri Pozza), pensò bene di dedicare un capitolo alla abolizione della vergogna. Lasch esaminava gli scritti di psicoanalisti e psicologi americani che avevano lavorato per eliminare quella che sembrava un deficit delle singole personalità individuali: la vergogna quale origine della scarsa stima di sé.

La pubblicistica delle scienze dell’anima vedeva in questo sentimento una delle ultime forme di patologia sociale, tanto da suggerire delle vere e proprie campagne per ridurre la vergogna, cosa che è avvenuta in California, ad esempio («programma cognitivo-affettivo finalizzato a ridurre la vergogna»). Lasch non ha fatto in tempo a vedere come questo sentimento sia stato abolito dalla classe dirigente che è apparsa sulla scena della politica mondiale all’indomani del 1994, anno in cui lo studioso della cultura è scomparso. Leggi il resto di questo articolo »

Se dopo il Padre viene uccisa anche la Legge. All’inizio il capofamiglia sedeva sul trono e governava per il suo godimento. Poi i figli presero il potere e il loro rimorso creò le regole-totem del nuovo ordine. Nacque così il patto sociale con il suo tabù: nessuno occuperà in modo arbitrario il trono vuoto. Ora quel vuoto non solo non è riempito ma ha perso ogni significato

Il nostro tempo sembra cancellare ogni forma di tabù. La disinibizione e l’assenza di vergogna e di senso di colpa trionfano alla faccia del vecchio uomo del Novecento ancora preso dai grandi dissidi morali tra il bene ed il male, le ragioni individuali e quelle della Storia, il progresso e la tradizione, gli Ideali e la pulsione. Leggi il resto di questo articolo »

Nei giorni delle banche chiuse e delle dirette tv dalla disperazione, dei vertici d’emergenza e delle dispute accademiche sul grado di sovranità, un ventinovenne britannico di nome Thom Feeney ha avviato una campagna di crowdfunding — una raccolta di denaro via Internet — «a sostegno del popolo greco». In poche ore, sono arrivate sulla piattaforma digitale di Indiegogo migliaia di donazioni da 170 Paesi per un totale di due milioni di euro. I più generosi sono stati i tedeschi, poi gli inglesi e gli austriaci. Una grande piazza virtuale ha così accompagnato le piazze di Atene, percorse da tanti stranieri — quasi tutti europei — determinati a mostrare solidarietà durante quello che non viene vissuto come un dramma chiuso nei confini nazionali. Leggi il resto di questo articolo »

La questione del debito è sempre più di scottante attualità. “Austerità” è stata la parola d’ordine che ha prevalso nelle politiche economiche europee degli ultimi anni guidate dal “modello tedesco”, per molti promotore di una visione “colpevolizzante” dei paesi indebitati. Di qui il nesso tra “debito” e “colpa” da cui muove questo volume. L’intento principale del libro è quello di mettere a nudo i nodi teorici contenuti in questa relazione semantica, attraverso un confronto con i più recenti studi sul debito. Seguendo la scia di ricerche già note, come quella classica di Max Weber o quella più recente di Michel Foucault, e ritornando sulle profetiche parole di un frammento di Walter Benjamin sul capitalismo come “culto indebitante”, questo lavoro intende collocare il problema del debito in un contesto più articolato rispetto a quello strettamente tecnico della scienza economica, nel tentativo di condurre un’indagine in cui l’economia riacquisti il respiro più ampio che le spetta.

Il libro:   Elettra Stimilli, Debito e colpa,  ed. Ediesse 2015,  € 12,00 Leggi il resto di questo articolo »

il dibattito

Disquisendo della memoria della seconda guerra mondiale, lo storico inglese Tony Judt parla di “eredità maledetta”. Per lo scontro di civiltà che incarnò quel conflitto globale e per le sue truculente appendici (la Shoah, le deportazioni, la bomba atomica). Ma anche per il racconto mitizzato di quelle vicende. Con la (comoda) attribuzione alla Germania nazista di tutte le responsabilità e la presunzione di innocenza degli altri. Compreso chi, come l’Italia, vantava la primogenitura mondiale del fascismo e aveva collaborato strettamente con Hitler e i suoi atroci crimini.

A distanza di settant’anni da quei fatti, il nostro Paese non si è ancora liberato di quell’“eredità maledetta”. E la visione autoassolutoria, con il corollario dello stereotipo de Il cattivo tedesco e il bravo italiano, come titola il saggio di Filippo Focardi (Editori Laterza, 288 pagine, 24 euro), resiste nell’immaginario collettivo. Per dirla altrimenti, ampi settori dell’opinione pubblica italiana condividono il giudizio buonista su Benito Mussolini formulato da Silvio Berlusconi il 27 gennaio scorso. Leggi il resto di questo articolo »

Cercare la colpa è molto più facile e più rassicurante che non interrogarci sulle responsabilità che possono anche coinvolgerci, metterci in gioco. La colpa permette di incontrare il colpevole, o presunto tale. E in questo modo ci permette di liberare la nostra coscienza. Liberarla da quei sottili vincoli che ci uniscono gli uni agli altri. La responsabilità invece è un itinerario molto più complesso, perché ci obbliga a ragionare, a stare nei termini della corresponsabilità. Dalla colpa alla Responsabilità è itinerario di difficile attuazione, perché sembra quasi, e in questi tempi lo si vive quotidianamente, che abbiamo bisogno di colpe, di colpevole, di liberarci dai sensi di colpa, mentre dovremmo ritrovare una capacità adulta, serena, di assumere le nostre responsabilità e la vera maturità del nostro vivere. E a questo proposito don Tonino Bello scriveva: “Noi non solo dobbiamo correre in aiuto del fratello che geme sotto la sua croce personale, ma dobbiamo anche individuare, con coraggio e intelligenza, le botteghe dove si fabbricano le croci collettive.. E piccole succursali di queste botteghe, veramente oscure, esistono anche nelle nostre città“.

 

don Aldo Antonelli,  parroco di Antrosano

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