Tecno-dittatura. Dittatura digitale. Digitalizzazione di ogni aspetto della nostra vita e di ogni angolo dell’ambiente in cui viviamo. Iper-controllo e iper-sorveglianza. La città in cui viviamo resa un reticolo insuperabile di strumenti di monitorizzazioni e scansioni interlacciate con i nostri smartphone, con i nostri prossimi IDPay ( leggi o rileggi qui: Verso la dittatura digitale (10). Schiavi digitali.] ) con le nostre facce e, probabilmente, con le nano-strutture di grafene presenti nel corpo grazie alle pseudo-vaccinazioni obbligatorie.

E’ la futura smart city ( città intelligente, come la chiamano in inglese), bellezza. Una prigione digitale a cielo aperto che è, come diciamo da anni sul nostro sito insieme con tanti altri siti d’informazione libera, il vero scopo finale del Grande Reset e della sua micidiale Agenda 2030 ( leggi e rileggi i tanti articoli QUI) passando attraverso la mole enorme di menzogne sanitarie, epidemiche e di emergenze continue di ogni tipo.

La smart city potrà segnare il capolinea della traiettoria della nostra libertà, il preludio a una pericolosa, tragica e definitiva sudditanza. Con una “psicopolizia” a servizio delle software house ( come oggi a servizio delle multinazionali farmaceutiche) a premere sul collo dei cittadini ormai digitalizzati

Forse abbiamo già sentito tutti parlare di “smart city”. E ogni volta la nostra immaginazione ci ha portato a pensare a un vivere migliore, quasi perfetto. Beh, non è così. Sveglia!! Le smart city sono temibili agglomerati metropolitani cibernetici facilmente monitorabili, progettate per una apocalittica nuova schiavitù. Slave city ( città di schiavi, in inglese) altro che smart city!

Una grande crisi ( creata ad arte come con il racconto del covid e delle altre emergenze) dà alle élite il potere di consolidare il controllo mentre gli individui sono distratti dalle loro preoccupazioni private. Perchè questa è la nostra devastante condizione: sempre distratti dalle preoccupazioni private. È così che cresce il dominio, che nascono gli imperi e che muoiono le libertà.

Il quadro generale cambia in “peggissimo” mentre ogni cittadino affronta le proprie calamità personali, non studia, non si pone domande, fa tamponi con una linea di febbre, si fa dare dosi su dosi di “sieri miracolosi”, si fa imbavagliare, si fa limitare continuamente e, soprattutto, si fa spaventare, impaurire, terrorizzare dal mainstream, casomai contento di avere l’ultimo modello di smartphone 5g proprio perchè non capisce niente. Ecco il covidiota, futuro cittadino delle smart city! (rileggi questo articolo: Verso la dittatura digitale (4). Lo schock pandemico

In più non si avrà scelta: la spesa sarà controllata digitalmente e se non farete  il prossimo vaccino, a base di mRNA non testato per la prossima dubbia minaccia pandemica, il governo, che avrà una conoscenza totale dei vostri soldi e guadagni, delle vostre spese e persino degli articoli specifici che acquistate, vi bloccherà i conti bancari e ogni forma di stipendio o pensione. E’ già accaduto, ancora parzialmente, in Canada, Australia, Israele. Accade già normalmente in Cina, modello base per ogni smart city.

Questo è il mondo che ci aspetta, se permetteremo alle banche centrali e ai tre massimi Fondi d’investimento ( tutti all’interno della gestione del Grande Reset, leggi o rileggi questo articolo: Le tre piovre. ) di digitalizzare completamente il denaro e il commercio, la vita. È un ambiente da incubo di completo autoritarismo.

Il primo articolo che vi proponiamo è la notizia di una parziale vittoria contro la smart city in Canada. Ne siamo contenti, ma senza illusioni. La smart city è il loro scopo finale, lo scopo assoluto dei malvagi esseri dietro il Grande Reset, con la complicità dei governi locali, come da noi. Non molleranno l’osso!

E comunque vale la pena lottare. Forse non cambieremo la storia. Ma almeno impediremo ad essa di cambiare noi. E non è poca cosa.    (GLR)

 

 

 

 

Toronto, fallimento Smart City, è l’inizio della fine delle ‘città intelligenti’ iperconnesse?

Le città intelligenti hanno bisogno di un touch umano, scriveva il Financial Times qualche anno fa. A Toronto è arrivata la risposta. Il progetto è naufragato. Nel 2019 la filiale di Google per la pianificazione urbana Sidewalk Labs aveva annunciato il progetto Quayside, un piano futuristico di circa un miliardo di dollari destinato a trasformare il lungo mare di Toronto in quello che il ceo di Sidewalk Labs Dan Doctoroff aveva definito «il distretto più innovativo del mondo».

«Il vero problema è che, con la loro enfasi sull’ottimizzazione di tutto, le città intelligenti sembrano progettate per sradicare proprio ciò che rende le città meravigliose», commenta la MIT Technology Review. «Se il fallimento di Sidewalk’s Quayside ci ha insegnato qualcosa, è che queste tecnologie devono rispondere meglio ai bisogni umani».


Canada, risultato finale senza tempi supplementari: grande sconfitta a Toronto per il progetto Smart City, ha vinto l’autodeterminazione digitale, cioè la possibilità di scegliere se digitalizzarsi l’esistenza o meno, ha vinto la tecnoribellione civile e consapevole dei cittadini.

Vita naturale uno, vita artificiale zero, nonostante la Gigabit society di quest’ultima mimetizzi sotto mentite spoglie fuorvianti termini quali inclusività e sostenibilità, invero sorveglianza orwelliana.

La volontà degli abitanti canadesi contrariati all’idea di dover vivere all’interno di una società iperconnessa e supercontrollata dominata da automazioni, sensori, droni, riconoscimento facciale, Big Data, algoritmi e Intelligenza artificiale, ha infatti spinto Dan Doctoroff, amministratore delegato di Sidewalk Labs, ad annunciare pubblicamente il ritiro del progetto Quayside Waterfront Toronto, ovvero la Smart City dominata dalle reti 5G: era “diventato troppo difficile rendere finanziariamente sostenibile il progetto di 12 acri senza sacrificare parti fondamentali del piano che avevamo sviluppato insieme a Waterfront Toronto per costruire una comunità veramente inclusiva e sostenibile. E così, dopo una lunga riflessione, abbiamo concluso che non aveva più senso procedere con il progetto Quayside“.

Sidewalk Labs è una società di Google per la pianificazione urbana e le infrastrutture delle smart cities. Come è riportato dal sito MIT Tecnology Review, “quasi tutte le persone con cui ho parlato del progetto hanno usato la parola arroganzaper descrivere l’atteggiamento dell’azienda” di Google che avrebbe voluto imporre il modello Smart Cities, dal 2017 sperimentato in Italia senza successo né ottimismo a Matera, Prato, Bari, Milano, Roma, L’Aquila, Torino coi fondi del 5G per le case delle tecnologie emergenti (oggi le città digitali italiane sarebbero oltre 30, ma lontane dal pieno compimento del modello di città intelligente iperconnessa, tipo Cina).

Il vero problema è che, con la loro enfasi sull’ottimizzazione di tutto, le città intelligenti sembrano progettate per sradicare proprio ciò che rende le città meravigliose. New York, Roma e Il Cairo (e Toronto) non sono grandi città perché sono efficienti (….) ma i sostenitori della smart city hanno invece abbracciato l’idea della città come qualcosa da quantificare e controllareLa società è passata da un luogo di tecno-ottimismo (si pensi a Steve Jobs che introduce l’iPhone) a un luogo di tecno-scetticismo, segnato da scandali sulla raccolta di dati, disinformazione, molestie online, e vera e propria frode tecnologica. Certo, l’industria tecnologica ha reso la vita più produttiva negli ultimi due decenni, ma l’ha migliorata?

Insomma, da Toronto il segnale arriva forte e chiaro e si propaga per il mondo intero: alla tecno-utopia virtuale professata dei colossi dell’Hi-tech i cittadini hanno scelto una visione umana, rurale, a misura di vita naturale.

Se avesse avuto successo, Quayside avrebbe potuto essere una prova di concetto e stabilito un nuovo modello di sviluppo per le città di tutto il mondo. Avrebbe potuto dimostrare che il modello di città intelligente carico di sensori lanciato in Cina e nel Golfo Persico avrebbe potuto avere un posto in più società democratiche. Invece, i due anni e mezzo di lotta di Sidewalk Labs per costruire un quartiere “da Internet” non sono riusciti a convincere perché qualcuno vorrebbe viverci”.



La digitalizzazione ha effetti negativi per quattro motivi :

Il primo motivo: la digitalizzazione è il driver di crescita numero 1. Per miliardi di nuovi dispositivi per l’Internet delle cose, per auto a guida autonoma, streaming video, parchi server ad alto consumo di energia e per la produzione di massa controllata digitalmente di cibo, foreste, foreste pluviali e altro le aree naturali stanno diventando ancora più intense di prima. Miniere trasformate e cumuli di detriti. Questa è una causa di estinzione delle specie e accelera le crisi ambientali.

Il secondo motivo: la trasformazione digitale si basa sui big data. Sapere sempre dove si trovano tutti, cosa stanno pensando e cosa stanno facendo è nel DNA della governance digitale. Anche le istituzioni educative devono essere ricostruite a questo scopo attraverso l’educazione digitale controllata da algoritmi. Sta emergendo una dittatura intelligente, che dispone di nuovi meccanismi di controllo e manipolazione dell’opinione attraverso profili digitali, in grado di guardare le persone che pensano, con l’obiettivo dichiarato di stabilizzare il governo e prevenire i cambiamenti sociali.

Il terzo motivo: l’ambiente sta diventando una noxa ancora più tossica, non solo per la distruzione della natura a seguito dello sfruttamento delle risorse, ma anche per l’ampliamento dell’infrastruttura digitale con tecnologia 5G e 6G, ovvero centinaia di migliaia di nuovi trasmettitori che emettono radiazioni dannose per la salute.

Il quarto motivo: il 5G dovrebbe perfezionare la guerra. La Bundeswehr viene digitalizzata secondo il motto “Se non digitalizzi, perdi!”. I paesi della NATO stanno ora spingendo il networking digitale delle truppe da combattimento.



Poiché la digitalizzazione viene portata avanti a grande velocità esclusivamente nell’interesse del profitto, il potenziale positivo che si trova al suo interno non viene utilizzato. Le analisi del Consiglio consultivo tedesco sul cambiamento globale (WBGU) e di molti scienziati sociali, tra gli altri, avvertono che è molto probabile che si verifichino gli scenari peggiori. I politici non prendono sul serio questi avvertimenti, sono coinvolti nel clamore della digitalizzazione e agiscono come il comitato esecutivo del settore.

Analizzo questo sviluppo usando l’esempio della smart city, della riqualificazione, degli effetti sull’ambiente e della cosiddetta digital education. Per mancanza di tempo, non mi addentrerò nell’Industria 4.0 e nelle conseguenze per l’occupazione, la digitalizzazione dell’agricoltura e del sistema sanitario.


Smart City come struttura di monitoraggio e disciplina

La trasformazione delle città in Smart Cities è un progetto principale del governo federale, definito nella “Smart City Charter” e nella “Strategia 5G per la Germania”. Le città intelligenti e i paesi intelligenti sono città e distretti in rete in cui il flusso di dati è alla base della struttura organizzativa e del controllo politico.

I residenti forniscono i dati per questo sistema di big data tramite l‘Internet delle cose (IoT) e i dispositivi in ​​rete nella casa intelligente: contatori intelligenti, reti intelligenti, Alexa, il frigorifero intelligente, televisori in rete e robot aspirapolvere, tramite i loro pass per la mobilità, veicoli mobili dati, smartphone, tablet PC, smartwatch, anche tramite le piattaforme Google, Facebook, Twitter, Instagram o WhatsApp.

Gli algoritmi elaborano i dati in tempo reale, creano un gemello digitale di ogni cittadino come base per il controllo della convivenza. Nel 2018 l’associazione Digitalcourage e. vince il Premio del Grande Fratello. Nell’elogio si dice:

“ Un nuovo tipo di lampione, ad esempio, viene pubblicizzato come un grande risultato per una ‘città intelligente’. Non solo si illumina, ma contiene anche videosorveglianza, rilevamento pedoni, lettori targhe, sensori ambientali, un microfono con rilevatore di colpi e un segnalatore di posizione per registrare la posizione. Se immaginiamo questo combinato con la WLAN, con cui è possibile determinare la posizione degli smartphone, il riconoscimento facciale e l’analisi del movimento, allora è chiaro: se questa tecnologia arriverà nella nostra città, non passeremo inosservati.

Il presupposto per la smart city, alla base della sua organizzazione, è sapere sempre dove si trova ogni cittadino e cosa sta facendo in tempo reale.

Il cittadino trasparente è il DNA della smart city. Le città si stanno trasformando da luoghi di democrazia comunitaria a zone di polizia”.

https://oasisana.com/   11/7/2022

 

 

 

 

LE SMART CITY: IL PROSSIMO OBIETTIVO DELLA RETE DI SORVEGLIANZA DEL XXI SECOLO

Il “secolo dei dati” sarà un secolo caratterizzato da un livello di sorveglianza senza precedenti. Il sogno di tutti i tiranni della storia è sempre stato il totale controllo, la supervisione e la gestione delle masse, e per raggiungere questo obiettivo quale mezzo è più efficiente della capacità di prevedere i comportamenti di popolazioni intere?

Per millenni ciò è stato per lo più possibile solo in una sfera immaginaria; tuttavia, con l’ampio salto tecnologico degli ultimi decenni quest’idea non è più relegata ai film distopici di fantascienza, ma è sempre più la norma per i regimi totalitari che dispongono di alta tecnologia.

Molti lettori ormai saranno a conoscenza delle pratiche di sorveglianza predatorie di agenzie come NSA e GCHQ, che l’informatore William Binney che fu nelle alte sfere dell’NSA descrive come di natura “totalitaria”, aggiungendo che l’obiettivo dell’NSA è “predisporre le modalità e i mezzi per controllare la popolazione”. Eppure in tanti forse non sanno quale sarà la prossima fase della rete di sorveglianza del XXI secolo: la smart city.

Mentre qualcuno la promuove come un mezzo economico ed efficiente per gestire le dinamiche di una città, altri ritengono che le implicazioni di sorveglianza di un’iniziativa simile mettano i brividi, a dir poco.

Una definizione generica di “smart city” è un insieme di aree urbane intensamente informatizzate, piene di sensori, monitor e contatori che raccolgono dati su ogni aspetto della città, dal consumo energetico ai modelli di trasporto. Questi dati vengono poi analizzati e utilizzati dagli urbanisti per “migliorare i processi decisionali”.

Oggi, più di metà della popolazione mondiale vive in aree urbane: una tendenza destinata ad accelerare in futuro. Ciò significa che il concetto di smart city riguarderà la vita di miliardi di persone nel mondo. L’India è in prima linea in questo progetto, dato che intende costruire 100 smart city negli anni a venire, e Singapore probabilmente diventerà la prima smart nation. Tuttavia, questi modelli di città non si limitano all’Asia: anche Glasgow, Rio de Janeiro, New Orleans e Città del Capo sono fra le città coinvolte nella “smarter cities challenge” [la sfida delle città più intelligenti] promossa da IBM.


Smart city e privacy

Il passaggio globale verso un pianeta “smart” è una prospettiva allarmante per tante persone che si preoccupano della crescente invasione della privacy nel mondo moderno. La privacy può esistere in una “città intelligente” dove ogni angolo dell’ambiente urbano è pieno di sensori digitali che raccolgono dati su ogni singolo movimento della città, 24 ore su 24?

Oltretutto, molti dei fautori e sostenitori delle iniziative “smart” sono aziende multinazionali e famigerate fondazioni, come IBM, Siemens, Cisco e la Rockefeller Foundation. La nozione che siano i colossi corporativi a gestire un pianeta “smartpone ancor più problemi se consideriamo la storia di aziende come IBM, che hanno svolto un ruolo centrale nell’olocausto e hanno lavorato a stretto contatto con la Germania nazista. Ricordando il lato oscuro della storia di IBM, facciamo bene ad affidarle il potere di disciplinare e gestire tante città del mondo?

In un articolo per AlterNet intitolato “Le terrificanti ‘smart city’ del futuro”, Allegra Kirkland ha descritto alcuni degli aspetti più inquietanti di un pianeta sempre più “smart”.

“Il livello di sorveglianza che implicano questi progetti civici che generano dati in massa è a dir poco spaventoso. L’urbanista e autore Adam Greenfield ha scritto nel suo blog Speedbird che questo modello di controllo centralizzato ‘si conforma in modo inquietante all’esercizio dell’autoritarismo’. A complicare ulteriormente le cose c’è il fatto che le tecnologie per le smart city sono progettate soprattutto da colossi dell’informatica come IBM e Siemens. In luoghi come Songdo, una città nata da un’idea di Cisco Systems, sono le aziende a diventare responsabili della progettazione e manutenzione delle funzioni basilari della vita urbana…

“I loro sostenitori… ignorano il fatto che sono le società private a misurare e controllare queste montagne di dati, e che queste non hanno verso il pubblico le stesse responsabilità che ha un governo.”

 

I dati e le politiche predittive

La quantità di dati generata negli ultimi anni è salita alle stelle: la CEO di IBM Ginni Rometty notava in un discorso del 2013 che “il 90% di tutti i dati prodotti da quando se ne ha nozione sono stati creati negli ultimi due anni”. Questa tendenza non potrà che proseguire in futuro, e oggi la sfida è sviluppare sistemi in grado di prevedere con precisione il comportamento di intere popolazioni attraverso l’analisi di enormi volumi di dati su modelli comportamentali.

La Commissione penale australiana attualmente usa grossi sistemi di elaborazione di dati per studiare i modelli di comportamento con l’obiettivo di prevedere le attività criminali prima che si verifichino. Il Dipartimento di polizia di Los Angeles ha una propria divisione di “analisi in tempo reale e intervento critico” che utilizza modernissimi sistemi algoritmici e analitici nel tentativo di prevedere i crimini futuri. Da due anni, la polizia inglese del Kent usa un software per prevenire i crimini chiamato Predpol, che analizza i reati in base a data, luogo e categoria per aiutare la polizia a decidere i percorsi per i pattugliamenti.

Le questioni etiche e morali del passaggio a una politica predittiva sono evidenti, e molti temono una potenziale “tirannia dell’algoritmo” in futuro.

Se già i dati vengono usati dalle forze dell’ordine per sorvegliare e possibilmente prevedere i comportamenti criminali, non c’è dubbio che i servizi segreti e le grandi aziende useranno i dati delle futuristiche smart city per monitorare e prevedere i comportamenti delle popolazioni urbane.

 

Una sfera di cristallo informatica

Già nel 2010, avevamo intuito le intenzioni della CIA e di Google quando avevano fondato una start-up chiamata Recorded Future, un’organizzazione che sosteneva di avere la tecnologia per prevedere il futuro attraverso la raccolta di dati da Internet.

Recorded Future tenta di analizzare l’intera rete su scala globale alla ricerca di modelli ricorrenti: il CEO dell’azienda, Christopher Ahlberg rivela che il software analizza ogni settimana “8 miliardi di dati provenienti da 600.000 fonti”.


Man mano che “l’Internet delle cose” (Internet of Things, IoT) continuerà a espandersi per grandezza e applicazioni, producendo sempre più dati, continuerà ad aumentare la domanda di servizi come quelli di Recorded Future da parte di agenzie di intelligence e grandi aziende.


internet delle cose

 

Techopedia definisce l’IoT come un “concetto informatico che descrive un futuro in cui gli oggetti fisici quotidiani saranno connessi a Internet e in grado di identificarsi ad altri dispositivi”. Il numero di dispositivi connessi a Internet è esploso negli ultimi anni: una tendenza che Cisco ha descritto in un rapporto del 2011:

“Nel 2003 sul pianeta vivevano circa 6,3 miliardi di persone, e c’erano 500 milioni di dispositivi connessi a Internet… “La crescita esplosiva di smartphone e tablet ha fatto salire il numero di dispositivi connessi a Internet a 12,5 miliardi nel 2010… “… Cisco IBSG prevede che ci saranno 25 miliardi di dispositivi connessi a Internet entro il 2015 e 50 miliardi entro il 2020.”

Molti hanno espresso preoccupazione per la privacy all’idea che Internet venga incorporato dappertutto, considerando il fatto che le agenzie governative e le aziende raccolgono illegalmente da anni enormi quantità di informazioni personali da Internet.

Come ha scritto Michael Snyder in un articolo recente: “Un Internet delle cose potrebbe creare un incubo distopico in cui tutto e tutti saranno costantemente monitorati e seguiti dal governo?

Stiamo davvero per entrare in un huxleyano “Mondo nuovo” in cui la fantascienza sta per diventare realtà. Ma quale contributo daranno i popoli del mondo alla creazione di questo Mondo nuovo, e che ruolo giocheranno invece i rappresentanti dei governi?

Steven MacMillan, 15/6/2015

L’autore: Steven MacMillan è uno scrittore, ricercatore e analista geopolitico indipendente, che collabora principalmente con la testata online New Eastern Outlook. È redattore di The Analyst Report.

Fonte in lingua originale: NEO, Journal-NEO.org, 15 giugno 2015

https://www.nexusedizioni.it/    6/5/2016

 

 

 

 

SORVEGLIANZA DI MASSA, IL NUOVO SISTEMA ISRAELIANO

L’esercito israeliano ha introdotto un nuovo sistema di sorveglianza per monitorare i cittadini palestinesi nel territorio occupato della Cisgiordania. Il governo israeliano sta implementando il riconoscimento facciale con una rete crescente di telecamere e smartphone. Un progetto iniziato già da due anni. La situazione tra israeliani e palestinesi è storicamente difficile; da una parte e dall’altra i due popoli sono spesso in conflitto per motivi politici, religiosi ed economici. Ad aggravare la situazione già tesa arrivano adesso queste nuove misure di controllo.

La sorveglianza coinvolge in parte una tecnologia per smartphone chiamata Blue Wolf, Lupo blu, che cattura le foto dei volti dei palestinesi e li confronta con un database di immagini così vasto che un ex soldato, fonte del Washington Post, lo ha descritto addirittura come ”Il Facebook per i palestinesi”.

L’applicazione viene utilizzata dai soldati attraverso uno smartphone ed è in grado di identificare un soggetto in pochi secondi. Al momento dell’individuazione, l’app lampeggia in diversi colori per avvisare i soldati se una persona deve essere trattenuta dalle forze dell’ordine, arrestata o lasciata passare. Per costruire il database utilizzato da Blue Wolf, i soldati hanno fotografato tutto l’anno scorso i palestinesi, compresi i bambini e gli anziani. Per il lavoro svolto hanno ottenuto dei premi in base al numero di foto raccolte da ogni unità. Il numero totale di persone fotografate non è chiaro, ma se ne stimano migliaia.

Oltre a Blue Wolf, l’esercito israeliano ha installato telecamere a scansione facciale nella città divisa di Hebron per aiutare i soldati a identificare i palestinesi prima ancora di presentare le loro carte d’identità. Si tratta di una più ampia rete di telecamere a circuito chiuso, soprannominata “Hebron Smart City”, che è in grado di fornire il monitoraggio in tempo reale della popolazione della città e sarebbe addirittura possibile entrare virtualmente nelle case private.

Secondo gli esperti dell’organizzazione digitale per i diritti civili Accessnow, l’uso di tale tecnologia da parte del governo israeliano sembra essere una tra le implementazioni più elaborate mai viste per il controllo di massa. Israele giustifica questa mossa estrema con lo sforzo per eliminare il terrorismo nel Paese.

Ma il programma dimostra chiaramente come le tecnologie di sorveglianza che sono oggetto di accese discussioni nelle democrazie occidentali siano già utilizzate dietro le quinte in luoghi in cui la libertà è sempre più limitata.

https://www.byoblu.com/  9/11/2021

 

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PER APPROFONDIRE IL TEMA SMART CITY LEGGI IL LIBRO

Si intitola #STOP5G, salute, ambiente, geopolitica, privacy, transumanesimo e controllo sociale: libro-inchiesta sui lati oscuri del futuro digitale, è l’ultimo libro del giornalista e scrittore Maurizio Martucci per Terra Nuova Edizioni (281 pagine, 18,00 €).

Documenti, studi e ricerche inedite per capire quale futuro ci aspetta con l’arrivo del wireless di quinta generazione”, si legge nel sito della casa editrice. Il libro è disponibile nelle maggiori librerie, nei circuiti di rivendica bio-ecologici e nei maggiori E-store.

Il 5G è sicuro per umanità ed ecosistema? Maurizio Martucci presenta la prima e più completa inchiesta sul 5G in Italia. Un libro di grande attualità, che svela i lati oscuri del futuro digitale, soffermandosi su salute, ambiente, geopolitica, privacy e controllo sociale.”

Per l’autore, ideatore di OASI SANA e portavoce nazionale dellAlleanza Italiana Stop 5G, il libro è destinato a riscrivere la storia, mostrando al lettore “la verità nascosta sull’inquietante futuro digitale disegnato dalle multinazionali delle telecomunicazioni con l’avallo di istituzioni internazionali e governi. Il libro serve all’accrescimento di consapevolezza per la rivendicazione dell’auto-determinazione digitale.”

https://oasisana.com/   8/3/2021

 

 

 

 

 

MAURIZIO MARTUCCI – 5G: L’esperimento a cui nessuno potrà sottrarsi.


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ANNO III DEL REGIME SANITARIO-DIGITALE

 

 

Ultimi articoli che vi raccomandiamo di leggere e rileggere:

Verso la dittatura digitale (12). Internet dei Corpi, il fine del Grande Reset.

Verso la dittatura digitale (10). Schiavi digitali.

Terza guerra mondiale e Grande Reset

Le tre piovre.

Pericolo vaccino (34). Più ti vaccini più ti ammali.

GLR-CONSIDERAZIONI 34. Dalla deterrenza nucleare a quella biologica.

 

 

Il sito di La PekoraNera riporta un prezioso elenco continuamente aggiornato di notizie su malori e morte improvvise, assolutamente in continuo aumento. I giornali citati nell’elenco quasi mai creano una correlazione tra vaccinazione e malori o morti improvvise.

Ma sappiamo ( o dovremmo sapere) che siamo sotto un regime sanitario, quindi… Comunque a voi leggere, sapere  e riflettere.

LEGGERE QUI

 

Raccolta di sospetti eventi avversi da “vaccini anti Covid-19”, in ordine cronologico, provenienti dalla stampa italiana e internazionale. Inseriti così come pubblicati in origine, anche in lingua originale non tradotta. Lista aggiornata continuamente.

Vedi QUI

 

Tante notizie sui danni delle mascherine, dei tamponi e degli pseudo-vaccini QUI

 

Leggi “GLR-NOTIZIE” e “ GLR-NOTIZIE FLASH” precedenti QUI

dove trovate altre notizie importanti su vaccini e tamponi

 

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