NOTIZIE del  29/5/2025

 

 

 

 

 

 

Genocidio in Palestina: le tecniche con cui i media normalizzano l’orrore

Gaza, 2025. La Striscia è sprofondata in una catastrofe umanitaria di proporzioni bibliche. Secondo i dati più aggiornati delle Nazioni Unite, oltre 50.000 palestinesi hanno perso la vita e circa 115.000 sono rimasti feriti nel massacro che Israele ha messo in scena dal 7 ottobre 2023. 1,9 milioni di persone – praticamente l’intera popolazione di Gaza – risultano sfollate, mentre intere porzioni del territorio sono state rase al suolo. Città come Rafah semplicemente sono state cancellate dalla mappa. Mentre le bombe e le privazioni mietono vittime, l’indignazione internazionale resta attenuata, intermittente, quasi anestetizzata. Come è possibile? Quali meccanismi comunicativi e cognitivi permettono al mondo di assistere, perlopiù impassibile, a questa tragedia?

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Gaza: USA e Israele trasformano anche la distribuzione di aiuti in violenze sui civili

Come ampiamente previsto dall’ONU, la prima giornata di distribuzione di aiuti alla popolazione di Gaza, organizzata da Israele e Stati Uniti, è stata un disastro. La distribuzione è avvenuta tramite soli tre punti di consegna, affidati alla ONG americana Gaza Humanitarian Foundation (GHF): qui, gli addetti alla sicurezza hanno prima sparato per disperdere la folla, poi ammesso di aver perso il controllo della situazione. Da quasi tre mesi, infatti, Israele sfiancava i civili vietando l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia, per poi autorizzare l’entrata di una «quantità base». Con l’operazione sono stati distribuiti appena 8 mila pacchi di cibo, il tutto mentre 400 camion di aiuti dell’ONU rimangono bloccati al valico di Rafah, su ordine di Tel Aviv – a dimostrazione del fatto che la situazione umanitaria è l’ultima delle preoccupazioni israeliane. Nel mentre, 29 bambini e anziani sono morti di fame nel giro di 48 ore…

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A GAZA CAOS E SPARI NELLA DISTRIBUZIONE DEGLI AIUTI ALIMENTARI

Spari e caos a Gaza nella distribuzione degli aiuti alimentari. Le immagini della disperazione, con una situazione fuori controllo, stanno facendo il giro del mondo. Ma era uno scenario ampiamente prevedibile. Le Nazioni Unite lo avevano denunciato: costringere alla fame e alla sete la popolazione civile non è guerra contro Hamas, è violazione dei diritti umani, delle più elementari norme del diritto internazionale.E ad ogni azione corrisponde una reazione. Ecco allora che scoppia il caos, nella lotta per l’accaparramento di un sacchetto di riso o una bottiglia d’acqua. Tutto già scritto, prevedibile…

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Migliaia di sfollati ritirano cibo dalla Gaza Foundation

Primo sito di aiuti aperto a Rafah, una goccia nel mare per alleviare la situazione

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Gaza, la corsa dei palestinesi verso i container con gli aiuti umanitari

“La fame mi ha portato qui. L’ong ci ha permesso di prendere tutto il possibile”

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Gaza. Pane e disperazione

Gaza, caos per consegna aiuti: folla affamata assalta il centro

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Caitlin Johnstone: “Mi spiace se può sembrare antisemita, ma penso che sia sbagliato bruciare bambini vivi”

Israele sta bruciando bambini vivi a Gaza. E chiamatemi pure antisemita, amante dei terroristi nazisti che odiano gli ebrei, se volete, ma si dà il caso che io creda che questo sia sbagliato. Ora che è stato chiarito che l’obiettivo di Israele a Gaza è la completa pulizia etnica di tutti i palestinesi, gli apologeti di Israele si sono spostati dai piagnistei sugli ostaggi e su Hamas a sostenere che la pulizia etnica è in realtà buona e giusta. Il che ha senso: è davvero l’unica argomentazione che possono avanzare a questo punto. Non dimenticate mai che il Congresso degli Stati Uniti ha tributato a Netanyahu decine di standing ovation durante un singolo discorso mentre era nel bel mezzo della perpetrazione del primo genocidio della storia trasmesso in diretta streaming. Questo è ciò che sono. E lo saranno sempre…

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I risvegliati

Un orrore il tentativo dell’opposizione di strumentalizzare lo sterminio e l’infanticidio di massa in corso a Gaza per motivi elettorali, referendari. Mi chiedo dove sia stata la sinistra che, per 2 anni, non ha alzato un sopracciglio di fronte alla mattanza in atto e, anzi, ha cercato in ogni modo di sottacerne e minimizzarne la spaventosa drammaticità. Si svegliano, o meglio, fanno finta di svegliarsi adesso, convocando una manifestazione il giorno prima dei referendum. Vergogna.

Paolo Borgognone

 

 

 

 

7 giugno: la vostra piazza non e’ casa mia

C’è un nuovo spirito del tempo che soffia sulla manifestazione del 7 giugno e cortei analoghi per Gaza. Le piazze, all’improvviso, tornano a richiamare chi, per venti lunghissimi e sanguinosi mesi, è rimasto in silenzio: complice, vilmente equidistante, con varie formule e a vari livelli indecentemente legittimante. Gli stessi che, fino a ieri, invocavano il “diritto di Israele a difendersi”, precisavano di essere “né con… né con…”, premettevano a pappardella il rituale incipit “condanno il 7 ottobre, senza se e senza ma…” cancellando quasi un secolo di feroce oppressione, parlavano a sproposito di stupri mai documentati, ricordavano “l’unica democrazia in Medio Oriente”, sceglievano il lessico di “terrorista” omettendo ogni carattere resistente, sminuivano o negavano la denuncia di genocidio. Da più parti, oggi, si è sollecitati a marciare insieme a loro. Ad accettare questa tardiva e comoda conversione come se fosse abbastanza. Come se bastasse un lenzuolo appeso al balcone, un hashtag ripescato dal fondo del feed, cinque minuti al buio per lavarsi la coscienza. Si sentono redenti, morali, finalmente dalla parte giusta. Ben oltre cinquantamila morti dopo

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Altro che piazza: Serra, Nanni Moretti & C spediamoli a Gaza

Su Gaza si sta preparando la manifestazione più ipocrita dai tempi del peloso pacifismo sull’Irak (2003) da parte di chi aveva, solo pochi anni prima, fatto bombardare Belgrado e inviare soldati italiani in Afghanistan: a confermarlo è il solito Michele Serra, che dopo la kermesse pro-Ue del 15 marzo scorso deve averci preso gusto, a impersonare il ruolo di banditore di piazze dalla coscienza sporca. Steso sulla sua “Amaca” su Repubblica di oggi (“Quanto ci manca la piazza”), si contorce di malinconia, il nostro Elkann boy: “spostare persone non è come radunare follower, si maneggia l’immateriale molto più agevolmente, e con minore spesa, di come si maneggia la vita materiale. Ma può darsi, anche, che alle nuove leve della politica, tutte social e slogan, delle piazze importi un fico secco, le considerino un residuo novecentesco, un pachiderma in un mondo volatile, tutto fulmini e saette, tutto clic e istantanee. Ma sbagliano. Diano retta a un vecchio arnese come me: sbagliano”. Il vecchio arnese ce l’avrà con Pd, M5S e Avs, che stanno armeggiando per un raduno da intestare alla questione palestinese per la prima settimana di giugno. Giusto in tempo, cioè, per guadagnarsi un po’ di visibilità mediatica alla vigilia dei referendum Cgil….

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Gli indignati dell’ultima ora scoprono Gaza

“Convertiti”. Tajani, Crosetto, Vespa, Mieli&C. che giustificavano gli attacchi, all’improvviso piangono i civili: “Basta bombe, superato il limite”
“Il fatto che questa crisi sia iniziata a causa di ciò che ha fatto Hamas il 7 ottobre è irrilevante di fronte alle sofferenze dei bambini e dei civili innocenti”. Le parole dello scrittore David Grossman su Repubblica descrivono bene un improvviso cambio di atteggiamento anche da parte di chi si era sempre schierato in difesa di Israele. Eppure la situazione a Gaza non è cambiata granché in pochi giorni: quel che vale oggi, con persino gli Usa che hanno scaricato Bibi, valeva mesi fa. Beninteso, la destra è ancora timida nella condanna a Netanyahu, ma qualcosa è cambiato. Il ministro Guido Crosetto diceva: “Stimo Benjamin Netanyahu, è il capo democratico di un Paese aggredito che rischia lo sterminio” (22.11.2024). Ieri ne ha preso le distanze: “Netanyahu sta sbagliando tutto. La guerra legittima ad Hamas ha superato i limiti”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, per mesi ha invitato a “proteggere i civili” ma senza mai affondare: “Hamas sta usando il popolo come scudo e vuole che Israele abbia una reazione ancora più dura per poi dire ‘Isoliamo Israele’”. (14.02.2024). Oggi Tajani: “Dobbiamo dire al governo israeliano: basta. I civili di Gaza stanno soffrendo troppo”…

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“L’Occidente ignora lo sterminio dei palestinesi perché razzista”

Massimo Mazzucco fustiga l’ipocrisia degli occidentali. “Mille bambini olivastri trucidati fanno meno notizia di un bambino biondo”

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Vuote ma assassine: le parole come fiumi di sangue

Assistiamo a massacri, deportazioni e stragi anche perché siamo abituati a dare credito a parole vuote, astratte e assolute; a parole senza limiti e senza confronti e, soprattutto, prive di contatto con la realtà. Sono parole intrise di sangue, soprattutto innocente. Questa riflessione è legata a quanto accade da quasi due anni in Palestina, a Gaza nello specifico, ad opera dell’Unica Democrazia del Medio Oriente….

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GLI STATI UNITI HANNO CONSEGNATO 90.000 TONNELLATE DI ARMI A ISRAELE IN 600 GIORNI DI GENOCIDIO

Washington rimane il principale fornitore delle bombe utilizzate per la pulizia etnica di Gaza, seguito da Germania e Italia.

L’ 800mo carico di armi statunitensi destinato a Israele è atterrato a Tel Aviv il 27 maggio, mentre il Ministero della Difesa israeliano ha annunciato che, dall’inizio del genocidio dei palestinesi a Gaza, Washington ha consegnato oltre 90.000 tonnellate di armamenti ed equipaggiamento militare. Tel Aviv ha definito le continue spedizioni di armi dagli Stati Uniti via mare e via aria “una componente significativa” che ha consentito all’esercito israeliano di continuare la sua campagna di pulizia etnica, entrata martedì nel suo 600° giorno….

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