Il Great Reset è una proposta del World Economic Forum (WEF), presentata nel maggio 2020 dal principe Carlo di Galles ( ora re Carlo III d’Inghilterra) e dal tedesco Klaus Schwab ( fondatore e direttore del WEF), per costruire una economia sostenibile (??) per il post pandemia Covid-19.

La sola idea di un “grande piano” da parte delle élite mondiali di riformare il mondo “creando una pandemia” è stata recepita come la prova dell’instaurazione del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale (NWO). Il Great Reset è così diventata una delle “teorie del complotto” sostenuta da molti.

Ecco un’intervista a Schwab del novembre del 2020 in piena esplosione della psudo-pandemia covid:


Klaus Schwab: “Il Covid è l’occasione per un ‘reset‘ mondiale”

Vedi e ascolta QUI

 

 

Ecco, che impressione ne ricavate? Vi fidate e vi fidereste di lui?

Ora, da un’intervista  del 2 settembre 2021 a Carlo Freccero, autore e critico televisivo, su “Il Foglio”:


“Non sono complottista, sono loro che complottano. Io leggo e cito dei documenti. Scopro che l’élite ( l’aristocrazia finanziario-usuraia, glr) vuole imporre nuove forme di controllo sulle persone, per trasformare l’occidente nella Cina attraverso la politica sanitaria. E allora siccome io racconto questo complotto, cercando di documentarlo, ecco che automaticamente divento complottista. E’ un passaggio logico indebito…

Sto leggendo tutti i documenti del potere, perché sto facendo un libro di questo tipo, per capire cos’è il potere. Il vero complottista è Klaus Schwab, il presidente del World Economic Forum. E’ lui che dice che il Covid è un ‘grande reset’. Che è l’occasione per instaurare un nuovo ordine mondiale. E io sarei complottista? Io imparo da lui. Da questa élite che intende governarci con la tessera digitale….

Certo che mi rendo conto che può sembrare un delirio. E’ il potere che non è più sapere, ma delirio. Ma io sto raccogliendo prove, documenti…

Tutta Hollywood produce immaginario distopico. Mai come adesso si è lavorato sulla fantascienza. Perché il pubblico sente addosso che stiamo entrando in un mondo distopico. Mai come oggi Orwell e Huxley sono così letti. La fantascienza afferra lo spirito del tempo. Siamo continuamente controllati. Se fai un abbonamento a Sky ti recitano il rosario delle cose che possono fare con te: ‘Mi dà l’assenso alla profilazione dei dati?’. Appena apri il cellulare, ti offrono ciò che desideri. Lo sanno. Finiremo schedati col green pass. Con il ricatto della paura alimentata dai media…

Forse sono figlio di piazza Fontana. La mia generazione è contaminata dalla scuola del sospetto. Ma io ho visto le riunioni del World Economic Forum a Davos, quelle del gennaio 2021, dove c’erano Macron e Von Der Leyen che parlavano del ‘grande reset’. Vengo dalla scuola del sospetto, ma qua c’è un aspetto documentale innegabile…

Tutto questo nasce perché il neoliberismo è finito. Al neoliberismo si sostituisce un sistema alla cinese…

Io ho la fotocopia del bugiardino dei Pfizer. E’ spaventoso. Ho un amico che ha preso un ictus. E poi ho avuto la fortuna di incontrare Luc Montagnier a Firenze. Montagnier è premio Nobel, mica Burioni, e mi ha detto di non vaccinarmi.

Questi non sono vaccini. Tra due anni non sai che conseguenza avranno. E fanno nascere un discorso molto importante di depopolamento mondiale. Altro tema fondamentale che sto studiando…

Basta unire tutti i puntini, compresa la teoria del depopolamento e  scopri che l’élite complotta. “


Ed ora vi riinviamo alla nostra introduzione di questo articolo QUI, se avrete la bontà di rileggerla come introduzione anche all’articolo complessivo di oggi.

E sarebbe anche bene rileggere sempre la nostra introduzione a questo articolo QUI affinchè, prima di esprimere qualsivoglia giudizio personale sul “complottismo” o sulla “complottologia” ( come preferiamo dire noi del GLR), uno si domandi, con onestà, cosa sa veramente di ciò che sta succedendo nel mondo dal 2020 ( e cosa è successo prima, molto prima) o se si accontenta di ciò che ascolta dalla televisione o che legge dai giornali del mainstream.

E poi sarebbe molto bene comprare il libro che oggi vi presentiamo e studiarlo.

A meno che uno non appartenga a quelli che dicono “andrà tutto bene“, o a quelli che dicono” ma ormai è tutto passato” o, peggio, a quelli che “fanno come se niente fosse” ( leggi QUI) o, “peggissimo”, a quelli che dicono ” vedi, sta tornando tutto come prima“. Allora non c’è proprio speranza che quell’uno si svegli dal sonno di morte.

Noi preferiamo ripetere le parole del filosofo Giorgio Agamben ( che trovate in questo articolo QUI):

 

Non basta astenersi dagli encomi che tutti prodigano pavidamente ai tiranni, occorre anche ricordare che sta a noi, nella misura delle nostre forze, se non recidere, almeno scalfire ed erodere il crine che ancora trattiene la spada sospesa sul loro capo. Il filo che la sorregge – non dobbiamo stancarci di mostrarlo, se il primo a saperlo è il tiranno – è sottile e solo il consenso e la paura dei molti gli impedisce di spezzarsi.

 

(GLR)


 

 

ELOGIO DEL COMPLOTTISTA

Complottista è uno degli insulti più gettonati del nostro tempo. Anche noi siamo stati definiti così più e più volte. E abbiamo risposto altrettante volte.

Ma chi è davvero il “complottista”? Chi ordisce i complotti oppure chi li denuncia e li smaschera?

Chi indaga alla scoperta di intrighi, cospirazioni e congiure o chi crede alle ipotesi più ridicole e assurde?

E cosa significa, realmente, il sostantivo “complottismo”? Come mai sono state caricate di tanto disprezzo al punto da diventare delle vere e proprie ingiurie?

In un mondo sempre più omologato, in cui il pensiero dominante detta legge, esiste una minoranza eretica che osa sfidare il conformismo imperante.

E chi è marchiato con questo appellativo infame di “complottista” è forse il solo ad aver capito quali rischi enormi corrono oggi l’autentica libertà e la vera democrazia.

E Francesco Carraro, in questa intervista con Claudio Messora in cui presenta “Elogio del complottista, il suo nuovo libro con Byoblu Edizioni, racconta di come i complottisti, spesso demonizzati come meri trasmettitori di deliri paranoici, siano i custodi di un dono inestimabile: il virus del dubbio sistematico.

Mentre le masse accettano passivamente le narrazioni ufficiali, loro osano porre domande scomode, sfidando le verità preconfezionate. Sono gli esploratori intrepidi che si avventurano oltre i confini del pensiero unico.

Come dice Francesco Carraro:

Il complottista è a tutti gli effetti l’erede di quella tradizione di pensiero critico occidentale che fonda le proprie radici nella nascita della filosofia occidentale. Socrate, Platone, Aristotele e tutti gli altri grandi maestri: qual era la loro caratteristica? Erano tutte persone che rifiutavano di credere nei miti, nei racconti fantasiosi sulla realtà. Volevano vedere la realtà dietro le apparenze. Il complottista odierno è esattamente l’erede di quella tradizione.

Per questo, e per molti altri motivi, il complottista non merita la “forca” a cui è già stato condannato dal Sistema. Merita, invece e come minimo, un pubblico elogio: l’elogio del complottista.

Non è un libro da mettere sul comodino, ma un testo fondamentale da leggere, metabolizzare e soprattutto regalare, perché è l’ora di riprendersi il ruolo che da sempre la storia ha assegnato ai liberi pensatori, da Socrate in poi.

 

Ascolta e vedi QUI

 

 

 

 

ELOGIO DEL COMPLOTTISTA

Il nuovo libro di Francesco Carraro (Byoblu editore)

Complottista è uno degli insulti più gettonati del nostro tempo. Ma chi è davvero il “complottista”?

Chi ordisce i complotti oppure chi li denuncia e li smaschera? Chi indaga alla scoperta di intrighi, cospirazioni e congiure o chi crede nelle ipotesi più ridicole e assurde? E cosa significa, realmente, il sostantivo “complottismo”?

Quando sono nate queste parole così diffuse? Come mai sono state caricate di tanto disprezzo al punto da diventare delle vere e proprie ingiurie?

Perché establishment e mainstream le utilizzano con sempre maggiore frequenza? Ma soprattutto, qual è il loro significato effettivo e corretto, da un punto di vista linguistico? E con quali altre accezioni vengono invece utilizzate?

Attraverso un viaggio lungo, sorprendente, appassionante e multidisciplinare, il libro affronta questi e molti altri interrogativi connessi con il tema dei complotti, del complottismo e dei complottisti. Etimologia, logica, diritto, scienze della comunicazione, filosofia, psicologia, religione: una ricerca a trecentosessanta gradi per esplorare, capire e spiegare tutte le sfaccettature dell’universo del “complottista”.

Alla fine del percorso, potrebbe emergere – sotto le mentite spoglie dell’epiteto in questione – il profilo di un personaggio tutt’altro che negativo e deteriore: e cioè l’uomo libero, dotato di coscienza critica.

Vale a dire, il nemico giurato del Potere Costituito, della Matrice del Controllo e del Pensiero Unico. In realtà, chi è marchiato con questo appellativo è forse il solo ad aver capito quali rischi enormi corrono oggi l’autentica libertà e la vera democrazia.

Per questo, e per molti altri motivi, il complottista non merita la “forca” a cui è già stato condannato dal Sistema. Merita, invece e come minimo, un pubblico elogio: l’elogio del complottista.

https://scenarieconomici.it/  27/2/2024

 

 

 

 

Elogio del complottismo

Forse è il complottismo il fenomeno web più interessante dei nostri anni. Una galassia eterogenea che spazia da personalità con credibili curriculum a svalvolati youtuber di provincia, passando per dietrologi, taumaturghi, eretici, profeti di sventura, disinformatori di professione… in competizione a chi la spara più grossa.

Da un punto di vista per così dire estetico, leggere i loro siti o guardare i loro video è uno spasso; presi sul serio come critici dell’esistente, meriterebbero quasi tutti di essere liquidati con una risata.

Ma sarebbe un errore ritorcere contro di loro il loro massimalismo: si tratta di una galassia differenziata ed è giusto di ciascun complottista misurare il tasso di attendibilità o di cialtroneria.

Il prima dogma del complottista è che non bisogna credere acriticamente all’informazione ufficiale, alla storia ufficiale, alla medicina ufficiale… in una parola: al sistema.

Dogma assolutamente condivisibile, a patto che tale dubbio metodico sia applicato a tutto: se è da beoti credere acriticamente all’informazione ufficiale, è da beoti credere acriticamente alla controinformazione. Per il complottista, invece, il primo ciarlatano che con gli occhi fuori dalle orbite illustra su youtube una tesi eterodossa, è a priori più credibile dei servi del sistema in quanto avversario del sistema.

Il secondo dogma del complottista è infatti viversi come altro dal potere. Per il complottista il potere non è una rete in cui tutti siamo impigliati (e qualcuno la tira dalla propria parte, qualcuno si affanna a scioglierne i nodi, qualcuno finge di non vederla). Per lui le nostre democrazie occidentali non sono il campo di battaglia tra legittimi poteri: alcuni visibili, altri magari meno.

Il complottista crede nella primazia dell’invisibile: poco conta la forza di fuoco che i poteri visibili ostentano talvolta senza vergogna, per il complottista è sempre più insidioso l’oscuro burattinaio che congiura nella cantina della storia.

Il complottista è l’ultimo giapponese dello storicismo: dietro ogni accadimento c’è una trama, una spiegazione, un movente. Per lui la realtà non è, come il novecento ci ha insegnato, un magma maledettamente complicato di difficile lettura. Lui ha la chiave.

Rispetto alle imprescindibili analisi del complottismo fatte da Karl Popper o da Umberto Eco, quello contemporaneo risulta più inquietante: interagendo con fenomeni contigui come la diffusione manipolatoria di fake news o come le guerre geopolitiche combattute via web, rischia di creare misture tossiche.

Ma ridurre il complottismo a fenomeno da baraccone o immaginare di imbrigliarlo in nome della battaglia contro le fake news, sarebbe un errore tragico.

Perché di idee eccentriche il dibattito pubblico ha necessità. Perché nella controinformazione notizie interessanti ne circolano. Perché bollare una notizia come falsa presuppone che esista una notizia vera, mentre per le democrazie è salutare la coesistenza di molteplici verità.

Ben venga la commissione governativa contro le fake news, ma per promuovere la diffusione degli strumenti critici necessari a una lettura consapevole di qualsiasi notizia, che provenga dalla stampa ufficiale o dalla controinformazione.

Il complottismo lancia al sistema una sfida che al sistema conviene accettare: facciamo un esame di coscienza collettivo e lubrifichiamo gli ingranaggi democratici che col tempo si sono arrugginiti.

Prendiamo esempio dalla grande democrazia americana che ai dubbi dei complottisti sui fatti dell’11 settembre 2001 rispose istituendo una commissione ufficiale di verifica. Faremo un affare.

Massimiliano Perrotta, regista e scrittore,  https://www.huffingtonpost.it   17/5/2020

 

 

 

 

Ecco, meditate con attenzione, molta attenzione, ma molta attenzione su questo articolo”complottista”  ( direbbe qualcuno) che segue.

 

Ci vogliono poveri, ci vogliono morti: l’esproprio proprietario

Non cambierà mai nulla sinché la popolazione non si renderà conto che il potere è suo nemico.

Libertà, democrazia, partecipazione, inclusione, eccetera. Parole, solo parole per nascondere verità terribili: lorsignori ci vogliono poveri e ci vogliono morti.

Al Dominio non servono più ingenti masse umane: difficili da governare, inutili in un tempo in cui la tecnologia è in grado di rimpiazzare centinaia di milioni di lavoratori.

La tramontata società industriale aveva dovuto concedere qualcosa ai popoli. Quando servivamo per la grande industria, per le guerre di cui costituivamo la carne da cannone, per un’agricoltura estensiva fatta di fatica e sudore, dovevano pur mostrare, insieme con il bastone, la carota.

Diritto di voto, l’orgogliosa qualifica di cittadini, un sistema educativo che ci mettesse in condizione di svolgere i compiti assegnati, un po’ di tempo libero e qualche divertimento. Lo sapevano già i romani: panem et circenses. I Borbone di Napoli parlavano delle tre “effe”: feste, farina e, per i ribelli, forca.


Ora che c’è la democrazia e cianciano di uguaglianza, devono persuadere, sedurre, verniciare di buone intenzioni le scelte peggiori, persuadere che il male che ci frana addosso è nel nostro interesse.


“Loro” conoscono il nostro bene meglio di noi. Infatti in Europa e in Occidente, ci stanno convincendo a estinguerci e, con il ricatto del debito, a vivere al di sotto delle nostre possibilità.


Complottismo, paranoia? Al contrario, è un programma preciso diffuso a reti unificate dal dispositivo della comunicazione/ propaganda e dall’apparato culturale ed educativo. Non avrete nulla e sarete felici, dicono sorridenti al Forum di Davos gli iperpadroni, per voce di maggiordomi come Klaus Schwab.

 

È tutto scritto nelle agende ufficiali: dobbiamo diventare poveri, indifesi. Precarietà lavorativa, perdita dei diritti sociali conquistati a caro prezzo, migranti nel territorio e nella vita, distruzione di ogni punto di riferimento familiare e comunitario, perfino l’espulsione, attraverso la neo dittatura green, dalle città e dalle nostre case, da riconfigurare secondo standard folli e carissimi, funzionali agli interessi dei soliti.

Noi, monadi solitarie, viandanti con trolley, oggetto di un gigantesco esproprio – proprietario anziché proletario – una lotta di classe che un pugno di straricchi sta vincendo a mani basse.

Impoverirci, cacciarci da casa, tuttavia non basta: devono toglierci di mezzo.

Allo scopo hanno organizzato tutto a puntino. Attraverso l’aborto diventato diritto universale (la chiamano “salute riproduttiva”) viene negato il diritto di nascere a un numero enorme di nuovi membri dell’umanità. Diritto alla non-vita. Poi, giacché come per il maiale non si butta via niente, i feti vengono utilizzati nell’industria cosmetica e farmaceutica.

Diventati grandicelli, gli umani vengono convinti che la sessualità migliore è quella sterile, invitati a diventare transessuali o omosessuali. Un gran sollievo per l’oligarchia che può sfoltire i ranghi senza troppo rumore.

Adulti, veniamo convinti a emigrare per “cercare opportunità”, in realtà per sbarcare il lunario. Ciò rende difficile acquistare una casa (chi ci concederà il mutuo?) organizzare la vita attorno a punti stabili, la famiglia, i figli, i luoghi e la civiltà che ci hanno visto nascere. Impossibile animare una resistenza: manca il tempo, crollano le forze, fisiche e spirituali.

Spirituali? Lo spirito non esiste, dov’è, chi lo può misurare, chi lo può scambiare in denaro?

Profughi della vita, apolidi senza saperlo; eppure, diceva Cesare Pavese per bocca del trovatello Anguilla, emigrante di ritorno, “un paese ci vuole, un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

Diventiamo niente e nessuno, né luoghi, né persone, né modi di vivere ci devono aspettare. Il transito è perenne: richiede flessibilità (cioè accettazione silenziosa) e resilienza (sopportazione rassegnata).

Nel viaggio senza bagaglio tutto è provvisorio, lavoro, relazioni, luoghi, idee, anche noi stessi, cui è offerta la suprema libertà: possiamo cambiare sesso – anzi genere – anche una volta l’anno, come in Germania.

Il viaggio è tendenzialmente breve, ma assai faticoso. Diceva Anna Proclemer, la grande attrice, che per fare teatro occorre soprattutto la salute.

Nel teatro globale postmoderno, la salute è nelle mani dell’Organizzazione Mondiale della Sanità privatizzata e di Big Pharma. Siamo sani immaginari a tempo determinato imbottiti di farmaci e psicofarmaci. Possono inocularci strani sieri una volta diffusa la paura, la più grande, quella della morte. Fine di tutto, perché ogni trascendenza è esclusa, ridicolizzata, un’anticaglia residuale.


Neppure questo basta. Devono impadronirsi di tutto ciò che è abbiamo, espropriarci del nostro essere e poi ridurre drasticamente il nostro numero.

Siamo troppi, facciamo male all’ultima divinità ammessa, Gaia, il pianeta che muore per colpa di un ospite ingombrante, l’uomo.

Oppressi da sensi di colpa, impauriti, sottratti alla dimensione naturale, privati della salute, poveri perché tutto – acqua, terra, mezzi di produzione, case – deve appartenere a lorsignori, che cosa ci resta? L’attimo, la corsa al piacere immediato, e, su tutto, l’orrore per la malattia, la vecchiaia, la paura di non essere efficienti, performanti, il terrore di diventare poveri.

La soluzione per l’atomo umano solitario è predisposta: sparire, chiedere di essere eliminato. Eutanasia, la “buona morte”, propagandata da necrofori della coscienza utilizzando casi limite.

All’avanguardia del regresso Canada, Belgio e Olanda, dove si può essere soppressi – igienicamente, con tutti i crismi di legge – da benevoli boia di Stato, i Mastro Titta in camice del Terzo Millennio.

In quei paesi – che la narrativa coloniale definisce sempre “civilissimi” (il superlativo assoluto disarma i diffidenti) le morti procurate sono ormai il dieci per cento del totale. Democrazie stragiste.

Chissà che non abbiano pensato alla soluzione finale” suicidaria (il nazismo è lì?) i camionisti canadesi in sciopero a cui sono stati bloccati dal governo “democratico” conti e carte di credito. Trasformati in reietti, mentecatti sociali con un semplice clic.


È facile per i padroni di tutto. Le prove generali del controllo sono state superate con successo dal greenpass con nome orwelliano, il passi che concede i diritti che avevamo già, di cui ci hanno espropriato.


In Argentina, tra inflazione galoppante, corruzione e miseria in settori sempre più ampi della popolazione, il parlamento approva due leggi apparentemente slegate che rappresentano la sintesi del potere oligarchico che lavora all’impoverimento e insieme alla decrescita della popolazione.

Il progetto di legge sulla “morte volontaria medicalmente assistita” (non mancano eleganti perifrasi per edulcorare le tragedie) è stato promosso dal partito peronista (ancora)al potere. Se approvato, consentirà ai richiedenti di ottenere la collaborazione di un medico per il suicidio assistito.

Contemporaneamente, l’opposizione liberale ha presentato un progetto di ipoteca inversa rivolto agli anziani. Consiste in un mutuo assistito dall’ipoteca sulla casa di proprietà che permetterà a persone di almeno sessantacinque anni di ricevere una somma mensile a integrazione della pensione, magra e falcidiata da un’inflazione del cento per cento annuo.

Alla morte del mutuatario, gli eredi possono restituire l’intero importo prestato dalla banca – gravato da interessi e rivalutazione monetaria – o consegnare l’abitazione per cancellare l’ipoteca.

Tenuto conto della crisi drammatica della nazione sudamericana, non è difficile prevedere che il patrimonio immobiliare argentino passerà rapidamente alle banche.

Anche in questo caso la narrativa è ingannevole: una proposta innovativa affinché i pensionati che sono riusciti a possedere una casa possano avere un reddito aggiuntivo che integri la pensione e li aiuti a vivere meglio, dicono i proponenti. Sono gli stessi che hanno ridotto in miseria l’Argentina; la proposta non è innovativa, è già applicata in Spagna e fa parte dell’offerta creditizia.

Nei fatti, si tratta di mettere in palio la casa per ricevere una somma mensile che consenta di vivere dignitosamente dopo che il reddito è stato falcidiato da inflazione e strette previdenziali.

Tra i sostenitori della misura spicca Ana Botìn, maggiore azionista del Banco di Santander, membro influente del Gruppo Bilderberg.

Il sistema finanziario con una mano ci strozza, con l’altra si prende quel che abbiamo conquistato con sacrificio. Non sarà che la privatizzazione dei sistemi previdenziali ha tra i suoi scopi proprio la loro insostenibilità, risolta con l’esproprio di fatto – per intervenuta povertà – delle nostre case?

Ricordiamo che la crisi finanziaria del 2007-2008 fu innescata dall’insolvenza immobiliare, che ha permesso a qualcuno di impadronirsi a basso prezzo di buona parte delle abitazioni.

Negli Usa e in Spagna tre quarti di esse sono ipotecate. Tenuto conto dell’aumento dei tassi d’interesse – su cui gli Stati nazionali non hanno controllo – che cosa accadrà alle famiglie non più in grado di pagare le rate? La risposta è ovvia, e getta un’ombra sinistra sull’Agenda 2030 nella parte – pericolosissima – che riguarda l’adeguamento “ecologico” dell’intero patrimonio immobiliare.

In Italia, dove tre quarti delle case sono proprietà di chi le abita, il conto, salatissimo, potrebbe costringere molti alla svendita o a ricorrere alla falsa mano tesa degli istituti di credito, con gli esiti che possiamo immaginare specie tra le famiglie anziane e quelle a reddito medio e basso.

Molti cadranno nelle mani dell’usura – legale o illegale – e la disperazione di perdere la sicurezza dell’abitazione produrrà disagio psicologico, probabilmente più suicidi.

Intanto le nostre case passeranno di mano, come sta accadendo negli Stati Uniti. Il candidato presidenziale democratico Robert F. Kennedy Jr., nipote di John assassinato a Dallas, ha recentemente espresso seria preoccupazione per l’influenza dei fondi di investimento sul mercato immobiliare.

Questi giganti stanno rilevando porzioni sempre maggiori di case originariamente destinate alle famiglie. Kennedy ha denunciato le pratiche di colossi come BlackRock, Vanguard e State Street, che controllano una parte significativa del mercato.

Aumentano i casi di famiglie, potenziali acquirenti di abitazioni, che non sono state in grado di acquistare immobili, superate all’ultimo istante da offerte in contanti dei fondi d’investimento, impossibilitate a ottenere la casa che stavano per comperare.

I tre fondi citati – i maggiori del mondo – controllano un patrimonio di oltre ventimila miliardi di dollari, dieci volte il PIL dell’Italia, superiore al PIL dell’Unione Europea.

Chi è più forte tra i semplici cittadini, gli stessi Stati nazionali e questi colossi?

Chi vincerà la partita?

Una decina di fondi di investimento possiedono partecipazioni incrociate in quasi tutte le multinazionali, le entità finanziarie e industriali del pianeta.

Sono i padroni del mondo: la loro influenza si estende all’ ottantotto per cento dell’indice S&P 500, che comprende le cinquecento corporations a più elevata capitalizzazione.


Controllano le nostre vite e hanno l’obiettivo – apertamente dichiarato – di impadronirsi di tutto.

 

A noi restano briciole o miseri avanzi, come nei banchetti signorili del passato. Crediamo ancora nelle virtù del “libero” mercato? Eppure crediamo ancora che affermazioni come “non avrai nulla e sarai felice” siano boutades che riguardano un mondo lontano.


No, l’obiettivo sono proprio io, tu, tutti noi. Esproprio proprietario in attesa di toglierci definitivamente dai piedi con piani e ideologie anti umane, eutanasia, ecologismo radicale, sesso sterile, individualismo edonista, elevati costi della sanità, in aggiunta a vecchi sistemi come guerre e epidemie.


Non avremmo mai creduto di dover concludere, in piena coscienza: ci vogliono poveri, ci vogliono morti.

Roberto Pecchioli,  https://www.ereticamente.net/   13/9/2023

Roberto Pecchioli (1954), studioso di geopolitica, economia e storia, svolge un’intensa attività pubblicistica in ambito saggistico. Collabora con riviste e siti web di cultura e informazione indipendente.

 

 

 

A proposito di “complottismo” o “complottologia”. Vedete voi…

 

 

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( Fonte Blondet)

 

 

 

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