GLR-NOTIZIE-FLASH  48     18/10/2022

ANNO III DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

Vedi “Notizie precedenti QUI

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“RESTRIZIONI COVID ILLEGITTIME”: LA SENTENZA BOCCIA I DPCM

Una sentenza boccia le restrizioni decise dal governo Conte nel 2020, quando tutta l’Italia fu chiusa in casa per mesi. Lo scorso 6 ottobre, il Tribunale di Frosinone ha dichiarato illegittime le restrizioni per frenare il Covid, dando ragione a un cittadino multato nell’aprile di quell’anno. In sintesi: i giudici affermano che “non si può limitare la libertà personale”.

Si tratta della sentenza 842 del 2022, firmata dal giudice Luigi Petraccone, che sancisce “l’inviolabilità di un diritto quale la circolazione”, sostenendo che provvedimenti restrittivi di questo tipo sono “da ritenersi anticostituzionali anche se emanati a difesa di un altrettanto diritto inviolabile quale quello della difesa della salute pubblica”.

La sentenza rischia di aprire una serie di ricorsi possibilmente vincenti per altre persone multate durante le chiusure decise dall’allora governo di Giuseppe Conte per limitare la diffusione del virus. Non solo: rischia anche di mettere in discussione tutte le misure adottate in seguito, come obbligo vaccinale e green pass.

Nel caso preso in esame, era il sabato della settimana pasquale quando il cittadino di Frosinone fu fermato in auto durante il periodo di chiusura stabilito con un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) firmato il famoso 9 marzo 2020.

“Stavo andando a fare la spesa”, la giustificazione dell’uomo che, peraltro, secondo quanto sostenuto dall’avvocato Giuseppe Cosimato che lo difende, stava utilizzando un buono del Comune di cento euro in quanto indigente, andando in supermercato indicato proprio dallo stesso Comune. Ma la Polizia stradale non gli credette. Risultato: una multa di ben 400 euro.

Il cittadino multato aveva quindi impugnato il provvedimento e già il Giudice di Pace gli aveva dato ragione nel luglio del 2020. In risposta, la Prefettura aveva fatto ricorso, sostenendo che il Giudice di Pace aveva disapplicato arbitrariamente il Dpcm sulle chiusure Covid, non essendo di sua competenza.

A rendere chiaro il quadro normativo fu allora il Tribunale di Frosinone, che rilevò in primo grado come il Dpcm sia un atto di alta amministrazione che non ha la stessa forza di una legge e, quindi, non può sostituirla. Disposizioni così limitanti per la libertà possono essere emanati “solo in caso di guerra o a eventi di calamità naturale per definiti periodi di tempo”. Per situazioni di rischio sanitario mancano dunque i presupposti legislativi.

La vicenda non finisce qui, infatti la Prefettura di Frosinone può nuovamente fare ricorso in Cassazione. Ma questa sentenza di Appello è un ulteriore punto che mette in discussione la legittimità delle chiusure e apre a una serie di altri ricorsi da parte di chi, come il cittadino di Frosinone, è stato multato solo perché usciva di casa durante le restrizioni. Ricorsi che, come in questo caso, possono trasformarsi in una revisione dei provvedimenti applicati in nome dell’emergenza.

“Ho già trenta persone – dice l’avvocato Cosimato – pronte a fare domande di risarcimento per esser state impossibilitate a recarsi al lavoro senza vaccino o green pass”. Il caso del ricorso vinto dal suo assistito, quindi, potrebbe non essere l’unico.

https://www.byoblu.com/  16/10/2022

Vedi: https://www.lindipendente.online/2022/10/14/sentenza-del-tribunale-di-frosinone-illegittimi-stato-di-emergenza-e-dpcm-covid/

 

 

 

VACCINI E MULTE AGLI OVER 50: GLI SCENARI DOPO IL CAMBIO DI GOVERNO

Tra i temi bollenti sul tavolo della nuova maggioranza ce n’è certamente uno che riguarda il Covid, o meglio, l’obbligo vaccinale anti-Covid19.

È notizia degli ultimi giorni che il ministero della Salute ha comunicato all’agenzia delle Entrate riscossione, ex Equitalia, nomi, cognomi e indirizzi degli ultracinquantenni che non si sono vaccinati. Sono quasi un milione e la trasmissione dei loro dati prelude all’invio della multa di 100 euro, la pena per non aver adempiuto all’obbligo previsto dalla legge emanata dal governo Draghi a inizio 2022. Un milione di cittadini che hanno resistito, l’obbligo era infatti in vigore fino al 15 giugno 2022, e che nei mesi scorsi si sono già visti recapitare l’avviso di avvio del procedimento sanzionatorio. Ora tocca alla multa vera e propria, che però la nuova maggioranza potrebbe far saltare.

Una questione che sarà cavalcata dall’opposizione?

E la questione potrebbe anche inserirsi in quel tentativo del polo centrista, Renzi e Calenda, di spaccare da fuori la maggioranza facendo leva su Forza Italia, dando seguito alla manovra di palazzo iniziata col voto che ha portato Ignazio La Russa alla presidenza del Senato.

Il Sole 24 Ore, giovedì 14 ottobre, ha già anticipato che alcuni parlamentari della ex minoranza (in quota Lega Fratelli d’Italia) e che oggi andranno a comporre il nuovo governo, stanno studiando un emendamento per bloccare le multe da presentare nel decreto aiuti ter, che dovrebbe essere il primo provvedimento al vaglio delle Camere con la nuova compagine. Ci avevano già provato al termine della scorsa legislatura col decreto aiuti bis, ma il governo Draghi aveva bocciato il correttivo con la scusa della mancanza di coperture.

Le promesse di Meloni e il possibile pressing centrista

Tra le priorità già dichiarate dalla maggioranza che comporrà il nuovo esecutivo a guida Meloni c’è quella di non appesantire cittadini, famiglie e imprese con nuovi adempimenti fiscali o pagamenti.

In linea teorica, dalle multe agli over 50 non vaccinati entrerebbero nelle casse dello Stato cento milioni di euro, in ogni caso non una cifra particolarmente significativa a livello nazionale, basti pensare che 100 milioni di euro è il bilancio ad esempio del Comune di Legnano, provincia di Milano, che conta circa 60mila abitanti, in Italia siamo quasi 60 milioni.

Se la questione sarà cavalcata dalle opposizioni possiamo aspettarci un’azione di pressing favore delle multe da parte dei gruppi di minoranza, i principali candidati in questo senso sono i renziani e i centristi PD, in particolare su Forza Italia, il partito più draghiano e favorevole agli obblighi vaccinali della nuova maggioranza.

Ma l’ultima parola spetta alla probabile futura presidente del consiglio Giorgia Meloni, e staremo a vedere se la principale componente governativa, Fratelli d’Italia, si batterà per difendere un milione di cittadini da una multa ingiusta o se qualche politico habitué delle manovre di palazzo riuscirà a mettersi di traverso.

https://www.byoblu.com/  14/10/2022

 

 

 

L’UNIONE EUROPEA PROPONE UN TETTO AL PREZZO DEL GAS, MA SERVIRÀ?

Dopo tanta attesa anche l’Unione europea si sveglia e propone un tetto al prezzo del gas.

Si tratta di un limite che sarà “dinamico e temporaneo”, “per evitare un’eccessiva volatilità dei prezzi e prevenire picchi estremi sul mercato dei derivati energetici”, si legge nella bozza presentata dalla Commissione europea.

La bozza dovrebbe essere presentata ufficialmente nelle prossime ore, in attesa del consiglio dell’Unione europea di giovedì e venerdì prossimi. L’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma), si legge nel documento, “avrà il compito, sulla base delle relazioni presentate dalle autorità nazionali competenti, di coordinare l’applicazione di questo meccanismo in tutta l’Unione e di documentare le divergenze”.

Tra le misure proposte da Bruxelles, c’è anche quella di implementare un nuovo indice di prezzo complementare per il gas naturale liquefatto che sia alternativo rispetto al Ttf di Amsterdam. L’indice TTF (acronimo di Title Transfer Facility) è l’indice di borsa del gas naturale nel mercato dei Paesi Bassi, che permette il commercio di gas all’interno della rete olandese e in tutta Europa.

Secondo la bozza sviluppata dalla Commissione europea, si propone “di dotare l’Ue degli strumenti giuridici per l’acquisto congiunto di gas”. La piattaforma comune dovrebbe “coordinare il riempimento” degli stock e prevede “una partecipazione obbligatoria degli Stati membri all’aggregazione della domanda per almeno il 15% del volume di riempimento dello stoccaggio”.

A spiegare la mossa dell’Unione europea è la stessa Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea in un tweet: “Sono stati compiuti buoni progressi nell’attuazione della tabella di marcia per affrontare i prezzi elevati dell’energia presentata ai leader al vertice informale di Praga”. Così si legge nel tweet postato da Von der Leyen a commento della bozza.

“Martedì approveremo un altro pacchetto di proposte legislative alla prossima riunione del Collegio”, ha aggiunto. Tuttavia, le opinioni emerse dall’incontro dei 27 ministri dell’Energia europei a Praga sono divergenti, proprio sulla scelta di “applicare un tetto massimo o un corridoio al prezzo del gas sul mercato all’ingrosso”.

“Le opinioni divergono su questa opzione” e sul fatto che “tale misura sia possibile ed economicamente efficiente o se possa portare a razionamento, arbitraggio o sussidi”, si evidenzia nel testo, che chiede inoltre di verificare l’opzione di modificare i riferimenti all’indice Ttf nei contratti pertinenti attraverso una misura legale e/o regolamentare dell’Ue.

All’incontro di Praga, sul tetto al prezzo del gas, “riteniamo che negoziare il prezzo con i fornitori” sia un’opzione “migliore” ma se ciò non fosse possibile, la Commissione valuta “un meccanismo per limitarli” in ogni caso.

Lo ha detto la commissaria Ue all’Energia Kadri Simson in conferenza stampa a Praga dopo il vertice informale dei ministri europei dell’Energia. E proprio questo meccanismo di limitazione del prezzo del gas sarà la mossa dell’Unione europea per tentare di evitare una crisi senza precedenti che si prospetta in Europa alle porte dell’inverno.

Ricordiamo che da un’indagine effettuata dagli istituti mUp research e Norstat, commissionata dal sito Facile.it, sono 4,7 milioni i cittadini che non hanno pagato le bollette di luce e gas. E potrebbero essere di più, se i prezzi dovessero aumentare nuovamente.

Il Codacons ha fatto sapere che, nel 2023, la stangata sulle bollette di luce e gas degli italiani potrebbe raggiungere la maxi-cifra di 4.724 euro a famiglia, con un incremento di spesa di quasi 2.500 euro in più a nucleo rispetto le tariffe in vigore a fine 2021. Il tetto proposto dalla Commissione europea è un tentativo di ridimensionare la catastrofe ma, forse, arriva già troppo tardi.

https://www.byoblu.com/  18/10/2022

 

 

 

BOLLETTE, 5 MILIONI DI ITALIANI NON LE PAGANO. PER ORA…

Quasi cinque milioni di italiani non hanno pagato le bollette di luce e gas negli ultimi nove mesi. Due cittadini su tre (il 62 per cento) dichiarano che è stata la prima volta. Non solo: anche per quanto riguarda le spese condominiali, da gennaio a oggi, 2,6 milioni di persone hanno saltato una o più rate del condominio a causa dell’aumento dei prezzi.

La crisi morde e gli italiani faticano a far fronte alle spese. È il dato che emerge da un’indagine effettuata dagli istituti mUp research e Norstat, commissionata dal sito Facile.it, che si occupa di comparazione di servizi, tra cui quelli del settore energetico. Precisamente, sono 4,7 milioni i cittadini che non hanno pagato le bollette di luce e gas. E potrebbero essere di più, se i prezzi dovessero aumentare nuovamente (come ripetuto in queste settimane dalle associazioni che tutelano i consumatori).

Viene da chiedersi proprio questo: quanti diventeranno i morosi nei prossimi mesi, con il costo delle bollette alle stelle che non solo spinge la gente a non pagare ma costringe anche alcune attività a chiudere per le cifre insostenibili? Un indizio c’è: secondo l’indagine, ci sono 3,3 milioni di persone che, in caso di ulteriori rincari, potrebbero non riuscire a pagare le prossime bollette. In particolare, nel centro Italia (cioè il 12 per cento).

La diffusione del fenomeno in Italia

È proprio questa la zona del Paese più in difficoltà. Tra il 10,7 per cento degli italiani che hanno ammesso di non aver pagato luce e gas, il fenomeno è più diffuso nelle regioni centrali (l’11,5 per cento). Stessa situazione problematica per le spese condominiali, con il centro Italia che vede un rischio di mancato pagamento del 7,7 per cento contro una media nazionale del sei. Ma, ovviamente, il quadro non è roseo nemmeno nell’area storicamente più in difficoltà dell’Italia, cioè il sud. Il rischio morosità nel Mezzogiorno è del 9,4 per cento contro la una media nazionale del 7,7.

A questo punto, dato che ancora si continua a discutere molto ma si fa poco (tra separazione di luce e gas, libero mercato e altre possibili soluzioni previste per il nuovo anno) non resta che vedere i prezzi schizzare alle stelle. E, nel frattempo, anche diversi Comuni italiani hanno annunciato un piano di risparmio nelle città.

I numeri della stangata

Tra gli altri, pure il Codacons ha fatto sapere che, nel 2023, la stangata sulle bollette di luce e gas degli italiani potrebbe raggiungere la maxi-cifra di 4.724 euro a famiglia, con un incremento di spesa di quasi 2.500 euro in più a nucleo rispetto le tariffe in vigore a fine 2021.

Nel dettaglio, l’ultimo incremento delle tariffe elettriche disposto da Arera (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) è del 59 per cento e porta la bolletta media della luce a raggiungere quota 1.782 euro su base annua a famiglia, con una crescita del 122 per cento rispetto all’ultimo trimestre del 2021 e un aggravio di spesa pari a 662 euro in più a nucleo.

Per conoscere l’aumento delle tariffe del gas dell’ultima parte di quest’anno bisognerà aspettare novembre ma, secondo le previsioni, i rincari dovrebbero essere del 70 per cento, portando la bolletta del gas ad aumentare del 117 per cento rispetto all’ultimo trimestre 2021, ovvero a una media di 2.942 euro a famiglia su base annua.

Fra due giorni, a Roma, ci sarà un tavolo che metterà insieme associazioni, autorità che regolano il mercato e imprenditori per discutere le soluzioni che mettano fine al caro bollette. Intanto, non resta che prendersi un tranquillante prima di aprire la busta con dentro la bolletta che, qualche altro cittadino, probabilmente non pagherà.

https://www.byoblu.com/  16/10/2022

 

 

 

ATTACCO RUSSO SU KIEV: IL CONFLITTO SALE DI LIVELLO

Questa mattina la Russia ha attaccato Kiev colpendo la sede di Ukrenergo, gestore importante della città per il rifornimento elettrico dell’intero paese. È molto probabile che l’offensiva causerà black out: l’Ucraina rischia di spegnersi.

Energoatom, l’operatore ucraino che gestisce la centrale nucleare di Zaporizhzhia ha interrotto l’approviggionamento energetico a causa dei bombardamenti:

I terroristi russi hanno sparato ancora una volta contro le stazioni elettriche nel territorio sotto il controllo dell’Ucraina, l’ultima linea di alimentazione è stata disconnessa. Nel processo di transizione, a causa di una caduta di tensione di breve durata, è stato spento il trasformatore di riserva e sono stati avviati i generatori diesel.

Ha affermato Energoatom. Il sindaco di Kiev, Vitalij Volodymyrovyč Klyčko, ha invece scritto su Telegram:

A seguito di un attacco di droni, è scoppiato un incendio in un edificio non residenziale nel quartiere Shevchenkivskyi di Kiev. Le unità antincendio stanno lavorando.
Un frammento di uno dei droni kamikaze (Shahed-136 di fabbricazione iraniana) che hanno attaccato Kiev questa mattina.

 

Al momento diversi edifici residenziali sono stati danneggiati. I medici che sono sul posto daranno informazioni utili sulle eventuali vittime. La situazione è così critica che persino da Cuba si manifestano forti preoccupazioni.

Juan Sanchez Monroe, professore ordinario presso l’Istituto Superiore di Relazioni Internazionali dell’Avana, ha dichiarato alla TASS:

Le attuali tensioni internazionali stanno comportando più rischi per il mondo rispetto alla crisi dei missili di Cuba del 1962, mentre la politica opportunistica di Washington ha aggravato la situazione.

 

Il 16 ottobre 1962 è stato il momento più critico della Guerra Fredda.

La situazione odierna è andata oltre la crisi di ottobre (il nome locale della crisi dei missili di Cuba). Allora c’erano dispute politiche, più che altro verbali, ma oggi le dispute politiche sono accompagnate da scontri a colpi di sciabola, con sparatorie e morti. Un ulteriore aspetto molto negativo dell’attuale crisi è che non ci sono quasi colloqui, mentre durante la crisi di ottobre ci sono stati negoziati.

Quando la diplomazia non funziona, solo le armi possono risolvere il problema, e questo è ciò che porta il conflitto molto più vicino al fuoco.
L’aggressività e l’opportunismo della politica dell’imperialismo sono stati fondamentali sia nella crisi di ottobre che in quella attuale.

Nella prima, l’amministrazione statunitense e le élite politiche erano intenzionate a porre fine al processo rivoluzionario a Cuba, mentre oggi vediamo i tentativi delle stesse forze di bloccare lo sviluppo della sovranità russa.
La differenza fondamentale tra gli sviluppi attuali e la situazione del passato è che il governo cubano perseguiva una politica di protezione della sovranità, dell’indipendenza nazionale e della giustizia sociale, mentre le élite al potere in Ucraina sono reazionarie, anti-russe, anti-ucraine e filo-americane.


Quello che è successo con i gasdotti, il ponte di Crimea, sono elementi che portano il conflitto, che finora si è sviluppato sul territorio dell’Ucraina, al livello delle infrastrutture al di fuori di esso. I due incidenti hanno aggravato in modo significativo la situazione internazionale.

https://comedonchisciotte.org/  17/10/202

Vedihttps://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/10/17/il-centro-di-kiev-colpito-da-droni-kamikaze_eee43852-8bdd-4909-8a49-f6228a06a2a1.html


 

 

Locandina HORAFELIX Geopolitica energetica italiana rispetto all’esito delle recenti elezioni evento: Roma 21 ottobre ore 18


 

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ANNO III DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

 

 

 

Tanti interventi e riflessioni fatte dai rappresentanti delle Liste Antisistema, che si sono presentate alle elezioni, li trovate nei sei GLR-NOTIZIE-VOTO,  QUI.

Pur se sconfitti, le loro analisi rimangono preziosissime per continuare la Resistenza.

 

 

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