Illustri opinionisti, giornalisti di grido e utenti facebook. Tutti a chiedere la stessa cosa: addio democrazia, benvenuta dittatura!

 

Per Antonio Polito del Corriere della sera «da molto tempo viviamo di soli diritti», e ora quindi sarebbe arrivato il momento di soli doveri? Per Massimo Giannini di Repubblica, così come detto dal presidente del Consiglio, siamo giunti “all’ora più buia”. Citazione di Winston Churchill che però parlava della seconda guerra mondiale, più esattamente della resistenza dell’Inghilterra all’invasione nazista, e non certo di una pandemia per quanto grave.

Il riferimento all’ora buia suona allora come l’invocazione di leggi speciali, di un clima emergenziale che possa giustificare la messa tra parentesi delle libertà individuali, declassate a secondarie, se non pericolose.

Sempre sul Corriere il richiamo alla Cina dittatoriale è esplicito: «… in Cina – scrive Guido Santevecchi – il campionato di calcio, costato centinaia di milioni di ingaggi di giocatori stranieri, è stato congelato dalla sera alla mattina. E per una volta, anche questa mancanza di discussione sul tema pedatorio, dovuta al sistema autoritario cinese, andrebbe preso a modello».

La Verità, Libero e il Giornale non ne parliamo; sono tutto un richiamo all’uomo forte, al tanto odiato, e oggi tanto amato, regime cinese, nella speranza che l’uomo forte nei panni di un super commissario possa salvarci dal contagio e dalla morte. Per non tacere dei social: dove ci sono tanti e tante che pur di superare la crisi sono disponibili a mettere tra parentesi la democrazia, desiderio presto soddisfatto con un governo che decide senza il passaggio alle Camere, anche loro messe in quarantena. E chissà per quanto.

In questi giorni più volte si è detto come il coronavirus abbia fatto emergere problemi preesistenti: è accaduto con il dramma delle carceri (ma chissà se chi ci governa lo capirà, visto che da anni si gira dall’altra parte…): è accaduto con la sanità di cui finalmente abbiamo potuto, da una parte, apprezzare l’eccellenza a livello mondiale e dall’altra, criticare i tagli che in questi anni la hanno piegata. Sta accadendo anche con la nostra democrazia.

Da anni discutiamo della sua crisi, di una rappresentanza che non soddisfa più neanche le regole della convivenza condominiale: la democrazia è una istituzione che al pari del mondo che ci circonda andrebbe modificata ma lasciandone intatto il cuore della partecipazione, della condivisione e della libertà contro i regimi.

Invece abbiamo scoperto che anche questi aspetti non hanno retto all’urto della globalizzazione e della sua risposta sovranista: si invoca la dittatura, la sospensione dei valori costituzionali, si spera che le conquiste compiute nella stagione degli anni Sessanta-Settanta vengano spazzate via in un sol colpo pur di battere il temibile nemico, che oggi ha il volto non più del migrante, ma del coronavirus.

Il paradosso è che se riusciremo a sconfiggere il contagio è per la ragione opposta: saranno i diritti che ci potranno garantire di uscire da questo incubo.

Il diritto alla salute in primis, grazie a cui il nostro sistema sanitario, nonostante i tagli, nonostante le scellerate privatizzazioni, riesce ancora oggi a curarci, È grazie ai diritti che la vita delle persone vale più del profitto, ed è sempre grazie ai diritti che oggi la caccia all’untore non diventa legge. I diritti, non i doveri, sono quelli che ci salvano. Non il contrario.

Eppure, approfittando della crisi, c’è chi prepara il terreno per una stagione in cui quei diritti varranno di meno. Ma se ci dovesse essere una nuova crisi, ci troveremo privi di quei principi che oggi ci tutelano e ci mettono al riparo dalla deriva, dalla malattia e dall’abbandono.

In molti discorsi prevale invece una sorta di “pensiero magico”: la fantasia che possa arrivare qualcuno con la bacchetta magica e possa risolvere tutti i problemi, a partire dall’emergenza sanitaria. È un pensiero tutto ripiegato su un modello di società chiusa, autoritaria, illiberale.

La crisi è reale, ma il governo della crisi è fondamentale, perché indica quale strada la nostra democrazia vuol seguire: quella dell’autodistruzione o quella dell’ampliamento dei diritti.

Alcuni comportamenti sbagliati non possono legittimare la speranza che si instauri una nuova dittatura. O ancora siamo convinti che, almeno, con Lui i treni arrivavano in orario e speriamo che torni?!

Angela Azzaro      Il Riformista  11/3/2020

 

 

“Ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici.”

Aldous Huxley (1894- 1963) scrittore britannico


 

 

 

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