Rosetta Loy ci obbliga a voltarci indietro mettendo in fila, con un racconto serrato e lucido i fatti che hanno marchiato indelebilmente la nostra democrazia e che ci hanno portato fino a qui. Una scia di sangue impressionante, sacrifici eroici e conquiste fondamentali. Persone famose e altre dimenticate. Ci voleva lo sguardo “narrativo” ma documentato di una scrittrice autentica, capace di mettere a fuoco questa macchina diabolica che schiaccia qualsiasi anelito di giustizia e di progresso civile. E che ogni volta cambia sembianze. Un nemico tanto radicato che nemmeno ci accorgiamo di averlo dentro di noi.
“Si dimentica perché fa comodo, ed è criminale. E si dimentica per pigrizia, il che è stupido. La conoscenza di quanto accaduto è infatti l’unico strumento che abbiamo per distinguere il luogo dove ci capita di vivere. È la bussola che ci permette di orientarci.” Rosetta Loy
di Rosetta Loy, ed. Chiarelettere 2013, € 11,82
Pagine che lasciano il segno. Da piazza Fontana alla vittoria di Berlusconi scorre il dramma di un Paese dove non esistono regole certe e le morti rimangono spesso senza colpevoli. Uccisi 26 magistrati , 54 uomini dello Stato: scorte, carabinieri, poliziotti. Giornalisti. Oltre le vittime delle stragi: 17 alla banca dell’Agricoltura, 8 in Piazza della Loggia, 12 sull’Italicus, 85 alla stazione di Bologna. Un libro che dovrebbero leggere tutti. Noi per non dimenticare, i giovani per sperare e creare un Paese migliore.
Lei ha scritto questo libro pensando a chi quelle tragedie le ha vissute da vicino oppure alle nuove generazioni?
«Per la verità pensavo ai miei nipoti più giovani che nulla sanno di quei decenni. Il ventennio di Berlusconi ha obnubilato tutto, ha messo come una vernice sopra per impedirci di vedere. All’inizio avevo pensato di scrivere il libro con mio figlio nato negli anni Sessanta ma poi abbiamo abbandonato il progetto perché avevamo una visione completamente diversa».
Ma perché ha deciso di lasciare la letteratura per un libro così impegnativo e immagino faticoso per l’accurata ricostruzione storica?
«Perché alla mia età non sono più capace di inventare e mi sono detta: se devo scrivere tanto vale che scriva di questo… Forse oggi si comincia a capire qualcosa di quegli anni, forse siamo a una svolta e qualcosa sta per cambiare. Vorrei che la generazione che sta crescendo adesso sia diversa».
Eppure la lettura del libro è scioccante, le inchieste insabbiate, i misteri insoluti…
«Io ho una natura profondamente ottimista e penso che dopo la morte di Andreotti sapremo di più sui misteri italiani».
A cosa si riferisce il titolo?
«L’ho preso da un libro di Vittorio Sermonti, Il tempo fra cane e lupo, quel momento della notte quando non è ancora giorno che non ha la bellezza della notte e la luce del giorno. E così mi è sembrato questo nostro tempo. Il cane e il lupo sono Andreotti e Berlusconi».
Cosa le è costato di più scrivere?
«La morte di Falcone e di Borsellino. Quando è accaduta, pur percependo la tragedia, non mi ero resa conto delle loro esistenze blindate, del senso di solitudine e di abbandono in cui vivevano. Soltanto in seguito ho capito che dopo la loro morte lo Stato si è piegato, è sceso a patti con la mafia e si è arreso». da http://ilmiolibro.kataweb.it/
Indichiamo altri tre libri correlati con quello di Rosetta Loy per poter approfondire la tragica storia della repubblica italiana e i suoi misteri.
IO SO
di Antonio Ingroia, ed. Chiarelettere 2012, € 10,96
“Ai lettori dico di non fidarsi delle ricostruzioni distorte delle indagini sulla trattativa. Sarà un processo foriero di tensioni: guardate ai fatti, non alle versioni delle parti in causa. E lo stesso chiedo ai giornalisti. Una parte del paese non vuole la verità sulle stragi, e mi stupirei del contrario: non la voleva vent’anni fa, non la vuole adesso.” “C’è una verità indicibile nelle stanze del potere, un potere non conoscibile dai cittadini che si nasconde, che si sottrae a ogni forma di controllo. La ragion di Stato rischia di diventare un ombrello difensivo sotto il quale proteggere la parte oscura del potere, il suo volto osceno, e la storia occulta dei patti inconfessabili, compreso quello tra Stato e mafia.” Le stragi e le bombe del ’92-93, la nascita della Seconda Repubblica, la corruzione come sistema, l’attacco alla Costituzione e alla magistratura, la debolezza della sinistra, le indagini sulla trattativa, il conflitto con il Quirinale. Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della Procura di Palermo, racconta vent’anni di berlusconismo e la difficoltà di ricostruire la verità sui rapporti tra mafia e Stato.
ANDREOTTI IL PAPA NERO. Antibiografia del divo Giulio.
di Michele Gambino, ed. Manni 2013 , € 13,60
Giulio Andreotti, detto anche il divo Giulio, Belzebù, il papa nero, è il personaggio più longevo della storia italiana e al tempo stesso il più controverso. L’unico politico di statura nazionale di cui sono stati accertati i rapporti con la mafia almeno fino al 1980, ma anche l’amico sincero di molti pontefici e il generoso dispensatore di oboli agli orfani e alle vedove. Ascetico nei comportamenti ma capace di accumulare enormi quantità di fondi occulti per mantenere il potere. Nemico storico della sinistra, ma anche primo fautore di un governo appoggiato dai comunisti. Da Sindona a Moro, da Pecorelli a Dalla Chiesa, dai militari golpisti a Licio Gelli, dai palazzinari romani ai mafiosi siciliani, l’intera vita di Andreotti è costellata di delitti, di misteri, di nemici per bene e di amici impresentabili. Per decenni i vignettisti hanno lavorato intorno alla sua inconfondibile sagoma, la sua vita è stata costantemente illuminata dai riflettori, i suoi motti appartengono al lessico corrente degli italiani, eppure non è esistito nel paese un altro uomo così insondabile e irrimediabilmente distante dai suoi simili. Dal secondo dopoguerra all’era Berlusconi, Michele Gambino traccia un profilo del personaggio in larga parte inedito, ricostruendone, oltre alle vicende giudiziarie e storiche, la psicologia, la religiosità, i sentimenti e le pulsioni celate dietro la maschera di cera.
UNA LUNGA TRATTATIVA. Stato-mafia: dall’Italia unita alla seconda repubblica. La verità che la magistratura non può accertare
di Giovanni Fasanella, ed. Chiarelettere 2013, € 11,05
Non basta la verità giudiziaria. Nel mare di accuse e veleni che continuano a inquinare i processi in corso sulla trattativa Stato-mafia, con particolare riferimento alle morti di Falcone e Borsellino, e che hanno addirittura coinvolto indirettamente il presidente della Repubblica, è necessario provare a spostare il nostro angolo visuale e fare un passo indietro. La storia ci viene in aiuto per capire che cosa sta succedendo. La partita è troppo grossa perché possa rimanere nelle aule di un tribunale. In gioco è la Repubblica italiana, il nostro Stato. Entrambi nati con l’appoggio fondamentale della mafia. L’autore spiega come e perché. Dalla vittoriosa cavalcata di Garibaldi aiutato dai picciotti siciliani durante la spedizione del 1860 agli omicidi impuniti d’inizio secolo che contaminano il tessuto economico-finanziario, all’alleanza col fascismo che si limitò a contrastare la manovalanza armata. Poi il patto di sangue con gli angloamericani nel 1943 per indirizzare la pace, seguito dagli omicidi e dalle stragi del dopoguerra perché la sinistra non avesse il sopravvento al Sud, fino alle tragiche vicende oggetto degli attuali processi. Difficile ammetterlo, però è così: la mafia è stata una risorsa decisiva per lo Stato italiano sin dai suoi albori unitari offrendo appoggio anche militare a chi vigilava sul controllo “democratico” del paese e talora a chi sosteneva veri e propri disegni eversivi. La magistratura non ce la può fare da sola a spaccare questa crosta spessa di bugie e inganni…
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