Quanto è grande la stupidità dell’ottimismo dei non pensanti che hanno sempre bisogno che qualcuno gli dica chi sono i buoni-buoni e i cattivi-cattivi cosicchè non debbano impegnarsi a capire da soli, a cercare di studiare, a interpretare i fatti, a leggere tra le righe della cronaca, ad imparare la storia, ad informarsi. D’altra parte non ne sarebbero capaci.

Dal 1945 in poi per i non pensanti è stata una pacchia: i buoni-buoni sono gli americani ( con i loro satelliti come l’italia), sempre, comunque, in ogni caso, per unzione divina e i cattivi-cattivi sono gli altri ( a turno) sempre, comunque, in ogni caso e per maledizione divina. Fatto! Senza fatica.

Poi ci sono pure i cattivissimi-cattivissimi come putin ( per cui, ripetiamo, noi del GLR non nutriamo nessuna simpatia) oggi. Semplice no? Senza fatica i non pensanti hanno le loro rispostine tranquillizzanti e possono guardare al loro inutile futuro con grande e feroce ottimismo e cucinare il sugo.

E tutta questa massa di non pensanti sono una pacchia, dal 1945, anche per la propaganda mediatica-americana-occidentale: non deve fare molta fatica. I buoni-buoni sono lì e i cattivi-cattivi sono là. Nessuna fatica di approfondimento: un paio di slogan ripetuti per anni e “le jeux son fait“. Tutti convinti e ottimisti.

Così hanno fatto per la pseudo-pandemia e così stanno facendo per la pseudo-crisi del clima, la pseudo-crisi energetica, la pseudo-crisi ambientale: due o tre slogan ripetuti all’infinito ai non pensanti-covidioti e ancora una volta “le jeux son fait“-

In fondo la guerra in ucraina è semplice da capire: i buoni-buoni lì e i cattivi-cattivi là. Fatto! Senza tanti arzigogolamenti di pensiero. Una visione manichea ad uso dei cretini. E poi c’è sempre il sugo da finire di cucinare, no?

Ma forse le cose non stanno proprio così in questa tragica guerra russo-ucraina, NATO, EU.

Forse i buoni-buoni non hanno tutte le ragioni e non sono poi così buoni-buoni e i cattivi-cattivi qualche ragione ce l’hanno e non sono poi così cattivi-cattivi. Speriamo che tutti gli articoli e i video che seguono siano d’aiuto per scoprire o confermare questo ( insieme ai 5 articoli precedenti di ” Una guerra nella guerra” che trovate QUI ). E lasciate che il sugo bruci. (GLR)

 

 

 

 

 

Le “chiacchiere” sull’Ucraina e le reali minacce

Le “chiacchiere” più recenti sulla guerra in Ucraina sono tutte incentrate su nomi di armamenti: ogni santo giorno si pubblicano articoli su Himars, Javelin, Leopard, F16, missili, razzi, carri, aerei, sistemi di difesa ecc.

Ciò fa tornare alla mente le “chiacchiere” mediatiche ai tempi della crisi 2007-2008, in cui proliferavano gli acronimi dei mille derivati: MBS, ABC, CDS, CDO ecc. Nell’uno come nell’altro caso, una coltre di tecnicismo veniva e viene messa in circolazione col fine ultimo, sembrerebbe, di non far capire alcunché ai lettori, sull’origine dei fenomeni e sui processi che determinano gli eventi.

Ma c’è di più. Questo chiacchiericcio mediatico è utile invero a nascondere le responsabilità, a deresponsabilizzare gli esecutori di tutti gli errori che ci hanno portato fin qui.

All’epoca della grande crisi finanziaria, i media raccontavano gli eventi con la poetica della complessità finanziaria, gettando fumo tecnicistico sulla reale comprensione del contesto, del processo e delle cause reali.

Tutto liquidato con qualche accenno alle distorsioni e ai fallimenti di mercato, attribuendo la responsabilità alla complessità del sistema finanziario, dei prodotti derivati e delle strategie di investimento. In tal modo il discorso pubblico non faceva altro che allontanare il riconoscimento delle cause reali (in primis la deregolamentazione pluridecennale dei mercati) e delle responsabilità politiche.

Anche oggi, in questa fase di grande incertezza geopolitico-economica, in Europa ed Asia Pacifico, il discorso pubblico e le scelte politiche sembrano totalmente irrazionali e miopi.

Ciò che ci interessa evidenziare è la logica politica sottostante il funzionamento dei grandi media: liquidando da subito la contestualizzazione dei processi storico-geografici, ovverosia quelli che hanno portato a “stringere” ulteriormente il “nodo” storico rappresentato dallo spazio ucraino, la tanto ridondante quanto inaccurata e onnipresente formula (o meglio “empty slogan”) “dell’aggredito e dell’aggressore” ha sancito la banalizzazione del presente, l’evaporazione dei processi diacronici, la censura delle analisi e delle spiegazioni critiche, impedendo di fatto qualsiasi dibattito realmente costruttivo per lavorare alacremente su compromessi e negoziati.

Il primo accordo raggiunto dalle parti nel marzo 2022 fu affossato da UK-US, mentre la posizione della Cina, riproposta ieri, sulla soluzione politica della crisi Ucraina troverà purtroppo l’opposizione di quelle entità, appena citate, che vogliono continuare ad ampliare il conflitto.


I media veicolano continuamente paure e supposte “minacce” provenienti dall’esterno del nostro “giardino”, prestandosi alla vecchia tecnica di costante fabbricazione del pericolo esterno – rappresentato da sedicenti “mostri” da sconfiggere o contenere.


E chi sarebbero questi “mostri”? Paesi, interi paesi, stati-civiltà, trattati alla stregua di popoli inferiori, che coincidono guarda caso proprio con quei paesi che stanno legittimamente riorganizzando l’economia e la politica mondiale secondo canali e modalità relazionali di tipo cooperativo (si pensi all’allargamento della SCO e dei BRICS).

E sono proprio quei paesi che, ieri come oggi, cercano una via di uscita dall’età del dominio di un solo paese.

Ecco allora media e politica, a braccetto con alcuni potentati economici, impegnati ad ostacolare ogni interpretazione differente, che possa svelare falsità e manipolazioni e rivelare nel contempo realtà opposte allo storytelling usa-europeo.

Con le parole di Sachs:

L’implacabile narrazione occidentale secondo cui l’Occidente è nobile, mentre la Russia e la Cina sono malvagie, è ingenua e straordinariamente pericolosa. È un tentativo di manipolare l’opinione pubblica, invece di fare i conti con una diplomazia molto reale e pressante”.

Sembra surreale il modo superficiale, banalizzante e fazioso con cui i “grandi” media continuano a “narrare” la guerra russo-ucraina, che, come noto, è una guerra voluta e perseguita da alcuni strateghi Usa ormai da molti anni, nella teoria come nella prassi.

Si tratta di una guerra globale rivolta contro la Russia, oggi, ma proiettata contestualmente verso la Cina, l’Iran e tutti coloro che osano non seguire più l’agenda unipolarista ed imperialista degli Usa.

Ciò è stato più volte analizzato e spiegato da autorevolissimi studiosi e politici statunitensi prima di altri. E non tutti costoro hanno appoggiato tali disegni strategici. Sicuramente personalità come Brzezinski, Kaplan, Nuland ne sono stati strenui sostenitori: hanno teorizzato, consigliato ed operato a favore dell’assorbimento dell’Ucraina nello spazio nordatlantico in funzione antirussa, nonché della separazione dell’UE dal resto dell’Asia. Uno degli ultimi atti più eclatanti riguarda il sabotaggio – annunciato, realizzato e celebrato – dei gasdotti baltici.

Altre autorevoli personalità, tuttavia, come lo studioso e diplomatico George Kennan, i professori Stephen Cohen e John Mearsheimer hanno rilevato chiaramente i rischi e i pericoli esiziali delle manovre di accerchiamento in Eurasia, in particolare nello spazio ucraino.

In questo proliferare mediatico-politico di elogi bellici faziosi, di scenari di nuovi olocausti o Armageddon nucleare (cit. Biden) emergono chiaramente i macro-interessi economico-politici dell’apparato industriale militare e di intelligence americano, desideroso di destrutturare i processi di integrazione euroasiatica, con al centro Russia, Iran e Cina.

Non deve sorprendere, pertanto, che Washington non si muova in alcun modo per un cessate il fuoco e una trattativa in Ucraina (sorprendente è invece la servile viltà europea), bensì per collegare questo scenario di guerra vasta – da alimentare a discapito di tutta l’Europa e dell’economia mondiale – a quello cinese.


Siamo nella fase della promozione della guerra con tutti i mezzi mediatici e politici possibili, finanche sostenendo il più pericoloso (e per questo spregevole) nazionalismo etnico.


Riguardo quest’ultimo aspetto è doveroso ricordare l’esistenza di migliaia di documenti secretati, de-secretati e in parte riclassificati, che si riferiscono a numerose operazioni sotto copertura, come ad esempio l’operazione “Belladonna” del 1946 e la successiva “Aerodynamic” (1949-1970), e che confermano inequivocabilmente gli sforzi dell’intelligence Usa a sostegno delle forze ultranazionaliste in funzione antisovietica.

Da questo materiale si evince chiaramente che “negli anni ’50 la CIA aveva stabilito con successo una rete di controspionaggio con i nazionalisti clandestini ucraini”.

L’obiettivo di fondo, come esplicitato nei documenti desecretati nel 1966, è il “sostegno” alle “fiammate nazionaliste” in aree molto sparse dell’Unione Sovietica, in particolare in Ucraina.

Insomma, una storia che viene da lontano e che è continuata fino ai giorni nostri. Ed è qui che va collocato il ruolo del più grande “broker” di armi al mondo, l’apparato Usa, anche in questa nuova crisi.


Un paese che, per mezzo di una super minoranza (neoconservatrice e straussiana bipartisan), soffia sul fuoco della guerra non solo in Europa ma anche nell’Asia-Pacifico e chiede armi a mezzo mondo per continuare ad alimentare la guerra in Ucraina, fiaccare la Russia ed accerchiare la Cina.


Crediamo sia doveroso rifiutare l’idea dell’inevitabilità della guerra ed imparare a riconoscere che la vera minaccia alla stabilità mondiale e alla coesistenza tra i popoli proviene proprio dall’interno dei nostri sistemi.

Fabio Massimo Parenti,  https://www.lantidiplomatico.it/  25/ 2/ 2023

 

 

 

 

Ucraina 2023: un anno di bugie

Un anno di bugie sull’Ucraina da parte delle nostre presstitute del mainstream.

 

Vedi e ascolta QUI

 

 

 

 

 

 

UN ANNO DI GUERRA D’UCRAINA. IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

La guerra d’Ucraina dura già da un anno. Come si è giunti a ciò? Quale la situazione reale? E quali i possibili sviluppi?

 

Diego Fusaro, filosofo

Vedi e ascolta QUI

27/2/2023

 

 

 

 

 

 

Lo sguardo altrui

Nei rapporti con gli altri il fattore fondamentale per consentire l’instaurarsi di rapporti pacifici e di mutua comprensione è la capacità di mettersi nei panni altrui, di guardare il mondo circostante anche con gli occhi dell’altro, dalla sua prospettiva.

Non è un esercizio facile, ma è l’esercizio etico primario che sta alla base di tutte le etiche tradizionali come formula della reciprocità.

Questa prassi è stata tuttavia progressivamente erosa nella cultura occidentale (in particolare americana). Non è sempre stato così, ma oggi lo sguardo occidentale è addestrato a concentrarsi su quali possano essere i lati da cui l’altro potrebbe avermi offeso, dal mio punto di vista, posto come ultima autorità.

Spostato sul piano della politica estera questo unilateralismo etico nell’opinione pubblica si esprime in forme di “imperialismo ingenuo”, che farebbero tenerezza se non lasciassero dietro di sé una scia di morte e distruzione.

Ora, qualcuno ancora oggi continua a chiedersi: “Cosa mai avrà avuto da temere la Russia in Ucraina? E’ chiaro che si tratta di un pretesto per invadere l’Europa.” “E cosa mai avrà da temere la Cina per armarsi?” “E cosa mai avranno da temere l’Iran, o la Corea del Nord, o il Venezuela,” ecc. ecc.? Perché, giusto cielo, ci odiano tanto, noi che siamo manifestamente lo standard della civiltà e cavalleria?

Per approssimare una risposta può aiutarci soffermare un momento lo sguardo su alcuni dettagli.


Ad esempio. Gli USA sono il paese al mondo maggiormente coinvolto in conflitti bellici nel corso della sua storia; e sono peraltro il paese con l’esercito di gran lunga più potente al mondo, spendendo da soli più della somma dei successivi 15 paesi più militarmente sviluppati al mondo (800 miliardi di dollari/anno per gli USA, contro i 293 della Cina, i 76 dell’India, i 65 della Russia, i 56 della Germania, ecc.; dati 2021).

Gli USA hanno inoltre fomentato sistematicamente un’infinità di colpi di stato verso governi sgraditi (spesso vantandosene post hoc).

E quando i regime changes non riescono in forma indiretta, nutrendo le proprie quinte colonne, si passa spesso allo stadio successivo, dell’intervento diretto.

Il canone, divenuto oramai classico, del’interventismo americano è infatti rappresentato da un’operazione in due tempi: in prima istanza si alimentano e finanziano le proteste (sempre sedicenti “democratiche”) all’interno del paese X; in seconda istanza si utilizza come giustificazione ad intervenire il fatto di essere “invocati dalla minoranza oppressa nel paese X”.

Questo giochino, sempre spalleggiato dai media a gettone, è uno schema universalmente noto e discusso ovunque, tranne in Occidente.


Qui da noi i probi raddrizzator di torti, Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sotto l’ascella, sono invece sempre sinceramente stupiti di come ovunque la giungla extraoccidentale pulluli di malvagi oppressori, e di oppressi desiderosi di essere liberati da noi.


Se pensiamo che il segno distintivo del controllo militare imperialistico è la presenza di basi miltari al di fuori del proprio territorio, è utile ricordare che i paesi da noi descritti come proverbialmente aggressivi e guerrafondai (Russia, Cina, Iran, Corea del Nord) possiedono tutti assieme una manciata di basi militari extraterritoriali (6 la Russia, 4 la Cina, tutte in paesi loro prossimi). Gli USA da soli possiedono invece oltre 800 basi militari extraterritoriali, distribuite su tutti i continenti.


Infine, come impeccabilmente documentato da Daniele Ganser (ne “Le guerre illegali della NATO“), dopo la caduta dell’URSS, la Nato, non si è limitata ad espandersi massivamente, in particolare verso Est, ma è intervenuta ripetutamente con iniziative di aggressione verso paesi terzi (iniziative non difensive, in violazione della funzione originaria dell’alleanza).

Ed è per queste, e altre, ragioni che sarebbe utile smettere di continuare a scandalizzarci della pagliuzza nell’occhio altrui senza notare il trave nel nostro. Da occidentali spiace dirlo, ma nonostante il profluvio di autoassoluzioni hollywoodiane, da tempo agli occhi del resto del mondo gli USA appaiano come il bullo del quartiere e la Nato come la sua gang.

Andrea Zock,  https://www.lantidiplomatico.it/  22/2/2023

 

 

 

 

La collana di perle delle basi militari americane

La carta illustra le principali basi militari dell’impero americano nelle aree più strategiche del pianeta.

Unendole si ottiene una linea che, come collana di perle, illustra la strategia geopolitica degli Stati Uniti. Ossia impedire l’emersione di rivali assumendo una postura militare avanzata che impedisca agli avversari di uscire di casa…

 

Continua la lettura QUI

 

 

 

 

 

Un intervento di un americano che non sente di essere buono-buono a priori…

 

È ora di porre fine alla guerra in Ucraina. La mediazione è la risposta migliore

Da quando la Russia ha iniziato la sua invasione, gli Stati Uniti hanno contribuito a un’escalation del conflitto in Ucraina, radunando l’opinione popolare in patria e in tutto l’Occidente con la narrazione che le motivazioni e le intenzioni della Russia sono infondate, malvagie e persino genocide.


Ciò ha reso impossibile una conversazione onesta sulla storia, i motivi e le inevitabili conseguenze geopolitiche ed economiche del conflitto. Piuttosto che intervenire direttamente come hanno fatto storicamente gli Stati Uniti, gli Stati Uniti hanno scelto di gettare benzina sul fuoco sotto forma di maggiori finanziamenti, armi, attrezzature e supporto tecnico, senza i quali l’Ucraina sarebbe stata costretta a negoziare, forse anche scongiurando la guerra . Molti brillanti e ben informati diplomatici e studiosi hanno suonato campanelli d’allarme sull’arroganza diplomatica degli Stati Uniti, ma senza successo.


Oggi, dopo un anno di guerra, si avvertono le conseguenze previste da tanti esperti. La situazione strategica, industriale, economica, politica e militare in Ucraina e in Europa si sta deteriorando in modo significativo. Anche senza Nord Stream, la Russia rimane il terzo fornitore di gas per il continente europeo. La Germania, come il resto d’Europa, ha dovuto pagare 10 volte il prezzo di mercato per rafforzare le proprie riserve. Ma non è abbastanza.

Gli europei hanno scelto di rimuovere il gas naturale dalle loro industrie, portando a un numero enorme di chiusure industriali, anche in Germania. Quelle chiusure di produzione si sono verificate con tutti i relativi licenziamenti. La produzione di automobili da sola è scesa di oltre il 25% . L’elettorato tedesco sta diventando sempre più scettico sull’approccio dell’Occidente alla guerra. E questo prima della recente segnalazione di ciò che molti di noi dicevano da settembre; che l’amministrazione Biden fosse responsabile del sabotaggio del Nord Stream.

Se lo sapesse, Olaf Scholz, il cancelliere della Germania, potrebbe essere colpevole di collusione con il presidente Joe Biden nel commettere quello che persino gli Stati Uniti definiscono un grave atto di terrorismo.

Un’importante risorsa strategica nazionale tedesca posseduta in joint venture con la Russia è stata distrutta, danneggiando gravemente sia l’economia tedesca che quella dell’UE , con un impatto su decine di milioni di posti di lavoro, mettendo a rischio molte vite e così via. Una profonda recessione appare inevitabile. La rivelazione dovrebbe portare conseguenze terribili almeno per il governo tedesco. Solo coloro che credono che il fine giustifichi i mezzi e sono disposti a mettere da parte tutte le considerazioni morali possono difendere questa azione scioccante.

In Ucraina la situazione è disperata. Le vittorie tattiche ucraine nell’ultimo anno, per quanto lodevoli, sono arrivate a un prezzo terribile. Si stima che circa 100.000 soldati ucraini siano stati uccisi o feriti dall’inizio della guerra. L’Ucraina sta subendo la continua distruzione delle sue infrastrutture con l’avanzare dell’inverno. Un terzo della popolazione ucraina è già sfollata.

Dopo l’attacco al ponte di Kerch e il successivo ritiro da Kherson, la Russia ha iniziato a lanciare attacchi con missili e droni contro obiettivi infrastrutturali ucraini di alto valore, tra cui centrali termiche, linee di trasmissione elettrica e grandi trasformatori. Un terzo della rete elettrica è fuori uso. Gran parte del danno sarà impossibile da riparare in tempi brevi. Incapaci di mantenere le loro città, gli ucraini stanno finendo il carburante, in particolare il gasolio, così come l’acqua e il cibo.

Zelensky potrebbe avere grandi piani per un’offensiva primaverile, ma probabilmente arriverà troppo tardi. I proiettili di artiglieria forniti dagli Stati Uniti e dal Regno Unito all’Ucraina, ad esempio, si stanno esaurendo, mentre la Russia è in modalità di produzione di proiettili a tutto gas, con un vantaggio di artiglieria di tre a uno. Sciami infiniti di razzi e droni iraniani continuano ad abbattere sistematicamente tutto ciò di cui il Paese ha bisogno per vivere lì. Le immagini satellitari raccontano la vera storia del costo di questa guerra. Di notte, l’Ucraina è buia come il Mar Nero.

A dicembre, Biden sembrava finalmente incoraggiare Zelensky a pensare ai negoziati. Zelensky invece ha chiesto precondizioni per i negoziati che sapeva che Putin non avrebbe mai accettato.

Quello che abbiamo visto negli ultimi due mesi è una falsa escalation con accordi per i carri armati Challenger dagli inglesi, insieme a negoziati per inviare batterie Patriot, carri armati M1 Abrams e F16 dagli Stati Uniti. È improbabile che arrivino mai. Gli Stati Uniti non inseriranno in Ucraina sistemi d’arma che possono essere utilizzati solo da personale statunitense, che verrebbero immediatamente attaccati alla consegna o che potrebbero cadere nelle mani dei russi.

Il prossimo anno di conflitto promette di essere molto più devastante per l’Ucraina di quello che abbiamo visto finora. La Russia non ascolterà dubbie offerte di negoziare basate su richieste che ignorano le questioni che hanno causato la guerra in primo luogo. L’unica via d’uscita è un accordo mediato.

La mediazione offre un approccio molto diverso per raggiungere una risoluzione duratura a lungo termine rispetto a quello possibile con i negoziati. Fornisce un percorso più strutturato e completo per risolvere il conflitto perché il processo è guidato da una terza parte obiettiva e neutrale.

L’unico paese in grado di mediare questo conflitto che sarebbe potenzialmente accettabile per tutti i belligeranti è Israele. Israele comprende i conflitti prolungati meglio di qualsiasi altra nazione al mondo e sono negoziatori tenaci. Non si arrenderanno e se ne andranno. Continueranno a farlo. Con la coalizione di Netanyahu appena eletta al potere, il momento non potrebbe essere migliore per Israele per far fronte a questo. Soprattutto, vorranno farlo.

Alcuni esiti della mediazione possono essere evidenti. Ma ci sono molte questioni complicate sul tavolo che devono essere articolate, legittimate e risolte. La mediazione può farlo. Il processo richiederà molti mesi.

Ma forse il suo risultato più importante sarà l’inizio di un processo di guarigione così essenziale per le tante, tante persone da entrambe le parti del conflitto vittime di questa guerra crudele e inutile. La moralità è al centro di ciò che rende possibile la pace. L’Ucraina e la Russia sono vicine e lo saranno sempre, e condividono molto. È ora di porre fine a questa tragedia.

Steven Myers, https://www.newsweek.com/ 24/2/2023

Steven Myers è un ex membro del Comitato consultivo per la politica economica internazionale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e del Comitato per i membri della sicurezza nazionale.

 

 

 

DALLA RETE

Ecco un esempio di ridicola propaganda dei buoni-buoni presa da una rivistucola molto popolare (appunto!) ad uso e consumo dei covidioti non pensanti…

 


 

 

Ma ci sono non-covidioti pensanti che non si bevono la propaganda guerrafondaia dei buoni-buoni:


Vedi QUI

 

 


 

 

Viktor Orban, primo ministro ungherese: “Può l’Ungheria restare fuori dalla guerra russo-ucriana? Certo che può perché siamo uno Stato libero, indipendente e sovrano e non riconosciamo nessuno, tranne Dio, al di sopra di noi!”.

Orban che annuncia la neutralità dell’Ungheria. Afferma che l’Ungheria, salvo Dio, non riconosce nessuno al di sopra di essa, pur facendo parte della Ue e della Nato.

Dicesse queste cose anche la nostra meloncina… Mah!

 

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