Il 25 luglio 1844 vengono giustiziati nel Vallone di Rovito (Cosenza) mediante fucilazione da parte dell’esercito borbonico ATTILIO BANDIERA (34 anni), EMILIO BANDIERA (25 anni), NICOLA RICCIOTTI (47 anni), GIOVANNI VENERUCCI (33 anni), ANACARSI NARDI (44 anni), GIACOMO ROCCA (31 anni), DOMENICO MORO (22 anni), FRANCESCO BERTI (56 anni), DOMENICO LUPATELLI (41 anni),  patrioti risorgimentali.

GIUSEPPE MILLER (30 anni) e FRANCESCO TESEI (20 anni) morirono negli scontri con i borbonici. CARLO OSMANI, GIUSEPPE TESEI, GIOVANNI MANESSI, TOMMASO MAZZOLI, PAOLO MARIANI, GIOVANNI MELUSO, PIETRO PIAZZOLI, LUIGI NANNI e GIUSEPPE PACCHIONI furono catturati e condannati all’ergastolo o a molti anni di carcere.

Tutti erano seguaci delle idee mazziniane e avevano partecipato a vari moti insurrezionali fin dal 1821. Quasi tutti poi si erano rifugiati in tempi diversi nell’isola di Corfù (Grecia) che divenne un luogo di raccolta anche di altri esuli italiani. Da qui  questi uomini presero il mare a bordo del San Spiridione nella notte fra il 12 e il 13 giugno 1844 e sbarcarono la sera 16 giugno alla foce del fiume Neto a nord di Crotone. Volevano compiere un’azione spettacolare sul territorio italiano convinti che un tentativo isolato avrebbe potuto accendere una vasta insurrezione nell’Italia meridionale. Il tentativo rivoluzionario, inesorabilmente minato dallo spionaggio del governatore di Corfù (che aveva preventivamente informato le autorità borboniche e austriache), dal tradimento del corso Pietro Boccheciampe uno dei componenti la spedizione e dall’ostilità delle popolazioni locali fu stroncato dalla gendarmeria borbonica la sera del 19 giugno 1844 in uno scontro a fuoco avvenuto in contrada Canale della Stràgola presso l’abitato di San Giovanni in Fiore.

Giuseppe Mazzini, che fu accusato ingiustamente dai suoi nemici di avere spinto  ad una morte inutile il drappello dei Bandiera, scrisse nel 1844 per i Martiri di Cosenza alcune pagine stupende le cui parole hanno valore per ogni tempo… soprattutto oggi.

 

“… Il martirio per una “Idea” è la più alta formula che l’”Io” umano possa raggiungere ad esprimere la propria missione; e quando un Giusto sorge in mezzo ai suoi fratelli giacenti ed esclama: “Ecco: questo è il vero ed io morendo l’adoro” uno spirito di nuova vita si trasfonde per tutta quanta l’umanità perché ogni uomo legge sulla fronte del martire una linea dei propri doveri e quanta potenza Dio abbia dato per adempierli alla sua creatura.

I sacrificati a Cosenza hanno insegnato a noi tutti che l’uomo deve vivere e morire per le proprie credenze: hanno provato al mondo che gl’Italiani sanno morire: hanno convalidato per tutta l’Europa l’opinione che una Italia sarà ….

Confortatevi o giovani la nostra causa è destinata al trionfo. I malvagi che anche oggi dominano lo sanno e ci maledicono; ma l’anatema che essi gettano contro noi si perde nel vuoto come un seme portato dal vento. I germi che noi cacciamo rimangono: sul terreno santificato dal sangue dei martiri Iddio li feconderà. E se anche gli alberi che devono uscirne non distenderanno l’ombra loro che sul nostro sepolcro sia benedetto Iddio: noi godremo altrove. Perseguitate noi possiamo dire ai malvagi ma tremate. Un giorno innanzi alla fiamma che consumava per ordine del Senato le storie di Cremuzio Cordo un Romano balzando in piedi gridava: “Cacciate me pure nel rogo perché so quelle storie a memoria”. Pochi dì passeranno e l’Europa risponderà con un grido consimile alle vostre stolidamente feroci persecuzioni.

Voi potete uccidere pochi uomini ma non l’Idea. L’Idea è immortale. L’Idea ingigantisce fra la tempesta e splende ad ogni colpo come il diamante di nuova luce. L’Idea s’ incarna più sempre nell’umanità. E quando voi avrete esaurita l’ira vostra e la vostra brutale potenza sugli individui che non sono se non precursori l’Idea vi apparirà irresistibile nella maestà popolare e sommergerà sotto l’onda oceanica del futuro i vostri nomi e fin la memoria della vostra resistenza al moto delle generazioni che Iddio commuove”.

Giuseppe Mazzini, 1844



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