Si dice che le categorie del Novecento non siano in grado di capire il presente. Falso. Solo il Novecento ci fa capire il dopo; solo chi lo ha attraversato e sofferto, tutto intero, può interpretare il presente con strumenti affilati. Mario Tronti, che il XX secolo l’ha vissuto da protagonista intellettuale – da marxista eretico – e ne è uscito sconfitto, non ha rinunciato all’esigenza, e al dovere, di capire. Oggi la libertà di pensiero è garantita, ma non è concesso un pensiero di libertà: il capitale ha conquistato tutto il mondo, e così è arrivato a conquistare anche tutto l’uomo. Non solo trattato di filosofia politica, “Dello spirito libero” è anche e soprattutto un capolavoro di resistenza: un’opera composta di frammenti, perché “non si può ormai pensare e scrivere che per frammenti, essendo esploso il mondo di ieri in mille pezzi”. Un libro matto e disperatissimo, profondamente autentico. Scegliendo il procedimento analogico e lo stile metaforico, senza mai cedere all’autobiografia o alla confessione, Tronti richiama e contempla tragicamente i grandi temi della storia e dell’uomo: il Moderno occupato dal capitalismo e la concezione borghese della vita, la Rivoluzione d’ottobre e l’errore del socialismo subito, il crollo del comunismo e la fine della storia; la memoria, le classi, il feticcio della merce, la critica della democrazia, l’autonomia della politica.

Il libro:  Mario Tronti,  Dello spirito libero, ed. Il Saggiatore   2015,  € 20

 

 

Nel cuore di tenebra del Novecento

Mario Tronti: “Io devo capire” è l’imperativo. Vivere diventa ricerca filosofica. “Dello spirito libero” è un’autobiografia scritta in frammenti da Mario Tronti

«Questo libro sono io» – così conclude Mario Tronti l’originalissimo intarsio di frammenti di vita e di pensiero che compongono Dello spirito libero (pubblicato da il Saggiatore, pagg. 316, euro 20). Mai in nessuna lingua apparve un testo auto- biografico più pudico. È il fascino dell’uomo Mario Tronti – intellettuale di sinistra tra i capofila dell’operaismo – la tendenza ad apparire fugacemente, conservando intorno a sé il silenzio di chi si muove leggero, quasi non volesse ingombrare lo spazio. È il fascino di questo libro il suo pudore. Ma se un uomo è un uomo, parlare deve, se non altro per senso di responsabilità e di gratitudine. È nel riconoscimento di un debito, che l’autore di queste pagine ci impegna in un colloquio intenso, dove l’esistenza individuale si oggettiva nei libri e nelle avventure di pensiero di cui s’è nutrita. Il soggetto umano qui si incarna nel fuoco che accende la mente e trascina alla vita come a una iniziazione. Vivere è in questo senso una quête filosofica. Sulla soglia del libro, Tronti depone i nomi di chi gli ha offerto l’amicizia della parola e il dono del pensiero – Cristina Campo, Walter Benjamin, Aby Warburg, Franz Kafka, Hegel, Marx … I nomi di chi lo ha iniziato alla ricerca del senso della vita.

«Io devo capire!» è l’esclamazione che apre il libro, in cui risuona l’imperativo categorico, teorico- politico, da cui prende avvio la narrazione. Ma capire che cosa? La storia “a cui appartengo” risponde l’autore. Di qui la messa in gioco in pieno stile autobiografico del nostro eroe. In quello che ci racconterà c’è la sua vita, il suo pensiero, le sue passioni, i suoi amori – tutto ciò che ha vissuto nel corpo e nell’anima, grazie allo speciale medium che tra corpo e anima tesse lo “spirito”. Spirito nella lingua di Tronti traduce Geist , ed è tante cose: giudizio, intelletto, mente, e perché no? fantasma. Fantasma di libertà, anche: perché per chi si dichiara “moderno”, il vero spirito non può che essere “libero”. E al tempo stesso, come non riconoscere “la devastazione spirituale” in cui il secolo ci ha precipitato?

Come non rendersi conto di una way of life che è “finzione di libertà”? Di una libertà di pensare, che non è “un pensiero di libertà?”. Che cosa è stato il Novecento? Il Novecento è “il cuore di tenebra” che Tronti riconosce come “cosa sua”. Se il mondo attuale si crede nuovo perché rottama il passato, impari piuttosto che la tradizione ci consegna l’inquietudine di domande essenziali alla nostra umanità: radici che non dovremmo sradicare in nome di un impegno frettoloso a rispondere al presente, inteso come il falso ascolto della vana chiacchera. In pericolo è la natura e l’essenza stessa della libertà umana. Della persona umana.

Non fuga dal mondo, la spiritualità a cui Tronti allude è l’assunzione piena della responsabilità propria a ciascun individuo di farsi mondo. È un libro “eroico”, questo, in senso bruniano. Sono gli eroici furori di un uomo che s’accende grazie a una lingua severa, a volte perfino brutale. L’ho detto: Tronti ama il silenzio. Ma quando parla, come accade ai veri scrittori, la sua lingua è come una frusta.

Nadia Fusini    Repubblica 23.6.15

 

vedi:  Lo strazio per i nostri libri, in strada come con il Duce

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