Nei 62 governi del dopo Mussolini, Milano ha mandato a Roma 4 presidenti del Consiglio: Craxi, Berlusconi e il Monti che si ripropone. Nel ’45 Ferruccio Parri. Pochi per la capitale del miracolo che ha rimesso in piedi il paese inginocchiato dalla guerra. Pochi ma indimenticabili.

Craxi, 1983, primo socialista a Palazzo Chigi e primo uomo di Stato svergognato in tribunale: sceglie la fuga ad Hammamet. Ancora ci perseguita l’eredità di quel decreto che rompe il monopolio Tv e sconvolge il sistema della frequenze.

Quarant’anni dopo restiamo in coda all’Europa. Firma il regalo all’amico Berlusconi. Fininvest compra la diretta del Mundialito organizzato dalla dittatura militare argentina con l’aiuto di Artemio Franchi, presidente della Fifa, per caso numerario P2 come chi sappiamo. Un magistrato oscura le trasmissioni fuorilegge e il Craxi furibondo firma il decreto-regalo trascurando l’aula grigia del Parlamento. Craxi non è solo questo: si ribella all’imposizione Usa nello scontro di Sigonella, ma è anche il politico che allarga ai giornali la lottizzazione televisiva. Chi disobbedisce, alla gogna.

Alberto Cavallari, direttore del Corriere, sopporta gli insulti eppure perde la poltrona. Comincia il rapporto tra informazione e potere che Berlusconi cavalca sopra le righe. Lascia il ricordo di oratore dalla voce pacata increspata dai punti esclamativi delle parole d’ordine. Sorride col garofano in mano e i salotti agiati della Milano da bere vanno in estasi per il suo “decisionismo”. Salotti subito diffidenti col “ghe pensi mi” del Cavaliere, a Roma nel ’94. Per salvare l’Italia comincia dall’azienda di famiglia: miliardi di debito che si trasformano nella felicità di 30 miliardi in cassa. Parla con l’allegria di chi racconta al bar. Ma la barzelletta a pesante appena si affaccia Prodi. “Mi hanno detto che a Bologna c’è un dottor Balanzone, specie di mortadella…”.

Terzo milanese Mario Monti. Nato a Varese ma cresciuto nella grande città. Studente, professore e preside della Bocconi; da analista del Corriere a Commissario europeo, in bilico tra le poltrone dell’economia e della politica anche se gli amici considerano la politica appendice delle loro convenienze. Il caso vuole che dopo aver partecipato alla riunione annuale del gruppo Bilderberg, la signora Merkel sia diventata cancelliere e Draghi presidente della Bce. Monti ne è assiduo frequentatore e chi vota deve tenerne conto. Si dichiara “pioniere” della nuova Italia. Per i nuovi poveri è un “ tassator cortese” che le elezioni trasformano in televenditore con la voce grigia di chi annuncia l’ora esatta.

Milanese d’adozione anche Parri, professore al Parini, licenziato perché rifiuta la tessera del partito, redattore del Corriere che abbandona quando arriva l’Italia nera. Anche lui in tribunale, quello Speciale della Repubblica di Salò per aver guidato la Resistenza. A Roma dormiva su una branda. Prima di tornare a casa comprava un fiasco di latte da portare alla moglie: difficile trovarlo a Milano.

Insomma, politico di una speranza così diversa dalla nostra felice modernità.

Maurizio Chierici       il Fatto Quotidiano    8 gennaio 2013

 

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