Articoli marcati con tag ‘arte’

 

 

Riflettiamo sulle cose inutili, inattuali e che quasi nessuno ascolta o cerca più. Riflettiamo sulle cose che non producono profitto, che “non servono”, che non sono necessarie per guadagnare, fare carriera e farsi gli affari propri. Leggi il resto di questo articolo »

IL POTERE dei monumenti appare oggi inversamente proporzionale al potere della politica. Lo suggeriscono le dichiarazioni con cui vari esponenti del Partito democratico propongono di cancellare le iscrizioni dei monumenti fascisti. Ieri il deputato Emanuele Fiano ha espresso il suo consenso (poi derubricato a una meno impegnativa neutralità) rispetto alla proposta di Luciano Violante di abradere la scritta «Mussolini Dux» dall’obelisco del Foro Italico.

Il parallelo con quanto accade negli Stati Uniti non regge. Lì a chiedere, o ad attuare, l’abbattimento delle statue dei generali sudisti e dei politici schiavisti è una agguerrita opposizione civica che contesta un presidente che, in modo inaudito, simpatizza con quella terribile storia. È Trump, insomma, ad aver ridato forza e vita a quelle statue: e chi le abbatte cerca di abbattere Trump, almeno in effigie. Un fenomeno comprensibile, anche se pieno di contraddizioni e di pericoli, come ha ben spiegato Ian Buruma. Leggi il resto di questo articolo »

Il 20 febbraio del 1861 muore a Torino dopo una breve malattia GUSTAVO MODENA (58 anni)  attore teatrale, Patriota risorgimentale e difensore della Repubblica Romana del 1849.

Modena nacque a Venezia nella famiglia di un sarto e di un’attrice e iniziò a recitare molto presto sotto la guida del padre. Si laureò in giurisprudenza a Bologna nel 1821 ma decise di rinunciare all’avvocatura per dedicarsi completamente all’attività di attore teatrale, debuttando in teatro nel 1824. Ma la passione per l’arte drammatica venne presto intesa da Modena come forma di militanza civile e patriottica.

Intanto partecipò ai moti carbonari del 1821 in Piemonte rimanendo gravemente ferito negli scontri con la polizia. Maturato ormai un forte sentimento patriottico aderì alla Giovine Italia di MAZZINI ( con il nome di battaglia Michele di Lando) e partecipò ai moti risorgimentali del 1831. Fu un attivo emissario tra Francia e Italia e, come risulta dalle lettere di Mazzini, cercò di coniugare l’attività cospirativa con la ricerca di fonti di sostentamento dell’attività stessa. Mazzini, inoltre, dimostrò sempre di apprezzare la bontà e generosità d’animo di Modena. Leggi il resto di questo articolo »

Autoritratto di Nino Costa

Il 31 gennaio 1903 muore a Marina di Pisa (PI) dopo una lunga malattia GIOVANNI COSTA (77 anni, detto Nino) pittore, politico, militare, Patriota risorgimentale e difensore della Repubblica Romana del 1849.

Costa nacque a Roma in una famiglia benestante che si occupava di tessuti e che aveva buoni rapporti con il mondo ecclesiastico. Suo padre possedeva un grande palazzo presso la chiesa di S. Francesco a Ripa in Trastevere, dove nacque Nino, segno della sua importanza sociale. Leggi il resto di questo articolo »

Dovremmo essere i soli a pagarne le conseguenze ma non sarà così. Ci aspettano anni di barbarie

Caro mondo, ti chiedo scusa. Mi dispiace per quello che è accaduto e per quello che sta per accadere. Non ti meriti la sfrenata barbarie degli anni a venire. Se qualcuno se la è meritata, siamo noi. Siamo stati noi a combinare questo pasticcio e dovremmo essere i soli a pagarne le conseguenze. Ma nella notte elettorale, insieme a tante altre cose, anche la parola «dovremmo» ha perso senso. Leggi il resto di questo articolo »

In Italia, a milioni vivono di lavoro intellettuale e creativo. Anche per questo l’autonomia di giudizio muore, dice Goffredo Fofi. Che nell’ultimo libro ne ha un po’ per tutti.

 

Nell’antropologia mediterraneo-terminale di Ciprì  e Maresco, l’uomo è notoriamente ridotto a una creatura seminuda, primitiva anche se post-tutto. Invece di pelli o fogliame indossa canotta e mutande, quasi sempre slip bianchi, mocassini con calzini corti. Non ha la nobiltà del sopravvissuto né la stralunata poesia di ciechi e mutilati beckettiani: pur rimasto tutto intero, è un torsolo, un residuo, uno scarto senza rimedio. Così lo rivediamo trascinarsi sulla copertina dell’ultimo libro di Goffredo Fofi che si intitola Il cinema del no  (Eleuthera edizioni) e ripercorrendo le traiettorie di cineasti radicali a lui cari – Vigo, Buñuel, Bresson, Rocha, Fassbinder, Kaurismäki, lo stesso Maresco… – le mette a confronto con le siccità di un presente non si sa se più cinico o più baro. Vi ricordate gli intellettuali? Leggi il resto di questo articolo »

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