Il 14 agosto 1944 muore a Meloncello di Bologna (BO) fucilata da un reparto di nazifascisti IRMA BANDIERA (29 anni  nome di battaglia Mimma) Partigiana e Antifascista comunista.

Il 14 agosto 1944 nei pressi del Meloncello il cadavere di una giovane donna, coperto solo da una vestaglia rossa a pois bianchi, giaceva a terra esposto alla vista di chiunque passasse e  usato come monito. Due militi fascisti montavano di guardia ai poveri resti: era il corpo di Irma Bandiera, staffetta e gappista partigiana che era nata in quella zona.

Irma nacque a Bologna e proveniva da una famiglia benestante: cresciuta in un ambiente antifascista e autodidatta aveva ben presto acquisito una sua personale consapevolezza politica e si era iscritta al PCI clandestinamente. Il suo amore per la libertà la spinse a schierarsi subito contro il fascismo. Dopo l’8 settembre 1943 e in seguito alla nascita di gruppi di resistenza la ragazza era entrata a far parte della VII Brigata GAP “Garibaldi” e divenne presto un’audace combattente pronta alle azioni più rischiose col nome di battaglia di Mimma.

Lapide in via Marzabotto a Bologna

In quell’estate del 1944 nella Bassa bolognese erano successi alcuni episodi molto cruenti, ultimo fra tutti ad Argelato (BO) dove  il 5 agosto i partigiani avevano ucciso un gerarca fascista e un ufficiale tedesco. La rappresaglia non poteva tardare: la notte del 7 agosto, con la complicità del marito di sua zia, Irma fu arrestata insieme ad altri compagni. Lei appena tornata a casa dopo una missione (aveva trasportato armi nella base di Castelmaggiore (BO) della sua formazione) fu portata via così com’era: indossava la camicia da notte, una vestaglia (quella con la quale fu ritrovata) e un impermeabile sulle spalle. Con sé Irma aveva anche dei documenti compromettenti

Fu trasferita a Bologna e affidata a Bruno Tartarotti conosciuto come “il boia in camicia nera”. Costui, pur di farle confessare i nomi dei compagni i luoghi dove si nascondevano e le loro strategie di intervento, la fece sottoporre per sei giorni ad ogni sorta di tortura: fu perfino accecata perché guardava i suoi aguzzini con sguardo fermo e sprezzante. Ma non riuscirono a farle confessare i nomi dei suoi compagni di lotta.

L’ultimo giorno la portarono di fronte a casa sua a Bologna: “Lì ci sono i tuoi – le dissero – non li vedrai più se non parli” ma Irma non parlò. I fascisti infierirono ancora sul suo corpo martoriato e poi la trasportarono ai piedi della collina di San Luca ( presso Bologna) dove fu colpita ripetutamente a colpi di  mitra.

Lapide in via Irma Bandiera a Bologna

Al suo nome venne intestata l’organizzazione gappista della città di Bologna: 1a brigata Irma Bandiera – Garibaldi e la federazione bolognese del PCI il 4 settembre 1944 pubblicò un foglio volante nel quale ricordando il sacrificio della Bandiera incitò i bolognesi ad intensificare la lotta contro i nazifascisti. Successivamente verrà ricordata come “Prima fra le donne bolognesi ad impugnare le armi per la lotta nel nome della libertà” e dopo la Liberazione fu insignita della medaglia d’oro al valor militare alla memoria. E’ sepolta nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani della Certosa di Bologna.

A Bologna, nella strada a lei intitolata, è presente una lapide in sua Memoria che recita:

« Irma Bandiera Eroina nazionale
1915 – 1944
Il tuo ideale seppe vincere le torture e la morte
La libertà e la giovinezza offristi
Per la vita e il riscatto del popolo e dell’Italia
Solo l’immenso orgoglio attenua il fiero dolore
Dei compagni di lotta
Quanti ti conobbero e amarono
Nel luogo del tuo sacrificio
A perenne ricordo
Posero »


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