Il 4 maggio 1945 muore  a Stramentizzo (Trento) ucciso dai tedeschi in un posto di blocco GIORGIO MARINCOLA  (21 anni, nome di battaglia Mercurio) studente di medicina, militare, Azionista e Partigiano.

Marincola nacque a Mahaddei Uen in Somalia nel 1923, allora possedimento italiano, dalla relazione di un maresciallo maggiore, Giuseppe, dell’esercito italiano con la somala Abgal. Il padre riconobbe come suoi figli Giorgio e la sorella Isabella nonostante fossero meticci, cosa non accettabile per la mentalità del tempo, e li portò con sé a Roma e li affidò alla moglie Elvira.

Giorgio ed Isabella crebbero con i figli regolari della coppia ma il rapporto tra Elvira e i due figli “irregolari” fu sempre molto difficile ( Isabella morirà nel 2010 dopo aver conosciuto, anni prima, la loro madre naturale).

Inizialmente Giorgio crebbe con degli zii residenti a Pizzo Calabro e si trasferirà a casa del padre a Roma nel 1933.  Divenne studente presso il Regio Liceo Umberto I dove per due anni ebbe come professore di filosofia PILO ALBERTELLI ( Azionista e Partigiano ucciso nel 1944 alle Fosse Ardeatine). Al termine del liceo decise d’iscriversi alla facoltà di Medicina dell’Università di Roma per potersi specializzare in malattie tropicali e ritornare come medico in Somalia.

L’influsso morale e civile che ebbe su di lui l’insegnamento di Albertelli portò Giorgio, dopo l’8 settembre 1943, a cercare subito d’impegnarsi nella nascente Resistenza italiana e nell’autunno del 1943 entrò a far parte di un gruppo di partigiani romani del Partito d’Azione e operò a Roma nella terza zona del Pd’A. Quando un suo compagno di lotta venne arrestato Marincola si trasferì nella zona di Corchiano (VI) dove fu fortemente attivo in azioni di sabotaggio e scontri armati con i nazifascisti.

Subito dopo la liberazione di Roma, nel giugno del 1944, Marincola decise di arruolarsi nello Special Operations Executive, organizzazione militare inglese specializzata in sabotaggi. Qui fu addestrato, ricevette il grado di tenente e fu inviato, con la missione aerea chiamata Bamon, presso Zimone (Biella) dove venne paracadutato. Durante una missione, il 15 settembre 1944, fu ferito ad una gamba e ricoverato per qualche tempo.

Il locale di Radio Baita a villa Schneider

Successivamente Marincola venne catturato, il 17 gennaio del 1945, dalle SS tedesche ed imprigionato a Biella e poi trasferito presso il comando della polizia tedesca, villa Schneider.  Qui fu costretto a partecipare ad una trasmissione di Radio Baita ( emittente localizzata a villa Schneider e gestita dai nazifascisti) dove avrebbe dovuto denigrare la Resistenza considerandola un’accozzaglia di banditi ( altri partigiani, prima di lui, avevano subito la stessa coercizione). Ma Giorgio, durante la trasmissione, si ribellò e cominciò ad esaltare  la Resistenza e a scagliarsi contro i nazifascisti.  Alla radio si sentirono urla e un forte rumore di percosse quindi la trasmissione venne interrotta. Dopo questo fatto Marincola venne trasferito al carcere Le Nuove di Torino e, in seguito, al lager di Bolzano.

Il 30 aprile del 1945 gli Alleati liberarono il lager e gli fu proposto di partire per la Svizzera con la Croce Rossa ma Marincola si rifiutò e decise di continuare la lotta per cacciare gli ultimi residui di forze tedesche raggiungendo la Val di Fiemme (Trento), dove Partigiani e popolazione erano in forte rischio per le rappresaglie da parte dell’esercito nazista in fuga.

Giorgio fu ucciso, il 4 maggio 1945, presso un posto di blocco tedesco a Stramentizzo. Qui furono uccisi con lui, per rappresaglia, altre 20 persone tra Partigiani e civili. Questa fu l’ultima strage nazista in territorio italiano insieme con quella di Ziano e Molina di Fiemme, località vicine a Stramentizzo. Giorgio fu una delle ultime vittime Partigiane della Resistenza italiana e gli è stata conferita la Medaglia d’oro al valor militare alla Memoria. I suoi resti riposano nel cimitero del Verano a Roma.


Così riuscì a dire Marincola a Radio Baita nel gennaio del 1945:

“Sento la patria come una cultura e un sentimento di libertà, non come un colore qualsiasi sulla carta geografica… La patria non è identificabile con dittature simili a quella fascista. Patria significa libertà e giustizia per i Popoli del Mondo. Per questo combatto gli oppressori…”


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