“Indignatevi!” è un pamphlet liberatorio e corrosivo di Stéphane Hessel, diplomatico francese, ex partigiano, novantatreenne combattivo che ha conquistato con questo testo migliaia di lettori. Nelle sue pagine Hessel affronta i mali della nostra epoca e lancia un grido che ha saputo farsi ascoltare diventando un vero manifesto che supera gli schieramenti politici e le divisioni ideologiche. Dove sono i valori tramandati dalla Resistenza, dove la voglia di giustizia e di uguaglianza, dove la società del progresso per tutti? A ricordarci le cose che non vanno sono gli eventi di una quotidianità fatta di ingiustizie e di orrori come le guerre, le violenze, le stragi. Hessel parte da qui, per indicare a tutti quali sono i motivi per cui combattere e per cui tenere alta l’attenzione.

L’indignazione è il primo passo per un vero risveglio delle coscienze, e il grido di Hessel ce lo ricorda con fermezza e convinzione. A completare il libro, l’appello degli ex partigiani francesi (di cui Hessel è uno dei firmatari), sottoscritto a Parigi nel marzo 2004 e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo di cui Hessel è stato uno degli estensori. Il mondo dei “giovani” che potrebbero fare cose belle è in mano ai “vecchi” che fanno cose brutte. Perché è così.  E non gli va bene. E si indigna. E invita i lettori a seguirlo. Per la dignità di ogni uomo. Per essere uomini degni. Senza la paura di sembrare dei sempliciotti utopistici/moralistici che non sono integrati e non accettano lo spirito del tempo, come la maggioranza tende a fare. Perché se l’indifferenza è la compagna peggiore di qualsiasi uomo, l’indignazione è la possibilità di cambiamento e trasformazione di questo mondo per contribuire a migliorarlo e tutelarlo, per stare meglio tutti. Pensando che in fondo non è difficile. È fondamentale.

di  Hessel Stéphane,  ed. ADD  editore  2011,  € 3,75

 

Indignatevi! E il libretto di un 93enne partigiano francese diventa un caso editoriale

Stéphane Hessel ha già venduto 650mila copie scalzando l’ultimo libro di Michel Houellebecq. Nella sua opera chiede alla società francese di recuperare ambizioni e voglia di cambiare la società.

Doveva essere l’ultimo libro di Michel Houellebecq, vincitore del premio Goncourt, a primeggiare nelle vendite natalizie in Francia. E invece è stato battuto da un outsider sorprendente, assai improbabile. Si chiama Stéphane Hessel e ha 93 anni. Partecipò alla resistenza durante la seconda guerra mondiale. Ed è stato subito dopo uno dei redattori della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Niente di glamour, insomma. Hessel è un vecchio signore, dall’apparenza (solo quella) stanca e desueta. Ebbene, nei mesi scorsi ha preso carta e penna e ha scritto un opuscolo di 32 pagine dal titolo «Indignez-vous!». Come dire: indignatevi! Abbiate la forza di arrabbiarvi.
E’ il successo editoriale degli ultimi tempi a Parigi. Ormai un best-seller, al numero uno delle vendite, tanto più durante queste ultime vacanze: regalo ideale in un bacino di lettori di sinistra, prevalentemente giovani. Stampato inizialmente, alla fine dell’ottobre scorso, a 8mila copie da un’oscura casa editrice (Indigène) di Montpellier, gestita in una mansarda da due ex giornalisti, ha già superato quota 650mila. E l’euforia non sembra essersi esaurita, mentre si negoziano le traduzioni per venderlo altrove, dal Giappone agli Stati Uniti, perfino in Italia. Ma cosa ha scritto il nostro Hessel?
Chiede alla società francese di recuperare i valori della Resistenza (ricorda concretamente i principi del programma economico del Consiglio nazionale di quel movimento) e di recuperare ambizioni e voglia di cambiare la società. “Il motivo di base della Resistenza era l’indignazione. Noi, veterani di quel movimento, chiediamo alle giovani generazioni di far rivivere gli stessi ideali”, scrive a pagina 11. Punta il dito sul divario crescente fra i “molto ricchi” e i “molto poveri”, contro “la dittatura dei mercati finanziari”, contro l’erosione delle conquiste della Resistenza francese, vedi un sistema pensionistico solidale e il sistema di sicurezza sociale. Non mancano le allusioni dirette a Nicolas Sarkozy e la rabbia scatenata dalla sua politica fiscale, studiata “a misura” per favorire i ceti più abbienti. Si scaglia inoltre contro il trattamento riservato ai clandestini. E ai Rom, buttati fuori dalla Francia spesso senza neppure uno straccio di sentenza giudiziaria. Il 31 dicembre, sul sito d’informazione Mediapart, Hessel ha presentato i suoi auguri: “Resistiamo agli auguri del presidente, che non sono più credibili”. La sera stessa, come tutti gli anni, Sarkozy ha parlato ai suoi concittadini, con un discorso rivolto esplicitamente all’elettorato di destra, con l’obiettivo di rassicurarlo. Con la volontà di recuperare consensi di fronte all’offensiva di Marine Le Pen.

Hessel un rivoluzionario? Non proprio. E non lo è mai stato. Oggi vicino a Martine Aubry, segretario generale del Partito socialista, Hessel, un anziano monsieur pacato e sorridente, è sempre stato un intellettuale dall’animo libero, di sinistra certo, ma senza “eccessi “. Comunque allergico nei confronti di una certa “gauche caviar” parigina, come vengono chiamati taluni (insopportabili) circoli della “sinistra altolocata” della città. Hessel è nato nel 1917 a Berlino da una famiglia di ebrei, che dal ’25 si trasferi’ in Francia. Suo padre era il traduttore di Proust in tedesco. La madre dipingeva. E ispirò il personaggio intepretato da Jeanne Moreau nel film Jules et Jim di François Truffaut, la giovane donna amata contemporaneamente da due amici: una storia scabrosa per i tempi. Hessel, brillante studente (dell’Ecole normale), aderi’ alla Resistenza, venne catturato e inviato nei lager nazisti (e in un trasferimento in treno, saltò giù e riuscì a mettersi in salvo). Dopo la guerra lavorò al segretariato generale dell’Onu. Poi ha collaborato con vari personaggi della politica francese (di sinistra) ed è stato ambasciatore del suo Paese in diverse capitali. Una vita, comunque, sempre austera, lontana da qualsiasi esibizionismo. Per questo oggi è credibile nel dire quello che dice.

Sì, è diventato l’idolo di tanti giovani. E si prende una sorta di rivincita personale. “Ha provocato il risveglio di un popolo, finora molto passivo”, ha sottolineato il filosofo Edgar Morin, suo amico. “Ha ricordato alla sinistra che deve essere ribelle, umana e ottimista”, ha sottolineato Harlem Désir, numero due del Partito socialista. Che, nel frattempo, si sta dividendo sulla candidatura delle prossime presidenziali, previste nel 2012. E appare cosi’ terribilmente lontano dalla sua base. La sinistra francese sarà capace di sfruttare l’effetto Hessel?

Alessandro Verani      Il Fatto Quotidiano  3 gennaio 2011


vedi:  L'indignazione necessaria per salvare la democrazia

Pensiero Urgente n°129)

 


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