Chiunque  studia, non la storia dei greci e dei romani come ci hanno insegnato a scuola, ma la storia della specie umana, sa che nei momenti critici della sua evoluzione  all’improvviso, di fronte ad una sfida mortale, è emersa una risposta creativa. Allora, io sono sicuro che noi assisteremo a risposte creative straordinarie. Non lo dico facendo l’indovino, ma proprio facendo  l’ascoltatore di ciò che batte nel cuore dell’umanità. Ne vedo i segni. Sono sostanzialmente ottimista, ma non volontaristicamente, perché sarei un malato di mente, ma il mio è un ottimismo “tragico”, che passa attraverso l’analisi razionale della realtà, che è un’analisi sconfortante. Però attraverso il cumulo delle foglie secche, io vedo qui una gemma verde, là una gemma verde e dico: non ci spaventiamo, c’è primavera. E parlo laicamente, non attingendo alla mia speranza teologale, che è un dono che non posso presupporre in tutti gli altri, ma è laica perché parte dall’analisi della ragione, di una ragione ispirata soltanto  da questa apertura “etica” a tutte le culture e a tutte le attese del mondo.

Ernesto Balducci,    da  “Un testimone del nostro tempo”, 1990

 

vedi:  Speranza (senza ottimismo)

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