GLR-NOTIZIE 122 14/3/2024
ANNO V DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
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E’ il Grande Reset, bellezza!
Quel Grande Reset a cui ancora moltissimi, troppi non credono ( e fanno molto, molto male) pensando che sia una fandonia dei “complottisti” ( leggi QUI).
E’ il Grande Reset, bellezza! con l’intrecciarsi delle sue dittature sanitarie, ecologico-green ( leggi gli articoli QUI) e digitale. Chissà se tu che leggi ci credi?
Beh, diciamo che se tu o tanti altri non ci credete il progetto criminale globale chiamato Grande Reset, voluto dai super-miliardari psicopatici dell’aristocrazia finanziario-usuraia e gestito attraverso politici ed istituzioni asserviti e appecoronati come l’EU ( fino ad arrivare agli pseudo-amministratori del tuo comune), va avanti lo stesso.
E’ il Grande Reset, bellezza! E il Grande Reset VUOLE il nostro impoverimento economico, fisico e sociale; vuole ridurci alla pura sopravvivenza.
Perchè l’Agenda 2030 ( leggi QUI e QUI e QUI) che il Grande Reset persegue prevede che noi arriviamo a non possedere nulla ( neanche una casa) ed essere felici, tanto felici.
La “nuova normalità” come viene definita. Continuate a non crederci… (GLR)
PASSA LA DIRETTIVA CASE GREEN. OBIETTIVO, IL PATRIMONIO IMMOBILIARE DEGLI ITALIANI
Approvato a Strasburgo il testo per mettere a terra la legislazione che secondo i politici europei dovrebbe ridurre l’impatto ambientale del parco immobiliare europeo.
Non c’erano dubbi sul fatto che l’obiettivo di ridurre gli europei a una massa di nullatenenti senza casa e senza soldi sia prioritario per la classe politica che siede nel Parlamento a Strasburgo.
Ennesima prova, una vergognosa direttiva che, se seguita alla lettera, renderà la vita impossibile alla maggior parte dei proprietari di case, soprattutto in Italia. Da sottolineare che è stata approvata anche con il voto favorevole di PD, M5S, Alleanza verdi e sinistra, e gli eurodeputati Alessandra Mussolini, Herbert Dorfmann, e Nicola Danti. Contrari i partiti di centro-destra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
In generale, a favore hanno votato 370 eurodeputati, 199 i contrari e 46 gli astenuti, ed è quindi evidente che il nostro problema non si chiami solo Ursula von der Leyen.
Lei o qualcun altro, non fa alcuna differenza: c’è una classe politica europea da mandare in toto a casa, prima che si prendano le nostre, di case, e ci chiudano i conti digitalizzati quando gli pare.
Meglio ancora, si dovrebbe uscire al più presto da questa follia che è diventata l’Unione Europea, in mano ad ambientalisti fanatici e a gruppi finanziari interessati a mettere le mani sul nostro patrimonio, mobiliare o immobiliare che sia.
Starne fuori, da questa EU, è diventata una questione di sopravvivenza del nostro popolo e dell’Italia tutta.
https://comedonchisciotte.org/ 13/3/2024
La revisione della direttiva sulla prestazione energetica degli edifici, la cosiddetta ‘direttiva case green’, supera uno degli ultimi scogli sulla strada dell’entrata in vigore. Ora manca solo il via libera dei 27 governi Ue per la messa a terra dei nuovi standard energetici del parco immobiliare dell’Ue.
Con 370 voti a favore, 199 contrari e 46 astenuti, la sessione plenaria del Parlamento Europeo ha approvato oggi (12 marzo) l’intesa raggiunta il 7 dicembre dello scorso anno per ridurre l’impatto ambientale del parco immobiliare europeo, responsabile di circa il 40 per cento del consumo energetico europeo e del 36 per cento delle emissioni di CO2.
Dopo il semaforo verde di due mesi fa dalla commissione per l’Industria, la ricerca e l’energia (Itre) dell’Eurocamera, la maggioranza parlamentare si è confermata anche all’emiciclo di Strasburgo sull’approvazione degli obiettivi temporali per alzare gli standard energetici, anche se con una spaccatura non indifferente trai popolari europei (55 eurodeputati hanno votato contro, tra cui quelli di Forza Italia).
In ogni caso, a partire dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero – a partire dal 2028 invece per gli edifici pubblici – con l’intero patrimonio edilizio climaticamente neutro entro il 2050.
Come ricordato dal relatore per l’Eurocamera, Ciarán Cuffe (Verdi/Ale), “questa è la giusta transizione, questo è il Green Deal, in cui nessuno viene lasciato indietro”, dal momento in cui “forniamo edifici migliori e migliori qualità di vita per tutti”.
Nel dibattito in Aula che ha preceduto la votazione, la commissaria per l’Energia, Kadri Simson, aveva sottolineato con forza che “gli immobili sono grandi consumatori di energia, non possiamo affrontare le sfide climatiche e le dipendenze sulle forniture energetiche se non affrontiamo il problema dell’immobiliare“, definendo l’accordo raggiunto dai co-legislatori “un buon equilibrio ambizioso tra flessibilità e fattibilità”, che garantisce “le misure necessarie per promuovere la prestazione energetica degli edifici peggiori senza obbligare i singoli proprietari a ristrutturare”.
La revisione della direttiva case green è stata proposta dalla Commissione nel dicembre 2021 e, dopo due anni, nell’intesa provvisoria negoziata dai co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue il 7 dicembre 2023 è stata smussata parte della proposta iniziale per andare incontro alle richieste di Paesi membri.
Come l’Italia, dove la proposta ha scatenato dure polemiche sui finanziamenti e gli standard minimi di prestazione energetica: tra questi, l’obbligo di ristrutturare almeno il 15 per cento degli edifici con le peggiori prestazioni in ciascun Paese membro.
Il testo approvato dal Parlamento abbandona l’idea di inserire requisiti di ristrutturazione per i singoli edifici basati su classi energetiche armonizzate e stabilisce medie di riferimento per ciascuno Stato sull’intero patrimonio edilizio.
Per gli edifici non residenziali, il 16 per cento di quelli con le peggiori prestazioni sarà destinato alla ristrutturazione entro il 2030 e il 26 per cento entro il 2033. Agli edifici residenziali si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16 per cento al 2030 e del 20-22 per cento entro il 2035.
Le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell’obiettivo ed è prevista una clausola aggiuntiva che premia gli Stati membri che hanno adottato misure tempestive.
Sono previste esenzioni per edifici storici e agricoli, e i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.
Posticipato al 2040 l’obbligo di abbandonare caldaie alimentate da combustibili fossili per riscaldamento e nel raffreddamento, ma cesseranno entro il 2025 i sussidi per le caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità “significativa” di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.
A proposito di rinnovabili, l’obbligo installazione di pannelli solari sui tetti riguarderà gli edifici pubblici e non residenziali “in funzione delle loro dimensioni” e tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. La direttiva sulla prestazione energetica degli edifici dovrà ora essere approvata formalmente dal Consiglio e, dopo la pubblicazione del testo in Gazzetta ufficiale dell’Ue, l’attuazione delle norme dovrebbe iniziare nel 2026.
Per quanto riguarda nello specifico in privati, non c’è alcuna imposizione di un obbligo universale di ristrutturazioni edilizie, ma sarà necessario attendere la definizione dei piani nazionali adattabili, che prevedono un intervento medio su tutto l’insieme degli edifici (con i due target al 2030 e al 2035).
Saranno dunque i singoli Paesi membri a definire gli standard di rendimento energetico minimo e a decidere quali fabbricati e quale livello di ristrutturazione sarà necessario: potranno concentrarsi sugli edifici più vecchi con classi di prestazione energetica elevate, oppure su quelli di dimensioni più ampie e più inquinanti.
eunews,it, 12/3/2024
CASE GREEN, LA DIRETTIVA UE IMPOVERISCE GLI ITALIANI
Via libera europeo alle case ecologiche.edifici ad emissioni zero. Approvata la direttiva sulle abitazioni green. Ma se, come è ovvio, tutti ci tengono ad avere un ambiente migliore e quindi a tutelare la propria salute, stiamo attenti a cosa rischia di accadere. Imposizione green, verde. E al verde rischiano di restare molti cittadini.
Le prescrizioni dell’Unione europea
La direttiva si pone l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050 per il parco immobiliare dell’Unione europea. È stata approvata con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. Hanno votato contro Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Ora si aspetta il recepimento dei singoli Stati.
In questo momento l’unica cosa certa è che non ci sono i soldi. Non li mette a disposizione l’Ue. Non li hanno gli Stati membri e quindi, salvo sorprese, i soldi ce li dovranno mettere i cittadini.
Grande interesse da parte delle banche
In attesa di contributi pubblici che oggi non ci sono, tanti dovranno iniziare a cercare il numero di telefono della banca. La strada è maestra ad oggi è quella del mutuo. Vedremo cosa accadrà. Qualcuno spera in un salvifico nuovo Pnrr.
Intanto ripassiamo la tabellina del 5. Per quanto ci riguarda si tratta di 5 milioni di edifici coinvolti (privati e pubblici), che devono essere resi “ecologici” entro il 2050. Per una casa di civile abitazione la messa a norma avrà un costo medio di 50 mila euro.
Le mani sull’Italia dei giganti dell’immobiliare
Una somma che non tutti sono in grado di sostenere, tanto che – in un Paese come l’Italia, che ha un patrimonio immobiliare che fa gola a tanti – c’è chi prevede un’impennata delle vendite o delle svendite a giganti, spesso stranieri, dell’immobiliare.
Direttiva europea tutta da capire e da tradurre in fatti concreti. Una concretezza che, in una fase di crisi economica e di difficoltà post Covid, potrebbe fare del male a tanti.
La direttiva in sommi capi
Ristrutturazioni. Il 2050 l’anno nel quale bisognerà avere un patrimonio edilizio a zero anidride carbonica.
Caldaie. La data entro cui arrivare al bando completo è stata spostata al 2040; il termine precedente era il 2035.
Nuove costruzioni. Tutti gli edifici, residenziali e non, non potranno emettere fumi da combustione fossile: si parte dal dal 1° gennaio 2028 per gli edifici di proprietà pubblica e dal 1° gennaio 2030 per tutti gli altri nuovi edifici.
Esenzioni. Potranno essere esentati immobili sottoposti a vincolo, edifici religiosi, seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, appartamenti sotto i 50 metri quadrati e immobili dell’esercito.
Gli edifici -si dice – sono responsabili del 36% delle emissioni.
Fin qui l’analisi. Poi il nodo è sempre quello: i soldi. Ad oggi non è previsto uno stanziamento dell’Unione europea. Gli Stati dell’Ue dovranno accontentarsi dei fondi disponibili. E poi? Poi si vedrà.
Byoblu, 13/3/2024
DIRETTIVA CASE GREEN: IL COLPO DI GRAZIA SULLA PROPRIETÀ
Alla fine l’ormai nota direttiva europea sulle case green è stata approvata dal Parlamento europeo. Ora la palla passa gli Stati che dovranno introdurre leggi per raggiungere i risultati imposti in sede europea.
Per l’Italia si parla della ristrutturazione di oltre 5 milioni di abitazioni e ancora non si sa chi dovrà finanziare i lavori: l’Unione europea non ne vuole sapere, lo Stato neppure e allora le vittime sacrificali potrebbero essere ancora una volta i cittadini.
Ne parliamo in questa puntata di Che idea ti sei fatto? con Isabella Tovaglieri, europarlamentare, Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia e Fabio Conditi, Presidente dell’associazione Moneta Positiva.
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LE CASE GREEN COME IL PORTAFOGLI DEGLI ITALIANI
Via libera dell’Europa alla direttiva sugli edifici green. Entro il 2050 gli immobili privati e pubblici devono essere ad emissioni zero. L’operazione ecologica al momento non prevede contributi. A pagare dovranno essere i cittadini. Per una ristrutturazione si parla di una spesa media pari a 50 mila euro.
Nell’approfondimento di oggi vi parliamo di cosa sta succedendo, degli effetti collaterali di questa operazione che, ad una prima letta, parrebbe “la cosa migliore”. Con i numeri e con le informazioni corrette cerchiamo di fare il punto della situazione e di raccontare chi spinge in questa direzione.
Sì, perché il rischio è che i cittadini, già in difficoltà per la crisi economica innescata anche dalle cosiddette misure anti Covid degli anni 2020-2021, siano costretti a vendere o svendere la casa, loro unico bene.
Tanti i dubbi e le perplessità su una direttiva che in apparenza è la soluzione a tutti i mali e dall’altra rischia di mandare in tilt un sistema di convivenza che già mostra segni di logoramento.
Per ora ringraziano le banche e i giganti dell’immobiliare.
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DALLA RETE
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ANNO V DEL REGIME SANITARIO- ECOLOGICO- DIGITALE
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