Questo articolo è per chi è in grado di riconoscere che un regime fascista-sanitario si sta instaurando in Italia e in molte parti del mondo e che prende il nome di Great Reset. Questo articolo è un invito a resistere a questo nuovo/vecchio fascismo e a “non mollare”.

Questo invito ci viene da lontano, dal 1925, quando si stava instaurando il fascismo mussoliniano che avrebbe annullato libertà e diritti, proprio come adesso.

Questo invito ci viene da Uomini e Donne coraggiosi che non vollero piegarsi alla dittatura nascente: dal loro impegno morale e dalla loro testimonianza nascerà l’Antifascismo e, anni dopo, la Resistenza.

Questo invito di non mollare è il compito a cui oggi ci richiamano questi Padri se abbiamo la lucidità necessaria di capire cosa sta accadendo oggi (a 95 anni di distanza da quel giornale) e se siamo rimasti umani e non accartocciati sulla paura indotta da questo nuovo regime.

Questo articolo è collegato alla Memoria di Ferruccio Parri, capo della Resistenza italiana. Parri e gli Uomini di Non Mollare siano oggi la nostra guida! (GLR)

 

QUEI RIBELLI DI NON MOLLARE

«Non ci è concessa la libertà di stampa? Ce la prendiamo». Da ottant’ anni, questa dichiarazione è diventata il motto d’ ogni esperimento di giornalismo clandestino, cioè prodotto e diffuso senza la «licenza de’ superiori».

Ad adottare la frase fu quel piccolo gruppetto di antifascisti, raccolti a Firenze intorno a Gaetano Salvemini, che insegnava nell’ ateneo fiorentino. Cinquantunenne “appena” (si direbbe oggi), per quei giovani lo storico pugliese era una sorta di patriarca.

 

Gaetano Salvemini, 1873- 1957

Siamo nel gennaio del 1925. Il fascismo si avvia al terzo anno di potere. Ha commesso, sopprimendo Giacomo Matteotti, un delitto che per breve tempo è sembrato riuscirgli fatale. Fugace illusione, questa, per gli avversari. Anche per una serie di errori dell’ opposizione, le ricadute di quell’ assassinio sono valse a consolidare il ministero Mussolini, il quale dal 3 gennaio del 1925 ha assunto i colori propri della dittatura: a cominciare dalla repressione di ogni conato di libero pensiero.

La violenza contro singoli, associazioni, organi di stampa dissenzienti diventa pratica legale, garantita in molti casi dalle istituzioni o da ciò che ne resta. Lo squadrismo assurge a metodo di governo. Associazioni e sodalizi di oppositori, come l’ Italia libera e il Circolo di Cultura a Firenze, possono svolgere solo un’ opera – meritoria, coraggiosa – di testimonianza.

La situazione richiede dei provocatori, dei guastatori (e magari dei martiri). «Non mollare»: ecco la più efficace esclamazione che potesse far propria chi rifiutava il ruolo della vittima. E divenne così la testata d’ un giornale.

Eccoci dunque trasferiti, in pieno, in quel cruciale 1925. La pattuglia dei «salveminiani» che dà vita al giornale è, agli inizi, sparuta. Comprende Ernesto Rossi (classe 1897), i fratelli Rosselli, Carlo e Nello (rispettivamente del 1899 e del 1900), Nello Traquandi (1898).

Il titolo lo trova Nello Rosselli, che ha la meglio – racconterà Salvemini – su chi propone Il Crepuscolo, termine che autorizzerebbe a definire incongruamente “i crepuscolari” quel drappello di audaci rivoltosi. Tali, infatti, essi stanno per diventare.

Va però sottolineato che, a parte Traquandi, di professione ferroviere, si trattava di distinti borghesi dalle radici culturali “patriottiche”: Rossi, studioso di economia e insegnante nelle scuole statali, mutilato della Grande Guerra, si professa «liberista»; i Rosselli, ebrei, sono ricchi di famiglia; altri giovani che si raccolgono intorno al giornale hanno partecipato con coraggio al conflitto del ’15-18, spinti dagli ideali dell’ interventismo democratico.

La rivolta, di cui il giornale si farà eco per ventidue numeri, dal gennaio all’ ottobre del 1925, appare tale solo in paragone con la sospensione, imposta dal fascismo, d’ ogni forma di libertà. Pur espresse con la prosa vivace di Rossi o di Salvemini, le rivendicazioni del Non mollare sarebbero apparse ovvie in tempi meno indecorosi. «Volete che sparisca la stampa clandestina?», era il monito ch’ esso diffondeva. «Rispettate la libertà di stampa».

I redattori di NON MOLLARE, Firenze 1925

Quelli del Non Mollare si sentono eredi del Risorgimento. Il fascismo gliene sembra l’ esatto contrario. «Gli italiani del 1849-59 boicottavano gli austriaci», si legge sul secondo numero del giornale. «I fascisti sono gli austriaci dei giorni nostri. Boicottateli».

Per i redattori del foglio clandestino … il duce, indicato come «quel di Predappio», è per loro un epigono indigeno del maresciallo Radetzky. Con qualcosa in meno. Quella volta che a palazzo Madama Mussolini, interrompendo il senatore Luigi Albertini, gli domanda: «Sono io un austriaco?», nessuno in aula gli risponde. Una replica bruciante arriva dal Non mollare: «No, non siete austriaco. La vecchia aborrita Austria non ebbe mai un Presidente del Consiglio assassino».

Siamo ormai al numero 13 del giornale. La sua diffusione era irregolare («esce quando può»), segreta e pro manibus: «Chi riceve il bollettino», si avvertono i lettori, «è moralmente impegnato a farlo circolare».

La distribuzione includeva i capoluoghi maggiori del centro-nord. Spettava a Rossi recapitare i pacchi del giornale ad amici che si chiamavano Riccardo Bauer, Umberto Morra di Lavriano, Gino Luzzatto, Camillo Berneri, Umberto Zanotti Bianco. Provvidenziale era il tramite ferroviario, assicurato, attraverso adepti devoti, dal ferroviere Traquandi.

I contenuti vertevano su argomenti elementari, orecchiabili. Un posto rilevante assumeva la diffidenza verso gli oppositori ufficiali del fascismo, acquattati sulle pendici dell’ Aventino. Il giornale li considera verbosi, irresoluti, mollicci e attendisti. Ernesto Rossi li inserisce nella categoria dei «bagoloni» che, di fronte al trionfo del manganello, si contentano di «tenere accesa sotto il moggio la fiaccola dell’ ideale».

Conclusione: «i vecchi capi si ritirino in disparte». Un bersaglio consueto è Vittorio Emanuele III, colluso con Mussolini, impari o sordo di fronte al dramma italiano. Si perseguita la stampa, l’ Avanti! subisce trentasei sequestri, sorte poco più lieve tocca al Corriere della Sera, al Caffè di Parri e Bauer s’ impedisce di uscire.

Il 21 febbraio, venticinque direttori di giornali inviano al re un documento di denunzia. E lui come reagisce? Risponde d’ aver trasmesso l’ esposto «a S. E. il Presidente del Consiglio». Il Non Mollare scrive: «Sacra Maestà (direbbe il Cristoforo Colombo di Pascarella) famo li giochi? Nessuno di noi pretende che voi interveniate nelle lotte di partiti. Ma essere re costituzionale non significa ridursi nella condizione di una macchina da mettere firme e di un sordo-muto-cieco, buono solamente a fare da passacarte agli ordini di un qualsiasi assassino e imbroglione».

Il 4 maggio successivo, quando l’ «automa» del Quirinale visita Firenze, il bollettino antifascista, affisso in tutte le contrade, invita la popolazione a boicottare la sua presenza. Invito efficace. Delimitano il tragitto regale file di carabinieri: dietro di loro, un pubblico sparuto.

Di solito, la tiratura del giornale andava dalle due alle tremila copie. Ne diffuse dodicimila il n. 5, del febbraio 1925, quando pubblicò il memoriale di Filippo Filippelli, direttore del quotidiano fascista Corriere Italiano: vi si tirava in ballo Mussolini come mandante diretto dell’ assassinio di Matteotti. E un mese più tardi, nel n. 7, appariva una lettera in cui un capomanipolo della milizia fascista affermava che era stato il generale De Bono, «il senatore puttaniere», ad ordinare che il deputato Giovanni Amendola venisse bastonato dagli squadristi.

Un lavoro di denunzia, quello del Non Mollare, continuo, martellante nella sua irriverenza. Di Mussolini di dava per scontato che fosse gravemente infermo. La sua malattia – afferma il periodico di Salvemini e Rossi, che si autodefinisce “Bollettino d’ informazione durante il regime fascista” – «consiste in un’ ulcera duodenale complicata con un avvelenamento mercuriale del fegato»; vari specialisti si troverebbero in disaccordo sull’ eventualità di intervenire chirurgicamente.

Ma nel foglio fiorentino nessuno spera che il duce possa venire eliminato da guai di salute: «Il Duce deve vivere», auspica il Non mollare nel suo numero 17, uno degli ultimi. «Deve vedere abbattuto, per volontà del popolo, il catafalco di delitti su cui si è innalzato. Deve trascinare nell’ ergastolo la catena al piede».

Non per nulla il Non mollare resterà come un simbolo precoce e inarrivabile di resistenza al fascismo, i cui interventi repressivi a suo danno furono peraltro esemplari.

In seguito al tradimento ordito da un tipografo, Ernesto Rossi riparò in Francia, dando così inizio alle proprie traversie di nemico giurato del regime. Salvemini venne ben presto arrestato a Roma e, rilasciato dopo un mese, si dispose a un esilio ultraventennale. Il futuro di due protagonisti dell’ antifascismo fu dunque segnato da quell’ esperienza. Ma non il loro soltanto.

Vennero colpiti a morte dai fascisti, in quel fatale 1925, uomini che in vario modo avevano cooperato dall’ esperienza del foglio clandestino di Firenze: dall’ impiegato delle Ferrovie Giovanni Brecciolini all’ avvocato Giovanni Console, all’ ex deputato socialista Gaetano Pilati, mutilato di guerra.

I fascisti «volevano ammazzare i fratelli Rosselli ed altri amici», avrebbe poi scritto Rossi rievocando quella drammatica epopea giornalistica, «ma non li trovarono». Verso i Rosselli la vendetta dei fascisti avrebbe temporeggiato – come si sa – ancora dodici anni. Tardiva, ma atroce.

NELLO AJELLO  Repubblica  3/10/2005


 

ANNO I DEL REGIME SANITARIO

 

 

 

Articoli da leggere:

IL DOVERE DELLA MEMORIA: 8 dicembre. L'uomo della Resistenza.

Considerazioni al tempo del regime sanitario (4). Fascismo, mascherine e menzogne.

Considerazioni al tempo del regime sanitario (16). "Viver come bruti"

Discorso sulla dignità al tempo della "nuova normalità".

UMILIATI E OFFESI

UMILIATI E OFFESI (2). Ci vuole così poco ad abituarci...

Consapevolezza e resistenza legale (6). Dittatura si viene facendo.

Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (16). La tenaglia propaganda-censura del regime sanitario.


Nei “tag” a fondo pagina troverai il modo di collegarti alla Memoria di molti nomi citati in questo articolo.

Leggi gli articoli a questo link: http://www.gruppolaico.it/category/rassegna-stampa/emergenza-rassegna-stampa/

 

 

 

 

 


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