Il 4 maggio 1938 muore dopo una lunga malattia nel campo di concentramento di Sonnemburg ( oggi Polonia) CARL VON OSSIETZKY  (49 anni) giornalista tedesco, oppositore al nazismo e Premio Nobel per la pace nel 1935.

 

 

Carl von Ossietzky, un eroe della pace

La sua nomina al Premio Nobel per la pace del 1935, un gesto di sfida al nazismo che teneva il pacifista in galera, fu accolto da Hitler come un’offesa personale

E Carl von Ossietzky? Sarebbe davvero un peccato se il 2018 se ne andasse via, tra gli anniversari della febbre spagnola, della fine della Grande Guerra o dell’infamia delle Leggi Razziali del 1938 senza ricordare un gigante del giornalismo, dell’opposizione al nazismo, della pace su cui da troppo tempo si è posata la polvere.

Nato ad Amburgo nel 1889, figlio di un piccolo funzionario d’origini tedesche e polacche, orfano a sette anni, cresciuto dal nuovo marito della madre con idee schiettamente democratiche, assunto giovanissimo come impiegato amministrativo ma presto attirato dal giornalismo, Carl von Ossietzky cominciò a scrivere nel 1911 sul «Das freie Volk», l’organo ufficiale dell’Unione Democratica

Pacifista convinto, arruolato a fine guerra sul fronte occidentale, collaboratore del Berliner Volks-Zeitung e poi del settimanale berlinese Die Weltbühne, si tirò addosso molto presto le ostilità di tutti i vertici militari. Soprattutto con un’inchiesta sul riarmo tedesco vietato dal trattato di Versailles e la rifondazione della Luftwaffe con l’addestramento di piloti in Unione Sovietica. Rivelazione che gli costò un processo e la condanna (poi amnistiata) a otto mesi di carcere.

Ossietzky prigioniero nel lager, 1934

La svolta tragica arrivò con la vittoria di Adolf Hitler nelle elezioni del gennaio 1933. Strenuo avversario del militarismo, dell’autoritarismo e del nazionalsocialismo, Ossietzky venne arrestato il 28 febbraio 1933, il giorno stesso dell’incendio al Reichstag, il Parlamento di Berlino, un mese esatto dopo la nomina del Führer a cancelliere.

Rinchiuso prima nel carcere di Berlino, poi nei lager di Sonnenburg e di Papenburg-Esterwegen, ne sarebbe uscito solo nel 1938, ottant’anni fa, per morire (prigioniero) in un sanatorio. La sua nomina al Premio Nobel per la pace del 1935, un gesto di sfida al nazismo che teneva il pacifista in galera, fu accolto da Hitler come un’offesa personale. Al punto di vietare a tutti i cittadini tedeschi, da quel momento, di accettare il Nobel in qualunque disciplina.

Nello stesso anno, nella stessa Stoccolma, nella stessa Svezia di Alfred Nobel, per una delle disorientanti contraddizioni della storia, il Parlamento svedese varava la legge che, in nome dell’eugenetica, stabiliva la sterilizzazione dei disabili. Legge in buona parte anticipatrice di quelle hitleriane che avrebbero portato alla decimazione dei portatori di handicap.

Gian Antonio Stella      Il Corriere 27 novembre 2018

 

Ossietzky è stato il primo Premio Nobel per la pace morto in carcere. Recentemente il secondo è stato LIU XIAOBO (1955- 2017, scrittore, docente, difensore dei diritti umani cinese e Premio Nobel per la pace nel 2010) arrestato dalle autorità cinesi nel 2008 e morto in un  carcere il 13 luglio 2017.  ( Vedi:  Sarò processato e non scappo)

 

I resti di Carl von Ossietzky riposano in una tomba d’Onore nel cimitero Pankow di Berlino.

Nel 1974 la giornalista Oriana Fallaci intervistò Willy Brandt (1913- 1992), allora Cancelliere Federale della  Germania, che così disse:

“Ossietzky era un simbolo, un martire”.

 

Così scrisse Ossietzky:

“L’antisemitismo è collegato attraverso il sangue al nazionalismo che è il suo miglior alleato “.


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