Il 26 dicembre 1954 muore a Firenze dopo una lunga malattia AMELIA PINCHERLE ROSSELLI (84 anni) scrittrice, Antifascista, Azionista e madre di ALDO, CARLO e NELLO ROSSELLI.

Amelia nacque a Venezia da una famiglia dell’alta borghesia ebraica, ultima di cinque figli (era sorella di Carlo Pincherle padre dello  scrittore Alberto Pincherle noto come Moravia). La famiglia aveva forti tradizioni risorgimentali: nelle sue Memorie, scritte tra il 1931 e il 1946, Amelia mise in luce i cardini attorno ai quali ruotò la sua infanzia e che tanto influenzarono la sua vita di donna: la fascinazione per i moti del ’49 veneziano e per il senso del dovere mazziniano che permeò quella generazione, la leva di un altruismo spinto all’eccesso, la tendenza alla solitudine e l’acuta osservazione dell’ambiente circostante in chiave teatrale.

Dopo la morte del padre Amelia si trasferì a Roma e a diciannove anni incontrò Giuseppe Emanuele Rosselli, livornese ( che nel nome richiamava MAZZINI, morto nel 1872 a Pisa in casa Rosselli), di famiglia ebraica, laureato in giurisprudenza e musicologo, nipote per parte di madre di ERNESTO NATHAN (1848- 1921), il grande sindaco di Roma. Si sposarono nel 1892 nella sinagoga di Roma.

Giuseppe volle perfezionarsi negli studi di composizione musicale e si trasferì con Amelia a Vienna, restandovi quattro anni. Lì nacque nel 1895 il primogenito Aldo. Tornati a Roma, Amelia divenne la prima autrice femminile italiana di opere teatrali e pubblicò il suo primo lavoro, ”Anima” rappresentato a Torino nel 1898, che ebbe successo in tutta Italia e  in cui criticava il perbenismo della società di fine secolo e i tabù borghesi. Amelia, dalla critica, fu avvicinata alle maggiori autrici teatrali europee dell’epoca.

Nel 1899 e nel 1900 nacquero, sempre a Roma, Carlo e Nello. Dopo aver scritto una seconda opera teatrale si separò dal marito ( pur mantenendo ottimi rapporti di vicinanza) e si trasferì nel 1903 a Firenze con forti contatti con la famiglia Rosselli la cui casa era frequentata da scrittori, pittori, da Benedetto Croce e GAETANO SALVEMINI. Amelia scrisse, in quegli anni, racconti e novelle anche per ragazzi e tre commedie in dialetto veneziano e nello stesso tempo intervenne continuamente nel dibattito sulla condizione femminile, impegnata in prima persona in molte iniziative per il diritto all’istruzione e alla vita professionale della donna.

Amelia con Nello e Carlo Rosselli

Intanto Aldo, Carlo e Nello erano indicati come i figli dell’autrice di ’Anima’ e ricevevano luce di notorietà dalla madre, che aveva ormai un rilievo letterario italiano ed europeo, crescendo in un ambiente ricco del pensiero mazziniano. A Roma Amelia si battè per i diritti delle domestiche, onde garantire loro una forma di previdenza, e per accrescere la formazione professionale nel mondo femminile.

Integrità e senso del dovere, oltre che amore per la patria secondo l’etica mazziniana, furono i capisaldi dell’educazione impartita ai figli per cui allo scoppio della prima guerra mondiale Aldo partecipò al conflitto, per liberare il Trentino e la Venezia Giulia  ancora sotto il dominio austriaco, come ufficiale di fanteria: morirà in prima linea nel 1916 a 21 anni, meritando una medaglia d’argento. Carlo fu chiamato a 17 anni sotto le armi (uno dei “ragazzi del 1899”) e, da ufficiale degli alpini, s’impegnò per 31 mesi e lo stesso fece anche Nello come ufficiale di fanteria.

Nel dopoguerra Amelia scrisse nel 1921 la sua ultima opera prima degli anni drammatici del fascismo,“Figli minori”, ma intanto apriva la sua casa al gruppo salveminiano del Non mollare; ospitò ERNESTO ROSSI, PIERO CALAMANDREI, CARLO LEVI; sopportò l’assalto squadrista alla sua casa nel 1925, tenne testa agli interrogatori.

Durante il fascismo Amelia fu estremamente vicina ai figli, alle nuore, ai nipoti impegnati nelle prime forme di antifascismo, mai contrastando le scelte politiche di Carlo e Nello: lei conosceva la profondità della loro coscienza morale e della loro intensa vita intellettuale e divenne  la loro solida retroguardia nelle lotte che portavano avanti per quell’Italia libera, democratica, socialista, europea, che era stata e rimarrà per essi la stella polare. Per questo Amelia raggiungerà sempre i figli perseguitati dal fascismo nei luoghi del loro confino o esilio.

Dopo l’uccisione da parte dei fascisti di Carlo e Nello in Francia (9 giugno 1937) con la nuora Maria portò via i nipoti prima in Svizzera, poi in Inghilterra, poi, a fine agosto 1940, in America, quando, a causa della seconda guerra mondiale, era diventato pericoloso vivere in Europa specialmente per degli ebrei, stabilendosi in un sobborgo vicino a New York.

Qui collaborerà all’attività antifascista di Gaetano Salvemini partecipando alla Women’s Division della Mazzini Society e diverrà presidente del Committee for Relief to Victims of Nazi-Fascism in Italy. La raggiunsero, negli anni, numerosi fuoriusciti di Giustizia e Libertà, tra i quali ALDO GAROSCI (1907- 2000), che Amelia aiutò per i suoi scritti sulle figure dei fratelli Rosselli.

Nel 1945 si svolse nella parte d’Italia liberata dagli Alleati, il processo per l’assassinio dei figli ma non potendo essere presente perché in esilio scrisse lettere ad un giornale (The Nation) e dette il proprio contributo ad una trasmissione radiofonica di New York durante la quale vennero intervistate le due nuore e venne letto un suo “messaggio ai patrioti e ai partigiani dell’Italia Settentrionale”, poi pubblicato su La Settimana dei Ragazzi il 1 aprile del 1945.

La tomba di Amelia Rosseli, Cimitero del Verano a Roma

Dopo la Liberazione ritornò in Italia a Firenze nel luglio 1946, si batte per il voto alle donne e partecipò attivamente alle vicende del Partito d’Azione e scrisse per il settimanale “Non Mollare”. Impegnò tutte le energie per difendere e promuovere la memoria dei figli e della loro eredità morale e politica: Amelia si aspettava un’altra Italia ma fu delusa perchè molto del fascismo era e fu mantenuto anche dopo la Liberazione.

Amelia morì il 26 dicembre 1954 a Firenze e fu sepolta nel cimitero ebraico di Roma al Verano. Amelia Pincherle Rosselli si può accostare alle grandi “Madri” del Risorgimento come ADELAIDE BONO CAIROLI (1806- 1871) e ELEONORA CURLO RUFFINI (1781- 1856) e ad un’altra grande Madre della Resistenza: GENOEFFA COCCONI CERVI (1876- 1944).

Gaetano Salvemini il giorno della morte di Amelia scrisse questa splendida poesia:

Quando Amelia, stanca e diafana,
si presentò alla porta dell’eterno riposo,
l’angelo guardiano le domandò
con quali diritti chiedeva
d’essere ammessa
all’eterno riposo.
Lei, che aveva il pudore
del suo cuore ferito,
e non ne parlava mai,
rispose timidamente:
“Ho molto sofferto”.
“Soffrire, soffrire”
disse l’angelo,
“Tutti i nati di donna
sono fatti per soffrire;
è il dolore che va cercare loro,
non loro che vanno
a cercare il dolore;
non c’è nessun merito a soffrire”.
“Non ho fatto mai
male a nessuno”.
“Non basta, non basta.
Che merito c’è
a non far male a nessuno,
che crei il diritto
all’eterno riposo?”
“Ho fatto intorno a me
tutto il bene che potevo”.
“Questo è già
qualcosa di positivo,
ma è un minimo
che non basta.
L’eterno riposo è un premio
che merita molto di più”
Allora Amelia dove’ parlare:
“Ebbi tre figli,
li educai ad amare
giustizia e libertà.
Uno morì in guerra,
e due furono assassinati”
L’angelo si chinò,
le baciò le piccole mani
ed aprì la porta
dell’eterno riposo.
Aldo, Carlo e Nello,
l’aspettavan sulla soglia.

 

Vedi: Due fratelli per Giustizia e Libertà: CARLO e NELLO ROSSELLI

 

Vedete il nostro video  ” Il dovere della Memoria“: QUI

 

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