Meno diritti, più discriminazione e maltrattamenti. Non è un Paese per migranti, rifugiati e rom, la tortura non è reato e non applica i trattati.

Oggi Amnesty International ha presentato il suo Rapporto 2014-2015 che definisce «Vergognosa e inefficace la risposta globale alle atrocità degli Stati e dei gruppi armati» e dal quale emerge che il 2014 è stato « un anno devastante per coloro che cercavano di difendere i diritti umani e per quanti si sono trovati intrappolati nella sofferenza delle zone di guerra. I governi a parole sostengono l’importanza di proteggere i civili ma i politici di tutto il mondo hanno miseramente fallito nel compito di tutelare coloro che più avevano più bisogno d’aiuto». Un giudizio durissimo che riguarda anche il nostro Paese ed il nostro governo. Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia sottolinea: «Durante il semestre di presidenza dell’Unione europea, l’Italia ha sprecato l’opportunità di dare all’Europa un indirizzo diverso, basato sul rispetto dei diritti umani, sul contrasto alla discriminazione e soprattutto su politiche in tema d’immigrazione che dessero priorità a salvare vite umane, attraverso l’apertura di canali sicuri di accesso alla protezione internazionale, piuttosto che a controllare le frontiere».

Vi proponiamo la scheda dell’Italia contenuta nel rapporto:

Oltre 170.000 rifugiati e migranti che cercavano di raggiungere l’Italia dall’Africa del Nord su imbarcazioni inadatte alla navigazione sono stati salvati in mare dalle autorità italiane. La decisione del governo, giunta a fine ottobre, di mettere fine all’Operazione Mare Nostrum (Omn) di salvataggio in mare, ha sollevato timori che il bilancio dei morti potesse significativamente aumentare. Le autorità non hanno garantito adeguate condizioni di accoglienza all’elevato numero di rifugiati e migranti giunti via mare. La discriminazione contro i rom è continuata e migliaia di loro sono rimasti segregati nei campi. L’Italia non ha introdotto il reato di tortura nella legislazione nazionale né ha creato un’istituzione nazionale indipendente per i diritti umani.

DIRITTI DI RIFUGIATI E MIGRANTI Oltre 170.000 rifugiati e migranti, tra cui più di 10.000 minori non accompagnati, sono giunti in Italia via mare, in maggioranza partiti dalla Libia. A fine ottobre erano più di 156.362 i migranti salvati grazie all’Operazione Mare Nostrum. Altre 13.668 persone sono state portate in salvo dalle autorità italiane tra novembre e dicembre. Nonostante questi sforzi unilaterali, si ritiene che oltre 3400 rifugiati e migranti siano annegati nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Il 31 ottobre, il governo ha annunciato la fine dell’Omn, in concomitanza con l’avvio, il 1° novembre, dell’Operazione Triton, più limitata e maggiormente incentrata sul controllo dei confini, coordinata da Frontex, l’agenzia dell’Eu per la gestione delle frontiere. La chiusura dell’Omn era prevista per la fine dell’anno. Varie Ngo hanno espresso il timore che ciò avrebbe messo a rischio la vita delle persone. Le autorità hanno avuto difficoltà a garantire adeguate condizioni di accoglienza per le decine di migliaia di rifugiati e migranti arrivati in Sicilia e in altri porti del sud, compresi i sopravvissuti ai naufragi con traumi, e a proteggere adeguatamente migliaia di minori non accompagnati. Non ci sono stati progressi nelle indagini sulle circostanze della morte di circa 200 persone annegate l’11 ottobre 2013, quando affondò un peschereccio che trasportava oltre 400 persone, per lo più rifugiati siriani e migranti. È stato espresso il timore che le mancanze delle autorità maltesi e italiane abbiano ritardato il loro salvataggio. A ottobre, nel caso Sharifi e altri vs. Italia e Grecia, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che l’Italia aveva violato il divieto di effettuare espulsioni di massa e che, rimandandoli in Grecia, aveva esposto quattro cittadini afgani, giunti nel paese irregolarmente, al rischio di maltrattamenti e altre violazioni, oltre all’ulteriore rischio di tortura e di morte nel caso di espulsione verso l’Afghanistan. Rifugiati e richiedenti asilo, compresi i minori, sono rimasti a rischio d’indigenza. Ad aprile, il parlamento ha approvato una legge che richiedeva al governo di abolire entro 18 mesi il reato di “ingresso e soggiorno irregolare”. I migranti irregolari che fossero rientrati nel paese dopo l’espulsione avrebbero comunque affrontato sanzioni penali. Tuttavia, “l’ingresso e il soggiorno irre golare” a fine anno era ancora reato. A settembre, il ministero dell’Interno ha autorizzato la polizia a usare la forza per assicurare la raccolta delle impronte digitali durante l’identificazione di rifugiati e migranti. Questa misura ha immediatamente determinato segnalazioni di uso eccessivo della forza nel corso delle procedure d’identificazione. A ottobre è stata adottata una norma che ha ridotto da 18 mesi a 90 giorni il periodo massimo di detenzione per migranti irregolari in attesa di espulsione. Le condizioni nei centri di detenzione per migranti irregolari sono rimaste inadeguate. I lavoratori migranti hanno continuato a essere sfruttati e sono rimasti esposti a violazioni, spesso senza poter accedere alla giustizia.

DISCRIMINAZIONE – ROM Migliaia di famiglie rom hanno continuato a vivere in condizioni precarie in campi e centri segregati, tra cui più di 4000 persone solo a Roma. Il governo non è stato in grado di attuare la strategia nazionale per l’inclusione dei rom, soprattutto per quanto riguarda l’accesso a un alloggio adeguato. In tutto il paese sono stati segnalati diversi sgomberi forzati di rom. La Commissione europea stava conducendo un’inchiesta su possibili violazioni da parte dell’Italia della Direttiva Eu sull’uguaglianza razziale, in relazione all’accesso dei rom a un alloggio adeguato. Le famiglie rom trasferite nel dicembre 2013 dal campo autorizzato di Cesarina a Roma, per consentirne la ristrutturazione, hanno continuato a vivere in condizioni inadeguate in una struttura di accoglienza per soli rom. Le autorità comunali di Roma hanno dichiarato che avrebbero rimandato le famiglie nel campo al termine dei lavori di ristrutturazione. Non sono state messe a disposizione opzioni di alloggio alternative adeguate. I rom sono rimasti esclusi dall’accesso agli alloggi di edilizia popolare. Le autorità romane competenti non hanno ritirato una circolare del gennaio 2013 che discriminava le famiglie rom residenti in campi autorizzati nell’assegnazione di alloggi popolari. Tuttavia, a giugno, nel contesto dell’inchiesta sulla Direttiva sull’uguaglianza razziale, hanno espresso l’intenzione di applicare la circolare in modo non discriminatorio.

CONTROTERRORISMO E SICUREZZA La Corte Costituzionale italiana ha dichiarato a febbraio che il governo aveva piena discrezionalità nel- l’invocare il principio del “segreto di stato” su casi legati alla sicurezza nazionale. La Corte di cassazione, il massimo grado giudiziario italiano, ha confermato la sentenza della Corte costituzionale e ha annullato le condanne di funzionari di alto livello dell’intelligence italiana, condannati per il rapimento di Usama Mostafa Hassan Nasr (conosciuto come Abu Omar), avvenuto in una strada di Milano nel 2003. Dopo il suo rapimento, Abu Omar fu consegnato alla Cia e portato in Egitto, dove fu torturato. A marzo, la Corte di Cassazione ha confermato le condanne di tre funzionari della Cia, tra cui l’ex capo della Cia a Roma, Jeff Castelli, e l’ex capo della Cia a Milano, Robert Seldon Lady, per il rapimento di Abu Omar. La Corte ha stabilito che gli agenti della Cia non erano coperti da immunità diplomatica. In totale, 26 cittadini statunitensi sono stati condannati in contumacia per il caso Abu Omar.

TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI Ancora una volta, i tentativi d’inserire il reato di tortura nella legislazione nazionale non sono andati a buon fine, perpetuando così una violazione degli obblighi dell’Italia ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura che dura da 25 anni.A novembre, la Corte di Cassazione ha annullato la condanna per falsa testimonianza di Francesco Colucci, questore di Genova all’epoca del vertice del G8 del 2001, quando decine di manifestanti furono torturati e maltrattati. Francesco Colucci era stato condannato per falsa testimonianza per aver cercato di proteggere l’allora capo nazionale della polizia, Gianni De Gennaro, e un alto funzionario del dipartimento operazioni speciali della polizia di Genova. I termini di prescrizione per il reato sono scaduti a dicembre, rendendo quindi impossibile un nuovo processo. Il sovraffollamento e le cattive condizioni sono rimasti problemi comuni in tutto il sistema penitenziario. Ad agosto 2013 e febbraio 2014 sono state adottate norme per ridurre la durata delle pene carcerarie per determinati reati e per aumentare il ricorso alle pene non detentive, allo scopo di ridurre il sovraffollamento. È stata anche istituita la figura del garante nazionale dei diritti dei detenuti. Le misure sono state introdotte a seguito di una sentenza della Corte europea del 2013, secondo la quale l’Italia aveva violato il divieto di tortura e trattamenti disumani o degradanti, sottoponendo i detenuti a condizioni eccessivamente dure a causa del sovraffollamento delle celle e dello spazio vitale insufficiente. Nonostante i progressi compiuti su qualche caso, sono perdurate le preoccupazioni circa il mancato accertamento delle responsabilità per le morti in custodia, a seguito d’indagini lacunose e carenze nei procedimenti giudiziari. Ad aprile, la corte d’appello di Perugia ha confermato la condanna di un agente di custodia per falsificazione di atti d’ufficio e omissione di soccorso nel caso di Aldo Bianzino, morto in un carcere di Perugia due giorni dopo il suo arresto nel 2007. La sentenza ha confermato le carenze delle indagini iniziali. A luglio, è iniziato il processo per il caso di Giuseppe Uva, morto in un ospedale di Varese poco dopo essere stato fermato dalla polizia nel 2008. Sette agenti di polizia sono stati incriminati per omicidio colposo, arresto illegale e abuso di autorità. Nell’ottobre 2013, un giudice aveva rifiutato la richiesta del pubblico ministero di archiviare il caso e aveva ordinato una nuova indagine. A dicembre 2011, esami forensi effettuati avevano rilevato che Giuseppe Uva avrebbe potuto essere stato stuprato e altrimenti maltrattato. A ottobre, la corte d’appello di Roma ha assolto i medici, gli infermieri e gli agenti di polizia accusati di omicidio colposo nel caso di Stefano Cucchi, morto una settimana dopo l’arresto nell’area detenuti di un ospedale di Roma nel 2009. Le prove forensi non sono risultate risolutive. La famiglia di Stefano Cucchi ha espresso il timore che i segni di maltrattamenti non fossero stati tenuti in dovuta considerazione.

SVILUPPI LEGISLATIVI, COSTITUZIONALI O ISTITUZIONALI Pur essendosi ripetutamente impegnata a farlo, ancora una volta l’Italia non è stata in grado di creare un’istituzione nazionale per i diritti umani, in conformità ai Principi relativi allo status delle istituzioni nazionali (Principi di Parigi).

Da   greenreport.it

 

Vedi:  Nazione di sangue, per legge


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