I recenti episodi di brutalità che hanno avuto come teatro i cosiddetti Cie rivelano che la routine di quei luoghi di reclusione e di internamento si fonda su una costitutiva violazione della dignità umana. Le grandi leggi universali, ma anche le mirabili costituzioni democratiche, fra cui la nostra, assegnano alla dignità un ruolo centrale. La Repubblica federale di Germania ha addirittura edificato l’intero impianto costituzionale sul principio di dignità attribuendogli un valore assiomatico assoluto. Art 1.Comma 1. La dignità umana è intangibile. La nostra Costituzione, pur rubricandola fra i principi fondativi della democrazia, non ha scelto di enfatizzarne in modo così perentorio il significato decisivo.

Porre la dignità in testa ad una Carta Costituzionale significa, in una certa misura, riconoscere che il concetto di dignità precede l’istituzione giuridica, ne è la precondizione, la legittima eticamente e successivamente entra a farne parte motu proprio. Quali lezioni si possono trarre da questo approccio dei costituenti tedeschi? Innanzitutto che l’idea di dignità non ha bisogno di una legge per essere percepita ed affermata, ma che una legge giusta non può che fondarsi sulla dignità stessa. Un’altra lezione importantissima che deriva da questa prima è che la dignità umana non è a disposizione della legge e tantomeno di qualsiasi autorità giudiziaria, essa è appunto intangibile! In termini operativi, l’autorità giudiziaria di uno Stato democratico può, sotto certe condizioni, sospendere l’esercizio di un diritto fondamentale come la libertà e di quelli ad esso connessi, ma a nessun titolo, è bene ribadirlo, nessuno, senza eccezioni e mai, può agire sulla dignità di un essere umano, fosse anche il più efferato dei criminali, umiliandola, sfregiandola, negandola. Ed è bene capirlo una volta per tutte, un ordinamento sociale umano che si basa sulla dignità non esiste per indulgenza verso il crimine ma, al contrario, per garantire lo statuto di civiltà del diritto per gli esseri umani che lo formano. Ostinarsi a non capirlo significa voler perpetuare il dominio della violenza sulle nostre istituzioni.

Le disumane condizioni delle nostre carceri, la violenza concentrazionaria dei Cie, il mancato accoglimento del reato di tortura nella nostra legislazione, leggi come la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi mostrano alcuni aspetti gravi della colpevole arretratezza del nostro Paese a causa dell’incapacità di una classe politica, o strumentalmente forcaiola, o opportunisticamente pavida nel cancellare la vergogna degli abusi commessi contro la dignità. Ma l’imputato principale dell’intollerabile ingiustizia è, come sempre, il deficit culturale anche di molti nostri cittadini che proviene da una mancata educazione al riconoscimento dell’inviolabile statuto di dignità del nostro simile, di ciascuno dei nostri simili per ciò che sono e non per ciò che fanno. La dignità è dotazione originaria della vita in quanto tale.

 

Moni Ovadia       l’Unità   28 dicembre 2013

 

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