… Senza Patria, voi non avete nome, nè segno, nè voto, nè diritti, nè battesimo di fratelli tra i popoli. Siete i bastardi dell’Umanità. Soldati senza bandiera, israeliti delle Nazioni, voi non otterrete fede nè protezione: non avrete mallevadori. Non v’illudete a compiere, se prima non vi conquistate una Patria, la vostra emancipazione da una ingiusta condizione sociale; dove non è Patria, non è Patto comune al quale possiate richiamarvi: regna solo l’egoismo degli interessi, e chi ha predominio lo serba, dacchè non v’è tutela comune a propria tutela. Non vi seduca l’idea di migliorare, senza sciogliere prima la questione Nazionale, le vostre condizioni materiali: non potrete riuscirvi. Le vostre associazioni industriali, le consorterie di mutuo soccorso, son buone com’opera educatrice, come fatto economico: rimarranno sterili finchè non abbiate una Italia…

Oh miei fratelli! amate la Patria. La Patria è la nostra casa: la casa che Dio ci ha data, ponendovi dentro una numerosa famiglia che ci ama e che noi amiamo, colla quale possiamo intenderci meglio e più rapidamente che con altri, e che per la concentrazione sopra un dato terreno e per la natura omogenea degli elementi ch’essa possiede, è chiamata a un genere speciale d’azione. La Patria è la nostra lavoreria: i prodotti della nostra attività devono stendersi da quella a beneficio di tutta la terra; ma gli istrumenti del lavoro che noi possiamo meglio e più efficacemente trattare, stanno in quella, e noi non possiamo rinunziarvi senza tradire l’intenzione di Dio e senza diminuire le nostre forze. Lavorando, secondo i veri principii, per la Patria, noi lavoriamo per l’Umanità: la patria è il punto d’appoggio della leva che noi dobbiamo dirigere a vantaggio comune. Perdendo quel punto d’appoggio, noi corriamo rischio di riuscire inutili alla Patria e all’Umanità. Prima d’associarsi colle Nazioni che compongono l’Umanità, bisogna esistere come Nazione. Non v’è associazione che tra gli eguali; e voi non avete esistenza collettiva riconosciuta…

La Patria è una comunione di liberi e d’uguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine. Voi dovete farla e mantenerla tale. La Patria non è un aggregato, è una associazione. Non v’è dunque veramente Patria senza un Diritto uniforme. Non v’è Patria dove l’uniformità di quel Diritto è violata dall’esistenza di caste, di privilegi, d’ineguaglianze — dove l’attività d’una porzione delle forze e facoltà individuale è cancellata o assopita — dove non è principio comune accettato, riconosciuto, sviluppato da tutti; vi è non Nazione, non popolo, ma moltitudine, agglomerazione fortuita d’uomini che le circostanze riunirono, che circostanze diverse separeranno. In nome del vostro amore alla Patria, voi combatterete senza tregua l’esistenza d’ogni privilegio, d’ogni ineguaglianza sul suolo che v’ha dato vita. Un solo privilegio è legittimo: il privilegio del Genio, quando il Genio si mostri affratellato colla Virtù; ma è privilegio concesso da Dio e non dagli uomini — e quando voi lo riconoscerete seguendone le ispirazioni, lo riconoscerete liberamente esercitando la vostra ragione, la vostra scelta. Qualunque privilegio pretende sommessione da voi in virtù della forza, dell’eredità, d’un diritto che non sia diritto comune, è usurpazione, è tirannide; e voi dovete combatterla e spegnerla. La Patria deve essere il vostro Tempio. Dio al vertice, un Popolo d’eguali alla base: non abbiate altra formola, altra legge morale, se non volete disonorare la Patria e voi. Le leggi secondarie che devono via via regolare la vostra vita siano l’applicazione progressiva di quella Legge suprema….

La Patria non è un territorio; il territorio non ne è la base. La Patria è l’idea che sorge su quello; è il pensiero d’amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio. Finchè un solo tra i vostri fratelli non è rappresentato dal proprio voto nello sviluppo della vita nazionale — finchè un solo vegeta ineducato fra gli educati — finchè uno solo, capace e voglioso di lavoro, langue per mancanza di lavoro nella miseria — voi non avrete la Patria come dovreste averla, la Patria di tutti, la patria per tutti. Il voto, l’educazione, il lavoro, sono le tre colonne fondamentali della Nazione; non abbiate posa finchè non siano per opera vostra solidamente innalzate…

I vostri doveri verso la Patria stanno in ragione dell’altezza di questa missione. Voi dovete mantenerla pura d’egoismo, incontaminata di menzogna e delle arti di quel gesuitismo politico che chiamano diplomazia.

La politica della Patria sarà fondata per opera vostra sull’adorazione a’ principii, non sull’idolatria dell’Interesse o dell’Opportunità. L’Europa ha paesi pei quali la Libertà è sacra al di dentro, violata sistematicamente al di fuori; popoli che dicono: altro è il Vero, altro l’Utile; altra cosa è la teorica, altra è la pratica. Quei paesi espieranno lungamente, inevitabilmente la loro colpa nell’isolamento, nell’oppressione e nell’anarchia. Ma voi sapete la missione della nostra Patria e seguirete altra via. Per voi l’Italia avrà sì come un solo Dio nei cieli, una sola verità, una sola fede, una sola norma di vita politica sulla terra.

Sull’edifizio che il Popolo d’Italia innalzerà più sublime del Campidoglio e del Vaticano, voi pianterete la bandiera della Libertà e dell’Associazione, sì che rifulga sugli occhi a tutte le Nazioni, nè la velerete mai per terrore di despoti o libidine d’interessi d’un giorno. Avrete audacia sì come fede. Confesserete altamente il pensiero che fermenta in core alla Italia davanti al mondo e a quei che si dicono padroni del mondo. Non rinnegherete mai le Nazioni sorelle. La vita della Patria si svolgerà per voi bella e forte, libera di paure servili e di scettiche esitazioni, serbando per base il popolo, per norma le conseguenze dei suoi principii logicamente dedotte e energicamente applicate, per forza la forza di tutti, per risultato il miglioramento di tutti, per fine il compimento della missione che Dio le dava.

E perchè voi sarete pronti a morire per l’Umanità, la vita della Patria sarà immortale.

 

Giuseppe Mazzini (1805-1872),  da “DOVERI DELL’UOMO”  1860

 

 

Pubblicato nel giorno della Memoria di Goffredo Mameli, 6/7/2025

 

 

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