Il 20 agosto 1799 muore impiccato dal potere borbonico in piazza del Mercato a Napoli MICHELE NATALE (48 anni) vescovo di Vico Equense (NA) e responsabile della Repubblica Napoletana del 1799.

Natale nacque in una modesta famiglia di commercianti del casertano, a Casapulla, ed entrò nel seminario di Capua nel 1771, a vent’anni, compiendo studi regolari di teologia e di altre materie fondamentali.

Ma il suo spirito era ricco di curiosità e di voglia di ricerca per cui nel 1782 s’iscrisse alla Massoneria presso la Loggia Vittoria di Napoli frequentata dalle migliori menti locali del tempo e nel 1785 frequentò il teologo luterano danese Friedrich Münter, giunto a Napoli per una missione non soltanto culturale ma anche politica.

Fu cappellano presso la famiglia del principe Vincenzo Pignatelli a Napoli e svolse altri servizi religiosi soggiornando spesso nella capitale del regno borbonico e dal 1792 ebbe anche occasioni per frequentare gli ambienti di corte.

Nel 1797 fu designato da Ferdinando IV quale vescovo di Vico Equense, sede vacante dal 1792, e poichè non aveva alcun titolo accademico, richiesto dalle norme vigenti nel regno borbonico per essere investito della dignità episcopale, dovette sostenere gli esami di teologia presso l’Ateneo napoletano. Inoltre era anche in condizioni economiche inadeguate per ciò che l’ufficio episcopale comportava per cui ricevette il permesso d’ipotecare i fondi della mensa vescovile di Vico Equense per ottenere un prestito.

Consacrato vescovo sul finire del 1797 prese possesso della diocesi il 1 gennaio del 1798 e da subito iniziò un’intensa opera di rinnovamento degli studi del seminario locale di Vico e si dedicò con impegno all’educazione dei giovani.

Il Catechismo Repubblicano

Intanto il 22 gennaio del 1799 nacque la Repubblica Napoletana e Natale aderì ad essa immediatamente tanto che per il 25 gennaio del 1799 indisse pubbliche grazie a Dio per aver salvato il Regno dagli orrori dell’anarchia”. In tale occasione fu eletto presidente della municipalità di Vico ma la scelta non piacque ai fedeli del regno borbonico di Vico che si abbandonarono al saccheggio della sua abitazione.

Costretto a rifugiarsi a Napoli, il 30 aprile indirizzò ai vicani che ne contrastavano l’operato una lettera-manifesto (Lettera del cittadino Michele Natale, vescovo di Vico Equense e Presidente di quella Municipalità a’ cittadini suoi diocesani).

Nella lettera definiva i vicani “Figli d’una Rivoluzione passiva”, e perciò non “suscettibili di teorie, di massime, e di raziocinj” e rivendicava all’opera della diocesi da lui guidata il merito di aver loro fatto provare – con l’adozione di concreti provvedimenti in materia di approvvigionamento alimentare, di controllo dei prezzi e di riduzione del peso fiscale – “il vantaggio fisico della Regenerazione”.

L’appello finale a essere fedeli “alla Repubblica nostra Madre, che per Divina Disposizione è stata fondata“, si concludeva con la minaccia di scomunica per quanti avessero continuato a sostenere in armi la causa del re borbonico.

Lapide dedicata a Michele Natale nel suo paese di origine Casapulla

La partecipazione alla massoneria precedente fu probabilmente un elemento che spinse il vescovo di Vico alla decisione di promuovere la ristampa napoletana del Catechismo repubblicano per l’istruzione del Popolo, e la rovina de’ Tiranni, erroneamente ritenuto  opera di Natale.

Il testo – pubblicato una prima volta a Venezia nel 1797 con l’indicazione «Italia» e, forse anteriormente, a Milano, per poi essere riproposto in altre città– era probabilmente originato in ambienti illuministi e proto-democratici.

Purtroppo la speranza di un concreto e diffuso riscontro positivo alle iniziative politiche avviate si rivelò presto infondata. Pochi giorni dopo, Natale compì l’ultimo atto del suo ministero ecclesiastico, sconsacrando, insieme al vescovo di Lettere e al vicario del duomo di Napoli, il sacerdote Giovanni di Napoli condannato a morte per aver istigato numerosi popolani a trucidare il 19 gennaio 1799 alcuni sostenitori della Repubblica.

Dopo la caduta della Repubblica Napoletana, il 22 giugno del 1799, Natale, con il ritorno dei borbonici e l’affermarsi dei terribili sanfedisti, si ritirò a Capua alla fine di luglio e dopo la resa di quella fortezza cercò di fuggire, nascondendosi sotto un’uniforme militare francese.

Ma venne riconosciuto e arrestato insieme al vescovo di Capri Nicola Saverio Gamboni (anch’egli sostenitore della Repubblica) e fu condotto a Napoli per essere giudicato dalla Giunta di Stato. Condannato alla pena capitale il 17 agosto 1799, due giorni dopo veniva sconsacrato da tre vescovi (Giovan Vincenzo Monforte di Nola, Domenico Jorio di Samaria, Domenico Ventapane di Thiene).

Il 20 agosto salì sul patibolo e venne impiccato in piazza del Mercato a Napoli con altri Repubblicani, tra cui ELEONORA FONSECA PIMENTEL. I suoi resti, dopo la sepoltura in una chiesa, sono andati dispersi.

Questa esecuzione, però,  provocò la ferma protesta da parte della curia romana e dello stesso pontefice Pio VII che scomunicò i giudici responsabili della sentenza e i vescovi che avevano sconsacrato Natale. Inoltre il papa scomunicò mons. Gervasio e Vincenzo Maria Torrusio, vescovo di Capaccio e generale dell’esercito sanfedista, ritenuti ispiratori del verdetto e dell’esecuzione.

Dopo Natale Vico Equense non sarà più sede vescovile.

Michele Natale cercò con merito e coraggio un dialogo tra il messaggio cristiano e le prime istanze laiche, repubblicane e rivoluzionarie anticipando ciò che tenteranno di fare la grande esperienza della Teologia della Liberazione in Sudamerica nel XX secolo e il vescovo OSCAR ARNULFO ROMERO in San Salvador nel 1977-80. Come Natale Romero pagherà con la vita il suo impegno pastorale innovativo.

 

Vedi: Una Repubblica a Napoli

Una donna per la Repubblica: ELEONORA FONSECA PIMENTEL

Il vescovo dei poveri: OSCAR ARNULFO ROMERO

 


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