Il 29 agosto del 1944  muore fucilato dai nazifascisti nel poligono di Bolzano GASTONE FRANCHETTI (24 anni, nome di battaglia Fieramosca) alpino, attivista Antifascista e capo partigiano delle “Fiamme Verdi”.

Franchetti, nativo della  Garfagnana (Lucca), si trasferisce  a Riva del Garda (Trento) con la famiglia dove diventerà tenente degli alpini e attivista antifascista con il nome di battaglia Fieramosca e sarà uno dei fautori, dopo l’8 settembre, della nascita di un movimento di ex-alpini che si opponeva alla leva forzata nell’esercito della Repubblica Sociale, le Brigate delle Fiamme Verdi (dal colore delle mostrine degli Alpini).

Le Brigate Fiamme Verdi furono  formazioni partigiane a prevalente orientamento cattolico. Nate dal mondo intellettuale cattolico, nel novembre 1943, raggiunsero la forza di 2800 uomini divisi in tre battaglioni  e  operarono soprattutto in Lombardia e in Emilia direttamente guidate dalla Democrazia Cristiana. Erano organizzate come gli alpini, dai quali avevano mutuato le mostrine verdi: operavano prevalentemente in montagna a livello locale, con radici popolari e con nessuna ideologia:

« Il volontario, di qualunque fede politica esso sia, rinuncerà ad ogni propaganda che non sia contro tedeschi e fascisti … »

(Regolamento della Brigate Fiamme Verdi)

Franchetti vedeva nelle Fiamme Verdi “il blocco di tutte le genti della montagna che avrebbero espresso nella nuova Italia anche la loro nota, sia pure rude, ma di forza“. La sua iniziativa dilagò a macchia d’olio dall’Ossola a Cremona, all’Alto Adige, al Friuli, a Bergamo.

Nella zona del Basso Sarca, intorno al lago di Garda, si era costituito fin dall’8 settembre un gruppo antifascista studentesco attorno a un insegnante del locale liceo, il prof. Guido Gori: la Brigata Cesare Battisti. Con l’armistizio Franchetti entra nel gruppo e attorno a lui si coagula un altro gruppo: la divisione Fiamme Verdi di Riva del Garda (Trento), figlia, quindi,  della Brigata Cesare Battisti.

Purtroppo nella divisione riesce a infiltrarsi un traditore che venderà  i  suoi compagni ai nazisti. Il 28 giugno 1944, a seguito della delazione della spia, reparti delle SS operarono decine di arresti e assassinarono nelle zone intorno a Riva del Garda  16 persone tra cui i giovani studenti EUGENIO IMPERA e ENRICO MERONI (entrambi 18 anni).

Cinque partigiani  sopravvissero e vennero processati il 2 agosto 1944 dal Tribunale militare tedesco di Bolzano: il conte GIANNANTONIO MANCI maggior esponente del CLN trentino, GASTONE FRANCHETTI comandante della formazione, GIUSEPPE PORPORA, GIUSEPPE FERRANDI, GINO LUBICH e GIORGIO TOSI .

Il procuratore militare tedesco chiese la pena capitale per tutti ma il Tribunale condannò a morte Franchetti e Porpora e al carcere duro gli altri, che verranno liberati alla fine della guerra.

La sera della sentenza mentre i condannati vengono ricondotti alle carceri di Bolzano, nell’attraversare il centro della città, Franchetti intona una canzone alpina triste e fiera e gli altri lo seguono nel canto diventando un coro: la popolazione rimase ammirata per quella manifestazione di dignità e di coraggio. Seguirono molti giorni di feroci torture fisiche e psicologiche per Franchetti e per gli altri detenuti finchè Fieramosca venne fucilato  la mattina del 29 agosto 1944 nel poligono di Bolzano; Giuseppe Porpora era già stato giustiziato il 10 agosto 1944  a Fonzaso ( Belluno) insieme ad altri 5 partigiani.

Il corpo di Franchetti riposa con molti altri caduti della Resistenza nel cimitero di Riva del Garda.

 

vedi: La Resistenza di un prete: DOMENICO ORLANDINI

Un prete nella Resistenza: don PASQUINO BORGHI



Calendario eventi
agosto 2017
L M M G V S D
 123456
78910111213
14151617181920
21222324252627
28293031EC
Cerca nel Sito
Newsletter
In carica...In carica...


Feed Articoli