Il 27 febbraio 1921 muore a Firenze ucciso con 4 colpi di pistola da parte di squadristi fascisti SPARTACO LAVAGNINI (32 anni) ferroviere, giornalista, sindacalista, attivista comunista e Antifascista.

Lavagnini nacque a Cortona (Arezzo) nella famiglia di un medico condotto, secondo di quattro figli. Conseguì ad Arezzo il diploma di ragioniere e nel 1907 entrò nelle ferrovie aderendo subito alla CGIL. Nel 1910 si trasferì a Firenze, dove iniziò la sua attività sindacale e politica nel PSI. Nel marzo 1914 Lavagnini divenne responsabile del giornale La Difesa, organo del partito socialista fiorentino: del giornale e del partito condivise la linea di ferma opposizione alla guerra definita “la più tipica manifestazione della prepotenza e del privilegio borghese“.

Nel marzo 1915 Lavagnini fu eletto membro del comitato federale della federazione fiorentina del PSI che però ebbe vita breve e sempre nel 1915, firmandosi con lo pseudonimo di Vezio, cominciò a scrivere regolarmente sulla Difesa, commentando sia le vicende politiche interne sia quelle internazionali. Nel 1918, da poco divenuto direttore della Difesa, ebbe espressioni molto severe nei confronti del gruppo parlamentare socialista per il “morboso indifferentismo” con cui aveva reagito ai provvedimenti repressivi che il governo aveva adottato contro il PSI.

Nel giugno-luglio 1919 i duri moti popolari del caro-vita a Firenze apparvero a Lavagnini i segnali di una possibile rivoluzione che si sarebbe dovuta realizzare  in occasione dello sciopero generale internazionale del 20 e 21 luglio 1919: il tutto invece si rivelò soltanto come una semplice manifestazione di protesta, a cui, fra l’altro, non aderirono i ferrovieri. Lavagnini rimase molto deluso e rassegnò le dimissioni dalla direzione del giornale socialista e dalle cariche che ricopriva nel partito e nell’organizzazione sindacale.

Non si candidò alle elezioni politiche del 1919 ma riprese la sua attività sia nel sindacato (per cui fu anche arrestato e tenuto in carcere per alcuni giorni) sia nel partito, dove divenne il più autorevole dirigente della corrente comunista elezionista.

Nel novembre 1920 fu eletto nel Consiglio provinciale di Firenze e al congresso nazionale socialista di Livorno del gennaio 1921 la maggioranza della federazione si schierò con i comunisti e Lavagnini fu così tra i fondatori della sezione fiorentina del Partito comunista d’Italia (nato  il 21 gennaio 1921 a Livorno), inaugurata  il 7 febbraio 1921. Anzi, della sezione egli fu il primo segretario nonché il direttore del suo nuovo periodico, L’Azione comunista.

Per Lavagnini tutto questo fu l’ultimo grande impegno politico-sindacale perché venne ferocemente assassinato con 4 revolverate il 27 febbraio 1921 da una trentina di squadristi fascisti, che penetrarono nella sede della sezione fiorentina del sindacato dei ferrovieri (SFI) in via Taddea 2. Lavagnini divenne il primo caduto del neonato Partito Comunista d’Italia.

Qualche giorno dopo su “L’Ordine Nuovo” di GRAMSCI venne reso questo tributo al militante antifascista:

“Spartaco Lavagnini, caduto come un capo, al suo posto di lavoro, ha forse giovato di più all’idea in cui credeva, ha forse insegnato maggiori cose al popolo con la sua morte, di quanto nessuno possa mai insegnare con la parola”.

Lapide sul luogo ell'uccisione di Lavagnini

La notizia dell’omicidio provocò una forte protesta popolare a Firenze e in altre provincie toscane e dette luogo a disordini, violenze e barricate che si protrassero per tre giorni, finché intervenne la dura repressione della guardia regia e dei carabinieri.

Durante la Resistenza il nome di Lavagnini fu assunto da una brigata Garibaldi, che operò nelle province di Siena e di Grosseto. I resti di Lavagnini riposano nel cimitero fiorentino di Trespiano, lo stesso dei FRATELLI ROSSELLI, di PIERO CALAMANDREI e di ERNESTO ROSSI.

Spartaco Lavagnini  fa parte di coloro che potremmo definire i “protomartiri” dell’Antifascismo insieme a don GIOVANNI MINZONI (1923), GIACOMO MATTEOTTI (1924), PIERO GOBETTI (1926), GIOVANNI AMENDOLA (1926) ed altri.

 

 

 

Vedete il nostro video  ” Il dovere della Memoria“: QUI

 

 


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